Caso Regeni, AOI: “Richiamare l’ambasciatore italiano in Egitto”

Sono trascorsi 5 anni dal sequestro, e poi assassinio, di Giulio Regeni. Oggi, grazie al lavoro della Procura di Roma, conosciamo nomi e volti dei suoi torturatori e carnefici.

 

5 anni dal sequestro di Giulio Regeni
Richiamare l’ambasciatore italiano in Egitto

Sono trascorsi 5 anni dal sequestro, e poi assassinio, di Giulio Regeni. Oggi, grazie al lavoro della Procura di Roma, conosciamo nomi e volti dei suoi torturatori e carnefici. Si tratta di uomini del regime di Al Sisi, coperti finora da insabbiamenti e depistaggi ad opera del governo egiziano. È il momento di andare fino in fondo per ottenere verità e giustizia per Giulio.
“Positiva, anche se tardiva, la scelta di portare la questione Regeni in Europa. Ma da sola non basta” dichiara Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI). “Finora troppe ambiguità hanno permesso al regime egiziano di mostrare tutta la sua indifferenza, calpestando la memoria di Giulio: la vendita delle fregate, dei pattugliatori e dei cacciabombardieri da parte dell’Italia, la Legione d’onore concessa ad Al Sisi da parte del governo francese, gli accordi commerciali della Germania. Servono atti concreti che costringano il governo egiziano a collaborare”.
Per questo AOI si unisce alla richiesta della famiglia Regeni di richiamare immediatamente l’ambasciatore italiano in Egitto: un gesto simbolico ma di forte valore, che non fermerebbe l’attività della nostra ambasciata e non lascerebbe soli i nostri concittadini nel Paese. Un atto che darebbe speranza anche a chi, come Patrick Zaki, da mesi è imprigionato per motivi politici.
“Non esiste dialogo a scapito dei diritti umani: un principio irrinunciabile per qualsiasi democrazia” conclude Silvia Stilli.

 

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