“Le indicazioni dal Decreto Cura Italia sono ignorate in molte scuole della Provincia di Bologna”

Il decreto legge n. 8 del 17 marzo 2020, ha dato ai dirigenti scolastici l’indicazione precisa di tenere le scuole fisicamente chiuse ma virtualmente aperte. L’apertura fisica deve rimanere limitata solo alle attività indifferibili, come ribadito nella successiva nota di chiarimento 392 del 18 Marzo
I plessi scolastici tenuti ancora formalmente aperti, ma che non ospitano strutture amministrative essenziali per il funzionamento dell’amministrazione dovranno pertanto essere chiusi, mentre, per il plesso principale, ovvero la sede presso la quale sono svolte le attività amministrativo-contabili indispensabili al funzionamento dell’istituzione scolastica, l’apertura deve essere limitata alle esigenze indifferibili e il cui svolgimento non può essere effettuato in forma agile. [ Nota M.I. 18.03.2020 n. 392]
Ci saremmo aspettati dai dirigenti un impegno convinto a fare la propria parte in modo rapido ed efficiente, invece ciò in molte scuole non è accaduto e diversi dirigenti hanno addirittura espresso pubblicamente l’intenzione di ignorare le indicazioni previste dall’ultimo decreto. Sul Corriere di Bologna del 18 Marzo è apparso un articolo dal titolo sorprendente, “I presidi resistono: teniamo aperti i nostri istituti”, quasi si trattasse di operatori sanitari e medici che combattono giorno e notte. Nella situazione attuale non sembrano davvero opportuni atteggiamenti autocentrati e autocelebrativi nel mondo della scuola. La scuola non è certamente la prima linea in questo momento, fa però ciò che può soprattutto attraverso il lavoro silenzioso e appassionato di migliaia di docenti attivatisi autonomamente, senza clamore, per mantenere in vita – seppure a distanza – un fondamentale presidio sociale e civile.
Vorremmo davvero sapere quali sarebbero queste attività indifferibili che impongono ai dirigenti di mantenere le scuole aperte tutti i giorni e talvolta anche il pomeriggio, rendendo necessario lo spostamento del personale Ata per raggiungere la scuola di servizio; quando ovunque si raccomanda il contrario fino ad ipotizzare misure ancora più drastiche di interruzione di ogni attività e spostamento. Tra le motivazioni più assurde leggiamo che non sarebbero più in grado di coordinare le attività didattiche a distanza (Ma davvero pensate che sia così necessario? E non siete in grado di farlo da casa?), che ci sono docenti che svolgono le attività a distanza dalla sede (Ancora? Dopo un mese non siete riusciti a trovare una soluzione? E questo provocando ulteriori spostamenti?) oppure semplicemente che testardamente si vuole restare fino ad un esplicito divieto (per fortuna la maggioranza della popolazione si sta comportando in modo diverso e più responsabile). Mentre si susseguono inviti a limitare drasticamente gli spostamenti di qualsiasi tipo se non strettamente necessari riteniamo ingiustificabile il comportamento dei suddetti dirigenti, che per primi avrebbero il dovere di adempiere alle regole di condotta imposte a tutta la cittadinanza. L’efficienza dell’amministrazione si misura nella capacità di perseguire gli obiettivi comuni indicati dai decreti di emergenza, fino ad arrivare se possibile alla chiusura fisica delle scuole, che fortunatamente alcuni hanno già disposto.
Forse è necessario ricordare quanto espresso nella nota 323 del 10 Marzo,
“(Tutte le misure adottate dal governo) perseguono l’obiettivo di limitare allo stretto necessario lo spostamento delle persone al fine di contenere la diffusione dell’epidemia Covid-19. Per cui ogni accortezza che si indirizzi in questa direzione non solo è lecita e legittima, ma è anzi doverosa”.

Considerando, infine, le ulteriori misure restrittive annunciate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in attesa di pubblicazione, riteniamo non sia questo il tempo delle smanie di protagonismo e di autocompiacimento narcisistico.

C’è qualcosa di più importante e riguarda tutte e tutti.

COBAS SCUOLA BOLOGNA

 

Allegato al comunicato – Richiesta al Prefetto

 

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