La riforma della legittima difesa merce di scambio: l’ultima vergogna del M5S

Un ‘cambianiente’ eterno. Anche nelle modalità di tenere insieme la maggioranza e garantire al governo di andare avanti. Il Movimento 5 Stelle, alfiere del rinnovamento (negli slogan), prosegue con i riti della vecchia, vecchissima, politica su tutti i fronti, attuando lo “scambio per la sopravvivenza”.

 

Nuova pagina 1La riforma della legittima difesa merce di scambio: l’ultima vergogna del Movimento 5 Stelle

Un ‘cambianiente’ eterno. Anche nelle modalità di tenere insieme la maggioranza e garantire al governo di andare avanti. Il Movimento 5 Stelle, alfiere del rinnovamento (negli slogan), prosegue con i riti della vecchia, vecchissima, politica su tutti i fronti, attuando lo “scambio per la sopravvivenza”. La riforma della legittima difesa è solo l’ennesimo tassello del ‘cambianiente’: di fronte a una legge dagli effetti importanti, perché sdogana e invoglia all’uso delle armi in nome di una giustizia-fai-da-te, l’unica strategia seguita è quella del baratto.

Un mercimonio da far arrossire di vergogna: approvare la riforma (“prima si approva meglio è”, Di Maio dixit) per accontentare Salvini, in cambio di una qualche altra norma targata 5 Stelle. Tipo la riforma della Costituzione, a cominciare dal referendum. Nessuno lo dice in pubblico, ma funziona così su tutto: dai provvedimenti meno di impatto a quelli ritenuti chiave dai due partiti di governo.

Legittima difesa in frenata

Nelle ultime ore c’è stata una parziale buona notizia: la riforma della legittima difesa potrebbe essere rinviata di qualche settimana. L’ipotesi è di uno slittamento a marzo, facendo saltare il via libera a febbraio come aveva annunciato il ministro dell’Interno Salvini. Si dirà: finalmente il Movimento sta riflettendo e cerca di modificare il testo! E invece no, per niente: è tutta una questione di copertura economica, di un errore di calcolo sul testo approvato al Senato. E quindi potrebbe rendersi necessaria una modifica nella discussione alla Camera con la conseguente nuova lettura al Senato.

Ma c’è di più, anzi di peggio. Un retroscena, raccontato da Il Messaggero, svela l’irritazione di Salvini: la frenata sarebbe legata a un cavillo ritrovato nel provvedimento e interpretato come un trucchetto dei 5 Stelle per non far passare, a velocità supersonica (come è stato finora), il testo. Bene. Il peccato, però, è che la strategia del M5S punti solo ad alzare la posta sugli altri nodi dell’alleanza con la Lega, dalla Tav alle grandi opere.

24 Gennaio 2019
Stefano Iannaccone

 

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