Il 5 marzo ad Aprilia è stato ritrovato senza vita un 42enne che, secondo le ricostruzioni, sarebbe ricorso al suicidio 2 settimane prima con un colpo alla testa da pistola regolarmente detenuta. A scoprire il cadavere dell’uomo sono stati i vicini dell’uomo, insospettiti dai forti odori che provenivano dall’appartamento.
Suicidi, minacce, incidenti: cosa hanno provocato le armi legali nel mese di marzo
Il 5 marzo ad Aprilia (Latina) è stato ritrovato senza vita un 42enne che, secondo le ricostruzioni, sarebbe ricorso al suicidio 2 settimane prima con un colpo alla testa da pistola regolarmente detenuta. A scoprire il cadavere dell’uomo sono stati i vicini dell’uomo, insospettiti dai forti odori che provenivano dall’appartamento.
Il 5 marzo a Palermo un uomo di 40 anni si è suicidato all’interno della sua vettura con un colpo di fucile al volto. Gli agenti hanno trovato all’interno dell’auto l’arma.
A pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, il maresciallo Luca Cogoni e l’agente Francesco Brignone hanno deciso di togliersi la vita con la propria pistola. Due eventi probabilmente non collegati ma certamente non isolati: il sindacato unitario lavoratori militari ha scritto in proposito una lettera al comandante dell’Arma dei Carabinieri, chiedendo l’apertura di un’inchiesta per capire la motivazione di questi atti, che negli ultimi tempi hanno raggiunto frequenze inaccettabili.
Il 7 marzo, armato della pistola 765, detenuta regolarmente dal papà, un ragazzo ha tentato una rapina a mano armata all’ufficio postale di viale Sassari, ad Ascoli, zona Tofare. Il malfattore è stato fortunatamente bloccato dalla polizia.
L’11 marzo a La Spezia un uomo pregiudicato di 50 anni è stato ucciso da un colpo di pistola sparato da un militare, un sottufficiale dell’Aeronautica. Secondo le ricostruzioni dei testimoni oculari, la vittima è stata inseguita dal suo aggressore, il quale ha fatto fatto fuoco in Piazzale Ferro, uccidendo la vittima. Il movente sarebbe legato a vicende sentimentali.
Nella mattina del 21 marzo, in un hotel di Campagnalta (Padova) è stato ritrovato il cadavere di un uomo. Gli agenti di polizia hanno appurato che l’uomo è ricorso al suicidio con la propria arma, la quale giaceva a fianco del corpo.
Il 21 marzo a Catania un uomo di 38 anni, ha sparato al fratello, centrandolo all’occhio sinistro, a seguito di dissidi di natura economica. Pentito del gesto, l’uomo ha ammesso le sue responsabilità e si è costituito.
Il 23 marzo a Sassari, un giovane di 25 anni si è ferito una mano con il proprio fucile da caccia a pallini mentre lo puliva. Soccorso dal 118, è stato portato in ospedale dove è stata diagnosticata dai medici una prognosi di 30 giorni con dei miglioramenti. Le forze dell’ordine hanno prontamente sequestrato il fucile e confermato l’ipotesi dell’incidente.
Il 25 marzo un noto avvocato di Isernia è stato ritrovato senza vita nella propria abitazione. Ancora non si sanno le motivazioni alla base dels ucidio, ma secondo le prime ricostruzioni, l’uomo avrebbe fatto uso di una pistola regolarmente detenuta.
Il 26 marzo ad Agrigento, la Polizia ha arrestato un 49enne che, sotto gli effetti di alcolici, ha aggredito la moglie. In seguito alla chiamata della donna, i poliziotti hanno perquisito l’abitazione trovando armi e munizioni non tutte legalmente detenute dall’uomo, il quale è stato prontamente denunciato.
Il 31 marzo, a Nuoro, Ettore Sini, agente di polizia penitenziaria di 49 anni ha ucciso l’ex moglie Romina Meloni, 49 anni anche lei, ferendo gravemente il nuovo compagno della donna.
Il 13 marzo ilsole24ore ha pubblicato un articolo nel quale viene analizzato il trend dei porti d’armi negli ultimi anni. Secondo i dati del Viminale, le licenze rilasciate in Italia per detenzione legale di armi sono in crescita del 4% rispetto al 2015. Il porto d’armi per attività venatoria è in flessione del 9%, complice la normativa sempre più restrittiva. I numeri non sembrano raccontare una corsa alle armi, ma i numeri vanno analizzati più nel dettaglio. Come fa notare Giorgio Beretta, “Molti anziani oggi non praticano più la caccia, ma hanno ancora dei fucili e decidono di passare alla licenza per tiro a volo. Ma se prendiamo i dati degli associati alla Fitav e alle altre federazioni di tiro a volo, si arriva al massimo a 150mila tesserati, mentre le licenze sono quasi 600mila”. Inoltre l’uso sport è il più facile da ottenere. Resta da chiarire, infine, che fine hanno fatto le armi iscritte nei registri cartacei prima dell’informatizzazione delle procedure, così come quelle acquistate con licenze oggi scadute oppure con il “nulla osta”, cioè il permesso che dura solo 30 giorni e di cui non si hanno dati.
2 Aprile 2019
Elisabetta Felici