“Organizzarsi e mobilitarsi per far fronte all’emergenza COVID-19”

“Non aspettarsi la soluzione da autorità asservite ai capitalisti e agli speculatori, all’UE e alla NATO, al Vaticano e alle Organizzazioni Criminali”.

 

Dall’Agenzia Stampa del P.CARC

10/03/2020

 

Organizzarsi e mobilitarsi per far fronte all’emergenza COVID-19

Non aspettarsi la soluzione da autorità asservite ai capitalisti e agli speculatori, all’UE e alla NATO, al Vaticano e alle Organizzazioni Criminali

La salute degli operai vale più dei profitti dei capitalisti!

Chiudere temporaneamente le aziende che fanno produzioni non indispensabili, con garanzia di salario pieno per i lavoratori!

Adottare misure di sicurezza nelle aziende che serve tenere aperte: il virus si trasmette anche in catena di montaggio!

Organizzare squadre locali di lavoratori di aziende chiuse, studenti di scuole superiori e università, disoccupati, per dare informazioni, distribuire materiali di protezione individuale, consegnare cibo e medicine di base a chi non è autosufficiente, rilevare dati e segnalare urgenze, aiutare il personale sanitario!

Subito dopo che il 9 marzo Giuseppe Conte ha annunciato l’estensione della zona d’emergenza a tutto il paese, Confindustria ha rivendicato di aver fatto le dovute pressioni per influenzare il contenuto del Decreto ed evitare la chiusura delle aziende. Se ce ne fosse bisogno questa è l’ennesima dimostrazione della schizofrenia del governo e della classe dirigente italiana, la schizofrenia di chi a parole sostiene di voler tutelare la salute pubblica, ma nei fatti deve garantire il funzionamento delle aziende e con esso il profitto dei padroni.

Da settimane, fin dall’istituzione delle prime “zone rosse” era evidente che i lavoratori autonomi e le partite IVA erano “abbandonate a loro stesse” e la salute dei lavoratori dipendenti delle aziende capitaliste e pubbliche era sacrificata; da settimane covava nei reparti e negli stabilimenti di tutto il paese la preoccupazione. Preoccupazione per la salute e sconcerto per il fatto che i divieti di assembramento fossero invece fatti valere dalle aziende per vietare assemblee sindacali e dalle autorità per “sconsigliare” e dilazionare gli scioperi già proclamati nel settore pubblico.

Preoccupazione e sconcerto sono montati, stanno montando e gli operai hanno iniziato a mobilitarsi in vari modi azienda per azienda. Riportiamo di seguito una parziale ricostruzione delle iniziative di oggi, 10 marzo: dallo sciopero spontaneo alla FCA di Pomigliano, a quello convocato (per tutti i turni, dal 10 al 14 marzo compresi) dal Sindacato Operai Autorganizzati alla FCA di Termoli (guarda il video e leggi il documento di indizione), fino allo sciopero dell’USB Logistica alla Bartolini di Caorso (PC).

Si stanno inoltre moltiplicando da parte delle organizzazioni sindacali richieste di incontri e chiarimenti con autorità e istituzioni (citiamo per tutte quella del SI COBAS che, in caso di esito negativo dell’incontro, ha annunciato lo sciopero generale nazionale) e le iniziative di gruppi di operai che, azienda per azienda e sotto diverse sigle sindacali, prendono l’iniziativa di denunciare pubblicamente quello che sanno già tutti, ma che tutti fanno finta di non vedere: in fabbrica non ci sono i requisiti per lavorare in condizioni da tutelare la salute (vedi il comunicato della USB dell’AST di Terni in sostegno allo sciopero dei lavoratori Bartolini di Caorso o l’iniziativa degli RLS della Piaggio di Pontedera.

Nella giornata di ieri è stata la popolazione carceraria a insorgere contro le misure del governo e delle autorità (le rivolte continuano ancora oggi), oggi è iniziata a macchia di leopardo la ribellione nelle aziende capitaliste e pubbliche.

La classe dominante moltiplica gli appelli all’unità nazionale. Anche in una situazione di emergenza, e anzi soprattutto in una situazione di emergenza, dobbiamo tenere ben presente che “non siamo sulla stessa barca”, che gli interessi delle classi dominanti non coincidono con gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari. In una società divisa in classi di sfruttati e sfruttatori, di chi vive nel lusso senza lavorare o che, se lavora, non lo fa per vivere ma per accrescere la sua ricchezza e di chi non campa se non riesce a lavorare e anche lavorando fatica sempre più ad arrivare a fine mese, invocare il “bene comune” è un imbroglio (o nel migliore dei casi un’arretratezza). Che il Coronavirus sia una bolla di sapone o un pericolo concreto, è necessario respingere gli appelli e le manovre per l’“unità nazionale” e mettere al centro tutte le iniziative, le misure, le mobilitazioni per la tutela della salute, del lavoro, della sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie.

Prendere esempio ed estendere le iniziative che, in ordine sparso, operai e altri lavoratori hanno iniziato a prendere in varie parti d’Italia, mettendo al centro la difesa e la tutela della salute propria, dei propri compagni di lavoro e delle proprie famiglie.

Organizzarsi e mobilitarsi per

  • chiudere temporaneamente le aziende che fanno produzioni non indispensabili con garanzia di salario pieno per i lavoratori;
  • adottare misure di sicurezza nelle aziende che serve tenere aperte: il virus si trasmette anche in catena di montaggio;
  • formare squadre locali di lavoratori delle aziende chiuse, studenti di scuole superiori e università, disoccupati per dare informazioni, distribuire materiali di protezione individuale, consegnare cibo e medicine di base a chi non è autosufficiente, rilevare dati e segnalare urgenze, aiutare il personale sanitario!

Questa emergenza sanitaria ed economica è come una guerra: la classe dominante e le sue istituzioni la conducono combinando la promozione di un clima di “unità nazionale” intorno ad esse con l’incuria verso le masse popolari nel tentativo di impedire che queste ultime si organizzino e si mobilitino per prendere in mano le sorti del paese. Ogni organizzazione politica e sindacale, ogni organismo operaio e popolare, ogni circolo e associazione è in queste settimane posto di fronte a una scelta: sottostare ai diktat della borghesia, alle sue manovre e al suo sistema di potere, aspettare che la soluzione del problema arrivi dal governo, dai partiti di governo o di opposizione oppure mettersi a organizzare l’informazione e la mobilitazione dei lavoratori e delle masse in autonomia dal circo mediatico e contro la sua intossicazione, promuovere e sostenere le mobilitazioni dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati vecchi e dei nuovi creati dall’emergenza sanitaria, per il lavoro e il reddito (sostegno al reddito delle famiglie, “reddito di quarantena”, servizi sanitari di prevenzione e di cura, diritto all’informazione, ecc.).

Il Partito dei CARC sostiene chi denuncia le condizioni di lavoro imposte dai padroni e avvallate dal governo Conte 2 durante l’emergenza Covid-19, sostiene ogni iniziativa che i lavoratori e gli operai intraprendono al fine di garantire la propria salute!

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Clicca qui per essere costantemente aggiornato sulle mobilitazioni in corso à [in aggiornamento] Mobilitazioni in tutto il paese per fare fronte dal basso al COVID-19

 

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)

Via Tanaro, 7 – 20128 Milano – Tel/Fax 02.26306454

e-mail: carc@riseup.net – sito: www.carc.it

 

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