La vaccinazione di massa, Draghi e il “paternalismo libertario”

“Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure non ti vaccini, ti ammali, contagi, e qualcuno muore.”

Sono parole pronunciate dal Presidente del Consiglio Mario Draghi durante la conferenza stampa di qualche giorno fa nella quale tra le altre cose annunciava il green pass.

L’informazione vera di questa frase è contenuta nella seconda proposizione, quella che inizia con “oppure” e finisce con “qualcuno muore”.

In questo enunciato il Presidente del Consiglio stabilisce in modo inequivocabile, e al di là di ogni ragionevole dubbio, che chi non si vaccina e per caso ha la fortuna di sopravvivere, causa la morte di qualcun altro.

Pronunciate da un Presidente del Consiglio queste parole sono come bombe di profondità. L’associazione fulminea che scatena: rifiuto del vaccino = malattia immediata = morte / dare la morte, genera una verità assoluta, certissima, incontrovertibile.

È il capo del governo che lo dice. Colui che ha l’appoggio di tutti i partiti, di tutti i media, di tutti i poteri e della maggioranza dei cittadini.

Eppure in Italia la mortalità (numero dei decessi rispetto al numero dei malati) su casi confermati di Covid è del 2,4% (dato Istituto Superiore della Sanità). Qualche paragone: la mortalità del Vaiolo maggiore su non vaccinati è del 30%, quella della Febbre Gialla è del 7,5%, quella dell’influenza Aviaria è del 35%, quella del virus Ebola è del 40%. Ma Mario Draghi ha detto che se non ti vaccini ti ammali e muori. Oppure ti ammali contagi e qualcuno che non sei tu muore.

E Mario Draghi è un uomo d’onore. E anche i giornalisti che non hanno fatto una piega davanti a questa sentenza, anche loro sono uomini e donne d’onore. Tutto questo nonostante dati recenti dicano che anche i vaccinati possono trasmettere il virus nella sue nuove varianti.

Nel frattempo il generale Figliuolo, che molti media mainstream vedrebbero volentieri come futuro El Presidente, ha detto che bisogna andare avanti a vaccinare fino a quando l’80% degli italiani non avrà ricevuto il siero salvifico.

Costi quel che costi.

Si tratta di percorrere l’ultimo miglio alla bersagliera, a passo di fanfara. Figliuolo, che se fosse lasciato fare vaccinerebbe perfino gli spermatozoi, ricorda il generale Leoni del film Uomini contro di Francesco Rosi quando passa in rivista le famose corazze Fasina, che avrebbero dovuto rendere invulnerabili i suoi poveri fanti. Perché se i soldati romani vincevano grazie alle corazze, come chiosa Leoni passando in rassegna i disgraziati prima dell’assalto, allora gli italiani torneranno alla normalità grazie alla corazza vaccino. Altre vie non ne esistono.

Si tratta di rozzo framing, o più volgarmente, manipolazione.

Gli economisti comportamentali ci hanno scritto su libri convinti di aver scoperto l’America. In realtà non è altro che il caro vecchio paternalismo con una spruzzatina di Huxley’s brave new world. La parola chiave è Libertarian paternalism, ed è l’arte di influenzare le scelte degli individui in modo tale che essi scelgano meglio di quanto farebbero se scegliessero da soli.

Un po’ come si fa con i bambini.

Però è paternalismo libertario nel senso che “le persone dovrebbero essere libere di rinunciare a determinate disposizioni se scelgono di farlo”, scrive Cass Sunstein, uno dei teorici del modern paternalism. Basta pagare il prezzo. Et voilà il Green Pass.

Il tutto è ispirato dal libello “Nudge: Improving Decisions about Health, Wealth, and Happiness”, ovvero “La spintarella: migliorare le decisioni nel campo della salute, benessere e della felicità” scritto dagli economisti della Chicago University (la nuova generazione dei famosi Chicago Boys degli anni Ottanta che rifecero i connotati all’economia mondiale) Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein. A grandi linee il concetto è questo: Il nostro pensiero lavora su due sistemi, il sistema riflettente e quello automatico. Quest’ultimo è veloce e istintivo e non implica attività di pensiero in senso classico ma riflessi e reazioni condizionate. Il primo invece è autocosciente e si attiva quando dobbiamo prendere decisioni razionali. Le differenze tra i due sistemi causano conflitti del tipo istinto contro ragione, pancia contro cervello, i quali a loro volta generano dei bias cognitivi o distorsioni della valutazione. Lo scopo del Libertarian paternalism è di liberarci dai nostri errori accompagnandoci a fare le scelte giuste con una spintarella che ci indirizzi sulla buona strada. Da questo punto di vista sarebbe corretto influenzare le scelte degli individui in modo tale che la loro vita possa essere migliore, più sana, più felice, più giusta e soprattutto purgata dai bias.

Naturalmente a stabilire cosa sia migliore giusto e felice ci pensa l’establishment.

Non ci vuole un genio per capire che dietro a questa mano di vernice da imbonitore liberal-progressista si nasconde il vecchio vizietto del potere che mira a controllare desideri e scelte, corpi e menti negando ogni principio di emancipazione. La pandemia è stata per certi aspetti una manna dal cielo per le classi governative che di fronte alle ondate di crisi economico-finanziarie di inizio secolo hanno dimostrato impotenza e complicità succube. La storia poteva finire male per loro, qualcuno si sarebbe potuto accorgere che il treno stava andando nella direzione sbagliata e avrebbe potuto tirare il freno di emergenza. Ma il sopraggiungere della pandemia Covid-19 ha consentito ai governi di innescare la psicologia da grande guerra patriottica, ricompattare la plebe attorno ai suoi pastori e puntare il dito contro un nemico subumano; prima il virus, ora i non vaccinati.

Il problema di fondo però rimane e la pandemia non lo potrà cancellare. Esso è riassumibile in una domanda: In base a quale senso, valore, idea, patto sociale, sentimento di appartenenza o idea di civiltà dovremmo continuare a tirare avanti questo carrozzone? Giobbe pazientava confidando nella ricompensa divina, ma noi?

 

EDOARDO LAUDISI

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