Il prezzo occulto della mozzarella di bufala

Ogni anno in Italia vengono allevati più di mezzo milione di bufale e bufalini, animali che sempre più spesso sono confinati all’interno degli allevamenti intensivi.

IL PREZZO OCCULTO DELLA MOZZARELLA DI BUFALA


La mozzarella di bufala è uno dei prodotti d’eccellenza del Made in Italy, esportato in tutto il mondo e venduto a caro prezzo proprio per le sue presunte qualità, non solo relative al prodotto finito, ma per tutta l’intera filiera produttiva.

La realtà che si cela dietro questo prodotto tuttavia è ben diversa e Animal Equality ha deciso di denunciarla attraverso quello che è – a tutti gli effetti – un mini documentario.

Con l’aiuto di Giulia Innocenzi (giornalista), Paolo Bernini (ex parlamentare), Enrico Moriconi (Garante per i Diritti Animali), Manuela Giacomini (avvocato esperto in diritti degli animali) e dell’organizzazione Four Paws, il nostro team d’inchiesta ha puntato i riflettori su tutto quello che si nasconde dietro la mozzarella di bufala, il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta) e – più in generale – sull’eccellenza Made in Italy.

Ogni anno in Italia vengono allevati più di mezzo milione di bufale e bufalini, animali che sempre più spesso sono confinati all’interno degli allevamenti intensivi.

Come documentato anche dai media nazionali, non si tratta più soltanto di allevamenti nella zona DOP, ma anche allevamenti situati nel Nord Italia. Ed è proprio qui che sono entrati i nostri investigatori.

Le immagini che rilasciamo parlano molto chiaro: animali morti abbandonati vicino ai compagni vivi, cadaveri coperti di feci e fango nel maldestro tentativo di nascondere una morte, bufale costrette a vivere in condizioni inadeguate e terribili, con le zampe immerse nelle feci e nel fango fino alle ginocchia.

Guarda il documentario:

https://www.youtube.com/watch?v=LwiCZ8EiSRY

LA STRAGE DEI BUFALINI

In un sistema che ha bisogno solo di bufale femmine per produrre il latte destinato alla produzione di mozzarella e formaggi, i bufalini maschi sono un peso per il produttore e sono considerati semplici scarti senza mercato.

Spesso vengono quindi abbandonati a morire di fame e di sete, nelle zone circostanti gli allevamenti o appena fuori dalle porte delle strutture, come dimostrano le immagini raccolte anche dai Carabinieri di Castel Volturno, nelle quali si vedono chiaramente ossa di bufalini e carcasse abbandonate.

Anche la morte ha il suo costo nel sistema perverso degli allevamenti intensivi e per “liberarsi” correttamente dei bufalini maschi, gli allevatori dovrebbero infatti mandarli sistematicamente al macello, spendendo dai 20 ai 30€ per macellarli a norma di legge. Ma questa cifra graverebbe sui profitti dell’azienda e quindi la soluzione più semplice è abbandonare i bufalini a loro stessi, sbarazzandosene a costo zero.

TUTTE LE PRATICHE ILLEGALI DEGLI ALLEVAMENTI DI BUFALE

Gli animali abbandonati a morire illegalmente non sono l’unico dramma di questo sistema. Anche le bufale stesse, che sopravvivono semplicemente perché funzionali all’industria, sono spesso tenute in condizioni terribili, che denotano l’assenza totale di controlli.

Ma i problemi non riguardano solo gli animali. I video girati dai nostri investigatori mostrano operatori che durante la fase di mungitura non lavano adeguatamente le bufale, ancora coperte di escrementi e fango – creando così condizioni igienico sanitarie preoccupanti.

Come se non bastasse, anche i farmaci vengono somministrati dagli operatori senza autorizzazione e senza alcuna supervisione veterinaria: a mani nude i lavoratori praticano cure mediche come punture e iniezioni.

CONTROLLI ASSENTI O INEFFICACI

Dalle immagini raccolte da Four Paws in Campania invece, si vedono bufale con gli zoccoli cresciuti a dismisura, condizione molto grave che causa zoppie e ferite e che rende praticamente impossibile per gli animali muoversi senza difficoltà o infortuni.

Tutto questo dovrebbe essere controllato e sanzionato dalle autorità competenti, dalle ASL e in generale dal sistema dei controlli.

Ma evidentemente qualcosa non funziona, perché in presenza di controlli regolari, condizioni così preoccupanti non sarebbero verificabili.

«Purtroppo spesso questi allevamenti vengono pre-allertati dei controlli, e quindi la situazione che viene riscontrata dalle associazioni animaliste durante le loro ispezioni non viene poi riscontrata anche dalle autorità competenti» ci spiega l’avvocato Manuela Giacomini, intervistata proprio nel nostro video.

L’INQUINAMENTO AMBIENTALE

«Il problema degli sversamenti dei liquami è che questi liquami poi vanno a finire nella falda acquifera[…] e quindi vanno a  finire anche nell’acqua che poi quelle persone di quel territorio si bevono».

Sono parole di Paolo Bernini, ex parlamentare e attivista per i diritti animali, che con la sua telecamera e grazie all’intervento dei Carabinieri, ha potuto documentare un’altra conseguenza devastante di questi allevamenti: gli sversamenti di liquami.

In molti allevamenti infatti sono stati documentati sversamenti illegali, con vasche per lo smaltimento che non erano adeguatamente attrezzate per contenere i liquami, o danneggiate.

Le perdite di liquami provenienti da queste vasche non a norma si trasformavano in veri e propri torrenti tossici pronti a invadere i campi e i terreni circostanti, con il rischio di penetrare direttamente nella falda acquifera.

In alcuni casi, documentati anche da Giulia Innocenzi, gli sversamenti venivano praticati illegalmente e di proposito direttamente in mare o nei laghi, inquinando così in l’ambiente e causando enormi rischi per la sicurezza biologica e sanitaria della zona.

È uno scenario terrificante, che dimostra l’incuria e la spregiudicatezza di una industria che non solo condanna deliberatamente i cuccioli ad una morte di stenti, ma che inquina indisturbata l’ambiente, quel patrimonio così prezioso per il quale le persone combattono ogni giorno.

LE VERITÀ NASCOSTE

Basta scorrere le pagine dei giornali locali per capire quanto questo comparto sia problematico, quanto i maltrattamenti e i disastri ambientali siano diffusi.

Ancora oggi, le notizie che raccontano di sversamenti illegali, di infezioni ed epidemie (come la brucellosi) sono all’ordine del giorno.

Ma c’è dell’altro. Per assicurarsi una nuova fonte di profitto, l’industria sta cercando di “rinnovare l’immagine” della carne di bufalino, una carne fino a questo momento senza alcun tipo di mercato. L’intento è quello di creare un nuovo prodotto da quello che è considerato solo uno scarto dell’industria del latte di bufala, la carne di bufalino appunto, proponendo ai consumatori questa nuova tipologia di prodotto.

Solo questo ultimo fenomeno dovrebbe bastare a gelare il sangue nelle vene.

Questa è la realtà che si nasconde dietro alla mozzarella di bufala, un prodotto che definiamo eccellenza, ma che è fatto di sofferenze terribili, di animali torturati o brutalmente uccisi e di territori martoriati proprio dalla presenza degli allevamenti. E a causa della crescente richiesta di mozzarella di bufala da parte dei mercati, soprattutto esteri, la situazione non può che peggiorare: gli allevamento sono sempre più intensivi e sempre più a pascolo zero.

Tutto questo è ingiusto e inaccettabile.

Possiamo mettere fine a questo sistema in prima persona, tramite le nostre scelte. Non consumare latticini e derivati e sostieni ora i nostri investigatori.

Tutti devono sapere.

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