L’esperienza con i rifugiati mette in primo piano la vulnerabilità del corpo. Judith Butler, più di altri, ha mostrato come vulnerabilità significhi relazione in quanto esposizione all’altro.
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L’esperienza con i rifugiati mette in primo piano la vulnerabilità del corpo. Judith Butler, più di altri, ha mostrato come vulnerabilità significhi relazione in quanto esposizione all’altro. Si tratta di imparare ad accogliere la vulnerabilità. Significa, dal punto di vista della riflessione filosofica e politica ma anche dell’azione, andare alle radici del dominio, mettere in discussione nella vita di ogni giorno qualsiasi gerarchia, sessuale, razziale e classista. “È una strada tutta da percorrere, ma non è campata in aria – scrive Gian Andrea Franchi – È radicata nei nostri corpi…” (foto, squat a Bihac, Bosnia) |
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Annullare subito l’accordo criminale dell’Ue con Erdogan, sostenere i rifugiati in Siria, salvare vite umane nel Mediterraneo. Il grido di rabbia dei comboniani mentre esplode il Medio oriente |
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Abdulkarim aveva 22 anni, una moglie e quattro bambini. Pochi giorni fa è morto mentre dal lavoro tornava in bici in uno dei tanti centri “accoglienza” nascosti nelle periferie urbane. La sua morte non interessa media e amministrazioni locali |
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Magari c’è perfino qualcosa capace di farci crescere in questo virus |
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Viaggio di un migrante. Dalla Guinea Conakry all’Algeria, e ritorno |
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Ci sono numerose famiglie accoglienti in tutta Italia |
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Gioia Tauro: diario dalla clinica mobile di Medici per i diritti umani |
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Un cortometraggio a Nughedu Santa Vittoria, il paese che vuole vivere |
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