Abbiamo sempre più bisogno della lezione zapatista: occorre abbandonare l’idea che la rivoluzione significhi impossessarsi dell’apparato coercitivo dello Stato e innescare invece un processo di rifondazione della democrazia basato sull’auto-organizzazione di comunità autonome.
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Ricominciamo da 3, la campagna 2019 di Comune.
La crisi dello Stato
Abbiamo sempre più bisogno della lezione zapatista: occorre abbandonare l’idea che la rivoluzione significhi impossessarsi dell’apparato coercitivo dello Stato e innescare invece un processo di rifondazione della democrazia basato sull’auto-organizzazione di comunità autonome. “Sembra quasi che la democrazia stia tornando negli spazi da cui è sorta: negli spazi intermedi, negli interstizi del potere – scrive David Graeber nella nuova edizione di Critica della democrazia occidentale (elèuthera), di cui pubblichiamo ampi stralci di un capitolo – Se da lì riuscirà a estendersi all’intero pianeta dipenderà non tanto dalle nostre teorie quanto dalla nostra reale convinzione che la gente comune, seduta insieme a deliberare, sia capace di gestire le proprie faccende meglio delle élites…” |
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La vicenda dell’Ilva e l’arroganza delle aziende che rifiutano una banale tassa sull’impacchettamento della plastica, secondo Franco Berardi Bifo dimostrano come il capitalismo sia sempre più un sistema che produce cose inutili e orribilmente dannose, la cui sola finalità è accumulare profitto. Intanto nella capitale del grande successo del capitalismo globale, Delhi, respirare è divenuto impossibile, la gente non può uscire di casa perché la nebbia tossica invade le strade. Gli aerei non possono atterrare né decollare. Milioni di mascherine vendute in pochi giorni non servono a proteggere i polmoni di una generazione che avrà il cancro a venti anni. |
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Nell’immaginario smart della concentrazione sfrenata e anonima del sistema distributivo, quello che in 24 ore ti porta a casa perfino il profumo dell’Amazzonia, il mercato rionale sembra un po’ come quei vecchi mestieri in disuso: il ciabattino, la sarta, il vinaio… Un destino segnato dall’impossibilità di competere, il respiro sempre più corto e, magari, un po’ di sana malinconia. Eppure, i mercati rionali sono ancora molti e molto distribuiti nelle nostre città. Hanno una grande e forse per molti sorprendente capacità di resistere all’avanzata dei Mercati del Superlativo (Super, Iper, Ultra) e rappresentano il solo sbocco commerciale per quasi 151mila aziende locali. Ma, soprattutto, avrebbero straordinarie potenzialità di riuscire a opporsi all’estinzione cui qualcuno li ha condannati diventando elementi essenziali di un’economia altra e di una socialità con radici antiche e un futuro da reinventare |
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Stare sempre dalla parte della vittima a prescindere dal campo di appartenenza, avere cura verso chi è in difficoltà, battersi contro ogni discriminazione, proporre la conversione ecologica come trasformazione al tempo stesso del contesto produttivo-sociale e della coscienza individuale, fare obiezione di coscienza alle spese militari, sostenere la costituzione di corpi civili di pace, essere instancabili costruttori di ponti… “Alexander Langer credo sia tra i pochi della mia generazione – scrive Franco Lorenzoni – che ha ancora molto da dire” (foto: un disegno realizzato durante il laboratorio “Il mio colore” promosso da Catia Castellanti, artista) |
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Il “4 novembre” per tanti resta prima di tutta una festa |
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Il proprio corpo può sempre diventare un simbolo di ribellione e speranza |
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Dobbiamo contrapporci al fascismo e alla cultura del nemico |
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Un chiaro intento di ritorno a un modello di pura custodia e polizia |
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Viviamo un’accelerazione in ogni ambito della vita quotidiana, nella comunicazione, nei processi di apprendimento. Tuttavia possiamo perdere tempo, rallentare, ascoltare, passeggiare, cogliere sfumature… L’obiettivo di questo quaderno è offrire una cassetta degli attrezzi a insegnanti, educatori, genitori, a chi vuole ragionare sull’opportunità di perdere tempo |
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