[Resistenza] Dal 25 Aprile al 1° Maggio una settimana di mobilitazioni unitarie, capillari e diffuse

Appello per una Settimana Rossa

Dal 25 Aprile al 1° Maggio una settimana di mobilitazioni unitarie, capillari e diffuse

– CONTRO il governo della guerra e della sudditanza alla UE e alla NATO, dello smantellamento delle aziende, della privatizzazione dei servizi pubblici, del carovita e dell’eliminazione del Reddito di Cittadinanza, dei rigassificatori e della devastazione ambientale, delle stragi di migranti, della repressione, della mano libera alle organizzazioni fasciste

– PER “la pace, il pane e la libertà”, per estendere i servizi pubblici e gestirli in funzione delle esigenze delle masse, per tutelare e migliorare l’ambiente in cui viviamo, per liberare il nostro paese da sfruttatori e oppressori, per un sistema di relazioni sociali corrispondente alle esigenze delle masse popolari, democratico ed ecocompatibile.

Facciamo appello ai partiti e alle organizzazioni comuniste, alle forze anti Larghe Intese, alle organizzazioni sindacali combattive, ai comitati contro la guerra, alle reti contro la crisi climatica e ambientale, agli organismi operai e agli organismi popolari, alle Sezioni dell’Anpi e ai circoli Arci: una settimana di mobilitazione coordinata contro il programma comune delle Larghe Intese e per il programma comune delle masse popolari.

Contro la guerra e l’invio di armi all’Ucraina, contro le spese militari che succhiano soldi alla sanità pubblica, contro la privatizzazione della sanità, dell’acqua e contro le grandi opere speculative, per la difesa dei posti di lavoro esistenti, contro chiusure e delocalizzazioni. Da Ghedi a Niscemi, da Campi Bisenzio a Napoli, dal porto di Genova all’Ilva di Taranto: ognuno metta il suo pezzo e le sue parole d’ordine.

Dalle manifestazioni del 25 Aprile a quelle del 1° Maggio e oltre: organizziamo iniziative comuni nelle città, nelle piazze, nelle scuole, di fronte agli ospedali e sotto le carceri, sotto le ambasciate USA e davanti alle basi NATO, di fronte alle aziende, sotto i tribunali e le prefetture.

Il contesto

L’installazione del governo Meloni ha consentito ai nostalgici più o meno palesi del Ventennio fascista di occupare cariche istituzionali di rilievo: Presidenza di Camera e Senato, ministeri, segretariati e sottosegretariati.

Non è la prima volta che accade nel nostro paese, basta ricordare il contributo allo sdoganamento “dei fascisti” dato da Berlusconi, oppure il contributo al revisionismo storico dato dal Centro-sinistra, a partire da Violante che per primo introdusse lo sdoganamento dei “ragazzi di Salò” nella narrazione pubblica.

Il governo Meloni è ossequioso continuatore del programma conosciuto come “agenda Draghi”, per attuarlo si giova del contributo dei nostalgici più o meno palesi del Ventennio fascista insieme a quello di razzisti, questurini e reazionari di vario genere e tipo.

La conseguenza è che le misure di lacrime e sangue per le masse popolari che il governo Meloni promuove in perfetta continuità con i governi delle Larghe Intese precedenti, sono accompagnate da iniziative e dichiarazioni dei nostalgici del Ventennio: dall’anticomunismo di Valditara alla gelida, ma veritiera, ricostruzione della strage di Cutro fatta da Piantedosi (al di là dell’ipocrisia, quello che ha detto Piantedosi lo pensa tutta la classe dominante del nostro paese: lo dimostrano i fatti) fino alle “gaffes” di Meloni sulla strage nazifascista delle Fosse Ardeatine (“sono stati uccisi perché italiani”) e di La Russa sull’attacco partigiano contro le forze di occupazione naziste in via Rasella (“il reggimento Bozen era un gruppo di pensionati della banda musicale”).

A queste iniziative e dichiarazioni si aggrappano il PD e i suoi cespugli per dispiegare una strumentale propaganda tipica dell’antifascismo padronale. Cioè il polo PD delle Larghe Intese si aggrappa a queste ignobili iniziative e dichiarazioni per accreditarsi come “oppositore” del governo Meloni e in questo modo cercare di contenere l’emorragia di voti e iscritti.

Qualcosa di già visto

L’elezione di Elly Schlein alla segreteria del PD è stato l’esperimento di laboratorio che le Larghe Intese hanno già provato varie volte: caricare di enfasi questo o quel personaggio, descriverne caratteristiche inventate e investirlo del compito di salvare il paese. Nel caso di Elly Schlein la caratteristica inventata è che sia di sinistra e la parte che deve recitare è quella di “argine alla destra becera e razzista di Meloni e soci” e di “paladina dei diritti”.

Dal canto suo Elly Schlein è già entrata nel personaggio. Replica sdegnata alle dichiarazioni dei nostalgici del Ventennio e va nelle piazze che protestano contro il divieto di registrare i figli delle coppie omogenitoriali. Ma sul sostegno dell’Italia alla guerra della NATO contro la Federazione Russa è perfettamente d’accordo con il governo Meloni. Sull’invio di armi in Ucraina, anche. Sul “non possiamo fare niente contro il carovita” e sullo smantellamento dell’apparato produttivo del nostro paese, pure. Come su tante altre cose: dalla privatizzazione della sanità alle speculazioni che devastano l’ambiente.

Qualcosa di già visto, insomma: il Centro-sinistra che fa opposizione al Centro-destra mentre collaborano contro i lavoratori e le masse popolari. Come i ladri di Pisa: litigano di giorno e vanno a rubare insieme di notte!

E di già visto ci sarà, a breve, il tentativo del polo PD di usurpare le mobilitazioni del 25 Aprile e del 1° Maggio: con gli appelli a contrastare la destra becera, razzista e nostalgica del Ventennio, cercheranno di manovrarle e deviarle verso un “antifascismo”, una “opposizione alla destra” e una “difesa dei diritti” che mettono insieme sfruttatori e sfruttati, oppressori e oppressi e quindi portano solo acqua al mulino della classe dominante e al suo programma comune di guerra, miseria, devastazione ambientale e repressione. Parleranno di pace, di Liberazione e di Resistenza, di diritto al lavoro e di diritti dei lavoratori, ma intendono NATO, guerra e corsa agli armamenti, sfruttamento, precarietà e mano libera ai padroni.

Per ottenere risultati mai visti prima, bisogna fare cose mai fatte prima

Al netto delle barricate di cartone che il polo PD delle Larghe Intese alza contro il governo Meloni, la verità è che le Larghe Intese attuano lo stesso programma, sia che governi un polo, sia che governi l’altro. Sia che il loro governo passi dalle elezioni, come quello Meloni, sia che venga nominato dall’alto, come i governi Monti e Draghi.

La verità è che il corso disastroso che le Larghe Intese stanno imponendo al paese può essere cambiato solo dalla mobilitazione delle masse popolari organizzate, dagli organismi operai e popolari che si coordinano e prendono l’iniziativa e la tengono nelle loro mani.

È il passo che la situazione impone, è ciò che bisogna fare e che è possibile fare.

Una Settimana Rossa di mobilitazione

Facciamo appello ai partiti e alle organizzazioni e alle organizzazioni comuniste, alle forze anti Larghe Intese, alle organizzazioni sindacali combattive, ai comitati contro la guerra, alle reti contro la crisi climatica e ambientale, agli organismi operai e agli organismi popolari, alle Sezioni dell’Anpi e ai circoli Arci: una settimana di mobilitazione coordinata sui territori contro il programma comune delle Larghe Intese e per il programma comune delle masse popolari.

Contro la guerra e l’invio di armi all’Ucraina, contro le spese militari che succhiano soldi alla sanità pubblica, contro la privatizzazione della sanità, dell’acqua e contro le grandi opere speculative, per la difesa dei posti di lavoro esistenti, contro chiusure e delocalizzazioni. Da Ghedi a Niscemi, da Campi Bisenzio a Napoli, dal porto di Genova all’Ilva di Taranto: ognuno metta il suo pezzo e le sue parole d’ordine.

Dalle manifestazioni del 25 Aprile a quelle del 1° Maggio e oltre: organizziamo iniziative nelle città, nelle piazze, nelle scuole, di fronte agli ospedali e sotto le carceri, sotto le ambasciate USA e davanti alle basi NATO, di fronte alle aziende, sotto i tribunali e le prefetture.

Tre concezioni da contrastare

Dal basso, da quanto c’è di già organizzato, è possibile promuovere un superiore coordinamento e alimentare la mobilitazione delle masse popolari. Ci sono tre concezioni che bisogna contrastare perché sono un ostacolo.

La prima è la sfiducia di riuscire. Le difficoltà ci sono, ma siamo in una situazione straordinariamente grave e bisogna fare cose straordinarie per farvi fronte. Una mobilitazione coordinata, capillare e ampia è possibile se chi la promuove è deciso a combattere la sfiducia e lo scetticismo.

La seconda è l’autoreferenzialità. Le “manifestazioni alternative” (ad esempio “non andiamo nelle piazze dove c’è il PD”) permettono al PD di avere campo libero nelle sue manovre di strumentalizzazione dei sentimenti antifascisti delle masse popolari. Non solo, chi è davvero alternativo al PD deve contendergli l’influenza e quanto gli rimane di prestigio fra le masse popolari. Sono i partiti e le organizzazioni anti Larghe Intese che devono prendere la testa di quelle mobilitazioni, sono i sindacati combattivi, le reti e i movimenti… anche avvalendosi degli appelli che il PD e suoi cespugli lanciano per presentarsi “di sinistra” e “antifascisti”.

La terza è il settarismo. Ci sono mille differenze ideologiche e politiche fra gli organismi che compongono il variegato – non a caso variegato – fronte anti Larghe Intese. Quelle differenze non vanno nascoste, vanno anzi trattate apertamente e sottoposte alla discussione. Ma quelle differenze non devono ostacolare l’unità d’azione.

Avanti uniti!

Per la pace. Cioè per sottrarre il nostro paese dal giogo della NATO e della UE.

Per il pane. Cioè per assicurare a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso.

Per la libertà. Cioè per rompere il sistema politico delle Larghe Intese e per il protagonismo delle masse popolari organizzate.

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 – 20128 Milano – Tel/Fax 02.26306454
e-mail: carc@riseup.net – sito: www.carc.it
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