“Mobilitare gli operai avanzati a prendere la testa di tutti i lavoratori”

I morti sul lavoro, la speculazione sui brevetti dei vaccini e la gestione criminale della pandemia sono manifestazioni esemplari della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista deve condurre contro le masse popolari per prolungare la vita del sistema sociale capitalista.

 

Comunicato CC 12/2021 – 6 maggio 2021

 [Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word ]

I morti sul lavoro, la speculazione sui brevetti dei vaccini e la gestione criminale della pandemia sono manifestazioni esemplari della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista deve condurre contro le masse popolari per prolungare la vita del sistema sociale capitalista.

Si aggiungono alla lunga lista della devastazione dell’ambiente, della delocalizzazione e chiusura delle aziende, della moltiplicazione delle grandi opere speculative inutili se non dannose, dell’estensione delle guerre NATO e UE, della miseria e della disoccupazione, del degrado del sistema sanitario, dell’istruzione scolastica e universitaria, delle pensioni e di tutte le altre conquiste di civiltà e benessere che le masse popolari avevano strappato alla borghesia imperialista durante la prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976).

Il governo Draghi scatena su scala crescente le sue Forze dell’Ordine nella repressione dei lavoratori e di tutti quelli che protestano contro la sua politica criminale. Non cedere alla repressione, resistere ed estendere tra le masse popolari la solidarietà verso tutti i bersagli della repressione padronale e statale. Fare di ogni lotta rivendicativa e di ogni protesta un’occasione per costruire Organismi Operai e Popolari che si coordinano tra loro e puntano a costituire un proprio governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare. I governi Conte sono miseramente falliti per i limiti del M5S e di noi comunisti impegnati nella rinascita del movimento comunista. Il governo Draghi cancella o distorce giorno dopo giorno le tracce che ancora restano delle poche riforme popolari (Quota 100, Reddito di Cittadinanza, freno alle grandi opere speculative, attenuazione del Job’s Act di Renzi, ecc.) dei governi Conte e rafforza le loro misure antipopolari delle quali Matteo Salvini è stato fautore dichiarato. Ma l’interruzione nel 2018 della successione di governi delle Larghe Intese ha mostrato uno dei modi per far ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia un governo non di loro gradimento. Solo l’arretratezza del M5S ha loro permesso di riempire i governi Conte di esponenti delle Larghe Intese.

I comunisti devono superare le tare che hanno portato il primo PCI al fallimento: l’elettoralismo e limitarsi alle rivendicazioni economiche e politiche, senza sconfinare nella tara solo apparentemente opposta del militarismo. Noi comunisti dobbiamo mobilitare gli operai avanzati e combattivi a costituire in ogni azienda organismi che indipendentemente dalle tessere sindacali e politiche prendono in mano le aziende, escono dalle aziende, assumono il ruolo di nuove autorità pubbliche e prendono la testa di tutti i lavoratori, compresi i precari, le partite IVA e i lavoratori autonomi sostenendo le loro iniziative di disobbedienza alle autorità statali e locali, di sciopero fiscale e altre. In sintesi, rendono il paese ingovernabile ai vertici della Repubblica Pontificia.

Come esempio di un lavoro del genere riproduciamo il Comunicato di un Comitato di Partito, il CdP Aurora e la allegata Cronaca di un anno di stato d’emergenza nel settore dei lavoratori autonomi a Firenze e in Toscana.

 

14 aprile 2021.

Comunicato n. 24 del Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano

Cronaca della condizione dei lavoratori autonomi in Toscana dall’inizio dello stato d’emergenza da marzo 2020 a marzo 2021

Alleghiamo cronaca dello sviluppo della condizione dei lavoratori autonomi in Toscana a partire da marzo 2020 a oggi. La cronaca segue al Comunicato numero 20 del Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano del 15 gennaio 2021 e al Comunicato numero 8 del Comitato Ho Chi Minh del (nuovo)PCI del 16 marzo 2021 riportati nel documento allegato e pubblicati nel sito del (nuovo)PCI (www.nuovopci.it/comdipar/a2021/indcdp.html).

Il documento contiene elenco di quella parte di attori in campo con ruolo di direzione nel settore nella fase eccezionale iniziata a febbraio 2020.

I dirigenti del settore elencati sono di due tipi:

  1. o sono dirigenti di quei lavoratori che si sono “formati sul campo”, sono cioè elementi delle masse popolari spinti dalle circostanze ad assumere ruolo di rappresentanti di interessi collettivi, mentre fino a ieri non si distinguevano dagli altri, ciascuno dei quali volto alla realizzazione del proprio interesse individuale, della propria famiglia e di eventuali lavoratori dipendenti,
  2. o sono esponenti della borghesia imperialista posti ai vertici degli organismi rappresentativi di lavoratori autonomi.

I due tipi di dirigenti sono molto differenti tra di loro.

  1. I primi si formano spontaneamente tra le masse popolari. Gli elementi delle classi delle masse popolari tendono spontaneamente a organizzarsi, perché organizzati sono più forti, o meglio, solo organizzandosi sono forti, come è evidente nella classe operaia: un operaio da solo non ha alcuna forza davanti al padrone. Questo vale per tutti gli altri lavoratori, sia che lavorino sia che non lavorino sotto padrone. In questo elenco di attori riportato nella cronaca sono pochi, e sono i Mohamed El Hawi e i Pasquale Naccari. La tendenza spontanea ad organizzarsi cresce tra i lavoratori autonomi per tre motivi.
    1. Lo Stato non è più in grado di rispondere alle loro esigenze materiali (non garantisce nell’immediato la loro sopravvivenza) e spirituali (non dà prospettive alla loro attività, destituisce di importanza il loro ruolo nella società, nega i principi di riferimento della loro vita quali ad esempio la libertà d’iniziativa, il valore del lavoro individuale, la serenità del vivere in un contesto che garantisce sicurezza, rispetto, progresso, ecc.).
    2. I loro rappresentanti scelti dalla borghesia imperialista (vedi sotto, punto 2) non sono in grado nemmeno loro di rispondere alle loro esigenze. Gli altri lavoratori del settore li spingono avanti, li stimolano a farsi loro difensori perché dai rappresentanti scelti dalla borghesia imperialista non si sentono più difesi.
    3. Individualmente sentono che bisogna reagire a una condizione negativa crescente, che “qualcuno deve fare qualcosa” e quel qualcuno sono loro stessi.
  2. I secondi sono scelti dalla borghesia imperialista per mantenere il settore sotto controllo e utile ai propri fini. Elementi di questo tipo costituiscono molta parte dell’elenco di attori riportato nella cronaca, e in testa ci sono i Marinoni, i Cursano, i Bassilichi. Ad esempio, un esponente della borghesia imperialista che produce una determinata merce può avere interesse che questa merce sia venduta da un commerciante al dettaglio e quindi deve controllare tutti i commercianti al dettaglio che vendono quella merce, quindi mette un uomo di sua fiducia a capo dell’associazione di questi lavoratori. Mette altri uomini di sua fiducia in posti chiave in campo politico e sindacale.

La tendenza spontanea delle masse popolari ad organizzarsi è un aspetto del movimento epocale in corso. Noi tutti vediamo che non va affatto “tutto bene” come Conte aveva promesso sarebbe accaduto quando cercava di governare lo stato d’emergenza, e anzi tutto va sempre peggio. Essenzialmente, però, le sofferenze che l’umanità sperimenta sono quelle del parto di una società nuova fatta di uomini nuovi, in cui ci liberiamo dai padroni, dagli sfruttatori, dagli oppressori, ci dirigiamo da noi e dirigiamo l’intero assetto sociale. Questo accade già oggi, nell’organizzarsi autonomamente nei luoghi di lavoro, nei territori e su interessi comuni. Tutto questo è forma del cambiamento epocale che è un cambiamento rivoluzionario. La classe dominante non vuole che questo cambiamento avvenga ma non è in grado di impedirlo. Visto che non è in grado di farlo cerca di governarlo mettendo alla sua testa uomini di propria fiducia, come quelli che costituiscono buona parte dell’elenco riportato nella cronaca.

Costoro o sono elementi della classe della borghesia imperialista, o agiscono a suo nome. La borghesia imperialista è la classe di chi non deve lavorare per vivere, o se lavora lo fa per incrementare il proprio profitto. Gli elementi di questa classe sono capitalisti che operano nel campo della speculazione, della finanza, della produzione, sono i politici al loro servizio, gli intellettuali e gli artisti che difendono il loro regime, l’alto clero che nel mondo della speculazione e della finanza occupa posizioni di primo livello, le organizzazioni criminali. Sono elementi che costituiscono un 10% circa della popolazione del paese. Il resto della popolazione, inclusi i lavoratori autonomi, è vittima di questi elementi e del regime che per tenere in piedi loro richiede il sacrificio di tutti, così come accade, tra gli altri, per tutti quelli che stanno chiudendo le attività o che le hanno chiuse, così come per tutte le decine di migliaia di anziani morti per il virus nel corso dell’anno.

La classe dominante per mantenere il proprio dominio a fronte della crisi crescente, della sua incapacità di gestirla o piuttosto, a fronte del bisogno, di gestirla ciascuno a proprio vantaggio calpestando gli interessi altrui e gli interessi collettivi, cerca di creare divisione tra le masse popolari, di mettere i lavoratori del settore pubblico contro quelli del settore privato, gli operai contro i lavoratori autonomi, i giovani contro gli anziani. La risposta a questo tentativo deve essere l’unità delle masse popolari contro la borghesia imperialista. Soprattutto la classe operaia deve porsi come guida di questa lotta, e quindi porsi in prima fila nella difesa degli interessi del resto delle masse popolari, lavoratori autonomi inclusi. Chi oggi manda in rovina i lavoratori autonomi è quella stessa classe che ha chiuso la Bekaert a Figline Valdarno, che conduce a morte lenta l’acciaieria a Piombino e a Taranto, che chiude la Sanac di Massa, la stessa classe che ha privatizzato la sanità pubblica, ed è la classe che va tolta di mezzo.

Il sindacalista Massimiliano Bianchi, delle cui posizioni l’allegato tratta, si scandalizza quando gli autonomi dichiarano di voler fare lo sciopero fiscale, come se non fosse cosa ovvia che chi non lavora non guadagna, e se il suo guadagno è zero la parte da versare allo Stato o al Comune pure è zero. Il sindacalista Bianchi però viaggia d’inerzia sulla vecchia divisione tra classe operaia e lavoratori autonomi, alimentata ad arte nei decenni, e spaccia gli autonomi come i nemici degli operai in questo modo nascondendo il fatto che i nemici degli operai sono i loro padroni e, senza timore del ridicolo, dice a battuta che se gli autonomi non pagano le tasse allora gli operai potrebbero “evocare la rivoluzione”. Un tale servo dei padroni si merita il sarcasmo di un padrone quale è il dirigente di Confcommercio, che si meraviglia di sentire un sindacalista che è contro lo sciopero. La risposta migliore però gliela diamo noi e gliela daranno tutti i lavoratori, gli operai, i proletari, i lavoratori autonomi di tutti i settori: noi non siamo sette di “evocatori della rivoluzione”, ma costruttori della rivoluzione e della rivoluzione socialista, una rivoluzione dove il potere politico è quello delle classi lavoratrici, dove l’economia è diretta al bene comune, dove cresce la capacità di ciascuno, tra le masse popolari, di dirigere l’assetto sociale in cui vive e la propria stessa vita.

A questo ci spinge questa crisi, qui sta il suo beneficio.

Viva l’unità degli operai, dei proletari, dei lavoratori autonomi!

Uniamoci nel (nuovo)Partito comunista italiano!

Il momento di cambiare la società è ora!

Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano

Per informazioni, vedi il sito del (nuovo)Partito comunista italiano in www.nuovopci.it, dove trovate anche le istruzioni per utilizzare metodi di comunicazione protetti (TOR e PGP). Comunicazioni con il CdP Aurora al recapito theaurors@netcourrier.com.

 

marzo 2020 – marzo 2021:

Cronaca di un anno di stato d’emergenza nel settore dei lavoratori autonomi a Firenze e in Toscana

.Legenda

Airca Associazione Imprese Ricettive – Città d’Arte
Anesv Associazione Nazionale Esercenti degli Spettacoli Viaggianti
Cciaa Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato
Cig Cassa Integrazione Guadagni
Cna Confederazione Nazionale dell’Artigianato
Codacons Coordinamento delle Associazioni per la difesa dell’Ambiente e la Tutela dei Diritti di Utenti e Consumatori.
Dpcm Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
Dpi Dispositivi di Protezione Individuale
Ebret Ente Bilaterale Regionale dell’Artigianato della Toscana(1)
Irpet Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana
Fiavet Federazione Italiana Associazioni Imprese Viaggi
Filcams (Cgil) Federazione Italiana Lavoratori Commercio Alberghi Mense e Servizi
Fiepet Federazione Italiana Esercenti Pubblici e Turistici
Fsba Fondo di Solidarietà Bilaterale dell’Artigiano
Ncc Noleggio con Conducente
Silb Fipe Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e Spettacolo
Tni Horeca Tutela Nazionale Imprese Horeca (Hotel, Restaurant, Cafè)
Ztl Zona di Traffico Limitato
  1. È costituito da Confartigianato, Cna, Casartigiani, Claai (Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane Italiane) e Cgil, Cisl e Uil.

.Attori

Nome Ente Ruolo
Benedetta Albanese Comune di Firenze Assessore alla sicurezza urbana
Stefano Agnesini Partite IVA insieme per cambiare Responsabile toscano
Dalida Angelini Cgil Toscana Segretaria
Cristina Arba Cgil Toscana Responsabile coordinamento donne e membro del Sindacato Lavoratori della Comunicazione Firenze – Prato – Pistoia
Nicola Armentano Comune di Firenze Capogruppo PD
Simone Balducci Cna Scandicci, Presidente
Martino Barberi Associazione Balneari Forte dei Marmi Presidente
Leonardo Bassilichi Camera di commercio Presidente
Lorenzo Becattini Firenze Fiera Presidente
Francesco Bechi Confturismo Toscana Presidente
Massimo Biagioni Confesercenti Toscana Direttore
Claudio Bianchi Confesercenti Firenze Direttore
Massimiliano Bianchi Filcams Cgil Segretario generale
Bernabò Bocca Federalberghi Presidente
Franco Brogi Fiepet Presidente
Mauro Bussoni Confesercenti Segretario generale
Santino Cannamela Confesercenti Firenze Presidente
Giancarlo Carniani Confindustria Firenze Vice presidente

Titolare del Plaza Hotel Lucchesi, Villa Olmi e Mulino di Firenze

Mario Catalini Uil Coordinatore lavoratori dell’artigianato Toscana
Ebret, ente bilaterale dell’artigianato toscana. Presidente
Cinzia Chiaramonti Fiavet Toscana Confcommercio Vice presidente

Titolare dell’agenza Yanez Viaggi di via Guelfa

Giacomo Cioni Cna Firenze Presidente
Stefano Ciuoffo Regione di Firenze Assessore al Commercio (pre Giani)
Monica Coppoli Commercianti di “Esistiamo” Portavoce
Aldo Cursano Confcommercio Firenze Presidente
Marco Daddio Associazione Balneari Lido di Camaiore Presidente
Giampiero Danti Saf-Società Abetone funivie Presidente
Giancarlo De Leo Cna Turismo Firenze Presidente

Titolare dell’agenzia viaggi Baiana in Borgo degli Albizi.

Laura Dreoni Centro commerciale via Cavour Presidente

 

Mohamed El Hawi Movimento #ioapro Promotore
Jacopo Ferretti Confartigianato Firenze Segretario
Leonardo Focardi Ordine dei commercialisti di Firenze Presidente
Barbara Gambini Confedilizia Toscana Presidente Confedilizia Toscana
Giovanni Gandolfo Airca Presidente
Federico Gelli Asl Toscana centro Direttore delle grandi emergenze
Federico Gianassi Comune di Firenze Assessore al commercio
Eugenio Giani Regione Toscana Presidente
Stefano Giorgetti Comune di Firenze Assessore alla mobilità
Claudio Giudici Uritaxi Presidente
Luca Giusti Confartigianato Imprese Toscana Presidente
Laura Grandi Sunia Cgil Firenze Segretaria
Marco Granelli Confartigianato Presidente (da dicembre 2020)
Nico Gronchi Confesercenti Toscana Presidente
Massimo Guasconi UnionCamere Toscana Presidente
Pietro Guardi Associazione Balneari Viareggio Presidente

Consigliere comunale

Stefano Guerri Confcommercio Firenze Vicedirettore
Bianca Guscelli Confartigianato Firenze Dirigente giovani imprenditori
Mirko Lami Cgil Segretario regionale Toscaa
Anna Lapini Confcommercio Toscana Presidente
Fabrizio Licordari Assobalneari Italia Presidente nazionale
Paola Lorenzini Cna Commercio Firenze Coordinatrice
Michele Lucarelli. Lis, Lega Imprese Sportive Coordinatore regionale
Maurizio Magi Filcams Cgil Firenze Segretario
Leonardo Marras Regione Toscana Assessore alle attività produttive e all’economia
Franco Marinoni Confcommercio Toscana Direttore
Giacomo Martelli Acli Presidente Toscana
Raffaele Madeo Ristoratori Toscana Vicepresidente
Sauro Martini Anesv Vicepresidente
Lorenzo Masi Comune Consigliere del M5S, ristoratore.
Gianluca Mengozzi Arci Presidente Toscana

Portavoce del Forum toscano del Terzo settore

Matteo Musacci Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Presidente nazionale gruppo giovani
Pasquale Naccari TniHoreca

Ristoratori Toscana

Presidente

 

Dario Nardella Comune di Firenze Sindaco
Cristina Pagani AssoHotel Confesercenti Firenze Presidente
Giuseppe Palmisano P.IVA insieme per cambiare Presidente
Vittorio Pasqua Associazione nazionale ambulanti Presidente
Bruno Panieri Confartigianato Direttore politiche economiche
Alessio Pestelli Assidea Presidente
Enrico Postacchini Confcommercio Responsabile nazionale delle politiche del commercio
Ciro Recce Cisl Segretario generale aggiunto Toscana
Mario Resca Confimprese Presidente
Giuseppe Salvini Camera di Commercio di Firenze Segretario generale
Renato Scalia Commissione parlamentare antimafia: Consulente
Luca Severini Intesa Sanpaolo Toscana e Umbria Direttore regionale
Maurizio Sguanci Quartiere 1 Firenze Presidente
Alessandro Sorani Confartigianato Firenze Presidente
Paolo Sorrentino Confindustria Firenze Vicepresidente
Serena Spinelli Regione toscana Consigliere
Marco Stabile Associazione Ristoratori Fiorentini Presidente
Riccardo Tarantoli Silb Confcommercio Firenze Presidente
Luca Tonini Cna Toscana Presidente
Daniele Vaccarino Cna Presidente
Francesco Viti Cna Federmoda Toscana Centro Presidente provinciale.

 

.2020

.Marzo

Il lockdown è dichiarato il 9 marzo. Il Decreto Legge del 17 marzo (Cura Italia) destina circa 2,4 miliardi al finanziamento di un’indennità di 600 euro erogata dall’Inps per il solo mese di marzo a titolari di partita Iva e a lavoratori autonomi le cui attività sono bloccate. Gli interessati sono circa 4 milioni.(1) L’associazione nazionale “Partite Iva insieme per cambiare”, che raccoglie circa 300mila iscritti, dei quali poco più di un migliaio in Toscana, considera il bonus di 600 euro un’elemosina. Sempre a proposito di carità, dal Governo arrivano in Toscana 23 milioni per buoni spesa riservati, tra gli altri a baristi e ristoratori e più in generale titolari di attività commerciali bloccate per decreto ma anche piccoli imprenditori, artigiani, ecc.

Si costituisce un nuovo organismo di rappresentanza degli operatori del settore, i Ristoratori Toscana.(2) Loro portavoce è Pasquale, Naccari presidente di Tni Horeca, associazione appena nata per rappresentare dieci categorie imprenditoriali (2) e titolare del ristorante Il Vecchio e il Mare di Firenze. Paventano la chiusura di esercizi in percentuali dal 30% fino al 50 %. Il settore della ristorazione, dice, fattura 86 miliardi e impiega 1,2 milioni di lavoratori. Chiedono:

  1. cassa integrazione in deroga per tutto il periodo dell’emergenza sanitaria con possibilità di proroga almeno per alcuni settori che avranno difficoltà a riprendere l’attività (ristoranti, attività turistico alberghiere, negozi e tutto il relativo indotto);
  2. sospensione di tutti i versamenti fiscali e contributivi per tutto il 2020;
  3. finanziamenti da parte del settore bancario e interessi allo 0%;
  4. al Comune sospensione della ztl sia normale che estiva almeno fino a gennaio 2021;
  5. sospensione oneri dei dehors esterni;
  6. sospensione della Cosap e della Tasi fino a marzo 2021.

Il Comune ad aprile accoglie la richiesta di sospensione della Cosap, prevede riduzione della Tari,(3) pensa a raddoppiare i dehors e concederli gratuitamente. Sospenderà ma non ridurrà gli affitti dei canoni non abitativi che andranno riscossi anche per i mesi di mancata attività.

1. Secondo l’Anagrafe tributaria, che l’8 luglio riporta statistiche del 2018, in quell’anno i titolari di partita Iva sono 3,6 milioni, di cui

        • 1,4 milioni (41,8 %) sono imprenditori,
        • 774.700 (20,6 %) sono lavoratori autonomi,
        • 242.400 (6,9 %) sono agricoltori,
        • 1,09 milioni (30,7 %) sono contribuenti in “regime fiscale di vantaggio” e “regime forfettario”, due categorie per partite Iva individuali mirate a semplificare la contribuzione con particolare attenzione ai giovani e ai lavoratori in mobilità.

Dall’analisi per attività economica emerge che il 64% dei titolari di partita Iva si concentra in

        • attività professionali e scientifiche (24,8%),
        • commercio all’ingrosso e al dettaglio (20,6%),
        • sanità ed assistenza sociale (10,2%),
        • costruzioni (8,8%).

2. 4mila sono a Firenze. In Toscana sono 9mila imprenditori per 13 mila ristoranti, con 53mila dipendenti e coordinatori in tutte le province (dati dal loro sito al marzo 2021).

3. La Cosap è la tassa per l’occupazione di suolo pubblico, la Tari la tassa per la raccolta rifiuti.

.Maggio

Si muove Confcommercio. Il 4 maggio fa aprire per protesta dalle 10.30 alle 13 negozi bar e ristoranti. Prendono la parola in piazza della Repubblica a Firenze i dirigenti, il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, la presidente dell’associazione, Anna Lapini, il presidente di Confcommercio Firenze Aldo Cursano, quello dell’Associazione Ristoratori Fiorentini Marco Stabile, il vicedirettore di Confcommercio Firenze Stefano Guerri, e in piazza Sant’Ambrogio alla presenza di una rappresentanza di ambulanti e del responsabile di Fiva Confcommercio Firenze Luigi Bocciero. Appuntamenti analoghi a Pontassieve, Borgo S. Lorenzo e Empoli.

Le norme da rispettare che il Governo prevede con la fine del lockdown secondo Confcommercio potrebbero provocare la chiusura di 270mila imprese (il 10% di quelle del commercio e del turismo) con 420mila posti a rischio.

Le norme sono definite il 16 maggio tra Governo e Regioni. Sono nell’elenco che segue.

  1. Spostamenti consentiti entro la regione.
  2. Spostamenti vietati in altre regioni fino al 2 giugno.
  3. Libertà d’ingresso in Italia da paesi UE dal 3 giugno, da paesi extra UE dal 15 giugno.
  4. I sindaci decidono sulla riapertura di aree pubbliche.
  5. Riapertura di attività economiche e produttive con rispetto dei protocolli. Vale per commercio al dettaglio, parrucchieri, estetisti, bar e ristoranti, secondo decisioni delle Regioni.
  6. Distanza di un metro nelle spiagge.
  7. Clienti distanti un metro in ristoranti e bar, da parrucchieri ed estetisti. Prenotazioni dei clienti conservate per due settimane.
  8. Ingressi contingentati nel commercio al dettaglio.
  9. Distanza di due metri in palestre.

A fine mese Patuanelli ministro del MiSE e Bellanova ministro dell’Agricoltura incontrano in videoconferenza le associazioni di categoria e le rappresentanze dei lavoratori dei ristoratori. Bellanova è preoccupata perché senza ristoranti si ferma la filiera agroalimentare. Oltre a quanto già dato tramite decreti, che i ministri riconoscono essere poco, oltre a dichiarazioni e complimenti agli operatori che reggono a fronte della crisi, dall’incontro viene fuori come proposta un tavolo tecnico interministeriale per il settore della ristorazione.

.Giugno

L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) chiede al Governo di mettere a disposizione 400 milioni per gli sconti sulla Tari, riguardo alla quale i Comuni temono perdite da 1,5 miliardi. Altri campi di sofferenza per i Comuni sono i tributi relativi all’occupazione del suolo pubblico.(1) Gli esercizi chiusi si troverebbero a dover pagare anche in assenza di attività e non tutti hanno fondi a sufficienza, e comunque i mancati pagamenti decurtano le entrate dei Comuni, sui quali già pesano i mancati introiti delle tasse di soggiorno. Il Governo prevede di dare ai Comuni 100 milioni anziché i 400 milioni richiesti.

  1. I tributi relativi a canone di occupazione del suolo pubblico (Cosap) e tassa per l’occupazione del suolo pubblico (Tosap), sono tra loro differenti perché uno è un canone che può variare a seconda delle circostanze, una è una tassa, che è fissata in percentuale sul patrimonio.

 

.Luglio

La Voce del (nuovo)Partito comunista italiano (n.65, anno XXII – luglio 2020) pubblica la Lettera di una compagna del Partito dei CARC alla redazione. La compagna scrive: “(…) a protestare, denunciare, scendere in piazza, scioperare sono centinaia di migliaia tra precari, disoccupati, studenti, insegnanti, infermieri e medici, lavoratori autonomi (ristoratori, professionisti, albergatori, ecc.): sono tutti potenziali alleati della classe operaia. Ognuno è mosso da suoi problemi specifici, ma la causa dei loro problemi è la stessa, la soluzione dei loro problemi è la stessa.” La soluzione è indicata nella risposta dei redattori ed è quella per la quale sono impegnati i comunisti: “(…) noi comunisti dobbiamo lanciarci con determinazione e scienza nella mobilitazione delle masse popolari per formare, rafforzare e allargare il loro sistema di potere, ma soprattutto dobbiamo andare a fondo fino a farlo diventare il nuovo sistema politico dell’intera società. Questo è il passo che i comunisti venuti prima di noi non sono riusciti a compiere nel Biennio Rosso del 1919-1920, dopo la vittoria della Resistenza contro il nazifascismo del 1943-1945, negli anni ’70: farlo è il compito dei comunisti di oggi.”

Il compito è difficile ma ha solide fondamenta, che mancano invece a Conte, nonostante le sue ostentazioni di ottimismo del 2 luglio in occasione di un incontro con Zingaretti, quello con cui da lì a sei mesi precipiterà, l’uno perdendo la Presidenza del Consiglio e l’altro perdendo la Segreteria del PD. Nella stessa occasione incontra diversi commercianti, ristoratori, artigiani di via della Croce a Roma che lamentano i ritardi nei pagamenti della cassa integrazione da parte dell’Inps e la difficoltà a ottenere crediti e intervistato da Il Fatto Quotidiano dice: “ (…) con il piano di controllo territorialmente articolato siamo in condizione di affrontare con relativa tranquillità anche i prossimi mesi”.

.Agosto

Il 6 agosto Naccari dei Ristoratori Toscana chiede lo sblocco dei licenziamenti perché i lavoratori non possono essere mantenuti data la crisi delle attività. Il Governo ha stabilito lo stop ai licenziamenti fino a metà agosto ma già prepara una proroga. Naccari chiede inoltre credito in tempi rapidi, proroga della cassa integrazione, cancellazione per tutto il 2020 di Tari e tassa sulla pubblicità. Nardella, per venire incontro ai commercianti del centro storico, apre la Ztl alle 16 anziché alle 20 per il mese di settembre.

Il 9 del mese arriva un altro Decreto Legge, il cosiddetto Decreto Agosto. Stanzia 400 milioni per le attività economiche (negozi, locali ma anche taxi e Ncc) dei centri turistici che a giugno hanno fatturato meno del 50% del dello stesso mese del 2019. 30 milioni sono per Firenze. Con “centri turistici” si intendono quelli dove il rapporto tra turisti e residenti è superiore di tre a uno, e a Firenze questo rapporto è di 21 a 1. Firenze ha avuto 16 milioni di presenze in meno da inizio dello stato d’emergenza. Tra i soggetti interessati Corriere Fiorentino elenca 1.100 ristoranti e locali, 900 artigiani, 700 taxi.

Il Decreto Agosto pensa anche ai 4,5 milioni di Partite Iva il 20 agosto che hanno scadenza per il pagamento di tributi (saldo 2019 e primo acconto 2020). Il Fisco aspetta di completare un incasso di 8,4 mld. Alla richiesta di proroga degli interessati il Decreto risponde con misure per chi ha subìto più del 33% di perdite che prevedono il 50 % del dovuto spalmato su 24 rate a partire dal 2021 e con il rinvio al 30 aprile 2021 quanto al secondo acconto 2020 (il cui pagamento è previsto a fine novembre e che è di 2,2 mld).

.Settembre

Il primo settembre cento appartenenti ai Ristoratori Toscana sono in piazza del Duomo a Firenze sotto la Regione per un appello al Governo dopo il suicidio di un ristoratore fiorentino il 22 agosto. Naccari dichiara che i ristoranti per i turisti hanno un calo degli incassi dell’80%, quelli delle periferie hanno un calo del 40%, quelli per i pranzi di lavoro dell’80%. L’80% degli esercizi ha fatto ricorso alla Cig e il 10 % hanno chiuso.

Secondo Confcommercio, nel 2020 la Toscana perderà 10 mld con un 13,8% dei consumi in meno, rispetto a una cifra complessiva nazionale di 116 miliardi e un arretramento in percentuale dei consumi del 10,9%. A febbraio, poco dopo la dichiarazione dello stato d’emergenza, la Camera di Commercio di Firenze ancora stimava che nel 2020, per la prima volta, il valore aggiunto generato dal settore turistico nella città metropolitana di Firenze avrebbe superato i 2 miliardi di euro, con un aumento di presenze di 1,2% per l’area metropolitana e +2,6% per Firenze nel periodo gennaio-agosto.

Il 29 settembre(1) chiude il Gran Caffè San Marco, il locale più antico di Firenze dopo il Caffè Gilli.(2) 14 sono i fondi rimasti vuoti tra piazza San Marco e il Duomo. Altri locali fiorentini rinomati che hanno già chiuso sono la pizzeria David, il negozio di calzature Temy, l’ottica Guidoreni in Por Santa Maria, la filatelia Mariani, la Norcineria Bucchi. Sorani, presidente di Confartigianato, dichiara che solo il 13% di quelli che hanno chiesto prestiti sopra i 25mila euro li ha ottenuti e che le casse integrazioni di maggio stanno arrivando ora a settembre.

30mila sono gli artigiani fiorentini senza Cig da maggio. I sindacati minacciano sciopero.

  1. 29 settembre, canzone scritta nel 1966 da Battisti e Mogol e portata al successo dall’Equipe ’84 l’anno successivo, parlava di una notte d’amore extraconiugale nata in un caffè. Iniziava dicendo: “Seduto in quel caffè, io non pensavo a te. Pensavo al mondo che girava attorno a noi”. Oggi non gira proprio come in quelli che erano i tempi in cui il capitalismo aveva il volto umano.
  2. Il Caffè San Marco è stato fondato 150 anni fa, il Gilli 270 anni fa.

 

 

.Ottobre

Il Governo chiude bar e ristoranti alle 21 per il servizio al banco e alle 24 per il servizio al tavolo.

Il 26 ottobre il Comitato centrale (CC) del (n)PCI nel suo Comunicato 31 del 2020 riporta una dichiarazione del Partito dei CARC: “La sera del 26 ottobre a Torino grandi manifestazioni in piazza Castello (una concentrazione organizzata da una serie di appelli diffusi via social) e in piazza Vittorio (qui la concentrazione era organizzata da alcune associazioni di categoria) contro i provvedimenti del Governo Conte a danno della ristorazione, del lavoro autonomo e dei diritti e delle libertà individuali in generale. Bando alle chiacchiere: lunedì sera in piazza a Torino non si è verificata nessuna stranezza sociologica (come si affannano a provare i Lerner, i Revelli,ecc.) né si è realizzata alcuna saldatura tra “estrema destra, ultras, malavita e centri sociali” cioè i soggetti che il racconto mediatico di questi giorni descrive come la “sapiente regia” delle manifestazioni anti-Decreto Presidenza del Consiglio dei Ministri. La realtà è che a Torino come nel resto d’Italia settori di masse popolari (lavoratori autonomi, piccoli e medi imprenditori nel settore della ristorazione e dell’aggregazione, proletari dipendenti delle stesse attività) sono giustamente insorti contro dei provvedimenti governativi che li mandano rovina. La realtà è che la forte spinta dal basso di commercianti, ristoratori, proprietari di bar non più disposti a soccombere a vessazioni (e senza più la pazienza per seguire percorsi istituzionali e tavoli di trattativa) ha chiamato alla lotta tutte le categorie del lavoro autonomo e della piccola e media impresa che dall’inizio della pandemia subiscono vessazioni. Dai tassinari (presenti in gran numero e che già al mattino avevano dimostrato occupando piazza Castello) ad ogni tipo di lavoratore autonomo, esercente, professionista, ecc. sotto attacco. Infine nelle piazze di lunedì 26 ottobre era presente un pezzo di gioventù proletaria della città, italiana e immigrata, spesso a rappresentare il proprio malcontento di dipendente di un’attività produttiva in rovina oppure più semplicemente in piazza per approfittare della concitazione per dare un segnale forte, di rivolta contro il disastroso corso delle cose.”

Il partito dei CARC parteciperà, a Firenze, a una manifestazione che segue quella di Torino e che verrà repressa con estrema durezza, pestaggi e provvedimenti restrittivi della libertà di giovani appartenenti a centri sociali.

.Novembre

Il 3 novembre 250 persone manifestano a Viareggio e bloccano il traffico in piazza Mazzini: tra di loro un centinaio sono commercianti colpiti dalla crisi (negozianti, gestori di palestre, ecc.), una sessantina sono lavoratori della sanità pubblica che protestano contro la mancata distribuzione di DPI, altri sono lavoratori dipendenti in cassa integrazione.

Il 4 novembre è giornata nazionale di protesta dei commercianti e di altre categorie contro le misure restrittive dei DPCM. Da Ponte Vecchio partono 200 ristoratori che diventano mille nel corso di una giornata. Contano di arrivare a Roma il 13 novembre. Oltre ai ristoratori ci sono ambulanti, artigiani, tassisti, commercianti e Ncc al seguito con 55 mezzi. Chiedono sospensione di tutte le tasse, abbattimento dei canoni d’affitto, blocco degli sfratti, un fondo perduto per il periodo di chiusura adeguato ai cali di lavoro registrati, e un credito di imposta proporzionale alle perdite di fatturato. La protesta è stata organizzata dal gruppo Ristoratori Toscana e da Tni Horeca. Alla marcia partecipa anche il noto chef Gianfranco Vissani. Arriveranno a Roma in 70 e Naccari sarà ricevuto da Conte.

La Toscana il 10 novembre piomba in zona arancione per cui sono vietati spostamenti in entrata e uscita da una Regione all’altra o da un Comune all’altro e chiudono per tutto il giorno di bar e ristoranti. 22 mila sono le attività interessate. Uno studio di fine ottobre commissionato da Confcommercio Toscana sulle imprese del terziario della provincia di Firenze conclude che un nuovo lockdown significherebbe chiusura definitiva per una impresa su quattro.

Il 22 novembre arrivano bonus per gli operatori commerciali ma solo se attivi nei centri storici di Firenze, Siena, Lucca, Pisa in Toscana, La Spezia e Genova in Liguria. Nessun bonus per le città in Umbria, nessun bonus a chi non è nei centri storici delle città scelte. Sono 83 milioni a fondo perduto già versati sui conti correnti di 16.637 imprese toscane, 5mila a testa, dice Martina Nardi, presidente della Commissione Attività produttive della Camera. La Regione poi ha versato un milione a circa 400 operatori del turismo, agenzie di viaggio, tassisti, guide, ecc.

Nardella dichiara che a Firenze circa un 30% dei proprietari ha ridotto i contratti di affitto in particolare nella ristorazione e nel commercio al dettaglio.(1) Il 70% quindi non lo ha fatto. Nardella dice che il Comune ha ridotto del 30% su base annua la Tari per le imprese, un taglio equivalente a 18 milioni di euro del bilancio, che ha azzerato Cosap e introdotto agevolazioni Imu per gli affitti commerciali, per una riduzione totale superiore ai 40 milioni.

Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di commercio di Firenze, si appella a Conte. Gli chiede

  1. la sospensione del pagamento delle utenze e di usare parte dei ristori dello Stato per compensare le bollette delle aziende erogatrici dei servizi luce, gas, acqua, eccetera,
  2. riduzioni drastiche per legge degli affitti commerciali,
  3. abbattimento dei costi fissi di gestione delle imprese,
  4. sospensione dei “parametri di Basilea” per la concessione del credito, che provocherebbero una “drammatica” stretta creditizia nel 2021.

Confcommercio annuncia di voler chiamare allo sciopero fiscale 50mila aziende toscane provocando la reazione immediata di Massimiliano Bianchi, segretario generale di Filcams Cgil Firenze al quale sfugge una battuta: “Siamo stupefatti, abbiamo rispetto per il disagio del momento ma così si rompe il patto costitutivo della convivenza civile. Allora i lavoratori, che pagano anche loro le tasse, dovrebbero evocare la rivoluzione?”(2) Marinoni, che dirige Confcommercio, ricorda a Bianchi che il patto costitutivo della convivenza civile è la Costituzione, che garantisce il diritto di sciopero, richiamando l’iniziativa di lotta annunciata a quelle intraprese da Gandhi, dai rivoluzionari che costituirono gli USA e dai rivoluzionari francesi e ironizzando sul fatto che sia proprio la Cgil a mettere i bastoni tra le ruote a chi vuole scioperare.

  1. La metà delle piccole imprese del territorio fiorentino, tra artigiani e commercianti, è in affitto.
  2. La battuta lacera settanta anni di lavorio intessuto per ottundere la coscienza della classe operaia, portato avanti proprio dalla Cgil di Di Vittorio e dal primo PCI di Togliatti, fino dal 1956. È stato il lavorio per convincere la classe operaia che poteva e doveva realizzare i propri interessi e aspirazioni ma senza la rivoluzione socialista, lasciando quindi la società sotto la direzione della borghesia imperialista e del clero.

 

.Dicembre

Un quarto Decreto Ristori varato il primo dicembre prevede un nuovo scostamento di bilancio da 8 miliardi di euro.

  1. Sospende e rinvia le principali scadenze fiscali in calendario.
  2. Amplia la platea delle attività che possono usufruire degli indennizzi a fondo perduto, includendo anche diverse categorie di agenti e rappresentanti di commercio.
  1. Rinvia al 30 aprile 2021 i versamenti del secondo acconto dell’Irpef, dell’Ires e dell’Irap a carico delle Partite Iva e delle imprese con ricavi fino a 50 milioni di euro che hanno subito una perdita di almeno il 33% rispetto al primo semestre 2019.
  2. Sospende versamenti delle ritenute, dell’Iva e dei contributi previdenziali di dicembre, per le aziende e i professionisti con un fatturato non superiore a 50 milioni di euro e che abbiano registrato un calo del 33% a novembre 2020 rispetto a novembre 2019. Tale sospensione sarà applicata anche a tutte le attività economiche che sono state chiuse con il DPCM del 3 novembre, a quelle oggetto di misure restrittive con sede nelle zone rosse, ai ristoranti nelle zone arancioni e rosse.
  3. Istituisce un fondo ‘taglia tasse’ da 5,3 miliardi di euro per realizzare nel 2021 la perequazione delle misure fiscali e di ristoro concesse con i provvedimenti adottati durante l’emergenza.
  4. Incrementa con 500 milioni di euro per il 2020 il fondo che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese attraverso la concessione di finanziamenti a tasso agevolato.
  5. Aggiunge 350 milioni di euro per il 2020 al fondo per ristorare le perdite subite dal settore delle fiere e dei congressi.

Confcommercio e Confesercenti si uniscono per sollecitare Giani a fare sì che il Governo passi la regione al giallo, per il risarcimento di tutti i danni causati dalla pandemia alle attività commerciali, per la cancellazione (non rinvio o riduzione) di ogni forma di imposizione fiscale relativa al 2020, per l’applicazione degli interessi bancari del 2019, per un provvedimento che modifichi l’attuale disciplina delle locazioni commerciali, escludendo l’ipotesi di sfratto per inadempienza, e imponga invece la rinegoziazione dei canoni di locazione su parametri adeguati all’attuale situazione. Condividono tutti i vertici di tutte le Confcommercio e Confesercenti provinciali della Toscana e delle federazioni dei pubblici esercizi Fipe e Fiepet. In piazza a Firenze scendono i Ristoratori Toscana, con Cna e Conflavoro. Confcommercio per protesta fa esporre cartelli contro i DPCM (22, più 36 Decreti legge e un numero imprecisato di ordinanze regionali) ai gestori degli esercizi.

Il 20 dicembre la Toscana diventa gialla fino al 24 dicembre, quindi rossa fino al 28, quindi di nuovo gialla. Resta comunque il coprifuoco dalle 22 alle 5. Negozi aperti. Bar e ristoranti aperti fino alle 18. Ridotta al 50% la capienza di bus e treni regionali. Per gli impianti sciistici nel periodo delle festività è prevista la chiusura. In Abetone e Val di Luce il danno economico è tra i 30 e i 40 milioni di euro.

La Regione distribuisce 21 milioni erogati dal Governo per bar, ristoranti, giostrai, ambulanti dei mercati turistici e fieristici, e aggiunge1,5 milioni a Pro Loco, maestri di sci e partite Iva dello spettacolo. La distribuzione dei 21 milioni avverrà in base alle perdite subìte e avverrà tramite bando dopo l’Epifania. A ogni azienda verranno dati fino a 2500 euro, con l’obbiettivo di assicurare risposta a 7700-7800 imprese. Il requisito base è una riduzione del fatturato di almeno il 40%, da gennaio a novembre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019. La perdita nel settore è di 12 miliardi su 120 miliardi complessivi di PIL. Il contributo regionale è

  1. un milione per le partite IVA,
  2. 250mila euro per le Pro Loco,
  3. 200mila euro per i maestri di sci (fino a 800 euro a testa).

Il Cna protesta per l’esclusione dell’artigianato artistico dai bonus promessi.

La Legge di Bilancio istituisce presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con una dotazione iniziale di un miliardo di euro, un Fondo per l’esonero parziale dai contributi previdenziali dovuti nel 2021 dai lavoratori autonomi e dai professionisti. Sempre per le partite Iva è stato introdotto, in via sperimentale per il triennio 2021/2023, un ammortizzatore sociale che sarà erogato dall’Inps.

Una delle associazioni che rappresentano le categorie di operatori in sofferenza è Federmep, l’associazione nazionale di matrimoni ed eventi privati. Ha sede a Firenze. Nel settore lavorano 50mila tra aziende e partite Iva, per un totale complessivo di 300mila persone impiegate e 65 miliardi di fatturato. A Firenze operano 2.000 attività (7mila in tutta la Toscana). Il calo medio del giro d’affari è dell’80% e del 100% nel periodo natalizio, per una perdita di 160 milioni di euro. Giorgio Pozzolini, proprietario dell’omonima dimora storica di Bivigliano e consigliere di Federmep dove rappresenta gli oltre 4.500 proprietari di dimore storiche (di cui circa 800 solo in Toscana) chiude il bilancio dell’anno a zero.

 

.2021

.Gennaio

Il bando della Regione per gli aiuti a ristoranti, bar ma anche pasticcerie, locali notturni e da ballo e finanziato con 19,5 milioni di euro, concede 2.500 euro di contributo a fondo perduto è tenuto aperto fino al 25 gennaio. È per chi dal primo gennaio 2020 al 30 novembre dello stesso anno ha avuto fatturato inferiore di almeno il 40% rispetto a quello dei mesi corrispondenti del 2019. Un altro bando è aperto fino al 29 gennaio e con modalità di partecipazione analoghe, per dare contributi a fondo perduto di 2.500 euro per gli operatori di spettacolo viaggiante ed itinerante, come i giostrai, e di 1.500 euro per gli ambulanti di fiere e mercati turistici.

Il 70% dei richiedenti ha avuto i fondi decisi a sostegno delle partite Iva dal Ristori Quater. Sono tuttavia una cifra minima a fronte di esercizi che denunciano una perdita del 90 % del fatturato, come denunciano tra gli altri commercianti al mercato del Porcellino a Firenze.

I Ristoratori Toscana minacciano con lettera ai Prefetti di tenere aperto a cena e nei fine settimana e di farlo subito, e chiedono sostegno economico ulteriore: i ristori finora ricevuti rappresentano il 2,5 % delle perdite. Ciò che i Ristoratori minacciano altri già fanno. Sono le “cene della disobbedienza”, singole iniziative di opposizione alle chiusure di esercizi che convergono in una azione estesa a livello nazionale propagandata tramite hashtag #ioapro1501, le cui punte sono Antonio Alfieri di Modena, Umberto Carriera di Pesaro e Mohamed El Hawi di Firenze (“Momi”, 34 anni, da 12 alla guida dei tre ristoranti di famiglia in città). L’iniziativa lanciata il 13 gennaio consiste nel tenere aperti i locali oltre i termini stabiliti per legge. Forze dell’ordine e funzionari delle amministrazioni locali sono mobilitati per dissuadere gli interessati dal partecipare all’iniziativa, mentre si prefigura il prolungamento dello stato di emergenza fino al 31 luglio.

Lorenzo Nannelli si mette a capo del pool di legali disponibili a fornire assistenza gratuita ai ristoratori ribelli intenzionati a riaprire infrangendo le leggi, ma il prefetto avverte che adotterà nei loro confronti le misure repressive previste. Incontra i rappresentanti di Confcommercio e Confesercenti già decisi a prendere le distanze dai ribelli e conduce a più miti consigli Naccari e i Ristoratori Toscana, che fanno marcia indietro dicendo che la legge non si infrange e quindi la loro protesta sarà solo simulata (con manichini al posto dei clienti).

L’appello dei ristoratori ribelli raccoglie una decina di adesioni a Verona, una cinquantina a Foggia ma non a Torino o a Milano, secondo La Nazione. In Emilia Romagna, in zona arancione, i trasgressori sono stati sanzionati pesantemente. In Toscana 1200 sono state le attività aperte. Lorenzo Nannelli dichiara che gli aderenti a livello nazionale sono stati diecimila. Mohamed El Hawi dichiara vittoria e promette di continuare la lotta.

Confimprese – Ey, che analizza le tendenze nei settori ristorazione, abbigliamento e non alimentare, informa che a livello nazionale il 2020 si è chiuso a quasi -40% sul 2019, con il crollo più importante nella ristorazione (-66,8%). La Toscana è la terza regione, dopo Friuli e Veneto, con i numeri peggiori: le perdite sfiorano il 54%. A Firenze il crollo è del 59,6%. Tanti sono ancora i lavoratori in cassa integrazione e per alcuni continua ad arrivare in ritardo come per i 7mila artigiani a Firenze e provincia che hanno ricevuto solo e solo in parte la cassa integrazione di ottobre.

Secondo i dati di Unioncamere-Infocamere, nel 2020 hanno chiuso definitivamente i battenti 273mila imprese in Italia, di cui quasi 20mila in Toscana. Solo a Firenze nel 2020 sono sparite 5.324 imprese. Al terzo trimestre 2020, secondo i dati Istat, in Toscana ci sono 117mila disoccupati, 14mila in più rispetto al 2019.

Cominciano a fare sentire la loro voce anche i Circoli Arci, che in provincia di Firenze hanno la maggiore concentrazione d’Italia con più di duecento sedi (1.500 in tutta la Toscana) e 45mila iscritti, che sono stati chiusi durante tutto il primo lockdown e che sono stati richiusi e mai più riaperti da ottobre, con blocco di tutte le attività commerciali sulla base delle quali hanno continuato a garantirsi la sopravvivenza negli ultimi decenni. Al Governo si rivolgono assieme i circoli Acli per protestare contro il protrarsi della chiusura. Leonardo Sgatti del Circolo San Niccolò di Firenze dice: “Tutti i circoli i cui bar sono di servizio alle attività, come il nostro, sono chiusi del tutto. Abbiamo aperto per 5 mesi nell’ultimo anno. Non ci riprenderemo più”. “Gli assembramenti sono in strada non all’interno dei nostri locali. E noi siamo i responsabili di quello che succede dentro e non fuori” attacca Veronica Polimeni, bar ristorante Amici del Circolo Casa del Popolo al Galluzzo. Secondo Gianluca Mengozzi, presidente di Arci Toscana e portavoce del Forum toscano del Terzo settore, che rappresenta 9750 realtà, “a rischio sopravvivenza ci sarebbero circa 4mila associazioni”.

Il 15 gennaio interviene sulla materia il Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano con il suo Comunicato numero 20 “Sosteniamo la lotta dei lavoratori della ristorazione”, di seguito riportato per intero.

 

Comitato di Partito Aurora

Sosteniamo la lotta dei lavoratori della ristorazione

La crisi materiale, morale, intellettuale e ambientale che affligge l’umanità intera e spaventa tante persone, sia tra le masse popolari sia nella borghesia imperialista, conferma con la sua gravità la profondità della trasformazione che ‘l’umanità deve compiere.

(Manifesto Programma del (nuovo)Partito comunista italiano, Ed. Rapporti Sociali, Milano, 2008, pag. 3)

 

I ristoranti sono una istituzione nata da una rivoluzione, e precisamente dalla Rivoluzione Francese, che riversò a Parigi e in altre città della nazione i cuochi disoccupati perché i signori feudali loro padroni o erano fuggiti o erano stati decapitati. Senza occupazione inventarono un nuovo mestiere, da servi si fecero borghesi e portarono la loro arte a disposizione non più dei singoli e delle loro famiglie ma di quelle parti di popolazione che avevano da pagarsi un pasto nei locali in cui questi primi ristoratori iniziarono la loro attività. Oggi una crisi molto più profonda di quella che diede avvio alla Rivoluzione Francese è in corso e impone una trasformazione radicale dell’assetto sociale. Milioni di persone e interi settori sociali sono a rischio. Attività lavorative la cui esistenza era data per scontata e che fino a ieri in questo sistema erano remunerative ora da questo sistema sono condannate alla sparizione. Questo è sicuramente il caso dei servizi legati al turismo: in Toscana, regione dove il settore del turismo ha grande peso come attività produttiva, su 26.286 posti di lavoro persi rispetto al 2019 14.786 sono nei servizi turistici. I ristoratori fanno parte di questa area in grande sofferenza: sono di fatto condannati a morte anche se il Governo non osa dirlo e versa loro (ad alcuni di loro) i cosiddetti “ristori” per tenere in piedi l’apparato di propaganda secondo il quale “tutto andrà bene”. Loro e tanti altri come loro sono come una massa di popolazione scaricata in mezzo al mare su un’isola a pelo d’acqua e che nell’arco della giornata sarà sommersa dall’alta marea. Così procede questa Repubblica diretta fino a questi giorni da un “avvocato” di Bergoglio, con tante belle parole di fede, speranza e carità mentre già 80mila persone sono morte per il virus, i centri cittadini e le intere città da brulicanti che erano dall’oggi al domani diventano deserte, procede a balzi da gigante la crisi economica. A fronte di questa classe dirigente criminale e ipocrita ribellarsi è giusto, e fanno bene i ristoratori che il 15 gennaio hanno dichiarato di volere riaprire i locali per la cena, non accettando la condanna a morte lenta della loro attività con quanto di lavoratori include, lavoratori che sia chiaro, sono operai, perché non c’è differenza tra produrre tortellini alla panna e assi per auto, scooters, acciaio o fili in metallo per pneumatici. Male fanno tutti quelli che per ignoranza o malafede cercano di isolare la lotta dei lavoratori della ristorazione dalle altre mobilitazioni delle masse popolari in corso, nella scuola, nella sanità, nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro pubblici. Male fanno quegli istituti come Confcommercio e Confesercenti che dichiarano ipocritamente di “essere consapevoli delle sofferenze dei lavoratori” del settore che costoro dovrebbero difendere ma raccomandano di non infrangere la legge. Infrangere la legge è necessario quando questa prevede condanna a morte non dichiarata e quando è legge assurda, emanata da uno Stato il cui Governo impedisce di lavorare e che si regge sulle tasse di chi lavora. Confcommercio e Confesercenti raccomandano di stare nella legge così come i sindacati confederali hanno raccomandato di affidarsi alle istituzioni ai lavoratori della Bekaert di Figline Valdarno e prima della Rational di Massa, due tra le tante fabbriche che ora sono regno dei rovi, così come hanno raccomandato e raccomandano di affidarsi alle istituzioni agli operai delle acciaierie di Taranto, di Terni e di Piombino. I risultati di tutto questo si vedono. Si vede come queste istituzioni hanno gestito la situazione in Alialia e come gestiscono la situazione delle autostrade con i Benetton, a cui continuano a regalare miliardi dai tempi in cui Matteo Renzi era al Governo. Affidarsi a queste istituzioni è come affidarsi a un astrologo per decidere come organizzarsi la vita. Serve ben altro. Serve un assetto sociale radicalmente diverso, serve chi lo costruisca e serve una scienza per costruirlo.

La lotta dei lavoratori della ristorazione infatti non può rimanere isolata. Senza chi produce la materia che i lavoratori trattano, e cioè senza i prodotti alimentari e senza chi li consuma, cioè senza clienti, la loro lotta non ha futuro. L’apparato produttivo marcia a rilento e questo vale anche per la produzione agricola, oltre al fatto che un quarto degli apparati produttivi sono stati venduti a capitalisti stranieri che delocalizzano e licenziano, provocando un tale immiserimento per cui saranno in pochi in futuro a poter cenare al ristorante. Il caso Bekaert di Figline Valdarno è emblematico. Serve uno Stato che sappia fare fronte alla pandemia sia facendola cessare sia provvedendo alle necessità delle masse popolari, inclusi i lavoratori della ristorazione, fino a che la pandemia dura. Serve uno Stato socialista, che ha controllo sulle attività produttive, che ha come fine il benessere materiale e spirituale della popolazione, che nella gestione della società coinvolge la popolazione facendo ciascuno dirigente di sé e responsabile della direzione dell’intero assetto sociale, abolendo progressivamente quell’individualismo che da ideologia della libertà del singolo è passato a essere ideologia della cella, dell’esercizio chiuso dove uno dovrebbe stare ad aspettare la fine, del posto di lavoro nella fabbrica condannata a morte lenta, della stanza di casa dove uno sta a fare il cosiddetto smart working o la didattica a distanza, della stanza d’ospedale dove uno non può vedere i parenti, della Residenza Sanitaria Assistita dove l’anziano è mandato a morire a spese sue e della sua famiglia. Tutto questo è spacciato come colpa del Covid, ma non accade nei paesi che hanno conservato un regime socialista, come la Repubblica Popolare Cinese dove il 13 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità riscontra 4.800 morti su una popolazione di 1.400 milioni di persone mentre in Italia i morti sono 80mila su una popolazione di 60 milioni di persone.

La pandemia è la fase finale di una crisi di lunga durata, che impone la necessità di cambiare la società e noi stessi che ne siamo parte, di abbattere il capitalismo e di costruire il socialismo, di fare dell’Italia un nuovo paese socialista portando a termine il compito iniziato dal primo Partito comunista italiano e da Antonio Gramsci che lo fondò cento anni fa. Con questo faremo la rivoluzione socialista in un paese imperialista, cosa mai fatta prima, e così il nostro paese darà un contributo portando la sua influenza nel mondo per la terza volta nella storia, dopo l’Impero Romano e dopo l’avvio dello sviluppo del capitalismo a partire dalle Repubbliche Marinare all’inizio dello scorso millennio, quindi nei comuni della penisola e fino al Rinascimento, prima che la repressione delle forze feudali con alla testa la Chiesa di Roma ne soffocasse lo sviluppo e ci imponesse secoli di arretratezza. Oggi il paese prende posizione d’avanguardia e dà il suo contributo a una nuova fase della storia dell’umanità. Assumiamocene la responsabilità, siamone giustamente orgogliosi, procediamo con scienza e con fiducia nel futuro.

.Febbraio

Tremila sono le cessazioni di attività della ristorazione in Toscana, un centinaio nella provincia fiorentina. Da aprile a settembre 2020, nel comune di Firenze, hanno chiuso 28 ristoranti. Il Giglio Rosso ha chiuso dopo cento anni di storia. Momi El Hawi va a Roma alla ricerca di interlocutori a livello nazionale.

Si approssima la scadenza dello sblocco dei licenziamenti che comporterebbe la fine della cassa integrazione che tra l’altro non è arrivata a collaboratori sportivi, guide turistiche, attori. Il 7 febbraio, davanti al teatro Puccini, si tiene la prima di quattro iniziative di protesta artistica, dal titolo ‘Tournée in città a teatri chiusi’, organizzate dalle attrici Anna Meacci e Daniela Morozzi e dalla cantautrice Chiara Riondino.

Il Governo caritatevole verso i “buoni che annegano pacificamente” è duro contro i trasgressori: 3481 sono le persone controllate, 324 attività o negozi visitati dalle forze dell’ordine, 4 chiusi e 80 sanzioni. Si inasprisce la campagna mediatica contro i giovani colpevoli di “assembramenti” nelle vie e nelle piazze, mentre resta lecito assembrarsi nelle chiese ma soprattutto nelle fabbriche.

Il 12 febbraio i sindacati Cgil, Cisl e Uil da un lato e Confcommercio dall’altro firmano un’intesa per una campagna di vaccinazione che consenta la ripresa delle attività nel settore del turismo. A gennaio il settore ha visto un calo delle presenze dell’83% rispetto allo scorso anno e nel 2020 un calo del 64% nel 2020 rispetto al 2019.

La Toscana passa da gialla ad arancione. I Ristoratori Toscana pianificano di tornare a Roma e chiedono a Draghi indennizzi per i mancati incassi dall’inizio dell’emergenza e il superamento del sistema semaforico. Proteste da Confcommercio Firenze (Marinoni e Cursano), Confesercenti Toscana (Gronchi), Cna Toscana (Tonini). Minacciano una grande iniziativa di protesta entro dieci giorni. Intanto continuano le multe di 400 euro, tra gli altri a un ristorante di Campi Bisenzio e ai quaranta clienti che festeggiavano un compleanno (con chiusura del ristorante per 5 giorni), e a un ristorante cinese in Via Orsini a Firenze, chiuso ma con nove persone dentro senza mascherina. A San Valentino 1393 le persone controllate di cui 90 multate; 81 le attività o i negozi pure oggetto di controlli, con 4 titolari di attività sanzionati.

Il ristorante “Burde”, storica trattoria in via Pistoiese, dichiara che non servirà più pranzi ai politici di qualsiasi partito.

Nazione a metà mese ricapitola i bonus a partire da 2.500 euro a bar, ristoranti e imprese del divertimento previsti dal bando di aiuti della Regione Toscana. Le domande ammesse e subito messe in pagamento sono 3.068, per oltre 7 milioni e 141 mila euro di contributi complessivi. Altri dovranno attendere: ci sono 1.398 richieste sospese, in attesa del rilascio del documento che attesti la regolarità nel pagamento dei contributi previdenziali. Valgono complessivamente 3 milioni e 285 mila euro di aiuti. Ci sono infine le domande non accolte: 466, respinte per mancanza dei requisiti necessari.

Giani paventa il passaggio della Toscana in zona rossa mentre incontra i ristoratori il 21 febbraio già abbattuti dal passaggio da giallo ad arancione.

Matteo Luppoli, titolare de ‘L’Oro di Siena’, tiene aperto il ristorante dopo averlo annunciato su Instagram e affianca Momi El Hawi di Firenze. Da Pisa il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Diego Petrucci si mette a sua disposizione come avvocato. Naccari dei Ristoratori Toscana prepara il presidio a Montecitorio che, dice, sarà a oltranza a partire dal 22 febbraio. Intanto la polizia municipale multa El Hawi e chiude il suo ristorante “I peccati di gola” in Via Baracca 149.

Il Comune d’altro lato rabbercia riducendo le tariffe Cosap agli ambulanti del 20 % (700mila euro in meno per il Comune) e rinvio dei pagamenti al 31 luglio 2021.

I sindacati lanciano l’allarme nel caso non ci sia la proroga dei licenziamenti. Nell’area fiorentina si rischiano 1800 esuberi e 2.400 in Toscana (gli addetti tra Firenze, Prato e Pistoia sono 2.500).

Con le imprese che muoiono compaiono gli sciacalli, cioè le Organizzazioni Criminali. “L’emergenza sanitaria Covid-19 ha prodotto effetti “devastanti” sulla salute delle persone ma anche sulla tenuta del sistema economico, generando una situazione che offre opportunità di espansione alla criminalità organizzata nel suo complesso.” Questa la premessa della Relazione semestrale al Parlamento sull’attività svolta dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) relativa al primo semestre 2020, pubblicata il 24 febbraio. Le Organizzazioni Criminali “rilevano” le imprese in difficoltà finanziaria fornendo assistenza a privati e imprese come strumento per incrementare il consenso sociale e il controllo del territorio. Lo stato di emergenza non ha ostacolato le Organizzazioni Criminali per il riciclaggio e reimpiego dei capitali illeciti, le infiltrazioni negli appalti pubblici e i tentativi di condizionamento della pubblica amministrazione. La ‘ndrangheta nel periodo considerato risulta sempre più attiva nel condizionamento delle amministrazioni locali. La mafia siciliana tende a invadere il tessuto socio-economico oltre che gli apparati politico-amministrativi locali. Pienamente operative sono la camorra, le mafie foggiane, la camorra barese, la Sacra corona unita e la mafia lucana. Sono organizzazioni operanti al di là delle regioni e nazione d’origine e a esse si aggiungono le organizzazioni criminali straniere come quella cinese, nigeriana e romena. Il prefetto di Firenze spiega che le Organizzazioni Criminali non procedono con estorsioni ai commercianti ma con l’offerta camuffata di liquidità o quella di rilevare parte delle quote societarie.(1).

Un agente di viaggi di 68 anni si toglie la vita a Seano, nel comune di Carmignano in provincia di Prato, dopo la chiusura della sua agenzia.

Una guida turistica scrive a Resistenza, il foglio del Partito dei CARC, la lettera riportata di seguito.

 

“Come guida turistica abilitata ho deciso di prendere parte a varie manifestazioni e presidi svoltesi a Milano da dicembre scorso a gennaio 2021. La prima è stata quella del 15 dicembre organizzata dalla Community Facebook “Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali”.

L’iniziativa aveva come scopo quello di formare un presidio davanti al Castello Sforzesco per far sentire la voce di un gruppo di professionisti del mondo dei beni culturali (archivisti, educatori, storici dell’arte, guide turistiche etc) che sono stati per tutto il 2020 dimenticati dal Governo, sottovalutati, sottopagati , socialmente denigrati.

Ho pensato fosse utile unirmi ai pochissimi ahimè presenti quel giorno con dei cartelli provocatori (La cultura non fa paura, etc) e rilasciare ad alcuni giornalisti una video intervista per far presente che l’attività delle guide era stata penalizzata per tutto il 2020 con continue riaperture e chiusure dei musei, la mancanza di aiuti ed indennizzi sostanziali e continuativi e la richiesta di poter tornare a lavorare al più presto sia in esterno che nei siti museali (luoghi che da sempre possono essere sanificati e contingentati).

La seconda manifestazione a cui ho partecipato e con una risonanza ben più forte è stata la Cultural mass del 16 gennaio organizzata dal gruppo Coordinamento Spettacolo Lombardia. Ho partecipato all’evento coinvolgendo alcune colleghe facendo capire loro che era necessario mobilitarsi ancora per una ripartenza diffusa del settore e per ribadire che la cultura e i suoi lavoratori andavano tutelati e aiutati. Nonostante gli spostamenti in bici in massa con varie tappe dalla Triennale al teatro Arcimboldi, le guide turistiche non sono riuscite a prendere la parola, ma è stato comunque interessante per me riuscire a coinvolgere un maggior numero di colleghi e confrontarci sulla nostra difficile situazione.

Motivata e piena di entusiasmo dopo la Cultural mass, sempre navigando in Internet, ho trovato la locandina di un presidio organizzato dal Comitato territoriale esercenti che si è tenuto il 20 gennaio scorso. Ho pensato che se come categoria di guide turistiche ci fossimo uniti alla protesta di ristoratori, baristi, proprietari di palestre, saremmo riusciti a parlare e a rivendicare i nostri diritti lavorativi sotto al Palazzo della Regione. Ho contattato così un ragazzo gestore di un disco club di Milano che ci ha accolti subito con piacere e ringraziandoci del sostegno. Ho partecipato così insieme ad un numero più ampio di colleghi con 2 striscioni, ho parlato in pubblico esponendo le nostre rivendicazioni e siamo riusciti a farci intervistare e fotografare da diversi giornalisti.

Sono scesa in piazza unendomi sia ai colleghi della cultura e sia agli esercenti per rivendicare un diritto fondamentale per un paese civile e cioè IL DIRITTO AL LAVORO!!!

L’ intento delle guide turistiche è stato quello di dimostrare che anche in una pandemia, non basta  procurarsi solo i beni di prima necessità per continuare a vivere… Noi siamo dei divulgatori di cultura, arte, bellezza di cui la società ha bisogno per continuare a star bene e siamo soprattutto dei professionisti che non lavorano per hobby! Abbiamo famiglie, figli e scadenze da rispettare.

Rispetto che invece è mancato nei confronti della categoria con riaperture e chiusure dei musei a singhiozzo (impedendoci di fatto di poter lavorare con continuità anche oggi visto che i musei sono ancora chiusi nei week end) così come sono mancati indennizzi e ristori.

Quando ci hanno intervistato in piazza abbiamo fatto presente che alcune categorie di colleghi non hanno infatti beneficiato di quest’ultimi per problemi di codici ATECO o di gestione della stessa domanda da parte di INPS o Mibact chiedendo di porre subito rimedio a queste defezioni e ribadendo la necessità di tornare al lavoro con una riapertura intelligente dei musei.

In futuro mi auguro che i colleghi vogliano ancora seguirmi in piazza per lottare, perché se qualcosa abbiamo ottenuto (zona gialla e riapertura di alcuni musei) ancora tanto va fatto per la cultura ed il turismo.

Mi sono unita alle Brigate per l’emergenza a novembre 2020 perché come lavoratrice autonoma ero di nuovo ferma e mi trovavo senza la possibilità di svolgere visite guidate. Inoltre, abitando in Giambellino, quartiere di case popolari, mi sono immediatamente resa conto che avrei potuto dar aiuto a persone che non riescono ad arrivare decentemente a fine mese. Tramite la compagna Greta Franco ho avuto il contatto di un ragazzo della Brigata Nori, costituita da un gruppo di giovani ragazzi che più o meno ogni giorno raccolgono il fresco per mercati e supermercati, girano per panetterie e macellerie della zona e nei week end si dedicano alla distribuzione alimentare anche spostandosi di casa in casa. Ho partecipato anch’io per il mese di novembre e dicembre alla distribuzione ed è stata davvero un’esperienza bella, utile e di grande solidarietà che spero riesca a coinvolgere sempre più persone nei quartieri periferici.

L’esperienza delle brigate è stata sicuramente un’esperienza di solidarietà  ed una molla che è servita a farmi capire che la rivendicazione del singolo può esser ribadita in maniera più forte e diventare collettiva se si porta avanti un lavoro ed una lotta(nel caso delle manifestazioni) di squadra coeso.”

  1. https://www.interno.gov.it/it/notizie/prefetto-firenze-facciamo-argine-mafie-contaminano-come-coronavirus

 

.Marzo

A inizio mese Confcommercio e Confesercenti organizzano una catena umana cui partecipano 500 operatori da via Verdi a Piazza Duomo. La catena inclusiva di ristoratori, titolari di discoteche (Tenax, Pavoreal), deejay, maestri di sci, responsabili delle agenzie di viaggio e chef, parte da via Verdi, dal ristorante “La Maremma” il cui gestore si è tolto la vita ad agosto. Un cartello dice “Ho più paura delle banche che del Covid”. Confcommercio organizza poi una cena fuorilegge al NH hotel di La Spezia a partire dalle 20.15, riservata ai ristoratori dell’area spezzina. Denuncia la pratica dei Dpcm che continua con Draghi e che chiude i bar la sera fino al sei aprile. Fipe fornisce i dati della crisi: nel quarto trimestre 2020 il fatturato della ristorazione è -44,3% rispetto allo stesso periodo del 2019. Le imprese del comparto segnano su base annua oltre 22.250 cessazioni a fronte di sole 9.190 nuove iscrizioni e subiscono nell’anno una perdita complessiva del 36,2%, pari a 34,4 miliardi di euro. 1.400 imprese del commercio sono andate perse nel 2020 in Toscana e dall’inizio del 2021, 7.500 aziende sono a un passo dalla fine. Nardella il 18 marzo a Radio Toscana dice che i danni nel settore del turismo durante l’emergenza sono di 5,5 miliardi di euro in tutta la Toscana e circa 1,5 miliardi per l’area metropolitana fiorentina. Viti, presidente di Federmoda Cna, dichiara che gli operatori sono allo stremo.

Marco Granelli, presidente di Confartigianato da dicembre 2020, dice che la crisi interessa il 32 % degli associati, quelli attivi nel campo del turismo, della ristorazione, dell’organizzazione eventi, della moda, dei mobili. Reggono i settori alimentare e medicale e soprattutto quello edilizio, grazie alle ristrutturazioni pagate dallo Stato con il superbonus (+ 366 %). Obietta a Draghi il quale, meno buonista di Conte, non ha avuto remore a dire che le imprese in crisi vanno lasciate morire, che questo va fatto solo in parte. Secondo Granelli bisogna lasciare morire solo le aziende che erano in crisi già prima della pandemia. Sorvola sul fatto che le imprese erano già fortemente in crisi a causa di una politica nazionale che a discapito dei negozi di vicinato ha favorito grande distribuzione e centri commerciali.

I ristoratori fanno i conti anche per la chiusura dell’8 marzo, che per loro significa venti milioni in meno. Danni anche per i fiorai, pasticceri, parrucchieri ed estetiste.

“Partite Iva insieme per cambiare”, l’organismo nato a marzo 2020, indice uno sciopero il 10 marzo. Le rivendicazioni sono

  1. no a pagamento anticipato delle imposte come gli acconti di imposta,
  2. sanatoria dei debiti tributari in base all’effettiva capacità contributiva,
  3. dilazioni di 10 o 15 anni per i pagamenti tributari,
  4. ammortizzatori sociali,
  5. semplificazione della burocrazia.

Aderiscono alla manifestazione

  • la Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di di Spettacolo (Silb Fipe),
  • la Associazione Partite Iva per il territorio Italia (Apit),
  • il Movimento Imprese Ospitalità (Mio),
  • l’Associazione Imprese e Autotrasportatori Siciliani (Aias),
  • le Partite Iva Nazionali (Pin),
  • la Rete delle Partite Iva.

Lo chef Gianfranco Vissani dice di sentire un colpo al cuore quando ascolta il Draghi secondo il quale “non tutti verranno salvati”. Due ristoratori della “Bodeguita” di Livorno dicono che con Conte, almeno, l’INPS pagava la Cig e qualcosa dei ristori arrivava, mentre ora non vedranno soldi fino ad aprile. Serviranno infatti quaranta giorni per applicare i nuovi calcoli sul fatturato previsti dal nuovo Governo. Cursano, titolare di due ristoranti a Firenze e vicepresidente di Fipe – Confcommercio, dice: “I bilanci delle imprese della ristorazione evidenziano che in Italia ci sono 15mila ristoranti (quasi la metà delle 33mila che operano come società di capitale) a rischio di infiltrazioni criminali a causa della loro fragilità finanziaria. E il 13% delle imprese ritiene di aver subito negli ultimi 6 mesi pressioni per vendere l’attività a prezzi molto più bassi del valore di mercato ed il 14% ha avuto l’offerta di prestiti fuori dai canali ufficiali”. Cursano dice che Confcommercio ha in mente di alzare il livello dello scontro, e infatti la presidente Anna Lapini il 13 marzo annuncia che l’associazione ha deliberato lo stato di mobilitazione permanente. Afferma che nel terziario toscano rischiano di sparire almeno 10mila imprese nei prossimi sei mesi e un dipendente su cinque rischia di perdere il posto.

Di sicuro lo perderanno i lavoratori di Douglas Profumerie che entro gennaio 2022 chiuderà 128 negozi in Italia su 507, di cui 17 dei 50 punti vendita in Toscana. A rischio, solo a livello regionale, 62 posti di lavoro (457 a livello nazionale). Si tratta dei negozi di Poggibonsi (già chiuso), Calenzano, Pisa, Venturina, Navacchio, Montecatini, Piombino, Follonica, Pistoia, Siena e Borgo S. Lorenzo.

La pioggia di dati tragici si intensifica. Fipe-Confcommercio sulla base dei dati INPS dichiara che in Toscana più che nelle altre regioni: bar, ristoranti, discoteche e imprese di catering hanno perso 21.000 occupati rispetto al 2019, quando erano 70.000.

A partire dal 16 marzo Confcommercio riunirà il proprio consiglio regionale in via permanente per decidere di giorno in giorno, all’unanimità e con la massima tempestività, le azioni da intraprendere a sostegno del comparto, provato dalle difficoltà scaturite dalla crisi pandemica e dalla sua mala gestione. Marinoni vuole richiamare l’attenzione del Governo “sul grave stato di prostrazione in cui versano gli imprenditori toscani del terziario, insieme ai colleghi del resto d’Italia, e sulle fortissime preoccupazioni in merito alle prospettive di vita delle loro aziende e al mantenimento degli attuali livelli occupazionali.”

Allo stesso tempo però Barbara Gambini, presidente di Confedilizia Toscana, si muove contro Confcommercio e Confesercenti che al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani hanno chiesto la “rimodulazione dei canoni di locazione e blocco degli sfratti”. La presidente è inviperita: “La morosità diffusa e quindi il mancato pagamento dei canoni di locazione ha effetti devastanti, in termini economici, sui locatori. A fronte di tali minori entrate, i proprietari però devono pagare l’IMU fino all’ultimo centesimo: con quali soldi? Con quelli che non hanno incassato dalla locazione? Con il reddito da lavoro anche per essi precipitato o addirittura perduto? Occorre abolire anche il blocco degli sfratti: misura iniqua e illegittima che si configura come una espropriazione di fatto. Non è questa la strada per salvare i rapporti di locazione. Al gioco al massacro Confedilizia non ci sta: occorre sbloccare l’esecuzione degli sfratti e risarcimenti e servono ristori immediati con misure a sostegno della locazione. Confedilizia rinnova, ora più che mai, le richieste da anni avanzate: riduzione della pressione fiscale che grava sul comparto immobiliare, cedolare secca per le locazioni commerciali, revisione della legislazione anacronistica del 1978 con maggior libertà contrattuale, per addivenire ad accordi più rispondenti alle esigenze di entrambe le parti contrattuali.”

Intanto a Firenze traballa la direzione della Camera di Commercio. Cna e Confcommercio chiedono il rispetto dell’accordo firmato nell’estate 2018 che portò all’elezione di Bassilichi per creare unità tra le associazioni di categoria, superando le contrapposizioni storiche soprattutto tra Confcommercio e Confesercenti. L’accordo prevedeva che a metà mandato Bassilichi fosse sostituito.

Nel corso del mese Nardella è particolarmente attivo nell’attacco ai giovani che si ritrovano nelle piazze cittadine, e le chiude una dopo l’altra, facendo emanare sanzioni per 400 euro a testa. In certe piazze si potrà passare ma non fermarsi. Nardella ordina poi lo stop alla vendita e all’asporto di bevande alcoliche dalle 16 alle 22 su tutto il territorio comunale di Firenze, divieto di consumo in luogo pubblico, divieto di stazionamento nelle piazze Strozzi, Santissima Annunziata e Sant’Ambrogio, pena pagamento a 400 a 1000 euro di multa. I locali fiorentini del centro minacciano la serrata. Riccardo Tarantoli, presidente Silb Confcommercio Firenze. Dice: “…non si può continuare a colpevolizzare i giovani. Non possono pagare loro per le carenze disorganizzative istituzionali. Come si può pensare di chiudere a chiave i ragazzi? Tanti sono già in cura dagli psicologi.” La chiusura dei servizi igienici nei locali pubblici e l’assenza di servizi igienici pubblici, poi, mette in difficoltà parecchi che si muovono nella città. Uno sorpreso a orinare su un muro viene multato con tremila euro.

L’11 marzo il Governo stanzia 5,8 milioni di euro per Terzo settore e circoli. Gli interessati possono ricevere fino a 15mila euro di contributi per le spese sostenute nel periodo che va dal 16 ottobre 2020 al 30 aprile 2021. Arci fa partire una campagna per sostenere i circoli Arci della Toscana. Si chiama ’Salva i Circoli – Fai la tua parte’, l’iniziativa lanciata da Arci Firenze per sostenere i 240 circoli, case del popolo e associazioni affiliati al comitato fiorentino, che da oltre un anno sono chiusi, eccetto poche settimane estive di apertura. Affiggono poster e manifesti in tutta la città di Firenze, pubblicano video e dirette Facebook, avviano raccolta fondi per costituire un Fondo di Mutuo Soccorso.

Il 19 marzo scende in campo la finanza, con Intesa San Paolo che mette a disposizione di piccole e medie imprese toscane un credito di 4 miliardi (su 50 a livello nazionale) restituibili in 15 anni, facendosi vanto di essersi già fatta avanti nel primo lockdown con 3 miliardi di credito e concedendo moratorie per altri 5,3 miliardi. La banca chiama questo suo programma di intervento “Motore Italia”. In questo stesso giorno il Comune di Firenze decide per la concessione dell’occupazione di suolo pubblico a bar e ristoranti senza pagamento della tassa fino al 31 dicembre 2021.

Nonostante il “motore” di Intesa San Paolo e Nardella che dona spazi pubblici presumendo che masse di turisti presto li rioccupino, la crisi avanza e morde in modo feroce, come mostrato dall’incremento di accessi ai punti Compro Oro. L’incremento è valutato al 50 % da Codacons. Grandi, di Sunia Cgil, dichiara che partite Iva quali artigiani, ristoratori e soprattutto guide turistiche e lavoratori del mondo dello spettacolo, non sono più in grado di sostenere i costi delle abitazioni e stanno vendendo gli oggetti preziosi di proprietà e l’oro, che nel 2006 era valutato a 15 euro il grammo e ora ne vale 47. Quanto ai lavoratori dello spettacolo da settembre 2020 a febbraio 2021 209 di loro sono andati da Sunia per consulenze relative a pagamento degli affitti. 111 hanno chiesto contributi, 57 che non riescono più a pagare il canone, 41 quelli che ci riescono grazie agli aiuti dei genitori e nonni. 37 sono le compagnie, scuole di danza e musica che hanno chiesto ai proprietari di ricontrattare il canone di locazione o di sospendere il pagamento per il periodo di chiusura delle attività e due sole hanno avuto risposta positiva.

Cna Firenze calcola che un piccolo commerciante che lavora in centro con un familiare una perdita di fatturato attorno ai 63mila euro ha avuto 5.200 euro e dal Decreto Sostegni in arrivo ne avrà tremila, bastanti solo a coprire i contributi INPS. Un autonoleggio sempre in centro con tre dipendenti che fatturava nel 2019 480 milioni di euro con perdita del fatturato del 70 % nel 2020 tra i decreti precedenti e il Sostegni in arrivo avrà 10.725 euro. Nulla va a chi ha perso meno del 30 % del fatturato. Gronchi, di Confesercenti Toscana, dice che un’impresa che fatturava 100mila euro nel 2019 e che ne ha persi 80 mila, avrà dal decreto in arrivo tra i 6 e i 7mila euro. Il Decreto Sostegni in effetti darà alle imprese una media di 3.700 euro, con percentuali che variano dal 5% all’1,7%. Unico a trovare cose positive nel decreto è il presidente di Confartigianato Toscana, Luca Giusti, e sarebbero la maggiore attenzione alle piccole imprese, i pagamenti degli aiuti a partire dall’8 aprile, il prolungamento del blocco dei licenziamenti, gli aiuti alle piccole partite Iva, le riduzioni dei contributi previdenziali degli autonomi, il superamento della logica dei codici ATECO, i ristori alle attività del turismo invernale. Confesercenti e Confcommercio, invece, che avevano sperato in un “cambio di passo” con il nuovo governo ora traggono conclusioni tristi e amare. Lapini di Confcommercio dice: “L’unica cosa che aumenta, oltre ai contagi, pare essere la criminalità organizzata, che si impadronisce delle attività in difficoltà e tenta di impossessarsi del controllo dei territori.”

Primo fronte di sofferenza per le imprese sono gli affitti dei locali. Non reggono le spese e quindi chiudono Fossil in piazza Signoria e le calzature Moreschi in Via Calimala. Sunia e Filcams Cgil lamentano il fatto che i proprietari non intendono calare gli affitti, e nemmeno lo fanno a fronte del Comune che si accorda con Prefettura e Camera di Commercio per fronteggiare la situazione, e riduce l’addizionale Imu a chi è disposto ad abbassare l’affitto del 30 %. La proposta ha avuto pochissimo riscontro per cui c’è chi inizia a mostrare i denti, come Bernabò Bocca di Federalberghi, affiancato a Firenze da Filcams Cgil, secondo cui va tolta la destinazione d’uso ricettiva o commerciale a quei fondi i cui proprietari si sono rifiutati di applicare riduzioni in questo stato di emergenza. Bianchi di Filcams Cgil afferma, in linea con Lapini, che in città arrivano capitali esteri proventi di evasione fiscale e riciclaggio, mentre Grandi di Sunia dichiara che il problema degli affitti va oltre al centro, cioè vale in San Jacopino, in piazza Dalmazia, a Porta al Prato come in piazza Leopoldo e colpisce ferramenta, parrucchieri e piccoli artigiani indistintamente. Uno su tre, dice Grandi, chiuderà.

La repressione invece procede regolarmente, perché anche se il sistema va a pezzi valgono sempre le sue leggi. Tra il 19 e il 20 marzo a Firenze 1.800 sono stati i controlli di singoli, 48 le multe, 75 i controlli di pubblici esercizi, tre le multe. Di fatto la concezione propagandata dai mezzi di comunicazione del regime è quella per cui il sistema non sta andando a pezzi e che si tratta solo di aspettare la ripresa che è considerata inevitabile una volta che la popolazione sarà vaccinata. Questa idea porta qualche tremula luce nell’animo a chi fino a oggi ha assunto ruolo di rappresentanza per imprese che oggi sono sull’orlo del precipizio o precipitate, quali Giancarlo Carniani, vice presidente Confindustria Firenze e titolare del Plaza Hotel Lucchesi, Villa Olmi e Mulino di Firenze, Francesco Bechi, presidente Federalberghi Confcommercio Firenze, Cristina Pagani, presidente di AssoHotel Confesercenti Firenze, tutti in attesa di una ripresa che però esitano a definire certa.

Chi non esita sono i fondi stranieri che avanzano e comprano i grandi hotel fiorentini. La società Millenaria, che ha come soci la famiglia Bagnoli, che ha fondato la Sammontana, e la famiglia Maestrelli, proprietaria anche del Grand Hotel Minerva, escono dal gruppo Hilton che vende il Garden Inn a Novoli e il Metropole di via del Cavallaccio a un fondo di investimento non specificato. Il francese Accor acquista l’hotel Mercure di via Nazionale: immobile e gestione passano dalla società Olimpo srl al gruppo internazionale nato dalla fusione tra Borel e Novotel, che in città ha già Ibis Firenze Nord e Firenze Prato Est. L’hotel Londra era già stato ceduto da Immofin, che fa capo all’imprenditore Aldo Grassi, ex gestore dell’hotel La Vedetta, al fondo patrimoniale francese Eurazeo Patrimoine tramite la filiale Grape Hospitality. 127 alberghi sono in vendita sul comune di Firenze, specie nel centro storico, da via Panzani a via Fiume, a via Ghibellina. Filcams Cgil spiega che parecchi dichiarano di cessare l’attività ma di fatto la continuano perché con la cessazione dell’attività è lecito il licenziamento dei lavoratori come nel caso del The Moon Boutique Hotel di viale Fratelli Rosselli, dove i licenziati sono senza stipendi arretrati e senza liquidazione.

A marzo la Camera di Commercio di Firenze emette dati relativi alle iscrizioni all’ente. Alcuni sono nella tabella sottostante.

Anno Imprese nuove Imprese chiuse Saldo
2005 7654 6448 + 212
2010 7665 6448 + 1217
2015 7024 5930 + 1094
2019 6348 6165 + 183
2020 4977 5324 – 347

 

Il saldo potrebbe essere più negativo nel 2021, dice la Camera di Commercio, e riguarda soprattutto i settori manifatturiero, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, delle costruzioni (mentre vanno bene quelli del commercio online e il farmaceutico).

Il 27 marzo scendono in piazza in tutta Italia tassisti, partite Iva e negozianti, anche a Firenze, dove in piazza Santa Croce manifestano anche circensi e giostrai (Giani andrà da loro a dire quanto sono portatori di “allegria e felicità”). Le manifestazioni sono grandi e sono contro il governo e il suo Decreto Sostegni, ma la situazione si inasprisce e va contro le richieste dei manifestanti. In questo stesso giorno la Toscana passa da arancione a rossa per la crescita dei contagi, cosa che toglie il terreno sotto i piedi a parecchi dei lavoratori di questi settori, in particolare del commercio ma non solo, che speravano di fare attività per le feste di Pasqua. Zona rossa significa stop alla didattica in presenza in ogni tipo di scuola, divieto di uscire di casa senza validi motivi di salute, studio, lavoro o necessità, sospensioni di mercati, tranne di chi vende generi alimentari, prodotti agricoli e florovivaistici, chiusi parrucchieri e centri estetici, oltre a tutti i negozi che non rientrano fra quelle alimentari e “di prima necessità”, solo asporto per i ristoranti, attività motoria solo vicino casa sport all’aperto da soli; stop a centri sportivi e circoli, anche se all’aperto. Tutti gli interessati in Toscana sono poi inviperiti per il fatto che si vietano spostamenti minimi mentre il Governo consente vacanze pasquali all’estero. Per le strutture turistiche il fatturato è azzerato rispetto a un numero di 51 milioni di euro nella Pasqua del 2019, corrispondente a 390mila pernottamenti. Secondo Marinoni di Confcommercio questo “è il più grande disastro economico nella storia del nostro Paese.” Regolare l’azione repressiva di fine settimana dei vigili a Firenze, con 1.700 persone controllate e 13 multe e 330 esercizi controllati con 9 multe e chiusure. A Scandicci invece sono stati i carabinieri a interrompere una festa in un locale bloccando e sanzionando alcuni dei trenta clienti presenti e chiudendo il locale per 5 giorni.

La Regione Toscana arriva con altri 25 milioni di euro (ma 11,5 sono avanzi dei bandi precedenti), questa volta destinati ad artigianato artistico, ristoratori (e fornitori), organizzatori di eventi e cerimonie, filiera del turismo (tassisti, Ncc, guide ed agenzie viaggio, strutture ricettive), imprese dello svago o a chi, come le palestre, è impegnato nell’attività sportiva. Saranno fino a 2.500 euro per chi ne avrà titolo. La cifra è misera, la platea è ridotta e chi ne è escluso protesta. I lamenti vengono da ogni dove e anche dal Chianti, ex paradiso del turismo degli uomini più ricchi dei paesi più ricchi del mondo. Gabriele Sorelli, esponente di Life, gruppo di imprenditori turistici e commercianti dei Comuni di Greve, Barberino Tavarnelle, San Casciano e Castellina nato nell’ottobre 2020, afferma: “Ogni giorno che passa il 2021 si prospetta peggiore dell’anno precedente. La proroga degli ammortizzatori sociali fino al 31/12, dà un chiaro segnale di cosa aspettarsi nei prossimi mesi, con ristori risibili e restrizioni continue.”

Il 16 marzo un altro Comitato del (nuovo)PCI, il Comitato Ho Chi Minh, produce un Comunicato rivolto agli operatori dei settori in crisi di cui trattiamo.

 

Comunicato del Comitato di Partito Ho Chi Minh

Rialzarsi non solo è possibile è anche necessario! Commercianti, studenti, lavoratori delle aziende pubbliche e capitaliste, organizzatevi per costruire la rete del nuovo potere che metterà fine alle nefandezze del sistema sociale capitalista!

L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 ha contribuito ad aggravare una crisi che conoscevamo già molto bene, la seconda crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale, iniziata a metà degli anni ‘70 ed entrata nella sua fase acuta e terminale nel 2008.

La chiusura di un negozio dopo l’altro ha visto un notevole incremento dal primo lockdown ad oggi: decine sono i negozi chiusi e altrettanti sono quelli destinati a farlo nel prossimo periodo, con il conseguente aumento del degrado e dell’abbandono dei quartieri popolari. I decantati “ristori” promessi dal Governo Conte 2 si sono dimostrati insufficienti, in molti casi nemmeno sono arrivati.

I teatranti che siedono nelle istituzioni (nazionali, regionali e locali), dopo mille promesse e lacrime di coccodrillo per “accreditarsi” come referenti dei commercianti e degli artigiani, assieme agli esponenti del M5S venduti alla casta per favorire le banche e l’Unione Europea, sono passati armi e bagagli al Governo del boia Mario Draghi.

I soldi per impedire la moria di attività commerciali ci sono, ma chi siede al Governo fa gli interessi di Confindustria e compagnia, e non certo quelli di chi per vivere deve lavorare, cioè le masse popolari.

Basti pensare ai milioni di euro investiti a favore delle case farmaceutiche private senza alcun riscontro per i lavoratori, tant’è che la campagna vaccinale è ancora in alto mare! La verità è che lo Stato italiano non solo dispone di centri di ricerca qualificati e capaci di trovare delle soluzioni alla pandemia, dispone pure di fabbriche e risorse per produrre in autonomia il vaccino in modo da poterlo distribuire tra la popolazione arrivando in tempi rapidi all’immunità di massa. La questione è che la crisi economica, politica e sociale non è dovuta al Covid-19 e neppure dalla cattiveria dei politici di turno. Il problema attiene alla natura del sistema sociale capitalista, il cui unico motivo d’essere è accumulare profitti attraverso la produzione di beni e servizi da vendere e la speculazione finanziaria. Questo impone a chi governa di mettere in secondo piano il benessere delle masse popolari se questo significa garantire ai grandi gruppi economici continuare ad accumulare profitti.

Bene hanno fatto i commercianti di Piazza San Jacopino e di Via Maragliano, a Firenze, a costituirsi in Comitato. Il primo passo per mettere un freno agli effetti della crisi, infatti, è quello di organizzarsi e di mobilitarsi.

Il passo in più è quello di entrare in connessione con le reti di studenti che operano nella zona, con i lavoratori dipendenti del pubblico impiego e delle aziende capitaliste: questo rafforzerà la lotta dei commercianti e degli artigiani. Per rialzarsi dalla crisi bisogna costruire una rete fondata su basi solidaristiche e orientata dall’obbiettivo di costruire il nuovo potere delle masse popolari organizzate tra i lavoratori autonomi che tengono vivi i quartieri, gli studenti, i lavoratori che fanno funzionare la macchina pubblica (ospedali, scuole, previdenza, ecc.) e quelli che producono tutto quello che serve alle masse popolari per vivere (gli operai delle fabbriche).

Noi comunisti del (n)PCI ci dedichiamo a promuovere, mobilitare e organizzare la resistenza delle masse popolari a questa guerra di sterminio non dichiarata che la gestione della pandemia da COVID-19 sta aggravando.

Il comunismo è il futuro dell’umanità! Aderisci al (n) Partito Comunista Italiano!

 

Bilanci

Considerazioni complessive

A partire da marzo 2020 operatori di alberghi, ristoranti, bar, impianti sciistici, autonoleggi, agenzie di viaggio, lavoratori dello spettacolo, ambulanti, discoteche, imprese di organizzazione dei matrimoni, guide turistiche, negozianti al dettaglio di ogni genere di merce, palestre, barbieri, parrucchieri, estetiste e altri lavoratori autonomi chiudono le attività insieme a scuole, industrie, aeroporti, chiese, uffici, parchi pubblici, circoli Arci e Acli e quant’altro fino a maggio. Le restrizioni si ripetono a partire da ottobre ma solo per i lavoratori autonomi (e i circoli Arci e Acli) in modo variato a seconda delle regioni e dei momenti, con le distinzioni in colori (giallo, arancione, rosso) a determinarne livello ed estensione. Questi lavoratori autonomi non hanno potuto lavorare durante tutti i periodi di maggiore attività, e cioè le feste (tutto il periodo dalle feste natalizie fino a queste pasquali).

Le attività nel settore del turismo, che in Toscana conta 36.500 imprese e 250mila occupati, e in particolare del turismo internazionale sono crollate. A gennaio 2021 il calo di presenze è dell’ 83 % e del 64 % nel 2020, con una perdita calcolata di 6 miliardi di fatturato. In particolare i commercianti del centro storico di Firenze hanno perdite di fatturato tra l’80 % e il 90 %. I sostegni economici a fondo perduto dei decreti governativi, le proroghe di tributi e contributi, le garanzie statali per chiedere prestiti alle banche, il blocco dei licenziamenti, la cassa integrazione per i lavoratori inattivi sono misure che hanno avuto e hanno peso solo nell’immediato: non durano nel tempo, sono esigui rispetto alle esigenze degli interessati, lasciano senza sostegno fasce di popolazione molto ampie. Se mancano manifestazioni di rottura da parte dei soggetti colpiti (almeno fino ad aprile 2021) presumibilmente per molti è dato dal poter contare su riserve accumulate nei decenni precedenti dati gli incrementi che un settore come quello del turismo ha avuto costantemente anche dopo la crisi del 2008 e fino a risultati massimi ancora nel 2019.

Le organizzazioni storiche che rappresentano questo settore sono principalmente Confcommercio, Confesercenti, Cna, Confcommercio come rappresentante del commercio del centro storico di Firenze, dei negozi di lusso e dei grandi marchi, Confesercenti come rappresentante del commercio nelle zone attorno al centro e periferiche, CNA come rappresentante degli artigiani. Nei decenni trascorsi sono state organizzazioni tra loro in contrasto, rappresentando settori di classe con differenti interessi. Si è comunque sempre trattato di frizioni, più che di contrasti, stante il fatto che in un modo o nell’altro i vari settori rappresentati avevano modo di realizzare i propri interessi. Nel corso dell’anno i contrasti vengono messi da parte e le varie organizzazioni fanno fronte comune per avanzare rivendicazioni alle istituzioni locali e allo Stato, dietro la pressione dei rappresentati che vedono scemare giorno dopo giorno le loro risorse, crescere i debiti fino a un impoverimento non immaginabile, con casi estremi come i due suicidi, uno di un ristoratore fiorentino nell’agosto 2020 e uno di un agente di viaggio pratese nel marzo 2021.

Con l’inizio della crisi subito si formano altri organizzazioni rappresentanti degli operatori del settore. Sono i Ristoratori Toscana guidati da Pasquale Naccari, che oggi hanno coordinatori in ogni provincia della regione. Organizzano manifestazioni di protesta in città e a novembre 2020 una marcia a piedi fino a Roma. Si mantengono rispettosi delle leggi, cosa che non fanno altri, primo fra i quali a Firenze, è Mohamed El Hawi. Tiene aperti i suoi ristoranti nonostante multe e disposizioni di chiusura e organizza il movimento nazionale #ioapro, che organizza presidi a Roma, presidi al Festival di Sanremo e che è in prima fila nelle proteste di piazza di aprile a Roma.

Alle sofferenze degli operatori del settore si aggiungono quelle di chi è privato dei servizi che fornivano, in particolare i giovani delle masse popolari, a cui viene negata la possibilità di incontrarsi nei luoghi di ritrovo e poi anche nelle strade e nelle piazze, già espulsi dalle scuole con la didattica a distanza, senza più biblioteche, teatri, cinema, palestre, discoteche, perseguitati da un regime che tiene aperte fabbriche e chiese, dipinge loro come untori, li colpisce con multe che vanno a pesare sulle loro famiglie.

Molti degli operatori del settore chiuderanno, cosa che i dirigenti del regime come Draghi danno già per scontata. Dalla rovina di costoro trarranno utile gli speculatori e la criminalità organizzata, tutti elementi con capitali da investire per trarne profitto.

Il regime non ha strumenti per affrontare la crisi, ma nella crisi c’è chi perde e chi guadagna. Determinati settori economici hanno occasione di crescita e tra essi le case farmaceutiche, il commercio on line, le organizzazioni criminali. Come durante il regime fascista, c’è chi si arricchisce oltre misura e chi è condannato in una situazione in cui, almeno finora, non è stato necessario ricorrere alla repressione: il modo di produzione capitalista, con quelle che vengono chiamate “leggi di mercato”, annienta interi settori delle masse popolari, contemporaneamente eliminando tanti soggetti improduttivi come gli anziani, che per il sistema sono un costo, uccisi a decine di migliaia dal virus. Così oggi non c’è bisogno di mandare squadre fasciste a incendiare case del popolo. La SMS di Rifredi e le altre chiudono da sé, perché sono soggetti il cui modo d’essere non è compatibile con l’assetto sociale che si sta configurando, e che è decisamente l’opposto di quello che pareva essere realizzabile secondo le promesse del PCI guidato da Togliatti e da chi lo ha seguito, di un futuro progressivamente migliore per tutti, senza più guerre, senza più miseria, senza bisogno di fare rivoluzioni. Questa era ma ancora è la filosofia diffusa tra le masse popolari del nostro paese e in particolare nelle case del popolo, che in provincia di Firenze costituiscono il più grande aggregato a livello nazionale, completamente chiuse da gennaio a maggio 2020 e da ottobre 2020 a oggi.

 

I numeri della crisi secondo Ebret.

Osservatorio Imprese Artigiane promosso da Ebret presenta a Firenze i numeri della crisi.

  1. A maggio scorso hanno registrato rispetto all’anno precedente un calo di 47 milioni di euro (- 28 %) nel monte retributivo complessivamente erogato dalle imprese artigiane toscane ai propri.
  2. Nel primo semestre 2020 la riduzione di fatturato delle imprese artigiane è stato superiore al 20% nell’82% dei casi.
  3. Nel corso del 2020 le ore lavorative perse nell’artigianato sono 26 milioni.

Ebret controlla un Fondo di Solidarietà Bilaterale dell’Artigianato (Fsba) che serve per lavoratori e imprese in crisi nel settore attingendo dalle risorse messe a disposizione dal Governo. In Toscana le richieste di sostegno al reddito a Fsba nel 2020 sono stati pari a 261 milioni, relative a 80mila lavoratori per 20mila imprese artigiane. 35% di questi lavoratori sono nel settore della meccanica impiantistica, 23% della filiera moda, 11% dei servizi. 29% dei lavoratori sono nella provincia di Firenze, 14% in quella di Prato, 14% in quella di Arezzo, 10% in quella di Pisa. Nella primavera del 2020 il 72% delle imprese artigiane toscane e due lavoratori artigiani su tre hanno sospeso almeno temporaneamente la propria attività, con punte superiori all’80% (in termini di imprese) a Pisa e Siena, e nei settori del legno-mobili, dei servizi, della meccanica-installazione impianti e della lavorazione dei minerali. Ad aprile Fsba ha avuto richieste per 90 milioni di euro. L’80% delle imprese ha registrato una riduzione del fatturato superiore al 20% nel primo semestre 2020, con punte dell’89% nei servizi e dell’86% nel tessile-abbigliamento-calzature e nell’agroalimentare. Le richieste sono scese a 11 milioni di euro nei mesi di settembre e di ottobre. Il calo, oltre che temporaneo, era di cifra superiore a quella totale dell’intero 2019, anno in cui sono stati erogati 3,4 milioni di euro. Le richieste sono risalite a 15 milioni di euro a novembre fino alla cifra complessiva dei 261 milioni, ottanta volte quella del 2019.

Gli effetti della crisi sul piano dell’occupazione e su quello sociale sono stati contenuti per il sostegno al reddito e per il blocco dei licenziamenti. Il calo degli occupati si è limitato al 4,1%, per un totale di 5.600 unità, principalmente lavoratori a tempo determinato.

 

I numeri della crisi secondo Cna.

Cna ha analizzato la contabilità di 12mila imprese dell’artigianato con fatturato fino a 5 milioni di euro e registra che l’80,8% delle imprese della manifattura e dei servizi hanno avuto una perdita media del fatturato del 27,2% rispetto al 2019. Nella manifatturiera il 78,1% delle imprese ha subito una riduzione media del 26,2% ma vi sono comparti nei quali questa quota supera abbondantemente gli ottanta punti, come nei comparti dell’abbigliamento, tessile e pelletteria (l’85,8% ha perso in media il 31,7% del fatturato) e dei gioielli (l’88,1% ha perso il 32,6%). L’85,7% delle imprese del comparto dei prodotti per il tempo libero (articoli sportivi, giochi e strumenti musicali) ha perso il 32,4%. L’81,3% delle imprese della meccanica ha perso il 24,4%. Il 62% delle imprese nei comparti delle produzioni alimentari ha perso il 23%. Nei comparti delle costruzioni misure di incentivazione (es. super-bonus 110%) hanno evitato la precipitazione successiva alla crisi del 2008: il 68,8% delle imprese ha perso il 26,0% del fatturato. Nei servizi, l’86,4% delle imprese ha perso in media il 28,4%, parrucchieri ed estetica, il 94%, tinto-lavanderie il 92,4%, trasporto persone il 98,7%, logistica il 99,7%, ristorazione il 92,5%, alloggio il 90,9%, tempo libero 88,5% e intrattenimento il 91,1%.

Fonti

 

Comitato Centrale del (n)PCI http://www.nuovopci.it

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