“Barbiana e la scuola 2020”

Non abbiamo bisogno di un ritorno a scuola, ma di una scuola che contribuisca a cambiare il mondo.
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Barbiana e la scuola 2020


Barbiana e la scuola 2020
Non abbiamo bisogno di un ritorno a
scuola, ma di una scuola che
contribuisca a cambiare il mondo.
Non abbiamo bisogno solo di
protocolli da rispettare, ma di
ripensare l’educazione come
liberazione e la scuola come un
insieme di luoghi nei quali ognuno è
allievo e nello stesso tempo
maestro. Non abbiamo bisogno di
straordinari ministri o ministre
dell’istruzione, ma di insegnanti
capaci di coltivare pensiero
critico, come Lorenzo Milani, la cui
pedagogia
si sviluppa con la costante critica
al sistema scolastico e con la
sperimentazione di un’istruzione
alternativa e fortemente
comunitaria. Abbiamo bisogno prima
di tutto di piccoli gruppi di
studentesse e studenti protagonisti
del proprio apprendimento, come i
ragazzi di
Barbiana
,
autori di un testo meraviglioso e
attualissimo, “Lettera a una
professoressa”. Per questo la
pubblicazione in Italia di quel
testo in un volume che raccoglie
anche la traduzione in lingua araba
(studiata a Barbiana in quanto
lingua degli oppressi), curata da
Dimitris Argiropoulos per Athenaeum,
ci sembra una splendida notizia per
cominciare l’anno scolastico e
volare in alto. Anzi, in basso,
l’unico luogo, secondo don Milani,
in cui è possibile cambiare il mondo
in profondità ogni giorno


Si poteva fare


Si poteva fare
C’erano più di 5 mesi a disposizione
per cominciare a oltrepassare un
modo di fare scuola limitato, ma
siamo arrivati al banco singolo.
Eppure bastava partire da piccoli
gruppi e da esperienze di
apprendimento già presenti nei
territori: musei, biblioteche,
botteghe, parchi… per permettere a
bambini e bambine, ragazzi e ragazzi
di vivere esperienze importanti e di
essere protagonisti del proprio
percorso di apprendimento. Abbiamo
sempre più bisogno di città
educative. “Si poteva cominciare
eccome…”, scrive Giuseppe
Campagnoli, tra gli autori del
“Manifesto dell’educazione diffusa”
(foto: intorno ai temi dell’educazione
diffusa
e
dell’apprendimento esperienziale c’è
chi, come il maestro Giampiero
Monaca di Asti, non rinuncia da
tempo a sperimentare)


Il virus del panico


Il virus del panico
In bagno in fila indiana con le
braccia incrociate, vietato giocare
fuori dalla scuola con i bambini
delle altre sezioni, in alcune
scuole dell’infanzia niente più
riposini (“poco igienici”) e canti.
Poi c’è chi vuole solo merendine
confezionate e vieta la frutta per
la ricreazione, mentre prosegue
ovunque il festival della plastica
(mascherine, gel, vassoi…). Alcune
scuole particolarmente zelanti
considerano infette anche le
biciclette e vietano di
parcheggiarle nei cortili. Ad Arcore
hanno messo nastri adesivi sulle
rastrelliere per garantire il
distanziamento delle bici… E
ovviamente tutti a prendere i
bambini in auto. Non è certo ovunque
così, ma è panico in molte scuole e
i disastri pedagogici si intrecciano
con quelli ambientali


Duecento di questi giorni


Duecento di questi giorni
“Priorità alla scuola” non rinuncia
a fare proprio lo sguardo sul mondo
di bambini e bambine, ragazze e
ragazzi tornati a scuola. Per loro
il 14 settembre è accompagnato prima
di tutto da un sentimento festoso:
“200 di questi giorni”. Da domani,
suggerisce Priorità alla scuola,
occorre però ricordare quello che
non diventa più notizia: la
condizione di precarietà infinita di
migliaia di insegnanti, i bambini
che hanno ricominciato ma in pigiama
davanti un pc, quelli che vedono le
lezioni in video con metà classe e
sorvegliati da un bidello, le scuole
dove i bambini e le bambine hanno
tenuto la mascherina anche seduti al
banco, quel bambino tornato a casa
perché manca la maestra di sostegno…
Verso il 26 settembre

Rompere distanze

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Giovedì 10
abbiamo partecipato come redazione
di

Comune
, con Franco Lorenzoni e
Daniele Angeloni, a un forum web
molto partecipato su didattica ed
educazione nella pandemia, primo
appuntamento di un ciclo promosso da
A Sud Onlus su educazione ambientale
e outdoor education. Il contesto in
cui si muove oggi qualsiasi pensiero
e percorso educativo, l’utilità di
un movimento come Priorità
alla Scuola, l’importanza dello
spazio vissuto dentro e soprattutto
intorno alle scuole, i limiti e le
potenzialità della didattica a
distanza… sono stati alcuni dei
temi affrontati. Tra le altre cose
abbiamo segnalato diverse buone
letture (a cominciare da La
sfida della complessità
di E.
Morin, Reincantare il mondo
di Silvia Federici, Educazione
diffusa
di Paolo Mottana e
Giuseppe Campagnoli) e raccontato
due esperienze importanti. La prima:
“Rompere distanze”, spazio web
curato da Comune con
Casa-laboratorio Cenci e Rete di
Cooperazione Educativa durante i
mesi del lockdown per riempire di
idee, pensiero critico e libertà
giorni dominati da isolamento dei
corpi, “scuola” a distanza e paure.
La seconda: la didattica
esperienziale vissuta in questi
giorni in un centro estivo dai
bambini e dalle bambine dell’Asilo
Bosco Caffarella a Roma alle prese,
tra le altre cose, con un
laboratorio per imparare a fare il
pane con un lievito madre di quasi
cento anni… (per la cronaca
diversi genitori sono rimasti
sconvolti per quanto era buono il
pane)


Il business chiamato Covid


Il business chiamato Covid
Il dominio di Big tech e Big Pharma
che toglie il respiro al mondo


Quanto vale la vita a Moria?


Quanto vale la vita a Moria?
Appello di settanta Ong di tutta
Europa per gli sfollati di Moria
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Benvenuti ovunque,
testata
interna a

Comune
, dedicata al migrare e
all’affermazione della libertà di
movimento, è curata con la Rete dei
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Senza aspettare un altro Willy


Senza aspettare un altro Willy
Nelle periferie di Roma non ci sono
solo il vuoto e l’abbandono. C’è chi
resiste


La cultura dello scarto


La cultura dello scarto
La chiusura dei campi e
l’antiziganismo alla prova delle
urne capitoline


Perché è giusto


Perché è giusto
Piccola storia di una nonna e di una
bambina nascosta che mi somigliava


علم التربية في باربيانا


علم التربية في باربيانا
Le molte buone e sorprendenti
ragioni per pubblicare su Comune il
primo articolo in lingua araba
(aiutateci a farlo girare in rete,
grazie)
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