Il dibattito sulla fiducia alla Camera e al Senato non poteva andare meglio. Conte ha tenuto testa al bullo di Rignano e anche i suoi compari all’interno del PD hanno visto vanificati i loro sforzi per ridimensionarlo.
Data la situazione di partenza, non era affatto scontato che l’attacco di Renzi finisse così, mettendo il suo stesso promotore in un angolo da cui gli sarà difficile uscire. Non era scontato perchè non era quella manovra insensata e incomprensibile di cui molti hanno parlato (aggiungendo subito però che ‘su tante cose aveva ragione’…), ma era un attacco programmato e attuato con determinazione, in rapporto stretto con una parte non secondaria del PD e soprattutto in sintonia con gli interessi forti delle lobbies affaristiche e parassitarie che fin dal marzo 2018 hanno cercato soprattutto di imbrigliare, paralizzare, sterilizzare, disorientare e disarticolare il M5S e con esso gli elementi di novità prodotti dalla sua clamorosa affermazione elettorale.
L’abbiamo detto e ripetuto in molti modi, anche nell’ultima nota pubblicata l’8 gennaio: “la sorte di Conte e il ruolo di un movimento popolare antifascista”. Il governo Conte non è il governo che piace a lor signori e se ha contro il 95% della stampa padronale un motivo c’è.
Conte in un passaggio di grande difficoltà ha saputo resistere, come nell’agosto del 2019. Tutto bene allora?
Niente affatto. Lo scontro continua e sarà feroce. Le insidie non mancano, anche all’interno della compagine governativa. La demagogia della destra non sembra trovare ostacoli e si giova anche del contributo degli attacchi scomposti di quella che è stata efficacemente chiamata la ‘sinistra per Salvini’. I problemi sociali si aggravano e anche sul terreno internazionale i segnali non sono certo di bonaccia.
Sempre più visibile in questo quadro è la grande assenza di un movimento popolare organizzato che faccia sentire il suo peso su tutte le grandi questioni sul tappeto.
Aginform
20 gennaio 2021