Esiste una correlazione tra allevamenti intensivi e pandemie. Occorre dire basta

“Arrivano segnali da ogni parte della Terra per dirci chiaramente che stiamo sbagliando: pensiamo al Polo Nord che si sta sciogliendo per le alte temperature, ai gravissimi incendi in Australia che portano allo sconvolgimento del biosistema, alla morte e futura estinzione di un numero altissimo di animali. Ora, riflettiamo anche su Sars, Mers e oggi sull’emergenza del nuovo Coronavirus che non a caso si manifesta mostrandoci il risultato delle scellerate azioni umane che hanno portato ad una società sempre più fondata sull’invasione/distruzione degli ecosistemi e sui grandi consumi basati sugli allevamenti intensivi. Questi ultimi sono veicolo di zoonosi e di trasmissione maggiore di virus, causa di epidemie o peggio ancora pandemie come quella da Covid-19” dichiara Walter Caporale, Presidente degli Animalisti Italiani.

I Coronavirus sono una famiglia di virus che attaccano l’apparato respiratorio identificati per la prima volta negli anni ’60. Sono responsabili di malattie caratterizzate da diverso livello di gravità: da comuni forme di raffreddore a sindromi respiratorie complesse. Virus, batteri e altri microrganismi che nella maggior parte dei casi sono innocui, se non addirittura essenziali per gli ecosistemi e l’uomo, negli ultimi vent’anni invece sono stati causa di epidemie globali e non sembra essere differente il caso Covid-19, la malattia dovuta alla diffusione del virus Sars-CoV-2 che medici e scienziati di tutto il mondo stanno ancora studiando per capire come debellarlo.

L’emergenza sanitaria globale che stiamo vivendo è chiaramente anche la conseguenza del nostro impatto sulla natura, il legame tra pandemie e perdita di biodiversità è strettissimo perché distruzione di habitat e di biodiversità provocata dall’uomo rompe gli equilibri ecologici in grado di contrastare i microrganismi responsabili di alcune malattie e crea condizioni favorevoli alla loro diffusione, generando malattie che hanno un forte impatto, oltre che sulla salute delle persone, anche sull’economia e sui rapporti sociali.

Ad oggi non sappiamo ancora esattamente quale sia stata l’origine coronavirus, ma è molto probabile che dietro la sua diffusione si nasconda anche il commercio legale e illegale di animali selvatici vivi, comprovato veicolo di vecchie e nuove zoonosi. Stando ai dati forniti si sarebbe diffuso nel mercato degli animali della città di Wuhan in Cina dove si vende appunto carne cruda di un’infinita lista di animali selvatici.

La soluzione viene semplicemente dal buon senso: osserviamo i segnali che ci manda la terra, rispettiamo la “Casa-Comune”, aboliamo i comportamenti alimentari scorretti e rischiosi per la salute umana che costituiscono sistemi di vera crudeltà verso gli animali.

Per prevenire queste pandemie bisogna evitare di allevare animali: perché l’allevamento comporta imbottirli di farmaci, diffondersi di malattie e virus, inquinamento dell’aria e dell’acqua e non meno importante, sofferenza inutile. Gli animali non sono fatti per vivere negli allevamenti, la loro natura, il loro DNA, ci dicono che dovrebbero vivere liberi e non schiavi. Quale altra pandemia dobbiamo aspettare per cambiare le nostre abitudini alimentari? Riflettiamo adesso, agiamo ora!

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