Oggi assistiamo increduli al rimpallo di responsabilità sulla morte di Camilla.
Da quello che sta emergendo a livello mediatico, probabilmente alla fine sarà “colpa” della ragazza che si è scoperto, sembra, soffrisse di una malattia autoimmune e fosse in terapia con ormoni.
Se ha firmato il consenso informato senza indicare queste problematiche, allora la “colpa” sarà sua o, al massimo, di chi non ha approfondito sul suo stato di salute prima di inocularle il siero che si è poi rivelato letale.
Da quello che trapela oggi, “il comitato per la sicurezza dell’Ema ha concluso che le persone che in precedenza hanno avuto la sindrome da aumentata permeabilità capillare non devono essere vaccinate col siero di AstraZeneca. La sindrome, spiega Ema, è una condizione molto rara e grave che causa perdita di liquidi dai piccoli vasi sanguigni (capillari), con conseguente gonfiore principalmente alle braccia e alle gambe, bassa pressione sanguigna, ispessimento del sangue e bassi livelli di albumina nel sangue. Il miglioramento della situazione epidemiologica e la maggiore disponibilità dei vaccini a mRNA, tenuto conto del principio di massima cautela, consentono di “rafforzare la raccomandazione” di utilizzare il vaccino di Astrazeneca per i soggetti con più di 60 anni”. Sarebbe questo, secondo quanto si apprende, l’orientamento del Comitato tecnico scientifico che dovrebbe essere contenuto nel parere che arriverà nelle prossime ore. Gli esperti ribadiranno inoltre che nei soggetti di età inferiore ai 60 anni è raccomandata la somministrazione dei vaccini a mRNA.
Quindi il capro espiatorio sarà Astrazeneca.
E a questo punto sono di rigore alcuni dubbi rispetto alla santificazione di Pfizer BioNTech.
Se, infatti, in Italia si demonizza AstraZeneca, negli Usa si contestano proprio i vaccini mRNA.
Sono diversi geneticamente gli europei dagli statunitensi o la verità, più squallida ma più plausibile, risiede in una concorrenza commerciale delle multinazionali del farmaco, finanziate dagli Stati, e tutti i vaccini sono potenzialmente pericolosi e in corso di specializzazione, senza, tra l’altro, che siano correttamente monitorati non solo gli eventi avversi, ma anche la effettiva risposta anticorpale e la differenziazione tra vaccinati e non di chi ha sviluppato la malattia covid e ne è morto, anche, dall’inizio della campagna vaccinale globale di massa.
Senza raccolta di dati epidemiologici, come si può valutare la sperimentazione? Come si potranno calcolare i rischi e i benefici reali?
Come riporta ‘Il Simplicissimus’, il Cdc statunitense, il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, “ha annunciato ieri la convocazione per il 18 giugno di una ‘riunione di emergenza’ dei suoi consulenti per discutere delle segnalazioni superiori al previsto di infiammazione cardiaca a seguito di vaccinazioni con Pfizer e Moderna. I nuovi dettagli su miocardite e pericardite sono emersi nelle presentazioni a un gruppo di consulenti indipendenti della Food and Drug Administration, che si sono chiesti se è il caso di dare l’autorizzazione all’uso di emergenza per l’utilizzo di vaccini Covid-19 nei bambini più piccoli”.
Le segnalazioni di infiammazione cardiaca sono state rilevate principalmente negli uomini più giovani e negli adolescenti dopo la loro seconda dose.
I casi di miocardite sono ben 800 nel database Vaers.
D’altronde già il governo israeliano aveva segnalato la correlazione tra la seconda dose di vaccini a mRNA e l’insorgenza di miocarditi.
Intanto negli Usa gli adolescenti che si vaccinano ottengono in cambio non solo biglietti a soli 18 dollari per un concerto che costa quasi mille euro per i non vaccinati, ma addirittura spinelli già confezionati, tanto per sottolineare la correlazione tra educazione alla salute e trend vaccinale…
Com’è possibile affermare che i benefici superano i rischi, visto che i giovani sani non rischiano la morte e esistono ottime cure?
Le infiammazioni cardiache, miocarditi e pericarditi, possono danneggiare permanentemente il sistema cardiovascolare e non sappiamo quali conseguenze avranno sull’aspettativa di vita e sulla sua qualità nel breve, medio e lungo periodo.
Per non parlare dei dubbi che gli stessi ricercatori si pongono oggi sulla tossicità della proteina Spike, che il vaccino induce a produrre senza che l’input preveda uno stop.
Come reagiranno questi ragazzi, qualora dovessero affrontare nel corso della vita un’altra patologia che richiede una risposta immunitaria?
Non lo sappiamo.
La scienza non è una religione ortodossa e assoluta.
La sociologia della scienza, senza voler scomodare le più illustri citazioni, colloca la scienza nell’ambito delle espressioni della ricerca che un determinato periodo storico, politico, economico richiede, contestualizzandone le scoperte in un percorso di continuo superamento, di conferma o smentita.
Intanto, gli hub per la seconda dose sono desolatamente vuoti oggi in Italia.
Forse qualcosa si muove.
Ma la presa di coscienza deve riguardare tutte le tecnologie di questo farmaco sperimentale impropriamente chiamato vaccino, sia esso Astrazeneca o Pfizer BioNTech.
Altrimenti, Camilla è morta invano.
Intanto si susseguono le notizie su giovani donne e uomini con eventi avversi, alcuni letali, vaccinati con Pfizer e Moderna.
AGATA IACONO (Sociologa, antropologa, giornalista certificata Wrep Blockchain)