“‘Stop OTAN!’, Stop alla NATO!, è il grido che suona sulla copertina di un saggio appena uscito in Francia. Uno slogan da centro sociale o altermondialista, o da Giulietto Chiesa. Il punto è che invece, lo hanno firmato Hervé Hannoun e Peter Dittus”.
Quando anche i banchieri diventano anti-NATO…
“Stop OTAN!”, Stop alla NATO!, è il grido che suona sulla copertina di un saggio appena uscito in Francia. Uno slogan da centro sociale o altermondialista, o da Giulietto Chiesa. Il punto è che invece, lo hanno firmato Hervé Hannoun e Peter Dittus.
Ossia: l’ex segretario generale della Banca dei Regolamenti internazionali (Dittus), e il suo vice-segretario, Hannnoun. Il quale è stato, prima, ai vertici della Banca di Francia; Dittus alla Banca Mondiale e all’OCSE. Insomma due membri dell’Establishment globalista se ne esiste uno.
Da far trasecolare l’intervistatore di Hannoun, che chiede: lei è un economista e come mai esce con questo grido – “Stop NATO”?
Hannoun: “Io sono stato parte attiva e professionale nel processo che ha portato all’Unione Monetaria e all’introduzione dell’euro. Ma al momento del referendum del ’92 sul Trattato di Maastricht, voluto da Kohl e Mitterrand come progetto per la pace (sic), non immaginavo che nel ’98 sarebbe stato sviato dal progetto geopolitico americano di prendere il controllo di fatto della politica di sicurezza europea – grazie all’allargamento simultaneo della Unione Europea e della NATO ai paesi dell’Est, e – devo dire – grazie anche a Sarkozy (j) che nel 2008 ha abbandonato la postura strategica gaullista di rifiuto di entrare nel comando integrato NATO. A partire dal momento in cui 22 paesi della UE su 29 diventavano membri integrali della NATO, lo spirito iniziale di Maastricht “Europa per la Pace” (sic) era inevitabilmente volto al contrario dall’ingerenza degli Stati Uniti per i suoi propri obiettivi geopolitici. Ho voluto mettere a nudo questo “tradimento” nella speranza di far tornare la Francia nello spirito di non allineata e di una Europa indipendente dagli Stati Uniti voluta da De Gaulle e Mitterrand. E’ ancora possibile”.
Come mai questa urgenza?
“Ciò che mi ha impressionato – risponde il banchiere – è, dal 2014, il montare della retorica aggressiva dei comunicati unanimi e pubblici all’uscita delle riunioni dei ministri degli Esteri, poi dei capi di Stato e di governo del G7 e della NATO. Il rullo compressore americano e il loro dominio efficace della comunicazione, mirante allo scontro con la Russia. La dinamica aggressiva di gruppo dei G7 e della NATO è inquietante. L’opinione pubblica non ha alcuna presa su questa avanzata da sonnambuli della NATO verso un conflitto armato nell’Est Europa”.
Ancora una volta, bisogna ricordarsi che non stiamo leggendo Giulietto Chiesa, ma un banchiere globale.
Una guerra in Europa?!
“Il rischio è reale”, risponde Hannoun. “La NATO è un meccanismo di allineamento in materia di difesa, dell’Unione Europea sugli Stati Uniti. Ora, questi hanno una postura ogni giorno più bellicosa. Si può temere il peggio se non si pone fine all’embricazione della Unione Europea con la NATO, il che richiede che i 22 paesi della UE escano dall’Alleanza. Non si può fermare la deriva verso “l’Europa della Guerra” se non tagliando il legame di subordinazione stabilito dagli Usa tra la NATO; che loro controllano, e la UE”.
Hannoun prosegue: il vero motivo di questa aggressività inutile e pericolosa, è che “il sistema militare-industriale deve inventarsi un nemico per giustificare le enormi spese militari della NATO: mille miliardi di dollari annui”. Ed è senza senso continuare a ripetere che la Russia ci minaccia: un paese di 146 milioni di abitanti, che non è una grande potenza, e che a malapena destina alla difesa 50 miliardi annui. Parte di quei mille miliardi potrebbero essere diretti a riduzioni della povertà, alla soluzione dei problemi idrici o al miglioramento del sistema sanitario, ma no – quelli del sistema militare-industriale voglio preservare l’allocazione del’immenso capitale per i loro scopi.
E conclude: “Bisogna aprire questo discorso interdetto per le elezioni europee del 26 maggio”. Dunque anche lui “sovranista”…
Ora, sorvoliamo sulle menzogne di Maastricht come progetto di pace…. Il fatto stesso che un banchiere globale possa enunciare di ribellarsi alla superpotenza americana ad alta voce, deve dire due cose: che la vecchia tigre è debole e perdente, e che se è ancora temuta, è per il suo avventurismo aggressivo e la sua imprevedibilità criminale. Insomma per la sua follia, non per la sua capacità di guida illuminata e cordiale. Gli americani ringrazino Israele se a questo è ridotto il loro prestigio mondiale.
E noi? Non ho alcuna idea particolarmente favorevole sulla nostra adesione alla Via della Seta – che del resto i tedeschi sono stati i primi ad accogliere, con il capolinea ferroviario di Duisburg. La sola cosa certa, è che gli americani non hanno più nulla da offrire in cambio per tenere insieme l’alleanza, se non sanzioni, minacce, guerra. Il modo di “comando” di Sion.