Arriva il famoso “cambio di passo” del “governo dei migliori”.
Le tanto sbandierate “riaperture” prevedono, tra le misure più discusse, il coprifuoco fino alle 22, prorogato fino alla fine di luglio, il pass sanitario per potersi spostare tra regioni rosse o arancioni e la scadenza semestrale delle certificazioni vaccinali.
Cerchiamo di capire la portata e soprattutto l’applicabilità di tali disposizioni attraverso esempi.
Se un cittadino romano (ad esempio) volesse trascorrere un weekend in Emilia Romagna o in Veneto o trascorrere il mese di luglio in Sicilia e non fosse vaccinato, andrebbe incontro a un rischio, non ragionato né ragionevole, di gravissima entità e non prevedibili conseguenze.
Facciamo qualche ipotesi realistica: il nostro romano, (non vaccinato perchè non rientra nella categoria prevista o per scelta), prenota tre giorni a Venezia e fa il tampone rapido valido solo per 48 ore.
Attraversa in auto (rigorosamente con convivente, non con amici, congiunti, fidanzata) più regioni.
Nel frattempo alcune di queste regioni da gialle diventano arancioni o rosse.
Per tornare da Venezia a Roma, dopo tre giorni, cosa dovrà fare il nostro malcapitato?
Un tampone ad ogni tappa?
Sempre il nostro eroe vorrebbe trascorrere 15 giorni in Sicilia in ferie a luglio, dopo un anno di tensione psichica, sociale, economica?
Secondo il governo Draghi il nostro cittadino romano prenota e paga un B&B o una casa in affitto, una stanza in albergo o in agriturismo, per chiudersi dentro alle 22, senza possibilità di cenare fuori, con 30 gradi?
E gli spettacoli teatrali o i cinema all’aperto dovranno rigorosamente essere pomeridiani?
Sono mai stati ad uno spettacolo al teatro di Siracusa in pieno giorno al sole?
Ma lo sanno gli esperti geniali del governo Draghi che nessun ristorante inizia a riempirsi prima delle 21 mentre invece le metropolitane sono strapiene tutto il giorno?
Questo è il periodo storico della memoria corta.
Nell’epoca dell’infodemia imperante d’altronde le notizie su susseguono, si sovrappongono, non c’è tempo per l’approfondimento.
Assistiamo passivi a dichiarazioni di politici e vari esperti mediatici che sistematicamente si contraddicono tra loro ma non solo.
Gli stessi protagonisti contraddicono se stessi, ormai senza più il senso della decenza.
Ma la rete che tutto sovrappone, nell’insegnamento dello scoop più scoop degli altri, offre anche la possibilità di scavare negli archivi della sua memoria.
E ci ricorda che il 28 maggio 2020 il ministro per gli Affari Regionali e le autonomie Boccia (Conte 2), oggi responsabile per gli enti locali del PD, diceva testualmente: “Il passaporto sanitario è contro la Costituzione. Sulla mobilità no a distinzioni tra le regioni”.
Lo riporta un articolo di Repubblica dell’epoca, che fornisce ulteriori particolari.
“Rileggete l’articolo 120 della Carta. Una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione”
La risposta molto decisa e non interpretabile di Boccia era in riferimento ai governatori di Sardegna e Sicilia e al sindaco di Milano Sala, che chiedevano limitazioni nella circolazione dei cittadini e una mobilità differenziata a livello regionale. “Nei prossimi giorni con l’ultimo click che riporterà il Paese a muoversi – disse Boccia – ci dovrà essere buonsenso. Se tutte le Regioni ripartono, ripartono senza distinzioni sul profilo dei cittadini di ogni regione. La distinzione tra cittadini di una città rispetto all’altra non è prevista, se siamo sani ci muoviamo. Diverso è prevedere una fase di quarantena, ma non siamo in quella condizione. E anche in quel caso ci vuole un accordo tra le parti”.
“Se siamo sani ci muoviamo”.
Ecco: senza probabilmente rendersene conto Boccia ha toccato il vero problema.
Se siamo sani, perchè dobbiamo dimostrare di non essere malati?
Questo governo parte dal presupposto che il cittadino debba dimostrare di non aver commesso un reato, di non aver evaso o corrotto, di non essere contagioso.
Ma è esattamente il contrario: tu, Stato, mi devi provare che io ho violato una legge, che sono pericoloso.
E io, cittadino, ho tre gradi di giudizio per esercitare il diritto alla difesa.
Per finire in bellezza, i certificati vaccinali di chi è stato vaccinato per primo, vedi la categoria degli operatori sanitari e delle persone più anziane e fragili, secondo il nuovo decreto scadranno proprio in estate. È stata infatti aggiunta la scadenza di sei mesi per la copertura vaccinale. Questo significa che in piena estate medici e infermieri non potranno più assistere e curare. O prorogheranno la scadenza, dopo essersi accorti di questo madornale orrore, di copertura vaccinale solo per determinate categorie ed età, negando di fatto, così, una qualsiasi credibilità “scientifica” alla normativa? Ammetteranno che hanno deciso un limite temporale pescando nel sacchetto della tombola?
di Agata Iacono