Firenze, decine di persone vulnerabili in strada dopo sgombero comunità somala

Nella giornata di oggi la comunità somala ha subito l’ennesimo sgombero. Un copione già visto, in pieno rispetto delle circolari del settembre 2018 volute dall’allora ministro dell’Interno Salvini.

Sgombero della comunità somala a Firenze

Decine di persone vulnerabili lasciate per strada
Negato l’accesso agli operatori di MEDU

Nella giornata di oggi la comunità somala ha subito l’ennesimo sgombero. Un copione già visto, in pieno rispetto delle circolari del settembre 2018 volute dall’allora ministro dell’Interno Salvini. Ancora una volta un perfetto esempio di cattiva gestione di uno sgombero che di per sé non porta mai a soluzioni, ma sposta semplicemente i problemi poiché le persone non spariscono ma allo stesso tempo vengono private di un alloggio, allontanate dai luoghi di lavoro e dai servizi del territorio a cui facevano riferimento.

Nella giornata di oggi, inoltre, gli operatori della Questura e dei servizi sociali del Comune di Firenze hanno negato al team della clinica mobile di Medici per i Diritti Umani (MEDU) l’accesso alla comunità e alle persone che assiste da oltre 10 anni nonostante le stesse persone ne avessero fatto esplicita richiesta. Un atto che consideriamo dannoso, miope e incomprensibile.

I medici, i mediatori culturali e i volontari di MEDU hanno in questi anni sempre collaborato con le autorità territoriali e la USL favorendo l’accesso alle cure delle persone più vulnerabili della comunità somala. In questi ultimi mesi la USL ci ha contattato più volte telefonicamente per richiedere informazioni sulla situazione sanitaria nella comunità e il nostro team ha sempre risposto in maniera trasparente e costruttiva. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di essere un ponte tra le persone più fragili e i servizi: oggi questo lavoro ci è stato letteralmente impedito.

Alle 14, al termine dell’intervento dei servizi sociali del Comune, solo 10 persone vulnerabili (di cui alcune segnalate da MEDU) sono state accompagnate in strutture di accoglienza temporanea, altre 50 persone (tra cui 6 donne) sono rimaste per strada. 36 persone che abitavano nella struttura e non erano presenti al momento dello sgombero, perché al lavoro, non sono state censite e non riceveranno offerte di accoglienza, seppur temporanee.

L’intervento di mediazione del team di MEDU avrebbe potuto scongiurare questo esito. Ad un certo momento delle operazioni di sgombero, le persone della comunità hanno capito che avrebbero dovuto raccogliere tutti i loro effetti personali ed uscire dal palazzo, mentre gli operatori dei servizi sociali, sprovvisti di mediatori culturali, hanno interpretato l’uscita degli occupanti come un loro rifiuto al dialogo. Sarebbe bastato poco per evitare questo malinteso.

Termina una lunga, amara giornata con il rischio che stasera ci siano decine di persone vulnerabili per strada senza un tetto sulla testa e senza prospettive. Come possiamo non definire vulnerabili, infatti, delle persone che vivono in condizioni di marginalità, con esperienze migratorie difficili, spesso gravemente traumatiche? Quanto vulnerabili devono essere delle persone per trovare un futuro differente?

Ufficio stampa
comunicazione@mediciperidirittiumani.org
contatto telefonico 06/97844892

Firenze, 25 maggio 2021

(Foto Medu)

 

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