L’odio nella società neoliberale spiegato alle sardine

Spezziamo una lancia in favore delle sardine: che in Italia ci sia una tensione emotiva molto forte è vero. Il discorso pubblico è indubbiamente inquinato da sentimenti di rabbia e di rancore oggetto di continua strumentalizzazione da parte di quasi tutte le formazioni politiche, ovvero Lega, Fratelli d’Italia, il M5S a cui si è recentemente aggiunta Italia viva con lo squadrismo mediatico dei renziani contro Corrado Formigli. È per questo assolutamente auspicabile che si torni a toni più pacati, a un maggiore rispetto tra le parti. Questo naturalmente dovrebbe valere per le stesse sardine a cui potrebbero essere ascritti comportamenti non meno rabbiosi. Ma non è questo il punto su cui vorrei soffermarmi. La lotta all’odio mi pare infatti nasconda qualche cosa. Mi pare che si soffermi solo sulla superficie del problema e che non vada a fondo, non si interroghi cioè sul contesto in cui nascono questi sentimenti. Partiamo da un dato: credere che esistano manifestazioni d’odio solo perché esistono dei partiti che le fomentano o perché stanno tornando in auge vecchie ideologie è falso.

Questo sentimento di cui tanto si parla ha delle precise ragioni sociali. Non ha niente a che fare col fascismo o col nazismo. Esso è assolutamente interno al nostro assetto economico, dominato dall’ideologia neoliberale e dunque dall’ideologia che ha promosso l’allentamento dei legami sociali ed affettivi, la disintermediazione politica e sindacale, l’atomizzazione della società e dunque la crisi dei valori comunitari ed affettivi. Vi ricordate Ronald Reagan?: “Bisogna affamare la bestia” è lo slogan che caratterizza questa nostra epoca neoliberale, e che è stato ripreso anche dalla sinistra. Tommaso Padoa-Schioppa, ministro dell’economia durante il secondo governo Prodi, con parole simili a quelle di Reagan diceva che occorreva rimettere gli italiani a “contatto diretto con la durezza del vivere”. Come ha descritto in maniera esemplare Onofrio Romano nel suo recente volume, “La libertà verticale”, a partire dagli anni Ottanta il neoliberismo ha destrutturato la società e flessibilizzato il lavoro per riavvicinare i cittadini, in passato protetti dal sistema del welfare state, a una condizione di crisi esistenziale e di precarietà allo scopo di riattivare nei singoli quelle energie che la protezione garantita dallo stato durante il trentennio glorioso aveva assopito. Il neoliberismo ha in questo modo rimesso i singoli cittadini nella condizione di dover tornare a dover lottare per fronteggiare i bisogni primari. Con il neoliberalismo, quello che prima sembrava scontato, un lavoro, una casa, delle protezioni sociali finisce. Si ritorna a dover lottare per sopravvivere.

Il neoliberismo ha in questo senso riportato i singoli a una condizione civile e umana più arretrata, verrebbe da dire più animale. Ha fatto riscoprire la “durezza del vivere”, ha “affamato la bestia”. È chiaro che in un contesto in cui l’essere umano viene ridotto a una bestia, in cui si ritorna cioè a uno stadio di darwinismo sociale le reazioni politiche non potranno che essere irrazionali, violente, cariche di odio, e questo è vero soprattutto per quelle fasce di popolazione che in passato hanno conosciuto la stabilità garantita dallo stato con il welfare state. Ecco che allora lottare contro l’odio è qualche cosa privo di senso, che non tocca la questione di fondo. Non solo, anche l’accostamento dei sentimenti che attraversano la società con l’ideologia fascista risulta totalmente fuorviante. Nasconde i veri responsabili della condizione attuale e cioè tutte quelle agenzie, quelle organizzazioni sovranazionali e quale associazioni culturali che hanno favorito l’avanzata neoliberale e che hanno permesso che gli stati si impoverissero sempre di più creando spaventose diseguaglianze ed eliminando dal discorso pubblico qualsiasi pensiero volto a riscoprire l’individuo dentro il collettivo.

Care sardine, se volete combattere l’odio dovete allora combattere contro il neoliberalismo e proporre una società diversa da quella attuale. In caso contrario non sarete altro che uno strumento di falsa coscienza del potere attuale.

di Paolo Desogus (Professore associato all’Università Sorbonne di Parigi)

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lodio_nella_societ_neoliberale_spiegato_alle_sardine/82_32176/

 

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