“Siano modificati dal governo italiano i decreti sicurezza”

I decreti sicurezza hanno generato una situazione di instabilità che sta cancellando la possibilità di un percorso di inclusione sostenibile.

AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA CHIEDE AL GOVERNO URGENTI MODIFICHE AI DECRETI SICUREZZA

I decreti sicurezza hanno generato una situazione di instabilità che sta cancellando la possibilità di un percorso di inclusione sostenibile
– L’Italia vive una fase di radicale trasformazione dei suoi sistemi di accoglienza e di inclusione dedicati ai richiedenti asilo e ai beneficiari di protezione internazionale che si manifesta nell’irrigidimento delle procedure di accoglienza, cancellazione della protezione umanitaria e nei tagli ai finanziamenti che influiscono drasticamente sulla possibilità di creare percorsi virtuosi di accoglienza.

– Oggi chi chiede asilo e i beneficiari, esclusi dal sistema di accoglienza, sono esposti a emarginazione sociale con un alto rischio di finire nelle maglie della criminalità.

 

I decreti sicurezza hanno peggiorato il sistema di accoglienza in Italia e stanno generando ghettizzazione e povertà, sia economica sia sociale. Una situazione da non sottovalutare perché sta provocando l’aumento di vittime dello sfruttamento lavorativo e delle attività criminali, come dimostrano i processi aperti.

Le nuove misure che escludono i richiedenti asilo dal sistema dell’accoglienza e l’abolizione della protezione umanitaria, oltre a complicare i processi di inclusione, privano molte persone di uno status legale favorendo di fatto la creazione di un contesto in cui diminuiscono le tutele e aumenta il rischio di marginalità sociale ed economica.

Questo il tema che Amnesty International Italia ha evidenziato oggi nel corso della presentazione del briefing “I sommersi dell’accoglienza”, curato dal ricercatore e sociologo Marco Omizzolo.

Sulla base del documento, che rivela le criticità del sistema italiano, Amnesty International Italia chiede al governo di applicare modifiche urgenti alla normativa vigente in materia di protezione internazionale e immigrazione:

– assicurare a tutte le persone che entrano in Italia l’esercizio reale del diritto fondamentale a chiedere protezione ed accoglienza;

– adottare misure per impedire ai beneficiari di protezione umanitaria di perdere il proprio status per evitare che precipitino in condizioni di marginalità e sfruttamento e divenire così preda di organizzazioni criminali. Allo stesso tempo si deve garantire la regolarizzazione per coloro che sono finiti in condizioni di illegalità per via degli effetti del cosiddetto Decreto sicurezza;

– consentire la registrazione anagrafica anche ai richiedenti asilo. Una misura determinante per garantire i diritti umani dei migranti;

– ristabilire servizi professionali nell’ambito del processo di accoglienza allo scopo di fornire percorsi di inclusione sociale ed economica reali e qualificati a tutti i richiedenti asilo e beneficiari.

“Gli effetti del Decreto legislativo 113/2018 si sono diffusi su ambiti diversi dell’accoglienza e dunque sulla vita complessiva dei migranti in Italia e in particolare dei richiedenti asilo portando a una progressiva marginalizzazione e precarizzazione del loro quotidiano nel paese”, ha affermato Marco Omizzolo, autore del briefing.

Con il taglio dei finanziamenti per i piccoli e i grandi centri dedicati alla prima accoglienza i servizi per l’inclusione non rientrano più tra le spese sostenibili. I nuovi bandi infatti non prevedono più la necessità di garantire l’insegnamento della lingua italiana, il supporto alla preparazione per l’audizione in Commissione Territoriale per la richiesta di asilo, la formazione professionale e la positiva gestione del tempo libero.

In sostanza con lo stesso provvedimento l‘assistenza sanitaria alla persona viene fortemente ridimensionata, con un crollo delle prestazioni minime richieste e del personale deputato al loro svolgimento.

I Centri di accoglienza collettiva subiscono un taglio dei finanziamenti pro die pro capite fino al 28 per cento, da 35 euro a 25,25 euro per le strutture in grado di accogliere tra i 51 e i 300 richiedenti asilo, mentre ancora più penalizzata risulta l’accoglienza diffusa con tagli fino al 39 per cento.

“Le misure previste hanno un impatto devastante sulla vita delle persone presenti sul territorio italiano, togliendo loro un’identità, trasformandole in fantasmi privandole di alloggio o di cure mediche. Oltre a non rappresentare la soluzione di alcun problema sono semplicemente disumane: sono necessarie modifiche sostanziali del decreto che riconoscano il diritto a una vita dignitosa e all’esercizio reale dei diritti fondamentali garantiti dai principi costituzionali e internazionali”, ha ribadito Gianni Rufini, direttore di Amnesty International Italia.

Il Decreto sicurezza impedisce inoltre l’accesso al sistema Siproimi (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) ai richiedenti asilo, una scelta che aumenta la possibilità che molte di queste persone rimangano nella sfera della prima accoglienza e quindi in situazione di particolare vulnerabilità (sanitaria e psicologica).

Con la nuova legge è stata abolita la protezione umanitaria, sostituita con cinque nuove tipologie di permesso di soggiorno (permesso per protezione speciale, calamità, cure mediche, atti di particolare valore civile e casi speciali). Pertanto numerosi individui che in precedenza sarebbero stati regolari si ritroverebbero in una condizione di illegalità e a rischio espulsione.

Amnesty International Italia ribadisce la necessità di un sistema di accoglienza ragionato e che non sia solo dettato da una politica orientata a bloccare donne, bambini e uomini che scappano da guerre, terrorismo e persecuzioni e che pone barriere di carattere amministrativo e legislativo che violano i diritti umani.

Roma, 22 gennaio 2020

 

Nota metodologica
Le informazioni raccolte nel briefing “I sommersi dell’accoglienza” provengono da fonti primarie e secondarie esaminate agosto e novembre 2019. Il ricercatore di Amnesty International ha raccolto 25 storie personali di beneficiari di protezione che mediante i relativi centri di accoglienza selezionati sono risultati già inclusi nel Paese.
Amnesty International ha inoltre svolto un’analisi quantitativa sui capitolati d’appalto ufficiali promulgati per la gestione dei centri di accoglienza in Italia.

 

Sharing - Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *