Il Recovery fund, che in tutto il resto d’Europa si chiama molto più opportunamente Next generation EU, in qualche modo è lo specchio della società che vogliamo costruire. In questi giorni vengono resi noti i capitoli di spesa che i vari ministeri propongono per comporre il progetto complessivo da presentare all’Unione Europea. I progetti presentati sono 557 per un totale di 667 miliardi (l’Europa ce ne darebbe 209!). Tra le pieghe delle proposte del Ministero dello sviluppo economico e di quello della Difesa, si nascondono incentivi consistenti per l’acquisto di armamenti nuovi e costosi e per finanziamenti all’industria bellica. In pratica il MISE chiede 12,5 miliardi per efficientare in senso ecologico i sistema d’armi di esercito, aeronautica e marina e di aumentare le quote destinate a ricerca e innovazione nel settore. Particolarmente inquietante è l’introduzione dell’intelligenza artificiale che si traduce nei temibili killer robots. Altri 15 miliardi per le armi li chiede il Ministero della Difesa. “Con 12,5 miliardi, pari al costo per l’impiego annuale di circa 300mila insegnanti, – fa notare la portavoce di Greenpeace – potremmo finalmente risolvere alcuni dei problemi più urgenti della scuola italiana. Ma per il nostro Governo la priorità è produrre elicotteri e aerei di attacco”. È inquietante che un progetto proposto ai Paesi europei più colpiti dalla pandemia perché possano programmare e sostenere la vita delle “prossime generazioni” sia orientato alla guerra invece che alla “svolta green”, alle politiche sociali, alla cultura e alla difesa dalle future possibili minacce alla salute.
2 ottobre 2020 – Tonio Dell’Olio
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