Abbiamo bisogno non solo di rifiutare la metafora della guerra utilizzata per contrastare il virus, ma di cercare e affinare linguaggi che ci permettano di vivere con intensità e pensare con profondità questo tempo.
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Abbiamo bisogno non solo di rifiutare la metafora della guerra utilizzata per contrastare il virus, ma di cercare e affinare linguaggi che ci permettano di vivere con intensità e pensare con profondità questo tempo. Scrive Franco Lorenzoni: “Nessuno avrebbe immaginato, solo due anni fa, che la cocciuta coerenza di una ragazza quindicenne avrebbe potuto scatenare una protesta giovanile mondiale per il clima, che non ha ancora prodotto risultati ma ha scosso le coscienze, ricordandoci quanto sia necessario rivedere la categoria dell’impossibile. Solo allargando il nostro immaginario e cimentandoci in un cambio radicale di paradigma possiamo ritrovare le radici della speranza” |
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Quando il virus del terrore dilaga fino al divieto di tenersi per mano, quando riesce a umiliare la dignità della vita e della morte avvicinandole soltanto nella solitudine e quando, infine, con il distanziamento, annichilisce le relazioni sociali del mondo intero fino a farci sembrare poco più che comparse di un B-movie, non possiamo che cercare un altrove. Un altrove capace di nutrire il solo principio utile in questi atterriti scenari, quello della speranza. Non lo troveremo, naturalmente, nelle miserabili metafore di guerra né nell’ansia sgomenta che insegue l’illusione di assolute sicurezze. Lo stato di eccezione che divora simulacri di consunta democrazia e si fa atterrita normalità nella detenzione domiciliare mondiale induce, piuttosto, a cercare tracce di resistenza e ribellione nella memoria. In quella memoria, in particolare, che racconta il recupero della libertà di movimento: da un qui a un possibile altrove, da una terra all’altra. Per questo, nel pieno della tormenta pandemica, ci sembra utile riproporre, qui e ora, l’essenziale esperienza di poetica della memoria di Transterradas, il racconto di tre donne, due bambine e un’adolescente, costrette all’esilio in Spagna dalla dittatura militare argentina. L’esilio, le migrazioni e la memoria. Ce li aveva raccontati, alla fine dell’estate scorsa, in un’intervista realizzata per la XVII edizione del Rapporto sui diritti globali, Carolina Meloni González, filosofa, costretta a lasciare l’Argentina dei militari golpisti all’età di cinque anni |
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Infermieri, ambulanzieri, medici, paramedici sono protagonisti da molti giorni di uno sforzo immane. Ma, ha ragione Marco Aime, dobbiamo finirla di metterli su un piedistallo che di fatto li disumanizza. La capacità di aiutare gli altri, lo sforzo di mettere in comune saperi, la forza per cambiare il mondo riguardano da sempre le persone comuni e la vita di ogni giorno |
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Un’ampia panoramica su come affrontano la pandemia le organizzazioni e i gruppi latinoamericani antisistemici e orientati all’autonomia, dai Sem Terra brasiliani ai cabildos della Colombia, dalle femministe di La Paz ai movimenti organizzati nelle villas argentine. Raúl Zibechi ha scritto un reportage molto anomalo parlando con decine di persone ma scegliendo di non utilizzare in nessun caso la rete Internet. Ci sono momenti in cui c’è bisogno di ascoltare la voce delle persone per capire davvero quello che si sta vivendo. Quel che è certo è che per mantenere le comunità in piedi tutti sanno di aver bisogno gli uni degli altri. Comunità e fraternità sono le carezze de los de abajo |
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Possiamo ancora pensare di cambiare il mondo, mentre un virus capace di paralizzarlo dilaga in ogni continente? Un vadamecum piuttosto irriverente e molto creativo, ispirato all’attivismo di Beautiful Trouble, invita a rendere visibile l’invisibile, non deprimersi e, meno che mai, a rassegnarsi alla passività come vorrebbe il sistema malato che ha prodotto questo disastro. C’è ben altro da fare invece che accumulare carta igienica o disinfettanti ognuno in casa propria. Perché, anche al tempo della pandemia, possiamo rovesciare l’ordine gerarchico delle cose e adottare molte e diverse tattiche per ribellarsi alla solitudine e all’individualismo e per rafforzare il senso di comunità. In fondo, il mondo per cui combattiamo è solo dall’altra parte dell’apocalisse |
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Sul terrore a mezzo stampa: «Il virus è nell’aria», un titolo che farà molti danni |
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Un racconto – “Il camminatore, due vite ai tempi del contagio” – scritto e registrato in questi giorni di isolamento da Ascanio Celestini, nella sua casa a Morena, a Roma. Un modo per lasciare spazio al punto di vista delle persone comuni, invisibile nella narrazione mainstream |
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Occorre prepararci a una profonda conversione ecologica e sociale |
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La scarsità di ventilatori artificiali è solo la punta dell’iceberg sanità |
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A Lesbo la situazione è ben diversa da quella che si vive nel resto dell’Europa |
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È in corso un conflitto noto: il business di pochi contro la salute di tutti |
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Gli operai delle fabbriche di armi nel varesino bloccano la produzione |
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L’odore di disumanità dell’Unione europea, già evidente con l’umiliazione della Grecia e con la violenza contro i migranti (chiusura delle frontiere, creazione di lager, consegna dei rifugiati ai torturatori libici e al dittatore turco). I gesti e le parole di un papa atipico come Francesco, secondo il quale siamo stati stupidi a credere di poter essere sani in una società malata. Le notizie drammatiche sul virus che arrivano da New York, mentre i consensi per Trump non sono mai stati così alti… Sono alcuni dei temi su cui scrive Franco Berardi Bifo nel sul diario, “cronaca della psicodeflazione”, uno dei più interessanti in circolazione (insieme a quelli di Wu Ming e Ascanio Celestini) per non smettere di pensare. |
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Che cos’è la pasta madre? Dove posso procurarmela? È possibile autoprodurre la #pastamadre?…. |
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l mondo diverso che vogliamo nasce dalle scelte di oggi |
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In Francia ci sono insegnanti che ogni giorno imbustano fotocopie per gli allievi privi di tecnologia e poi, rientrando a casa, lasciano le lettere nei negozi dove le famiglie dei ragazzi fanno la spesa. «Il nostro lavoro è “essenziale” oppure no? L’essenzialità – si chiede Daniele, insegnante di sostegno – si esaurisce nella didattica a distanza? Perché, ad esempio, i corrieri possono recapitare pacchi contenenti inutilità, e noi, a quanto pare, se volessimo lasciare materiale cartaceo davanti alla porta dei nostri alunni più bisognosi, non lo possiamo fare?» |
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Uno spazio per riempire di idee, pensiero critico e libertà questi giorni dominati da isolamento dei corpi, scuola a distanza e paura |
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La scuola non può essere più come prima. Deve essere meglio di prima |
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Dalla crisi non si esce con gli eurobond, ma mettendo in discussione il sistema |
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Il popolo iraniano rischia di andare incontro a una ecatombe sanitaria |
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Benvenuti ovunque, testata interna a Comune, dedicata al migrare e all’affermazione della libertà di movimento, è curata con la Rete dei Comuni Solidali. È possibile iscriversi alla Newsletter di Benvenuti ovunque cliccando qui |
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