La reazione degli USA, attraverso il suo Dipartimento di Giustizia, alla sentenza della Corte di Londra che ha negato l’estradizione di Julian Assange non suscita particolari sorprese. Accettarla significherebbe ammettere il suoi crimini di guerra, come dimostrato dai documenti pubblicati negli scorsi anni da WikiLeaks.
Gli Stati Uniti continueranno a cercare l’estradizione del fondatore di WikiLeaks Julian Assange, ha annunciato il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti dopo che un giudice britannico ha stabilito che non dovrebbe essere estradato per affrontare accuse penali.
Secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, il portavoce del dipartimento di Giustizia statunitense, Marc Raimondi ha dichiarato: “Sebbene siamo estremamente delusi dalla decisione finale della Corte, siamo lieti che gli Stati Uniti abbiano prevalso su ogni questione di diritto sollevata. In particolare, la corte ha respinto tutte le argomentazioni del signor Assange in merito a motivazione politica, reato politico, equo processo e libertà di parola. Continueremo a chiedere l’estradizione di Assange negli Stati Uniti”.
Resta, comunque, il punto che il rifiuto all’estradizione di Assange è stata motivata dalle sue condizioni psichiche, rischio suicidio.
Da una corte inglese di più proprio non ci poteva aspettare.
- La Redazione de l’AntiDiplomatico