“L’arresto del giornalista e whistleblower Julian Assange da parte della polizia di Londra segna una giornata vergognosa negli annali della giustizia britannica. […] Abbandonato da quei compiaciuti liberali che sentono il rantolo della morte della loro coscienza morale collettiva”.
Siamo tutti Julian Assange
Abbandonato da quei compiaciuti liberali che sentono il rantolo della morte della loro coscienza morale collettiva
“L’arresto del giornalista e whistleblower Julian Assange da parte della polizia di Londra segna una giornata vergognosa negli annali della giustizia britannica. L’Ecuador ha chiuso l’asilo di Assange, consentendo alla Polizia Metropolitana di entrare nella sua ambasciata a Londra per effettuare l’arresto del whistleblower australiano, mettendo fine a sette lunghi anni di detenzione in una piccola stanza della piccola ambasciata. Questo ha ora portato alla luce la cupa prospettiva della sua estradizione negli Stati Uniti e la sua scomparsa nel vuoto del sistema carcerario statunitense, che dà un nuovo significato alla punizione crudele e insensibile.
Per l’esercito di compiaciuti liberali, molti di loro scrivono editoriali su giornali come il Guardian nel Regno Unito, che ha sfruttato Assange quando per la prima volta è venuto alla ribalta prima di abbandonarlo, quel rumore che sentono in questo momento è il rantolo della morte della loro coscienza morale collettiva. Per queste persone, i sostenitori ideologici di una macchina che indossa il mantello della democrazia mentre praticano la tirannia, Julian Assange, Chelsea Manning e Edward Snowden sono agenti di verità in un periodo di non verità”.
Il loro coraggio e fedeltà si distingue con audace convinzione in un paesaggio mediatico mainstream lillipuziano, popolato da netturbini etici e morali che si preoccupano più di passare alla loro prossima lezione di yoga o di fare shopping a Knightsbridge a Londra, sede dell’ambasciata ecuadoriana, che agitarsi e protestare per la causa di qualcuno che ha fatto di più per rivelare i crimini di guerra, gli alti crimini e la brutalità allo stato brado portata avanti in nome non della democrazia occidentale, ma dell’egemonia occidentale semmai.
Se la loro situazione critica collettiva ci insegna qualcosa, è che esiste un considerevole divario tra “credere” che vivi in ??una società libera e democratica e “comportarti” come se lo facessi. Assange, Manning e Snowden hanno avuto il coraggio di comportarsi come se vivessero in una società del genere, e così facendo hanno attraversato i parametri invisibili, ma comunque rigidi, di sfida accettabile per i poteri.
Se parlare della verità al potere ha un costo, rimanere in silenzio di fronte ai crimini commessi in nome del potere è simile all’annientamento dello spirito umano. La differenza tra seguire la via del coraggio o della codardia quando si è costretti a fare una scelta è incapsulata potentemente nelle parole senza tempo di William Shakespeare: “I vigliacchi muoiono molte volte innanzi di morire; mentre i coraggiosi provano il gusto della morte una volta sola”.
In particolare, l’importanza di Assange, un uomo la cui demonizzazione si è estesa alle accuse inventate di violenza sessuale da parte delle autorità svedesi, successivamente abbandonate nel 2017, non è sovrastimata. E nemmeno il fatto che senza WikiLeaks l’opinione pubblica, in particolare in Occidente, si starebbe ancora oggi crogiolando nell’illusione infantile che un mondo modellato sulla base della “potenza giusta” è davvero il migliore di tutti i mondi possibili, piuttosto che una perversa distorsione della condizione umana, antitetica alla nostra dignità e intelligenza collettiva.
Inoltre, negli Stati Uniti, milioni continuerebbero a sostenere l’errata convinzione che Hillary Clinton sia un faro di speranza e progresso, la risposta ai mali dell’America, anziché la quintessenza dell’eccezionalismo liberale e senza principi, che sono stati entrambi responsabili di rovesciare più paesi e vite in patria e in tutto il mondo di quanti ne possa mai aver causato un qualsiasi disastro naturale.
Quindi cosa succede adesso per Assange?
Fu il romanziere americano Thomas Wolfe a coniare la frase “God’s Lonely Man”, il titolo di un saggio che scrisse in cui sosteneva che la solitudine è il destino universale di tutti nella società.
Wolfe ha scritto: “Tutta la convinzione della mia vita si basa ora sulla convinzione che la solitudine, lungi dall’essere un fenomeno raro e curioso, sia il fatto centrale e inevitabile dell’esistenza umana”.
Il tema dell’isolamento e della solitudine dell’individuo nella società è stato esplorato più e più volte.
In letteratura, l’opera fondamentale di Albert Camus The Stranger, intitolata The Outsider (1942), descrive l’alienazione del protagonista del romanzo Meursault prima, durante e dopo che uccide un uomo per autodifesa. Nella narrativa in prima persona, il lettore viene presentato a Meursault che viene informato della morte di sua madre. Partecipa alla veglia ma si rifiuta di vedere il corpo quando gli viene offerta la possibilità. Successivamente assiste al funerale ma in assenza delle emozioni convenzionali associate al lutto. Al momento del processo per aver ucciso l’uomo per autodifesa, non tradisce emozioni, come se accettasse passivamente il suo destino.
Il crimine di Meursault agli occhi della società non è tanto il fatto che abbia ucciso un uomo, ma che non abbia mostrato alcuna emozione o rimorso né in seguito né prima di assistere alla morte della madre. Questa mancanza di emozioni rivela un rifiuto di conformarsi, un’anormalità, contrassegnandolo come una minaccia per il sistema e le sue verità morali.
Considerato nel suo contesto, Julian Assange ha fornito al mondo una visione di un impero e un ordine politico in declino. Di più, ha fornito un avvertimento sulle truci conseguenze se, come Meursault di Camus, rimane passivo di fronte ai crimini e alle atrocità che commette quotidianamente in un disperato e cinico tentativo di mantenere la sua egemonia sbiadita.
Questo è il motivo per cui in questo momento, seduto in una stazione di polizia da qualche parte nel centro di Londra, a contemplare il suo destino, Julian Assange, fondatore di Wikileaks, è davvero God’s Lonely Man.
*John Wight ha scritto per una varietà di quotidiani e siti web, tra cui Independent, Morning Star, Huffington Post, Counterpunch, London Progressive Journal e Foreign Policy Journal.
(Traduzione de l’AntiDiplomatico)