“La situazione internazionale si sta aggravando su una serie di punti e appare necessario valutarne le ricadute in Italia e il clima in cui si collocano”.
I due volti dell’imperialismo di sinistra
Varsavia, 13 febbraio. «I Paesi che amano la libertà devono unirsi e riconoscere le responsabilità dell’Iran in Medio Oriente, dal Libano allo Yemen alla Siria». Così il vicepresidente USA Pence, in polemica anche con gli europei che cercano di aggirare le sanzioni decise unilateralmente dagli USA. Cosa questo significhi lo aveva spiegato Netanyahu (nella foto assieme al segretario di stato Mike Pompeo): c’è un interesse comune con gli arabi (i sauditi e i loro alleati) per la guerra (testuale) all’Iran.
La situazione internazionale si sta aggravando su una serie di punti e appare necessario valutarne le ricadute in Italia e il clima in cui si collocano.
Nonostante si tenda a far credere che Trump vada avanti senza una strategia – e sono soprattutto gli obamiani, compresi quelli europei che cercano di accreditare questa immagine – la nuova amministrazione americana dimostra di avere in realtà una strategia precisa che si può riassumere in tre punti:
a) fronteggiare la Russia con una dislocazione mirata delle forze militari (dai missili in Europa all’allargamento della NATO per completarne l’accerchiamento), nella prospettiva di un confronto diretto o di una modifica dei rapporti di forza a vantaggio degli USA;
b) impedire ad ogni costo l’ascesa economica e anche politica e militare della Cina;
c) destrutturare l’Europa privilegiando gli interlocutori che possono, nel nostro continente, rispondere più direttamente agli USA, puntando al ridimensionamento del ruolo internazionale, sia economico che politico, della UE.
I ritiri annunciati delle truppe americane da Siria e Afghanistan non debbono ingannarci in quanto Trump sta mirando all’essenziale cercando di afferrare il toro per le corna invece di perdersi nel confronto su scacchiere secondarie, anche se a suo tempo venivano considerate strategiche.
Questo per noi non è solo un ragionamento geopolitico, ma significa soprattutto rimarcare l’evidenza drammatica di un confronto le cui conseguenze sono evidenti in termini di rischi di guerra e che si sta definendo giorno per giorno sempre più nettamente.
In questo contesto balza evidente l’assenza in Italia (come del resto in tutta Europa) di una coscienza antimperialista e di lotta sia contro le guerre imperialiste in atto, sia contro i progetti di nuove guerre con caratteristiche molto più pesanti di quelle a cui abbiamo assistito finora.
Le ragioni di questa assenza le conosciamo. La sinistra di governo, da decenni ormai, è passata armi e bagagli a servizio della NATO e soprattutto degli americani. Ne fornisce plastica evidenza il presidente Mattarella, eletto in area PD, che, al pari dei suoi predecessori, invece di difendere la Costituzione che ripudia la guerra, si attiva nel compattare nuovi paesi nel blocco militare atlantico, come si è visto coi paesi baltici, col Montenegro e ora con la Macedonia. Lo scontro con questo fronte imperialista deve essere durissimo e deve poter coinvolgere milioni di italiani che non vogliono la guerra. La consapevolezza che PD e soci sono il partito della guerra deve diventare senso comune, ma perchè ciò avvenga bisogna muoversi per tempo, prima che sia troppo tardi, e creare le condizioni necessarie affinchè nasca un movimento per la pace.
A rendere la situazione più complicata è il fatto che certe aree di sinistra radicale che in passato hanno avuto un ruolo propulsivo nella lotta antimperialista oggi appaiono condizionate e qualche volta manovrate in modo che il radicalismo prenda un altro corso. Lo si è visto con la guerra in Libia e in Siria, lo si era visto già con le guerre in Iraq e in Jugoslavia. Lo si è visto con le posizione di equidistanza che si esprimono con i né… nè … che significano in realtà non riconoscere da che parte sta l’imperialismo. Tant’è che mentre in Medio Oriente Il fronte antimperialista si è ben delineato, i radicali di casa nostra hanno scelto i curdi che nella fase più drammatica dell’aggressione alla Siria hanno optato per il separatismo in combutta con americani, inglesi e francesi.
L’imperialismo di sinistra ha dunque due volti e, se vogliamo muoverci nella direzione giusta, bisogna saperlo combattere in ambedue le versioni.
Aginform
22 febbraio 2019