“Socialismo e Costituzione”

Per esplicitare la nostra posizione sul richiamo alla Costituzione abbiamo messo in chiaro alcune questioni di carattere preliminare. Tre in particolare:

 

1. Il discorso sulla difesa della Costituzione ha finora espresso solo un livello strettamente connesso a questioni di funzionamento delle istituzioni, relative al bicameralismo, alla autonomia differenziata, ai criteri numerici della rappresentanza, ai sistemi di votazione. Alcune di queste questioni hanno sicuramente un valore importante per impedire che la Costituzione venga manipolata introducendo differenziazioni tra italiani in base alle regioni in cui vivono, approvando leggi elettorali che stravolgono i criteri di rappresentanza, dando ai partiti e non agli elettori il diritto di scegliere i candidati che saranno effettivamente eletti. Nessuno di quelli che si mobilitano per difendere la Costituzione su questi temi si è posto però il problema di come viene applicato il diritto di associazione sindacale nei posti di lavoro. Eppure le norme relative riguardano più di venti milioni di lavoratori.

2. La questione centrale rispetto alla Costituzione non è tanto e solo che venga difesa nei singoli meccanismi istituzionali previsti, quanto che i principi che vi sono chiaramente formulati vengano effettivamente applicati. I tanti comitati di difesa della Costituzione che nel corso degli anni si sono impegnati hanno di fatto ignorato la questione della effettiva attuazione nei punti più qualificanti che riguardano i rapporti internazionali, il fine sociale dell’economia e i diritti inderogabili dei cittadini e dei lavoratori in ordine a istruzione, salario e pensione, assistenza sanitaria, ambiente.

3. Non si può accettare che una cultura ambigua e sovranista sia collegabile ai contenuti della nostra Costituzione. Operazioni di questo tipo servono solo da copertura a impostazioni politiche trasversali che ci riportano in casa programmi e posizioni che non appartengono allo spirito repubblicano e antifascista a cui ci richiamiamo.

Su questi tre punti si gioca la credibilità di chi dichiara di voler difendere la Costituzione repubblicana. Finora però non vi è traccia di una proposta politica di questo genere che rappresenterebbe un punto di svolta nel panorama politico dell’Italia e soprattutto potrebbe arrestare la deriva liberista con cui il nostro paese viene governato. A quando quindi la costituzione di una rete organizzata di comitati che possano rappresentare insieme un movimento politico che punti ad attuare i principi costituzionali?

Fatte queste premesse occorre chiarire le ragioni che ci spingono a invocare la Costituzione per creare un movimento politico che ne rivendichi l’attuazione. La Costituzione infatti non può essere la panacea per far uscire dalle difficoltà chi in questi decenni non è riuscito a trovare un percorso serio e realistico per le proprie ipotesi politiche.

Ci sono invece condizioni oggettive che ripropongono il rilancio di un programma politico-sociale basato sulla Costituzione e spiegano perchè ora è possibile richiamarsi alla Costituzione in maniera non strumentale. Non possiamo limitarci a difendere la Costituzione nelle parti che riguardano singoli aspetti, di maggiore o minore rilevanza, dell’ordinamento della repubblica ma, proprio per mettere nella giusta luce anche queste questioni ed evitare ogni ambiguità, dobbiamo parlare di attuazione di tutti i punti essenziali che vengono indicati nella Costituzione.

Si tratta, in particolare, dell’art.11 che impone all’Italia di rifiutare la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali (sappiamo come è andata con Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Malì, Libia, ecc).

Si tratta dell’art. 41, che dispone che l’iniziativa economica non possa svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo di arrecare danno alla libertà, sicurezza e dignità umana, ma debba essere indirizzata e coordinata con opportuni controlli a fini sociali.

Si tratta di tutti quegli articoli della Costituzione che garantiscono ai cittadini e ai lavoratori diritto al lavoro, dignità sul posto di lavoro, equa retribuzione e diritti sociali legati alla salute, alla pensione, all’istruzione, alla casa, ecc.

L’attuazione della Costituzione, in base a queste norme, diventa di stringente attualità perchè siamo nel pieno dello scontro tra le forze economiche e le politiche liberiste largamente dominanti e coloro che si battono contro la logica che impone il liberismo e il profitto privato come base delle relazioni sociali e come cultura dominante. La Costituzione repubblicana è antiliberista, per questo rappresenta un valido strumento per la battaglia politica che si sta conducendo oggi fin dentro l’attuale governo.

Non siamo dunque soli, e dobbiamo guardarci attorno per capire chi sono gli amici e chi i nemici. Senza questa capacità di capire come si dispongono le forze in campo si rimane inchiodati a derive minoritarie e forme demagogiche di azione che, mentre non producono effetti, servono solo alla destra per rafforzare l’attacco contro il governo Conte. Dobbiamo imparare a capire che per combattere e unire la gente bisogna mettere al primo posto il nemico principale.

Definita la questione centrale del rapporto tra l’attuale situazione italiana e la lotta per l’applicazione della Costituzione si tratta anche di collocare tutto questo nel quadro di una memoria storica e di una prospettiva futura che ci facciano capire da dove siamo partiti e qual è il percorso che ci aspetta. La Costituzione italiana va considerata infatti sia un punto di arrivo, sia un punto da cui ripartire.

In che senso la Costituzione è un punto di arrivo?

Non dimentichiamoci che se oggi esiste una Costituzione, che noi rivendichiamo, è perchè le forze progressiste nel secondo dopoguerra hanno imposto la Costituente da cui essa è scaturita. L’applicazione dei principi che essa contiene è stata bloccata dalle forze conservatrici e clericali già nel 1948. Con durissime lotte, nel corso dei decenni successivi alcuni spazi di libertà che la Costituzione prevedeva sono stati raggiunti, ma i punti sostanziali che abbiamo indicato sono estranei alla logica con cui i governi italiani hanno impostata la loro politica fino ad oggi. Anzi per decenni, per impedire ogni cambiamento le forze reazionarie hanno messo in atto politiche criminali contro il popolo italiano. Dal luglio 1960 (Tambroni), ai tentativi di golpe (De Lorenzo e Borghese), alla politica delle stragi (piazza Fontana, Bologna, Brescia etc). Su queste azioni si è innestata in tempi più recenti una politica di normalizzazione attraverso le privatizzazioni e sotto l’egida delle politiche di bilancio imposte dall’Unione Europea. Sono stati i decenni delle politiche lacrime e sangue di cui i governi liberisti di destra e di sinistra si sono nutriti. Ora però milioni di italiani, facendo saltare il banco, sono usciti dal rigido controllo liberista e la situazione si è rimessa di nuovo in movimento.

Per cogliere l’occasione bisogna però porsi il problema di come andare avanti.

Senza la nascita di una forza politica che metta il programma costituzionale come base per la lotta al liberismo e per un nuovo sistema di relazioni sociali, non si possono fare passi in avanti. Lo dimostra la reazione delle forze liberiste di destra, di centro e di ‘sinistra’ contro i provvedimenti non liberisti dei governi usciti dalle elezioni del 2018: quota 100, reddito di cittadinanza, pensione di cittadinanza, ecc. Il movimento 5 Stelle è stato il perno di questo scossone e ora subisce i violenti contraccolpi della destra, del centro e della sinistra di regime.

Una forza che rivendichi l’attuazione della Costituzione deve necessariamente capire che il movimento 5 Stelle è un interlocutore e non un nemico, come invece è accaduto con quelle forze minoritarie di ‘opposizione’ che per il loro carattere velleitario e infantile sono sempre rimaste al palo della storia.

Attuare la Costituzione, come i fatti recenti dimostrano, non è un pranzo di gala. I nemici sono forti e organizzati e, anche se il sistema su cui poggia il loro potere è in crisi, cercano disperatamente di riprendersi tutto. Ricordiamoci che lo sfondamento non è riuscito neppure quando in Italia a rivendicare l’applicazione della Costituzione c’era un partito di opposizione come il PCI. Anche oggi, benchè le similitudini storiche non possano essere automatiche, non bisogna aspettarsi sconti e le vicende successive alle elezioni del marzo 2018 l’hanno dimostrato. Una forza politica che abbia un respiro strategico non può però basarsi su elementi effimeri anche se politicamente, dal punto di vista tattico, bisogna tenerne conto.

Se attuare la Costituzione non è un pranzo di gala è anche perchè un simile passaggio apre prospettive ben più ampie per il futuro. La realizzazione del programma costituzionale modifica il sistema economico-sociale esistente e si ricollega a un percorso di trasformazione della società che si ripropone nella attuale fase storica. La questione non riguarda solo l’Italia, ma coinvolge l’assetto mondiale da cui dipende anche l’evoluzione della situazione interna. E’ chiaro che gli elementi di crisi economica, geopolitica, ambientale avranno in un futuro non lontano sviluppi drammatici e porranno all’ordine del giorno a livello internazionale svolte, anche repentine, di cui anche la situazione italiana dovrà tenere conto. Non bisogna però fare fughe in avanti, ma attenersi all’analisi concreta della situazione concreta.

Quando fu varata la Costituzione si parlava di ‘democrazia progressiva’ cioè di una società in divenire in cui sarebbero mutati gli assetti economici e politici in rapporto a ciò che la situazione poneva oggettivamente. Questo modo di vedere le cose, che per decenni, fino agli anni ’60 del secolo scorso, è stato la stella polare di chi era impegnato ad attuare la Costituzione, si è in seguito sbriciolato di fronte all’opportunismo e al tradimento dei principi e del programma.

Oggi si tratta di tenere conto dell’esperienza passata e di rimettersi in marcia.

Fronte politico costituzionale
30 settembre 2020

http://aginform.org/

 

Sharing - Condividi