“Non hanno aspettato nemmeno un secondo. Appena è stata approvata la riforma della legittima difesa, è scattata la seconda parte dell’operazione: facilitare, anzi incentivare, l’acquisto delle armi, aggirando anche la pratica della licenza”.
Armi, seconda operazione: facilitare l’acquisto delle pistole
Non hanno aspettato nemmeno un secondo. Appena è stata approvata la riforma della legittima difesa, è scattata la seconda parte dell’operazione: facilitare, anzi incentivare, l’acquisto delle armi, aggirando anche la pratica della licenza. Che peraltro non è troppo complicata, ma – si chiedono i leghisti – perché affrontarla? Molto più semplice consentire il possesso di una pistola intervenendo su un aspetto tecnico, difficile da comprendere per il cittadino comune.
La Lega ha così depositato una proposta di legge in cui si chiede l’innalzamento da 7,5 a 15 joule (l’unità di misura della potenza) del limite tra le armi comuni da sparo e quelle per cui non è necessaria alcuna licenza. Un modo per far sembrare l’arma ancora più “amica”, meno pericolosa perché non c’è nemmeno bisogno di chiedere l’autorizzazione alla detenzione né con il ‘nulla osta’ alla Questura né tantomeno con la licenza. Era tutto prevedibile: la campagna a favore delle pistole facili, per rendere sempre più felice la lobby delle armi, non è affatto terminata. L’obiettivo è ambizioso: portare quante più pistole possibili nelle case degli italiani. Del resto lo ammette chiaramente chi propone la norma: «Si vuole rendere più veloce l’iter dell’acquisto di un’arma». Non si cambia la modalità per ottenere il porto d’armi: la si scavalca.
Insomma, nulla di sorprendente. Così, in questo quadro, è da metter in conto la promessa di un futuro intervento sulla legittima difesa. Matteo Salvini era troppo intento a gongolare per l’approvazione della legge e, dopo aver fatto a pezzi il Movimento 5 Stelle anche questo tema, ha evitato di infierire sugli alleati: per ora fa finta che gli vada bene il testo licenziato dal Senato. Ma a destra, da Forza Italia e Fratelli d’Italia (quelli che sono stati i suoi alleati alle elezioni di un anno fa e che lo sono in tutti i territori), è già stata avviata una campagna-bis: la norma va “migliorata”, ha fatto sapere Silvio Berlusconi. Dietro la definizione di miglioramento si cela (nemmeno tanto) l’intenzione di allargare ancora di più le maglie legislative, assestando ulteriori colpi al principio giuridico della legittima difesa. Per portare l’Italia in cima ai Paesi armati in Europa. Un Paese pieno di pistole. E più pericoloso.
29 Marzo 2019
Giuseppe Civati
CAMERA DEI DEPUTATI
N. 1261
PROPOSTA DI LEGGE
d’iniziativa dei deputati
VANESSA CATTOI, BINELLI, SEGNANA, ZANOTELLI, BADOLE, BAZZARO, BELOTTI, BIANCHI, BONIARDI, BORDONALI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CAPARVI, CAPITANIO, CAVANDOLI, CECCHETTI, CESTARI, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOLINELLI, GRIMOLDI, IEZZI, INVERNIZZI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MAGGIONI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PATELLI, PETTAZZI, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RIBOLLA, STEFANI, TATEO, TIRAMANI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALLOTTO, VINCI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZORDAN
Modifiche agli articoli 2 della legge 18 aprile 1975, n. 110, e 11 della legge 21 dicembre 1999, n. 526, in materia di armi comuni da sparo
Presentata l’11 ottobre 2018
Le licenze concesse per la detenzione di armi in casa sono poco più di 5 milioni, il che significa che un italiano su dieci è in condizioni di utilizzare un’arma, anche se il numero delle licenze che consentono a coloro che le acquistano di portarle con sé è largamente inferiore. Non solo, ma in Italia esistono norme molto restrittive anche sull’acquisto di cartucce e di munizioni.
Le finalità per le quali è possibile richiedere l’autorizzazione all’acquisto di armi nel nostro Paese sono tre. La prima è per l’uso venatorio, la seconda è per finalità sportive (come ad esempio per il tiro a volo), la terza, invece, è per la difesa personale. Nei primi due casi ottenere le licenze è più semplice: generalmente sono presentate circa un milione di richieste ogni anno e per il rilascio della licenza è sufficiente seguire alcune procedure amministrative. Il picco di richieste si è avuto nel 2015, un dato che va messo strettamente in correlazione con la percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Spesso, infatti, la richiesta del porto d’armi per uso venatorio è solo un pretesto per avere un’arma in casa per difendersi dai malviventi. È significativo che gli iscritti alle associazioni venatorie siano poco più di mezzo milione, con un calo considerevole di quasi 250.000 aderenti nell’ultimo decennio. Un dato in netta controtendenza rispetto alle richieste del porto d’armi per uso venatorio nello stesso periodo: dieci anni fa le domande erano meno di 400.000, mentre oggi superano abbondantemente il mezzo milione. Proprio questo boom di richieste ha suggerito regole più restrittive da parte degli organi di pubblica sicurezza: tra il 2015 e il 2016, infatti, sono aumentati i dinieghi di rilascio della licenza.
È invece molto complesso ottenere il permesso per difesa personale. In questo caso solo un ristretto numero di persone può ricevere il placet per portare con sé un’arma. Le procedure sono molto lunghe, bisogna dimostrare di saper maneggiare correttamente l’arma, ma soprattutto di essere in uno stato psico-fisico pressoché perfetto. Decisiva per ricevere l’autorizzazione è poi la tipologia di lavoro svolto: generalmente essa è concessa a benzinai o a gioiellieri in quanto esposti più facilmente a rischi legati alla loro attività.
Ai sensi della normativa vigente, sono considerate armi comuni da sparo, oltre ai fucili, alle rivoltelle e alle pistole a funzionamento semiautomatico, anche le armi denominate «da bersaglio da sala», quelle ad emissione di gas, nonché quelle ad aria compressa o gas compressi, i cui proiettili eroghino un’energia cinetica superiore a 7,5 joule. Per acquistare un’arma dotata di potenza inferiore le procedure sono molto semplificate, in quanto è sufficiente aver compiuto la maggiore età ed esibire un documento d’identità in corso di validità.
L’obiettivo della presente proposta di legge è quello di rendere più agevole l’iter per acquistare un’arma destinata alla difesa personale, aumentando da 7,5 a 15 joule il discrimine tra le armi comuni da sparo e quelle per le quali non è necessario il porto d’armi.
La presente proposta di legge si compone di tre articoli.
L’articolo 1 è volto ad apportare una modifica all’articolo 2 della legge 18 aprile 1975, n. 110, al fine di incrementare a 15 joule la potenza delle comuni armi da sparo al di sopra della quale è necessario avere il porto d’armi.
L’articolo 2 reca modifiche di analogo tenore all’articolo 11 della legge 21 dicembre 1999, n. 526.
L’articolo 3 prevede disposizioni di adeguamento della normativa regolamentare vigente.
PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Modifica all’articolo 2 della legge 18 aprile 1975, n. 110, in materia di armi e munizioni comuni da sparo)
1. All’articolo 2, terzo comma, primo periodo, della legge 18 aprile 1975, n. 110, le parole: «7,5 joule» sono sostituite dalle seguenti: «15 joule».
Art. 2.
(Modifiche all’articolo 11 della legge 21 dicembre 1999, n. 526, in materia di armi con modesta capacità offensiva)
1. All’articolo 11 della legge 21 dicembre 1999, n. 526, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 3, le parole: «7,5 joule» sono sostituite dalle seguenti: «15 joule»;
b) al comma 3-bis, le parole: «7,5 joule» sono sostituite dalle seguenti: «15 joule»;
c) al comma 4, le parole: «7,5 joule» sono sostituite dalle seguenti: «15 joule»;
d) al comma 5, lettera a), le parole: «7,5 joule» sono sostituite dalle seguenti: «15 joule».
Art. 3.
(Disposizioni di adeguamento)
1. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell’interno, con proprio decreto, apporta le modifiche necessarie al regolamento di cui al decreto del Ministro dell’interno 9 agosto 2001, n. 362, al fine di adeguarlo alle disposizioni di cui alla medesima legge.