Ex Snia/Enrico Alleva: “Ecco perché va difeso l’ecosistema del lago Bullicante”

Intervista all’etologo Enrico Alleva per capire quali possono essere gli impatti dei lavori di taglio della vegetazione in corso nell’area privata dell’ex Snia sull’ambiente e sugli abitanti del quartiere

“Un forte danno alla biodiversità dell’ecosistema del monumento naturale. Un danno che non durerà solo una stagione”. Enrico Alleva, etologo di fama internazionale, accademico dei Lincei e past president della Fisna (Federazione Italiana di Scienze della Natura e dell’Ambiente), non ha dubbi quando gli viene chiesto quale possa essere l’impatto del lavoro delle ruspe che nelle ultime settimane hanno sradicato tutta la vegetazione presente nella parte privata dell’ex area industriale della Snia Viscosa, che nelle prossime settimana dovrebbe ufficialmente diventare monumento naturale, sulla vita dell’avifauna che frequenta l’ecosistema del lago Bullicante. Le conseguenze si faranno sentire anche sui residenti del quadrante, ha ricordato Alleva: “Il pieno benessere psicologico delle persone riguarda anche il benessere dell’ecosistema nel quale la mente umana è immersa”.

Lei conosce bene l’ecosistema del lago Bullicante. Cosa rischia di perdere la città con i lavori di sbancamento e di rimozione della vegetazione in corso da settimane all’interno dell’area privata dell’ex Snia?

La città rischia di perdere un pezzo di biodiversità importante, da tempo studiata, monitorata e analizzata tanto da esperti come il Wwf, che ha pubblicato uno studio sulle specie vertebrate presenti come uccelli, mammiferi e rettili, quanto da una riuscita collaborazione tra popolazione locale ed esperti. Un esempio di citizen science a cui si ispirano anche le proposte di ricerca europee, perché un ricercatore deve uscire dalla propria torre d’avorio e compartecipare con i cittadini le proprie ricerche, che in questo caso riguardano la biodiversità animale e vegetale presente e come fare in modo di preservarla e farla aumentare. Ci terrei ad aggiungere che Roma è una città particolare, perché grazie alle ville e ai parchi che ospita presenta una penetrazione di vita fin verso le zone centrali, elemento piuttosto raro in molte città europee e del mondo. Queste grandi ville sono un patrimonio di biodiversità importante ma se Roma ha un ecosistema così conservato è grazie a una quantità di nuclei di zone protette e vigilate. Uno dei più importanti nodi è proprio questa zona, nella quale, tra l’altro, alberga un lago, una zona umida estremamente importante sia per l’ecosistema che rappresenta, sia per animali migratori, sia come serbatoio nel caso di piogge troppo intense. È davvero un luogo particolare, nel quale negli anni si sono incontrati tanti esperti di differenti discipline: accanto a botanici, zoologi, ornitologi, entomologi, studiosi di fauna, di flora e di acqua sono arrivati urbanisti, architetti, sociologi. Una comunità che è un vero laboratorio, un modello da esportare in altre città.

Un cittadino cosa può trovare dentro a quest’area?

Negli anni è stata monitorata la presenza di animali come la volpe e di decine di specie di uccelli, come il picchio rosso, la civetta, la poiana, l’allocco, il gheppio o altre non molto frequenti come la passera scopaiola. Il cittadino che viene a conoscenza di tutto questo, per quello che ho potuto notare con il mio lavoro, quando va a spasso inizia a notare la presenza di piccoli falchi nell’area, poi nota che a primavera i colori della testa diventano più scuri, alcuni tendono al rossiccio, e utilizzando i materiali pubblicati in rete dagli esperti, inizia a riconoscere quali sono maschi e quali femmine. Poi con emozione e commozione vede i pulcini volare e aumentare la popolazione di una specie così importante, per esempio, per la caccia ai roditori, che in città non sono particolarmente amati dai cittadini. Si comincia con qualche specie bandiera e poi ci si addentra piano piano nella lettura dell’intero ecosistema, per esempio accorgendosi che nelle due stagioni migratorie arrivano uccelli scuri con un becco giallo-rosso molto vivace, le gallinelle d’acqua. Così si matura la percezione di partecipare ai cicli naturali, con le migrazioni che scandiscono il passare delle stagioni, e anche la quotidianità di una metropoli diventa meno anonima e più simile a quella di un ambiente naturale.

Una delle denunce dei cittadini che nelle ultime settimane si sono mobilitati contro le ruspe riguarda il fatto che non solo gli alberi ma anche i cespugli di rovi sono importanti per questo ecosistema. Inoltre le operazioni di sbancamento sono state effettuate in un periodo di nidificazione. Qual è l’impatto di questi lavori sulla vita dell’avifauna dell’ecosistema del lago Bullicante?

La risposta a questa domanda è fin troppo semplice. Se c’è un nido di merlo o di capinera nascosto in un cespuglio e il cespuglio viene distrutto anche le uova e i nidiacei vengono distrutti con conseguente crollo della popolazione. Il danno più importante che è stato prodotto è il fatto che nei prossimi anni in quel luogo non ci saranno più siti adatti alla nidificazione e quindi la biodiversità, e cioè il numero di specie vegetali e animali presenti, crollerà. Il danno che è stato effettuato non è quindi quello di una stagione ma può essere permanente, se non definitivo. Si può correre ai ripari restaurando l’ambiente e intervenendo artificialmente piantando qualche arbusto già avanti con la crescita dei rami, però il danno già c’è stato ed è molto forte. Sarebbe utile che questa storia e la sua morale diventino qualcosa che funzioni da monito per altre vicende simili.

Nonostante le denunce di danno ambientale e i tentativi di sopralluogo le ruspe sono ancora in funzione. Le istituzioni si sono dimostrate poco pronte a difendere la biodiversità? 

Non ho le competenze giuridiche né gestionali per esprimere un giudizio su questo aspetto, posso solo dire che se ruspiamo il nido di una specie rara di uccelli quella specie può anche estinguersi.

Perché, secondo lei, i residenti del quadrante Prenestino dovrebbero interessarsi sempre di più al destino dell’area dell’ex Snia?

L’Organizzazione mondiale della sanità sottolinea che il pieno benessere psicologico delle persone riguarda anche il benessere dell’ecosistema nel quale la mente umana è immersa. Fare esperienza di un ambiente che provveda i colori, gli odori e i suoni per i quali la mente umana si è evoluta, e che si aspetta, è un momento molto salutare della propria esistenza. Inoltre entrare in sintonia con i ritmi delle migrazioni, delle nidificazioni e delle fioriture, dell’arrivo di nuove specie, magari anche rare, dà la possibilità di sentirsi davvero immersi in un territorio. La specie umana nasce e si è plasmata con la selezione darwiniana per convivere con il territorio naturale. Non possiamo sottrarre questo tipo di substrato senza che il benessere psicofisico sia intaccato. Una passeggiata in un parco, meglio se con un animale di compagnia tenuto in modo corretto affinché non disturbi gli animali selvatici, è qualcosa di cui tutti noi abbiamo molto bisogno. Noi abitanti del centro di metropoli così piene di odori che non fanno parte della storia naturale del nostro olfatto. Vorrei infine aggiungere un ultimo elemento.

Prego.

Da etologo, da ecologo comportamentale, da naturalista e biologo evoluzionista devo ammettere e ricordare che tutta questa fusione di diverse culture e di militanza a favore di un ambiente cittadino parte da un gruppo estremamente vivace e compatto di giovani architetti (Stalker, ndr). Gli sono debitore per questa bella avventura.

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