Piccola riflessione contro la facile ricerca di capri espiatori per il collasso della civiltà del malsviluppo
Di Alfonso Navarra
Premessa: conosci il “nemico”
“Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia.”
Questa e’ una citazione tratta da “L’arte della guerra” di Sun Tzu. Riferita alla “lotta” contro il Coronavirus mutato della pandemia in corso ci porta subito alle seguenti considerazioni. Gia’ questo “nemico” lo conosciamo poco, anzi per nulla: saremmo proprio fritti se andassimo a equivocare sin da subito sulle sue origini e la sua natura partendo non da dati scientifici ma da speculazioni fantasiose su chi possa averlo messo in circolazione con una manipolazione genetica. Che e’ a ben vedere una operazione rassicurante: una entità umana, per quanto perversa, controlla questo “nemico” e lo usa come arma per vincere una sua guerra: quindi lo gestisce in modo razionale e ha gia’ i mezzi per difendersene (il vaccino nel cassetto?). Da un certo punto di vista, magari fosse cosi’! A nemico chiaro, soluzione semplice…
Non e’ che la guerra biologica, al pari di altre diavolerie, armi atomiche in primis, non sia coltivata dalle potenze militari ovviamente nell’ufficialità per “scopi difensivi”, visto che tali armi sono proibite per il diritto internazionale. Ma, per quelle che sono le conoscenze di cui disponiamo, e anche facendo un ragionamento di buon senso, oggi non ha nessun senso strategico sostenere che il tipo di coronavirus mutato oggi in circolazione, e causa della covid19, sia stato creato in provetta. E meno che mai che – tanto per cambiare – gli “americani”, i “cattivi imperialisti”, lo abbiano volontariamente buttato tra i piedi dei cinesi, per mettere a terra la potenza avversaria, guarda caso proprio a Wuhan, dove esiste il più importante centro di ricerca biologico in Cina, tra l’altro collegato alla Organizzazione Mondiale della Sanita’. Un minimo di frequentazione dei manuali di geopolitica e di strategia ce lo può ribadire: una grande potenza non attacca un’altra grande potenza con un’arma biologica: poco ma sicuro. Nemmeno se avesse gia’ il famoso vaccino in tasca per evitare diffusioni boomerang degli agenti patogeni che ha sparso. Una grande potenza non commette un atto di guerra grave contro un’altra grande potenza con piccoli sotterfugi sperando di farla franca a gratis. Ha tanti altri modi molto piu’ razionali e diretti per perseguire le sue mire egemoniche. Perché produrre degli effetti distruttivi dubbi o scarsi, quando non, appunto, boomerang, per ottenere in cambio quasi certo che la controparte attui una ritorsione sicura, più intelligente e efficace? L’arma biologica, allo stadio attuale della nostra evoluzione tecnologica, e’ del tutto fallimentare dal punto di vista bellico, in quanto a tutt’oggi inaffidabile, ed e’ buona essenzialmente come spauracchio per contribuire a veicolare una strategia di militarizzazione della sfera pubblica (spesso collegata ai profitti delle grandi aziende tecno-farmaceutiche).
In altra sede ci soffermeremo più ampiamente su questo tipo di ragionamenti logico-strategici, che nascono, ripetiamolo, anche dalla conoscenza, sommaria ma sufficiente, delle linee di impiego strategiche delle armi batteriologiche, spacciate come difesa dalle medesime.
Il parere dei tecnici: il virus non e’ stato creato in laboratorio
Se si parte invece dall’esame di dati più tecnici, pare che anche su questo versante potremmo chiudere senza grandi dubbi la discussione. L’ipotesi dell’origine naturale del ceppo virale che ha condotto all’attuale pandemia sarebbe stata appena confermata in modo definitivo nel momento in cui scriviamo. Il coronavirus, secondo uno studio pubblicato su Nature Medicine, avrebbe infatti nel suo tracciato costitutivo chiare prove che ne attesterebbero la derivazione dai ceppi virali simili precedentemente identificati.(L’articolo al link: https://www.nature.com/articles/s41591-020-0820-9?fbclid=IwAR0ckHMFWkkxVzgRtyqzbHrFYMg8heqAoAuPPd5nws9dYByiwlFm23UpFPE)
Siccome non siamo esperti del ramo, e non possiamo improvvisarci tali su due piedi (anche se da decenni bazzichiamo nell’attivismo disarmista che, con esperti critici, Gianni Tamino tanto per fare un nome, sue competenze critiche ne ha sviluppate) forse, come fa il Bullettin of Atomic Scientists americano, possiamo ancora concedere qualche spiraglio a favore della tesi dell’incidente – in Cina, non negli USA! – su un lavoro comunque sporco, anche se non collegato alla preparazione di armi da guerra biologiche.
Sul versante del “virus cinese”, come lo definisce Trump, sui social ora impazza un vecchio servizio del TG Leonardo su esperimenti in Cina. Il 16 novembre 2015 Maurizio Menicucci da’ la notizia di una “chimera” realizzata a Wuhan.
“Un gruppo di studio ha prodotto un organismo modificato innestando una proteina superficiale di un coronavirus trovato nei pipistrelli su un virus che provoca la SARS, la polmonite acuta, anche se in forma non mortale, nei topi”. “Si sospettava – prosegue Menicucci – che la proteina potesse rendere l’ibrido adatto a colpire l’uomo e l’esperimento lo ha confermato. Ed e’ proprio questa molecola detta Shco14 che permette al coronavirus di attaccarsi alle nostre cellule respiratorie scatenando la sindrome. Secondo i ricercatori l’organismo, quello originale e a maggior ragione quello ingegnerizzato, puo’ contagiare l’uomo direttamente dai pipistrelli senza passare da una specie intermedia come il topo. Ed e’ appunto questa eventualita’ a sollevare molte polemiche”.
Il servizio del 2015 rappresenta una occasione ghiotta per i vari Napalm51 che non vi e’ dubbio se ne abbevereranno a lungo. Nonostante la risposta immediata della stessa RAI: “Il servizio andato in onda sulla rubrica Leonardo e’ tratto da una pubblicazione della rivista Nature. E proprio tre giorni fa la stessa rivista ha chiarito che il virus di cui parla il servizio, creato in laboratorio, non ha alcuna relazione con il virus naturale Covid19”. Parole ribadite a Rainews24 dal professor Enrico Bucci, epidemiologo e docente alla Templey University (USA): “Il Covid19 non e’ lo stesso virus creato in laboratorio dai cinesi nel 2015. Il virus del 2015 non aveva capacita’ epidemica. Inoltre e’ indubbio che il Covid19 non e’ stato creato in laboratorio ma e’ frutto di una selezione naturale”.
Altra smentita e’ quella del virologo Roberto Burloni che su Twitter scrive: “L’ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo”. (Si vada su: https://www.agi.it/cronaca/news/2020-03-25/coronavirus-tg-leonardo-7861064/)
Passando a Repubblica del 26 marzo 2020, nella rubrica “Vero o Falso”, dedicata alle fake news, Riccardo Luna cita il professor Burioni: “Chiunque sappia di filogenesi virale e sappia quindi interpretare un albero di analisi comparativo puo’ escludere che il virus che circola sia derivato da un esperimento”.
Sul Corriere della Sera della stessa data di giovedì 26 marzo 2020 troviamo le ulteriori spiegazioni della curatrice del TGR Leonardo Silvia Rosa Brusin: “Il pezzo del 2015 si riferiva ad un esperimento fatto con fondi americani e cinesi che avrebbe dovuto essere un avvertimento per il mondo. Tra i due virus non c’e’ parentela”. Quindi si fa intervenire Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità : ”Tutti i gruppi di ricerca scientifica internazionali hanno condiviso le sequenze genetiche dei ceppi isolati e non e’ mai stato ipotizzato lo scenario (della mano dell’uomo)”. E sempre in riferimento allo studio di Nature Medicine del 17 marzo: “Proprio per ricostruire la storia (del nuovo virus che sta sconvolgendo il mondo) i ricercatori insistono che sarà fondamentale identificare l’ospite intermedio tra il pipistrello e l’uomo… Non vengono ritenute plausibili le ipotesi che a fare da ospite intermedio siano stati il serpente e il pangolino. Il veicolo della SARS sembra sia stato lo zibetto. Quello della MERS, altra polmonite da coronavirus diffusa nella penisola arabica, il cammello”. E sempre sulla stessa pagina del Corriere si riferisce la presa di posizione della rivista ScitechDaily a firma dello Scrips Institute di Virologia. Il titolo dice tutto: “Nessuna evidenza che il coronavirus di covid19 sia il risultato dell’ingegneria genetica di laboratorio. L’epidemia ha una origine naturale”.
L’ipotesi dell’incidente nel laboratorio cinese
Su il Fatto Quotidiano del 27 marzo 2020, con un articolo a firma di Laura Margottini, si riportano i dubbi del Bullettin of Atomis Scientists sulla sicurezza del sito scientifico di Wuhan.
Il Bullettin, con l’esperto Richard Ebright, concorda con i massimi esperti internazionali di biosicurezza che SARSCOV2 non sia stato manipolato in laboratorio allo scopo di creare un’arma biologica, ma non esclude la fuoriuscita accidentale da materiale organico mal gestito.
A Wuhan i centri di ricerca hanno un basso livello di sicurezza: BSL-2 non BSL-4 (la definizione dei livelli e’ stata messa a punto dal CDC di Atlanta).
Non sarebbero quindi adeguati ai rischi che con i loro esperimenti stanno correndo.
Leggiamo quanto scrive la Margottini:
“L’articolo di Nature Medicine, sostiene Ebright, offre una base solida per escludere che il virus sia stato creato di proposito in laboratorio, ma non puo’ altrettanto escludere che un progenitore del SARSCOV2 sia stato fatto evolvere su cellule umane nel tempo e che possa essere sfuggito nell’ambiente a causa di un incidente”.
Infine la Margottini cita Thomas Gallagher, virologo alla Loyola University di Chicago, che invece respinge l’idea che la pandemia potrebbe avere origine da un incidente di laboratorio.
“Gli autori dello studio di Nature sostengono che la SARSCOV2 e’ nata negli animali, non in un laboratorio di ricerca. E l’ipotesi che sia fuoriuscito da un laboratorio e’ indifendibile”.
La Margottini conclude: “L’argomento non può essere considerato chiuso senza ulteriori approfondimenti. Tracciare l’origine dell’epidemia e’ importante tanto quanto trovare cure e vaccini contro il Covid19”.
(Si vada su:
Aggiungiamo noi: al limite, anche se questo disgraziato evento dello scienziato cinese che inciampando “alla Fantozzi o alla Crozza” avesse fatto cadere e rompere una provetta con il virus fosse avvenuto, bisognerebbe pur sempre prendere atto che qualche folle della nostra specie, al servizio della logica della potenza, ha soggiaciuto ad un impulso di presunzione e onnipotenza, al punto da avviare una mirata contaminazione sui suoi simili. Una operazione (americana o cinese o di quanti altri: importa davvero?) che sarebbe con ogni evidenza sfuggita dal controllo dei fautori e della quale la natura si e’ appropriata per dare a tutti gli esseri umani una sonora lezione. E succede come sempre che a farne le spese sono e saranno i più deboli e meno colpevoli rispetto a chi ha volontariamente innescato il meccanismo…
La vendetta di Gaia
Pensiamo che si debba finirla con la ricerca di facili capri espiatori siano essi cinesi, americani, o quanti altri. Per un motivo semplicissimo: gli untori, in un certo senso, siamo tutti noi! Con responsabilità differenziate, e’ ovvio, perché l’élite dell’1% ha organizzato il sistema e ne gode (si fa per dire: l’alienazione dell’egocentrismo lascia sempre l’amaro in bocca di appagamenti vuoti) i principali vantaggi. Ma i piu’ oggi guardano ad essa, con il consumismo praticato e desiderato, come a un modello culturale da imitare. L’equipaggio non si ammutina ed anzi guarda con ammirazione i comandanti condividendo i loro valori.
Persino i poveri che vivono sotto i ponti, per lo più, hanno lo stesso sogno di felicità di un Berlusconi!
Le eccezioni al momento sono minoritarie ed anche con le idee abbastanza confuse. Almeno cosi’ mi appare la situazione (e spero che il mio pessimismo sia presto smentito).
Siamo quindi noi che , al timone della barca, come equipaggio di supporto o nella stiva come rematori, stiamo attaccando gli equilibri dell’ecosistema che ci ha creati (ecco il concetto della terrestrita’ sviluppato come formula originale dal sottoscritto sulla base di una idea originaria di Edgar Morin) e che quindi dobbiamo a questo punto aspettarci la logica e spietata risposta di Gaia per ripristinarli. Non come espressione di una volontà deliberata ma perché i sistemi tendono spontaneamente a mantenere il loro equilibrio.
La relazione tra la pandemia e le profonde trasformazioni che il Pianeta sta subendo sono l’oggetto di una intervista rilasciata dal professor Gianni Tamino sul Manifesto del 26 marzo 2020.Titolo: “Il virus e’ la malattia del pianeta stressato”. Gianni Tamino e’ docente di biologia generale all’università di Padova. Tamino e’ un sostenitore della “decrescita” e lo si capisce chiaramente dalle risposte che da’ all’intervistatore Francesco Bilotta.(L’intervista di Francesco Bilotta a Gianni Tamino si trova al link: https://ilmanifesto.it/il-virus-e-la-malattia-del-pianeta-stressato/)
In breve, secondo Gianni Tamino, bisogna pensare al Covid19 come a “una reazione allo stato di stress che abbiamo causato al pianeta… Per arginare (questa e le) future epidemie dobbiamo modificare il nostro rapporto con l’ambiente, ma anche potenziare le strutture sanitarie pubbliche che vengono smantellate in tutti i paesi”.
La soluzione e’ ancorata alla terrestrita’
Come ci suggeriscono le spiegazioni di Gianni Tamino, quando pensiamo all’emergenza sanitaria da Covid19 non dovremmo rifarci principalmente alle beghe geopolitiche, alla caccia all’untore cinese o americano, a chi sta meglio e furbescamente manovrando sporco per soggiogare il mondo. Dovremmo invece soffermarci e meditare sulle varie emergenze ecologiche, sull’intreccio tra emergenza climatica e nucleare nel loro rapporto con la disuguaglianza sociale. Tutte queste emergenze sono radicate in un modello sociale guidato da una visione del mondo meccanicistica, militaristica, antropocentrica in cui l’essere umano si colloca da dominatore separato rispetto alla comunita’ dei viventi e in cui si persegue una accumulazione senza limiti di potere e di ricchezza.
Le infezioni passano dagli animali all’uomo perché devastiamo e distruggiamo l’habitat delle specie selvatiche, sconvolgendo l’equilibrio tra gli animali e i micro-organismi come i batteri e i virus.
La stabilita’ ecologica globale del pianeta: questa e’ la condizione che dobbiamo ripristinare se vogliamo veramente uscire anche dall’emergenza sanitaria contrapponendo alla globalizzazione, appunto, la terrestrita’. Che significa comunicazione universale ma ritorno al locale delle attività produttive e di consumo rese ecologicamente compatibili: cosi’ si tutela la salute e si riduce l’impronta ecologica lasciando spazio alla diversità di specie, culture ed economie.
Si pensi al solo settore agro-alimentare come lo inquadra l’ecofemminista Vandana Shiva e a come lei proponga delle soluzioni all’insegna del rispetto della Madre Terra, cui l’uomo appartiene: “La crisi del coronavirus deve diventare l’occasione per fermare i processi che minano la nostra salute e quella del pianeta e per avviare invece un processo che le rigeneri entrambe”. (Vandana Shiva sul Manifesto del 26 marzo 2020: Sistema malato, la lezione del coronavirus. Articolo rinvenibile alla URL: https://ilmanifesto.it/sistema-malato-la-lezione-del-coronavirus/).
E’ quanto proponiamo da disarmisti esigenti, convinti che disarmo, ecologia e giustizia sociale siano un’unica lotta internazionale.
http://www.disarmistiesigenti.org/2020/03/23/nuovo-virus-non-nasce-in-laboratorio/