“Chico Forti e Le Iene, ovvero… una montagna di cazzate”

“Le Iene prendono per buone le affermazioni di F. P., un testimone che nessuno ha portato in un’aula americana, che è un truffatore, ma tacciono questo dettaglio”.

 

Chico Forti e Le Iene, ovvero …

… una montagna di cazzate.

Le Iene prendono per buone le affermazioni di F. P., un testimone che nessuno ha portato in un’aula americana, che è un truffatore, ma tacciono questo dettaglio.

Accettano senza fiatare la traduzione della lettera di Pike Padre presentata da Massimo Pandolfi, senza rendersi conto che questa è una gigantesca bufala, perché in un processo americano non è il giudice a condannare, ma la giuria, e la giuria non spiega MAI il suo verdetto e nessuno lo farà MAI al suo posto.

L’impudenza degli amici di Chico Forti è arrivata a produrre il testo della lettera di Pike Padre (All. 86 al libro della Bruzzone) in cui si legge “Portate quest’uomo in catene al penitenziario”, ma ovviamente le “catene” erano troppo persino per loro.

Si lamentano della mancanza di un movente, ma il movente c’era e si chiama truffa: accusa questa da cui Forti NON era stato assolto in precedenza.

Ridacchiano quando si parla della prova della sabbia, ma riderebbero di meno se si trovassero davanti a un giudice americano.

Fanno affermazioni assolutamente false sul giudice Victoria Platzer che è stata in polizia, ma quindici anni PRIMA degli avvenimenti narrati.

Lanciano alti lai sulla mancata testimonianza del Forti, ma solo degli idioti avrebbero portato quel bugiardo patologico sul banco dei testimoni, dove l’Accusa lo avrebbe cucinato a puntino.

“Signor Forti, spieghi alla giuria perché alle 19.16, subito dopo l’assassinio di Dale Pike, Lei ha telefonato a sua moglie, da un posto vicinissimo alla scena del delitto, e le ha detto che la vittima NON era arrivata.”

Questa è solo la prima di una lunga serie di possibili domande imbarazzanti, perché il Forti mente sull’arrivo di Dale Pike per quattro giorni e lo fa “fino al momento in cui l’evidenza degli accertamenti della polizia non lo obbligò ad ammetterla” (Matassa pagine 71-75).

Ci sono poi deliranti affermazioni sul ragionevole dubbio, come se questo consistesse nel superare ogni dubbio possibile e immaginabile. La questione è ben diversa:

“On the other hand, there are very few things in this world that we know with absolute certainty. The State does not have to overcome every possible doubt.” ABA: Indiana Death Penalty Report http://www.americanbar.org/content/dam/aba/migrated/moratorium/assessmentproject/indiana/report.authcheckdam.pdf
Questo vale anche per il Canada: “On the other hand you must remember that it is virtually impossible to prove anything to an absolute certainty and the Crown is not required to do so.  Such a standard of  proof is impossibly high.” http://www.duhaime.org/LegalDictionary/R/ReasonableDoubt.aspx

In definitiva non si accorgono che li prendono in giro.

https://www.ambienteweb.org/joomla/index.php/diritti-umani/16441-in-re-chico-forti-brief-as-amicus-curiae

 

Dott. Claudio Giusti

www.astrangefruit.org

Member of the Scientific Committee of Osservatorio sulla Legalità e i Diritti, Claudio Giusti had the privilege and the honour to participate in the first congress of the Italian Section of Amnesty International: later he was one of the founders of the World Coalition Against The Death Penalty.

 

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