“Se la mossa del cavallo è stata fatta riportando Conte a capo del governo, ora per i 5 Stelle si apre un complicatissimo passaggio che ne deciderà il futuro”.
Una prova decisiva per i 5 Stelle
Governare non è un pranzo di gala
Se la mossa del cavallo è stata fatta riportando Conte a capo del governo, ora per i 5 Stelle si apre un complicatissimo passaggio che ne deciderà il futuro.
Intanto l’artiglieria è schierata: da una parte il fronte di destra, non troppo omogeneo, si riorganizza per la rivincita; dall’altra la linea di ‘opposizione’ a sinistra spera di lucrare per un rilancio elettorale che porti oltre lo zero virgola.
La linea del Piave, “opposizione”, “opposizione”, non lascerà però molti margini ai gruppuscoli di sinistra, sia che si tratti di comunisti che agitano la falce e martello di latta che dei soliti noti che fanno i salti mortali per ridiventare protagonisti mascherandosi sotto varie sigle.
Questo quadro è ovviamente scontato, ma la partita più difficile e più dura si gioca su un altro terreno, quello dell’equilibrio di governo e dei risultati che si possono ottenere in quella sede. Qui le incognite sono molte. C’è la pattuglia renziana nel governo e nel parlamento pronta a ricattare e rapinare; c’è un PD che deve dimostrare di sapersi muovere fuori della palude in cui ha nuotato finora e, infine, ci sono i Cinque Stelle a cui spetta il compito di collegare la mossa del cavallo a un progetto che ne rafforzi il ruolo di rinnovamento nella situazione italiana.
Onestà vorrebbe che tra i comunisti che ancora esprimono una militanza non di nicchia si sviluppi il dibattito sul che fare in queste circostanze. Oggi in Italia, a nostro parere, c’è bisogno che si lavori per spostare gli equilibri a favore del rinnovamento e questo si ottiene se si apre una interlocuzione con i 5 Stelle e se ne rafforza il ruolo nello scontro in atto in modo che sulle questioni di programma si determinino convergenze utili per ottenere risultati. Temiamo però che i 5 Stelle dovranno giocarsi la partita in solitario perchè ‘i nostri’ non arrivano e sono ben lontani dall’intervenire e questo pone molti interrogativi sui prossimi passaggi.
Nell’attesa a noi spetta il compito di portare avanti una battaglia delle idee che prepari una svolta nella cultura e nella pratica dei comunisti e di una sinistra di classe.
Il dibattito lo abbiamo aperto ragionando sulla proposta del Fronte Politico Costituzionale, che non è una nuova sigla, ma un’ipotesi legata alla fase. Una fase che rimanda a quegli obiettivi che da tempo andiamo indicando e che non sono un elenco della spesa, ma compiti storici che una forza di classe deve saper declinare in modo unitario per mettere in moto le energie necessarie per un cambiamento reale. Le basi di questo cambiamento sono state poste, ma le questioni non possono rimanere in sospeso per molto. Perchè, come dimostra la vicenda Salvini, all’ordine del giorno non c’è il libro dei sogni, ma uno sviluppo di contraddizioni che mettono in moto forze diverse.
I comunisti di nicchia e i fautori della linea del Piave non hanno ancora compreso che una logica minoritaria non incide, ma crea dei ghetti che hanno solo un sapore ideologico e non ci fanno fare un passo avanti. C’è dunque bisogno di scrollarsi di dosso un’eredità che ci relega nell’irrilevanza. Unire l’esistente non serve a nulla. Abbiamo bisogno di un progetto e della verifica di una seria prospettiva politica. Questa è la posta in gioco.
Aginform
21 settembre 2019