[nuovopci] Far confluire ogni torrente della protesta delle masse popolari nel fiume della rivoluzione socialista

Comunicato CC 8/2024 – 2 marzo 2024

 

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In memoria di Aaron Bushnell, soldato dell’aviazione USA, immolatosi il 25 febbraio a Washington per protesta contro il genocidio che lo Stato sionista d’Israele sta attuando nella Palestina occupata sostenuto dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, UE e associati. Che il gesto estremo compiuto da Bushnell sia di sprone per i comunisti nella mobilitazione e nella raccolta delle forze rivoluzionarie di cui le società dei paesi imperialisti brulicano. Il (nuovo)Partito Comunista Italiano promuove la partecipazione di ogni sincero e determinato combattente alla lotta per l’emancipazione dei popoli dalla barbarie della società capitalista. La costruzione della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti è la via della vittoria.

Dagli studenti manganellati il 23 febbraio a Pisa agli agricoltori che il 26 febbraio hanno assediato con i trattori il parlamento europeo di Bruxelles

Far confluire ogni torrente della protesta delle masse popolari nel fiume della rivoluzione socialista

In tutta Italia si allarga e si rafforza la protesta di massa in solidarietà con la Palestina occupata e contro il governo Meloni, zerbino degli imperialisti USA, sionisti e UE e loro complice nel genocidio di Gaza e della Cisgiordania oltre che nella guerra in Ucraina e in altre operazioni militari. Le manganellate organizzate dallo sbirro Matteo Piantedosi a Pisa e a Firenze il 23 febbraio non fanno che aumentare ed estendere la protesta, fino a costringere anche gli attori di sinistra del teatrino delle Larghe Intese e associati (Conte, Fratoianni, Schlein) a prenderne le parti, come accaduto domenica 25 febbraio a Roma.

L’appartenenza dei vertici della Repubblica Pontificia alla Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed UE, il sistema politico delle Larghe Intese che essi mantengono in Italia e il programma comune secondo cui operano sono la rete che si frappone al raggiungimento di risultati concreti delle varie lotte in corso: dalla lotta in solidarietà con la causa palestinese alla lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo di beni e servizi, dalla lotta per porre fine al disastro ecologico alla lotta dei piccoli e medi proprietari agricoli, riesplosa nel corso degli ultimi mesi in vari paesi d’Europa e da fine gennaio anche in Italia.

Allo stesso tempo promotori e organizzatori di ciascuno dei citati casi esemplari di mobilitazioni sono molto diversi tra loro, per storia e tradizioni di lotta, per organizzazioni di appartenenza e per lo strato sociale i cui interessi ciascuna lotta difende. Per chi tra gli appartenenti al movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) coscientemente o meno fa dell’elettoralismo, dell’economicismo o del militarismo (nelle forme in cui questo sopravvive oggi) la propria bussola per orientarsi nel presente, è difficile promuovere la confluenza dei molti e vari torrenti in un unico fiume: la rivoluzione socialista. Chi fa della creazione di una forte rappresentanza politica di sinistra nelle assemblee elettive la propria linea politica, è portato a vedere di cattivo occhio che settori di masse popolari come gli agricoltori, storicamente utilizzati dalla destra reazionaria come proprio bacino elettorale, occupino la scena della protesta sociale. Chi fa della promozione di forti sindacati alternativi a CGIL, CISL e UIL la propria linea d’intervento nelle aziende capitaliste, ignora quando non tratta come operazioni concorrenti scioperi e iniziative di lotta come quelle capeggiate a Mirafiori dalla FIOM contro lo smantellamento della fabbrica gli scorsi 7 e 8 febbraio. Per gli eredi dei militaristi è una perdita di tempo intervenire in movimenti di lotta delle masse popolari che non siano fin dall’inizio ampi nel numero, radicali nelle rivendicazioni e combattivi nelle forme di lotta.

Per i comunisti che non si limitano a denunciare i crimini e le malefatte dei capitalisti e dei loro esponenti politici o a declamare e propagandare il socialismo, ma concepiscono e attuano il piano di attività concrete che compongono la rivoluzione socialista, la varietà di mobilitazioni operaie e popolari in corso è ben descritta dalle parole usate da Lenin nello scritto Risultati della discussione sull’auto-decisione del luglio 1916: “La rivoluzione socialista in Europa non può essere altro che l’esplosione della lotta di massa di tutti gli oppressi e di tutti i malcontenti. Una parte della piccola borghesia e degli operai arretrati vi parteciperanno inevitabilmente – senza una tale partecipazione non è possibile una lotta di massa, non è possibile nessuna rivoluzione – e porteranno nel movimento, non meno inevitabilmente, i loro pregiudizi, le loro fantasie reazionarie, le loro debolezze e i loro errori. Ma oggettivamente essi attaccheranno il capitale. L’avanguardia cosciente della rivoluzione, il proletariato avanzato, esprimendo questa verità oggettiva della lotta di massa varia e disparata, variopinta ed esteriormente frazionata, potrà unificarla e dirigerla, conquistare il potere, prendere le banche, espropriare i trust odiati da tutti (benché per ragioni diverse!), attuare altre misure dittatoriali che condurranno in fin dei conti all’abbattimento della borghesia e alla vittoria del socialismo, il quale si “epurerà” dalle scorie piccolo-borghesi tutt’altro che di colpo.”

È con lo spirito magistralmente espresso da Lenin nel 1916 che il (nuovo)PCI fa appello oggi a ogni componente del MCCO italiano a intervenire in ognuna delle mobilitazioni e farle confluire verso gli obiettivi politici di fase: la cacciata del governo Meloni e la costituzione del Governo di Blocco Popolare. In particolare rivolgiamo il nostro appello ad appoggiare e orientare la protesta dei piccoli e medi proprietari agricoli in rivolta in tutta Europa e anche in Italia contro la Politica Agricola Comune (PAC) programmata dall’Unione Europea degli speculatori, dei banchieri e dei monopoli. Le loro rivendicazioni sono sacrosante. Essi lottano contro una falsa transizione ecologica mascherata con vocaboli di lingua inglese (Green Deal) che impone alle piccole e medie aziende agricole costi di produzione insostenibili e obblighi relativi alle soglie di produzione in regime biologico (cioè senza uso di pesticidi e fertilizzanti) concepiti appositamente per far chiudere il più alto numero di piccole e medie aziende e permettere ai monopolisti di impossessarsene. Contro i trattati di “libero commercio” (CETA, TTIP e altri accordi commerciali) che, a conferma del fatto che non è la tutela dell’ambiente e della qualità dei cibi a preoccupare i vertici dell’Unione Europea, inondano il nostro paese e il resto d’Europa di merci prodotte con ampio uso di pesticidi e fertilizzanti e a prezzi inaccettabili per i piccoli e medi agricoltori. Contro le conseguenze della guerra alla Federazione Russa che impedisce l’accesso dei piccoli e medi proprietari agricoli ad una grande area di mercato e contribuisce, come nel caso del grano ucraino il cui acquisto è stato imposto dagli USA all’UE, all’afflusso di merci a prezzi che mandano in rovina i piccoli e medi agricoltori.

Questi come e più di altri settori di masse popolari sono portati dalla loro posizione nei rapporti di produzione, in quanto proprietari formali dei loro mezzi di produzione e della loro terra e in piccola misura acquirenti di forza lavoro salariata, a cercare soluzioni all’insegna del ritorno al passato, al “capitalismo dal volto umano” del periodo 1945-1975 in cui in agricoltura la borghesia imperialista contro i braccianti ha fortemente sviluppato il lavoro autonomo. Come e più di altri settori di masse popolari risentono della debolezza del movimento comunista e quindi delle misure di nera reazione imposte dalla borghesia imperialista e dai suoi esponenti politici. Coscienti o meno di cosa stiano facendo, i piccoli e medi proprietari agricoli che il 26 febbraio hanno assediato il parlamento europeo a Bruxelles e che in Italia animano ogni giorno decine di proteste, stanno “oggettivamente attaccando il capitale” per il quale oggi, nel pieno della seconda crisi generale del capitalismo e della fase morente dell’epoca imperialista, l’esistenza di un corposo comparto di piccole e medie aziende agricole è diventato un ostacolo da rimuovere per la valorizzazione del capitale dei monopoli operanti nel settore. Che ne siano coscienti o meno l’instaurazione del socialismo e con esso la sostituzione dell’economia basata su aziende capitaliste che producono per valorizzare capitale con un’economia pianificata, pubblica (libera dai monopoli capitalisti) e diretta a produrre quanto necessario al consumo nazionale e alle relazioni con l’estero, è il solo futuro possibile per la sopravvivenza delle attività agricole in Italia come nel resto d’Europa nonché il contesto in cui realizzare produzioni veramente ecologiche e in cui la tutela dell’ambiente non sia, come è oggi, un grimaldello che permette ai pesci grandi dell’acquario di divorare i pesci piccoli.

Dobbiamo promuovere ed alimentare la protesta degli agricoltori come ogni altra mobilitazione delle masse popolari in corso, mirando alla sua confluenza, per quanto riguarda il nostro paese, verso l’obiettivo politico della cacciata del governo Meloni e della sua sostituzione con il Governo di Blocco Popolare che inizi a ripristinare la nostra sovranità nazionale usurpata dal dominio economico, politico e militare dei gruppi imperialisti USA, sionisti e UE. Questa è anche la condizione per iniziare a rimuovere la complicità dello Stato italiano con lo Stato sionista d’Israele, colonialista, segregazionista e responsabile da 75 anni in qua dello sterminio della popolazione palestinese. Questa è la condizione per la rinascita dell’apparato produttivo del nostro paese: dal sistema industriale oggi sotto il giogo delle multinazionali che depredano ed espatriano, alla produzione agricola che viene mandata in rovina per favorire i monopoli. Questa è la condizione per attuare misure urgenti che fronteggino il disastro ecologico a reale vantaggio delle masse popolari anziché ulteriori modi per dissanguarle.

Spezzare la subordinazione del nostro paese alle imposizioni dell’Unione Europea, della NATO e dei sionisti d’Israele, è obiettivo comune di tutte le lotte delle masse popolari in corso nel paese!

Cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un Governo di Blocco Popolareche agisca al servizio delle masse popolari organizzate,

per ogni rivendicazione delle masse popolari è la condizione della sua soddisfazione!

Far confluire verso questo obiettivo anche la protesta degli agricoltori in difesa della sovranità nazionale e contro la loro spoliazione da parte dei monopoli della produzione agricola!

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