Non è stata ancora data l’ufficialità ma ormai è quasi certo: per i prossimi 4 anni Seyyed Ebrahim Raeisi sarà il prossimo presidente della Repubblica islamica dell’Iran.
Secondo i dati del Ministero dell’Interno iraniano, 28,6 milioni di iraniani hanno partecipato alle elezioni e, con circa il 90% dei voti contati, Raeisi ha raccolto oltre 17,8 milioni di voti, seguito da Mohsen Rezaei che si è assicurato 3,3 milioni di preferenze.
Nasser Hemmati ha ottenuto 2,4 milioni di voti e Amir-Hossein Ghazizadeh-Hashemi quasi un milione.
Se in qualche modo la vittoria di Raisi, favorito nella corsa alle presidenziali, era prevedibile, il dato importante era l’affluenza, sul quale la campagna di governi e media occidentali si era focalizzata per delegittimare queste elezioni.
Su 59 milioni di aventi diritto al voto hanno partecipato 28,6 milioni, pari al 49% dell’affluenza. Un dato in linea con gli auspici della dirigenza iraniana.
Non a caso, la Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah, ha elogiato la massiccia partecipazione del popolo alle elezioni, considerandolo il principale vincitore delle elezioni.
Khamenei ha evidenziato “la presenza epica e appassionata” del popolo iraniano, ricordando che “la grande vincitrice delle elezioni di ieri è stata la nazione iraniana, che si è rialzata di fronte alla campagna di propaganda condotta dai media mercenari del nemico e alle tentazioni dei malviventi e ha mostrato la sua presenza nel cuore del campo politico”.
Chi è Seyyed Ebrahim Raeisi e perché non è gradito all’occidente?
Nei Tg, nelle edizioni cartacee e on-line dei media nostrani che agiscono e seguono lo stesso schema dei loro omologhi occidentali, le elezioni in Iran sono una lotta tra “riformisti” e “conservatori”.
I “riformisti”, secondo la lettura del mainstream, dovrebbero essere quelli più morbidi con l’occidente, Usa in primis, provenienti dalla borghesia mercantile iraniana.
I “conservatori” sono coloro che non vogliono piegarsi ai diktat di Washington, fanno programmi contro la corruzioni e vogliono combattere la povertà.
Così, avrete un’idea, quando sentirete parlare delle elezioni Presidenziali in Iran.
Immaginiamo che le cancellerie occidentali e i loro reggicoda mediatici sono già in apprensione, in quanto, Seyyed Ebrahim Raisi, già Capo della magistratura, oltre a non volersi mostrare morbido con l’Occidente ha condotto una campagna con lo slogan “Amministrazione popolare, Iran forte” su una piattaforma per sradicare la corruzione nel ramo esecutivo, combattere la povertà, creare posti di lavoro, contenere l’inflazione e la corruzione.”
La Redazione de l’AntiDiplomatico