Due esemplari di lupo a caccia di prede nella zona di Torre Flavia a Ladispoli, altri invece si aggiravano a Marina di Palo, Cerveteri e nelle frazioni Cerenova e Due Casette. Negli ultimi giorni continuano le segnalazioni da parte dei cittadini di avvistamenti relativi ai lupi. La particolarità consiste appunto che gli animali – ospiti abitualmente presenti in montagna o comunque nelle aree boschive – sono stati visti in prossimità di spiagge. Si può parlare davvero di lupi puri in una città di mare?
Se per Palo e Cerveteri si tratterebbe di specie ibride o cani lupo, è a Torre Flavia che si stanno concentrando le maggiori ricerche per poterlo stabilire con precisione, tramite l’intervento del Comune e della Regione. Ci sono delle indagini in corso ma è molto probabile che gli animali immortalati in foto siano lupi.
Riccardo Manca, Vicepresidente degli Animalisti Italiani dichiara: “La popolazione dei lupi va attentamente monitorata e ricondotta nei suoi areali naturali, ma va affrontato e gestito in maniera non cruenta anche il fenomeno di ibridi e randagi.
Ricordiamo che il lupo è una specie protetta e anche se si avvicinano ai centri abitati non attaccano l’uomo; l’animale cerca infatti di non imbattersi in quello che è di fatto il suo principale nemico. Siamo noi umani ad aver invaso e distrutto il loro habitat e non il contrario. L’ antropizzazione costringe gli animali a doversi riadattare al territorio. La nostra presenza ha alterato un equilibrio tanto delicato quanto perfetto. Sta ora al nostro senso di responsabilità trovare le giuste misure per restituire la serenità a tutti: uomini e animali”.
“Ricordiamo che il lupo – conclude il Presidente Walter Caporale – è tutelato dalla Direttiva Habitat, che nell’allegato IV ne impone una protezione rigorosa. L’eventualità che si permetta di sparare ai lupi esporrebbe il nostro Paese all’apertura di una procedura d’infrazione da parte della Commissione europea con il rischio di un processo davanti alla Corte di Giustizia europea. Il massacro ‘legale’ dei lupi non può essere un metodo per la gestione dei conflitti tra la specie e le attività zootecniche“.
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