Un altro grave sgarbo al Parlamento che, in continuità con quanto avvenuto lo scorso anno, appare instaurare una prassi di comunicazione irrispettosa delle prerogative delle Camere, chiaramente incompleta se non volutamente distorta. Lo afferma Rete Italiana per il Disarmo.
Rete Disarmo: le forniture di bombe all’Arabia Saudita non sono state interrotte
Secondo le indiscrezioni di agenzia non confermate (il documento ufficiale non ancora presentato a Camera e Senato) sarebbero le licenze ad essere pari a zero nel 2018, non le forniture (che possono usare le autorizzazioni pregresse).
Un altro grave sgarbo al Parlamento che, in continuità con quanto avvenuto lo scorso anno, appare instaurare una prassi di comunicazione irrispettosa delle prerogative delle Camere, chiaramente incompleta se non volutamente distorta. Lo afferma Rete Italiana per il Disarmo a seguito delle anticipazioni diffuse oggi dall’agenzia ANSA riguardo alle informazioni contenute nella Relazione del Governo al Parlamento sulle esportazioni di armamenti relative all’anno 2018.
Già l’anno scorso l’agenzia ANSA, ben prima che la Relazione governativa fosse nella disponibilità del Parlamento, ne aveva diffuso i dati salienti ospitando un’ampia intervista al ministro plenipotenziario Francesco Azzarello, Direttore dell’Autorità Nazionale per le autorizzazioni dei materiali di armamento (UAMA). Quest’anno non è dato sapere chi sia la fonte delle anticipazioni dell’ANSA ma è certo che si tratta di informazioni selezionate (che sembrano suggerire la volontà di indirizzare il dibattito sull’export di armamenti in una specifica direzione politica) e che sono state rese note prima ancora che la Relazione governativa fosse nella disponibilità concreta dei componenti del Parlamento, che è l’organo sovrano di controllo di questo importante settore della politica estera e di sicurezza del nostro Paese.
L’agenzia ANSA riporta innanzitutto che “nel 2018 nessuna bomba aerea prodotta in Italia è stata venduta all’Arabia Saudita, accusata di usarle in Yemen”. L’affermazione non appare del tutto corretta, in quanto nel testo si fa riferimento ai dati di nuove licenze e non a quelli di trasferimenti finali del materiale d’armamento. In pratica ciò non significa in automatico che siano stati posti in atto da parte del Ministero degli Esteri dei dinieghi a nuove autorizzazioni e soprattutto che siano state bloccate le forniture precedentemente autorizzate di queste bombe: la spiegazione più plausibile è che da parte saudita non siano pervenuti alle aziende italiane nuovi ordinativi da sottoporre alle autorità italiane per la relativa autorizzazione.
Riportare, inoltre, che “il valore dell’export di armi italiane verso Riad è crollato da 427 milioni di euro del 2016 a soli 13 milioni nel 2018” non dimostra che sia stata posta in atto alcuna misura restrittiva, ma ancora una volta attesta solo che vi è stato un crollo degli ordinativi da parte saudita: si tratta di un fattore fisiologico in questo settore, abbastanza normale e ancor più se gli ingenti ordinativi con valenza pluriennale richiesti ed autorizzati negli anni precedenti non sono stati ancora del tutto evasi (la produzione massima annuale di bombe era di molto minore ai valori di licenza). I dati relativi all’export militare diretto verso l’Arabia Saudita erano inoltre già stati anticipati dal Sottosegretario Manlio Di Stefano (che come rappresentante del Governo al Ministero degli Esteri ne ha piena competenza e responsabilità) nel corso di un Convegno co-promosso anche da Rete Disarmo e valutati da tutti gli esperti presenti (della società civile e non solo) nello stesso senso. Non si comprende dunque come mai siano state solo queste le “rivelazioni” estratte dalla mole di dati della Relazione sull’export di armamenti a disposizione di chi ha pubblicato l’anteprima. La scelta appare o bizzarra o “chirurgica”.
Al contrario proprio la mancanza nelle indiscrezioni ANSA della esplicita notizia di sospensioni e dinieghi lascia perciò chiaramente intendere che anche nel 2018 siano in realtà proseguite le forniture di bombe aeree all’Arabia Saudita. Un fatto che Rete Disarmo considera particolarmente grave sia per la violazione delle normative nazionali e internazionali come il Trattato sul commercio delle armi (ATT) sia, soprattutto, perché diverse risoluzioni del Parlamento europeo hanno esplicitamente chiesto di porre in atto un embargo di armamenti nei confronti dell’Arabia Saudita (e di recente anche degli Emirati Arabi Uniti) in considerazione delle gravi violazioni del diritto umanitario delle rispettive forze armate nell’ambito del conflitto in Yemen.
Occorrerà attendere la pubblicazione integrale della Relazione governativa per sapere l’entità precisa, ma è certo che anche nel 2018 sono proseguite le consegne dall’Italia all’Arabia Saudita di bombe aeree della classe MK 80 prodotte dall’azienda RWM Italia (il cui capitale è interamente posseduto dal gruppo tedesco Rheinmetall) nello stabilimento di Domunovas in Sardegna.
La Rete Italiana per il Disarmo rinnova pertanto la richiesta al Governo italiano di sospendere immediatamente tutte le forniture (non solo le nuove licenze) di sistemi militari all’Arabia Saudita e a tutti i Paesi coinvolti nel conflitto in Yemen e sollecita il Parlamento italiano a discutere le Risoluzioni sul conflitto yemenita giacenti da troppi mesi (da ottobre 2018) sul tavolo della Commissione Esteri della Camera dei Deputati. Ci auguriamo inoltre che quest’anno (diversamente da quanto avvenuto quasi sempre nelle ultime legislature) sia attivato un dibattito parlamentare serio sui dati della Relazione ex legge 185/90 con approfondimenti e confronti anche con le organizzazioni della società civile.
11 aprile 2019
Fonte: Rete Italiana per il Disarmo