Numero chiuso a Medicina: la pandemia non ha insegnato niente

Sessanta quesiti a cui i candidati hanno dovuto dare risposta nei cento minuti concessi.

Si sono svolti lo scorso tre settembre in tutta Italia i test di ingresso per la facoltà di Medicina: sessanta quesiti a cui i candidati hanno dovuto dare risposta nei cento minuti concessi.

Gli iscritti alla prova erano 66.638 a contendersi 13.072 posti disponibili, numero in aumento rispetto agli 11.568 del 2019.
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In contemporanea da nord a sud dinnanzi gli atenei, anche quest’anno sono stati tanti gli studenti a darsi appuntamento per partecipare alle manifestazioni di protesta: sul banco degli imputati “il numero chiuso”. Di fatti pur avendo aumentato il numero di posti disponibili, il Miur ha mantenuto l’accesso programmato per accedere a Medicina.

Diverse le sigle studentesche che hanno partecipato e promosso per l’occasione sit-in e volantinaggi: si va dal Fronte della Gioventù Comunista a Link Coordinamento Universitario.

Da tempo gli oppositori al numero chiuso denunciano come quest’ultimo sia finalizzato ad una politica di smantellamento della sanità pubblica e di subordinazione della stessa al profitto dei privati: in tale ottica, a determinare il successo nella selezione sarebbe non il merito ma la possibilità di frequentare gravosi corsi di preparazione che vanno a sommarsi ad altri ostacoli economici, quali tasse sempre più esose, caro libri, i costi di trasporto per i pendolari e i costi per gli alloggi dei fuori sede, fattori che considerati nel loro insieme fungono da deterrente per molti giovani che finiscono per trovarsi costretti a rinunciare alla formazione universitaria

Ovviamente le critiche sollevate non potevano rimandare poi alla crisi pandemica: il numero chiuso effettivamente è stato uno dei fattori alla base della carenza di personale medico con cui il nostro Paese ha dovuto fare i conti in piena emergenza.

Carenza a cui si è dovuto far fronte con deroghe e provvedimenti d’urgenza, come il decreto emergenza del 15 marzo che ha previsto che i medici potessero essere considerati abilitati con il solo titolo accademico e senza l’esame di Stato. Come dimenticarsi poi dei medici in pensione richiamati in servizio e dei numerosi contingenti medico-sanitari venuti in nostro soccorso dall’estero?

Nonostante tutto questo sia accaduto solo pochi mesi fa specie che si continuino a proporre gli stessi schemi.

Evidentemente la storia insegna ma non ha scolari (A. Gramsci)

Francesco Fustaneo

Notizia del: 07/09/2020

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-numero_chiuso_a_medicina_la_pandemia_non_ha_insegnato_niente/82_37164/

 

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