Green new deal: perché sia vero c’è bisogno di un passo avanti degli Stati

“Il New Green Deal è un termine molto inflazionato, viene utilizzato per metterci dentro un po’ di tutto, molto spesso con una vaghezza esasperante. Il New Green Deal vero, quello che funziona, deve essere non soltanto un piano di investimenti per la transizione ecologica dell’economia, ma anche un grande piano a 360° di politiche sulla formazione, di politiche fiscali fondamentali. E’ per questo che non credo in un Green New Deal che non preveda anche una politica fiscale completamente nuova”. Lo ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti, aprendo i lavori del convegno “Seattle +20, Green New Deal and Local Development” organizzato da AOI, Fairwatch, Fondazione Di Vittorio e Kyoto Club, che si è tenuto oggi all’Hotel Nazionale di piazza Montecitorio a Roma.

Al dibattito hanno preso parte Stefano Fassina, deputato, segretario commissione Bilancio della Camera e Rossella Muroni, deputata e membro della Commissione Ambiente della Camera, che hanno interloquito con le associazioni, i sindacati e le aziende presenti sulle priorità ambientali nazionali e internazionali: “all’attenzione del Parlamento abbiamo trattati come il Mes ma anche come il CETA e il Mercosur. Le scelte di questa maggioranza su questi temi saranno la cartina tornasole della volontà o meno di muoversi verso il Green Dew Deal: se non si cambia rotta nelle politiche economiche e finanziarie nessun cambiamento sarà possibile”, ha spiegato l’On. Fassina. “Il Decreto Clima e il decreto di programmazione economica – ha sottolinato l’On. Muroni – sono dei segnali ma non decisivi, non indicano alcuna svolta. Purtroppo non abbiamo più tempo da perdere, questa timidezza è fuori luogo”.

Il presidente di Etica Sgr, Ugo Biggeri, e la co-fondatrice dei Verdi italiani, Grazia Francescato, hanno ricordato i giorni in cui, esattamente vent’anni fa, l’Organizzazione Mondiale del Commercio veniva fermata da operai, ambientalisti, femministe, studenti e semplici cittadini che criticavano gli impatti negativi della globalizzazione sull’occupazione, sui salari e sull’ambiente: “un’alleanza trasversale di analisi, risposta e obbedienza alla realtà che oggi cammina sulle gambe dei Giovani Fridays for future, ma che ancora non trova istituzioni all’altezza della sfida di Governo”, ha affermato Francescato. “Avevamo ragione ad essere preoccupati – ha sottolineato Biggeri – Così abbiamo concretamente sostenuto proposte controcorrente, nel mio caso la Banca Etica italiana, che hanno aperto una strada verso la sostenibilità in Europa e nel mondo. Manca solo la politica”.

Si è concentrato sulle responsabilità specifiche degli Stati nel trasformare il Green New Deal da dichiarazione in realtà, l’economista dell’agenzia delle Nazioni Unite Unctad Jeronim Capaldo, che ha spiegato come “oltre al cambiamento climatico assistiamo a una frenata dell’economia globale e a segnali di una possibile nuova recessione nel 2020. I meccanismi di iperglobalizzazione, oltre a non veicolare di necessità gli investimenti su larga scala – nell’ordine di 2-3 triliardi l’anno – che servirebbero per un vero Green new deal, da troppi anni non si traducono in beni pubblici e salari aggravando la stagnazione. C’è bisogno di una riappropriazione dello spazio economico dello Stato per generare sviluppo, ribilanciare la distribuzione del reddito e stabilire sicurezza economica necessari a sostanziare un vero New deal green globale”.
Le priorità interne indicate dall’Unctad agli Stati membri delle Nazioni Unite come urgenti per fermare la nuova crisi ambientale ed economica sono “politiche dei redditi, politiche fiscali e tributarie e politiche per l’investimento produttivo, che facciano sì che le necessarie politiche per la transizione verde non ricadano sulle fasce più povere o sulle Pmi, innescando fenomeni come quelli dei gilet gialli in Francia” ha aggiunto Capaldo. A livello internazionale, ha poi concluso, “si devono, invece, rivedere i trattati di libero scambio che legano le mani ai regolatori e agli Stati ed esaminare regolazioni per l’IT, introducendo, in parallelo, controlli sui movimenti di capitale, una stretta sull’elusione fiscale, prevedendo una tassazione unitaria globale (20-25%). Bisogna pensare a un nuovo Giubileo del debito e a una Banca per la transizione verde che finanzi un Piano Marshall verde mirato. I fondi ci sono: potremmo attingere da risorse sprecate da una cattiva Austerity, 700 miliardi circa di trasferimenti di capitali e elusione nascosti, 20 triliardi di dollari acquisiti dalle banche centrali insieme ai 5 triliardi l’anno di sussidi per i carburanti e 3,4 triliardi di aiuti per lo sviluppo promessi ma mai erogati”.

Elena Battaglini, della Fondazione Di Vittorio ha introdotto Rita Innocenzi responsabile Cgil dell’area di crisi industriale complessa di Venafro Campochiaro Bojano, che ha parlato degli interventi di partenariato industriale sostenibile svolti nell’ambito della Carta di Pescara, con cui imprese e lavoratori si sono messi a disposizione nello sviluppo del territorio: “un quadro d’insieme di altissimo livello, quello offerto dal confronto attivato oggi – ha detto Battaglini – e che incardina le singole realtà presentate in una sfida globale ben più ampia del singolo ambito di pertinenza”.

“Contesto perfetto per raccontare i #GreenHeroes – ha sottolineato Annalisa Corrado di Kyoto Club – cioè quei visionari che scorgono opportunità dove gli altri vedono solo ostacoli, grazie alla loro passione per la sostenibilità e alla loro capacità di investire in economie generative, contrapponendole a quelle estrattive e speculative, che ci hanno portato fin qui”.

Presenti all’incontro di Roma Noemi De Santis, tra i fondatori di Junker App, un mezzo partecipato e collettivo che aiuta cittadini e amministratori a rendere efficace e semplice la raccolta differenziata. Con lei Eugenio Cavalli, lo sviluppatore che, con il supporto della regina degli dei #GreenHeroes Daniela Ducato, ha reso disponibile un diserbante ecologico, che nutre la terra e aiuta l’agricoltura biologica di qualità a rendersi più competitiva. Infine Pierfrancesco Fattori dell’azienda Girolomoni, impresa agroalimentare bio, leader del settore nel mondo, cooperativa e completamente verde nell’approvvigionamento energetico, oltre che pioniera della coltivazione del territorio interno collinare italiano con grani antichi e colture qualitative ecoefficienti.

Silvia Stilli, portavoce di AOI, moderando gli interevnti di Antonella Baldino, Chief International Development Finance Officer di Cassa Depositi e Prestiti, Marco Felisati, Vice Direttore Area Affari Internazionali e Politica Commerciale di Confindustria e Stefania Burbo, Portavoce GCAP Italia, ha denunciato il “disastro annunciato” dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo: “non c’è nessun contributo sostanziale all’Agenda 2030, scarsissimo ‘aiuto a casa loro’  per le genti in fuga dai  Paesi di origine colpiti da fame, guerre e cambiamenti climatici. Per la prima volta negli ultimi trent’anni, il nostro Paese non ha una programmazione nel settore della cooperazione internazionale. Come può impegnarsi negli obiettivi dell’Agenda 2030? Esistono ampi margini per creare partnership per lo sviluppo: margini che le nostre organizzazioni stanno già utilizzando nelle relazioni con i privati e con alcune istituzioni. Ciò che manca è una strategia globale, finanziata con adeguate risorse e giusti investimenti”.
“Non abbiamo altri venti anni per uscire dall’ennesima crisi – ha detto concludendo la giornata di confronto la vocepresiddente di Fairwatch Monica Di Sisto – Le nostre analisi e preoccupazioni di allora hanno trovato conferma nella realtà che stiamo vivendo. Le nostre analisi di oggi sull’inadeguatezza delle politiche economiche, sociali e ambientali messe in campo per rispondervi. Serve un riscontro concreto da chi abbia a cuore il futuro del nostro Paese e del pianeta. Quello di oggi è un primo momento di convergenza per rilanciare, dentro e fuori le istituzioni centrali, territoriali e internazionali, un’azione coordinata e efficace per chiedere più responsabilità e coerenza a tutti i livelli di Governo”.

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