L’incontro di ieri a Washington tra Donald Trump e il Primo ministro giapponese Shinzo Abe aveva tra i temi principali. Nei giorni scorsi vari media giapponesi davano per scontata l’inclusione nell’ordine del giorno anche della questione dei caccia F-35.
I caccia F-35 vanno comprati, che volino o no
di Fabrizio Poggi
L’incontro di ieri a Washington tra Donald Trump e il Primo ministro giapponese Shinzo Abe aveva tra i temi principali, come ovvio, i colloqui di giovedì scorso a Vladivostok tra Vladimir Putin e Kim Jong Un. Ma non solo. Nei giorni scorsi vari media giapponesi davano per scontata l’inclusione nell’ordine del giorno anche della questione dei caccia F-35, soprattutto dopo la scomparsa in mare, il 9 aprile, nel corso di un’esercitazione, di uno di tali aerei.
Subito dopo l’incidente, sentito dall’agenzia nhk world-japaan, l’ex tenente generale dell’aviazione, Toshimichi Nagaiwa, ha detto che i F-35A dovrebbero costituire i futuri principali caccia del Giappone e, dato che il loro dispiegamento è in fase di sperimentazione, l’incidente pone un serio problema allo sviluppo del programma. Quattro giorni fa, ancora nhk world-japaan scriveva che le ricerche hanno sinora consentito di recuperare solo alcune parti della coda del caccia, mentre il pilota è tuttora “disperso”. Per intensificare le operazioni, in una zona in cui i fondali raggiungono i 1.500 metri, è previsto l’arrivo del vascello oceanografico “Kaimei” e anche gli Stati Uniti prevedono di inviare una unità con elevate capacità di ricerca, data l’urgenza di recuperare i resti del velivolo, dotato di tecnologia stealth altamente classificata. Per il pilota, una prece.
Lo scorso 16 aprile, The Asahi Shimbun riassumeva in questo modo i termini della questione. “Il recente incidente con il caccia a tecnologia stealth avanzata F-35A solleva la questione se il Giappone debba continuare a comprare dagli Stati Uniti questi costosi aerei da guerra. Il governo dovrebbe per il momento congelare il programma d’acquisto e, come massima priorità, concentrarsi sul chiarire le cause dell’incidente”.
The Asahi Shimbun ricordava come il velivolo precipitato fosse stato il primo F-35 assemblato, meno di un anno fa, in Giappone, dalla Mitsubishi Heavy Industries su licenza della Lockheed Martin e avesse all’attivo appena 280 ore di volo.
L’aereo precipitato, scriveva il giornale, “è costato circa 14 miliardi di yen (125 milioni di dollari). Un esemplare della variante F-35B, a decollo corto e atterraggio verticale, si era schiantato in USA a settembre dell’anno scorso; ma l’incidente al largo della Prefettura di Aomori è stato il primo occorso a un F-35A a decollo e atterraggio convenzionali”. The Asahi non esclude errori umani o condizioni del pilota, ma precisa che questi, un maggiore 41enne, era un “veterano con circa 3.200 ore di volo, incluse circa 60 ore su un F-35A”. Dunque, tra le possibili cause dell’incidente, “il governo dovrebbe considerare tutte le possibilità”, a partire da “problemi meccanici, problemi al motore, movimento e altitudine”, non dimenticando che in precedenza il velivolo aveva già “effettuato due atterraggi di emergenza a causa di problemi meccanici”.
Per la cronaca, a fine 2018 Tokyo ha approvato l’acquisto di 105 F-35 aggiuntivi – 63 F-35A e 42 F-35B – per oltre 1,2 trilioni di yen, con l’obiettivo di arrivare a un totale di 147 F-35. In contemporanea, Tokyo programma di riadattare i due cacciatorpediniere portaelicotteri della classe “Izumo”, trasformandoli in vere e proprie portaerei, adattandone i ponti di volo ai caccia F-35B, come d’altronde fatto dall’Italia – al pari del Giappone, in base al trattato di pace, non può avere portaerei propriamente dette – con i cosiddetti “incrociatori portaeromobili” “Garibaldi” e “Cavour”, di fatto vere e proprie portaerei STVOL (Short Take-Off and Vertical Landing).
La scorsa settimana, il Ministro della Difesa Takeshi Iwaya aveva detto che il governo non ha intenzione di cambiare i piani di acquisto dei caccia, ma se verranno messi in luce difetti tecnologici, il governo “non avrà altra scelta che effettuare una revisione radicale del programma”.
E’ il caso di ricordare come già quasi un anno fa un rapporto del U.S. Government Accountability Office (GAO) avesse rilevato poco meno di mille difetti non ancora sanati nel programma del F-35 e ora, sempre secondo il GOA, solo il 27% dei F-35 in servizio negli Stati Uniti sarebbero pienamente operativi e, di questi, circa la metà in grado di eseguire una sola missione di combattimento, a causa della mancanza di parti necessarie, ritardi nelle riparazioni e pezzi di ricambio inadatti. In base al rapporto GOA, il costante ammodernamento del velivolo rende obsolete le parti di ricambio stivate nei depositi: il 44% di esse non è già più adatta ai nuovi F-35 recentemente adottati dal Corpo dei marine.
Ma, Donald Trump, che intanto ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato internazionale sul commercio di armi, chiede (?) al Giappone di acquistare enormi quantità di armi statunitensi, tra cui F-35. Però, “il governo non dovrebbe procedere con il programma F-35 semplicemente perché ha già preso la decisione”, scriveva The Asahi all’inizio della settimana; il “primo test della risposta di Tokyo all’incidente arriverà al più tardi questa settimana, quando i principali esponenti della politica estera e della difesa dei due governi” si riuniranno.
Di fatto, secondo The Asahi, durante l’incontro di ieri alla Casa Bianca, oltre alla questione nord-coreana e al vertice Putin-Kim di giovedì scorso, Trump e Abe hanno affrontato soprattutto le questioni del contenzioso commerciale – lo squilibrio di 67,6 miliardi di dollari a favore del Giappone – le divergenze sulle tariffe (quelle giapponesi per i prodotti agricoli statunitensi e i dazi USA su auto, acciaio e alluminio nipponici, ecc.) e, a quanto pare, si sono travati pienamente d’accordo sul continuare nei fortissimi acquisti di equipaggiamenti militari USA da parte di Tokyo. Della questione dei caccia F-35 non c’è traccia nelle cronache di The Asahi Shimbun.
Sulla vicenda specifica del Giappone è intervenuta nei giorni scorsi anche la russa topwar.ru, rilevando come gli Stati Uniti non abbiano fornito alla Mitsubishi la chiave del software, per cui questa non ha potuto adattarlo alle esigenze dell’aeronautica giapponese. Riguardo alle voci su un congelamento degli acquisti, il sito russo scrive che “non ci saranno cambiamenti: i capi dei dipartimenti militari giapponesi e americani hanno precisato che tutti i contratti tra Giappone e Stati Uniti per i caccia di 5° generazione rimangono in vigore”. Questo, a dispetto del fatto che la stampa nipponica abbia pubblicato materiali secondo cui vari F-35A in servizio in Giappone sarebbero già stati costretti ad atterraggi di emergenza, in almeno sette occasioni, a causa dell’anormale funzionamento delle apparecchiature di bordo.
Anche dall’Italia non pare ci siano ripensamenti: i caccia F-35 vanno comprati.