Kit di pronto soccorso antifascista contro il nuovo lasciapassare

«Il 9 agosto presso il circolo anarchico Berneri di Bologna si è tenuta un’assemblea autoconvocata di antifasciste contro il greenpass. All’assemblea erano presenti persone di varie realtà antifasciste di Bologna e dintorni.

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Clicca per ingrandire/scaricare l’infografica di Antifasciste contro il pass. Prima, però, ti chiediamo di leggere il testo qui sotto.

«Il 9 agosto presso il circolo anarchico Berneri di Bologna si è tenuta un’assemblea autoconvocata di antifasciste contro il greenpass. All’assemblea erano presenti persone di varie realtà antifasciste di Bologna e dintorni. L’assemblea è durata tre ore, durante le quali si è ragionato su un documento da far circolare, che permetta di scindere i discorsi sul vaccino da quelli sul green pass, ponendo al centro il fatto che il pass è un dispositivo di controllo e digitalizzazione che riguarderà le vite e i diritti di tutti, vaccinati e non vaccinati. Con tutte vorremmo continuare a confrontarci. Una mobilitazione contro questo dispositivo è urgente e fondamentale.»

Quest’assemblea e il documento che ha prodotto – diffuso come infografica, vedi sopra – sono un segnale importante. Segnale che attendevamo da tempo: per udirlo, qui su Giap, abbiamo tenuto collettivamente in allenamento le orecchie. E, come mostriamo sotto, non è l’unico. Forse davvero si sta muovendo qualcosa.

In Francia quel «qualcosa» si muove da tempo, e su ben altra scala. Sono contrari al pass sanitaire e alla gestione securitaria della pandemia non solo tutti i partiti di sinistra – France Insoumise, il Partito comunista francese, il Nouveau Parti Anticapitaliste e Lutte Ouvrière – ma anche il più grande sindacato intercategoriale, la CGT, e il sindacato contadino Confederation Paysanne, oltre naturalmente – avverbio che qui in Italia non potremmo usare – alle più svariate realtà di movimento, anticapitaliste e della critica radicale.

Collettivi di compagne/i intervengono alle manifestazioni contro il pass per non lasciare spazio a soggetti più ambigui o di destra, e per fornire letture diverse da quelle di certo cospirazionismo sui vaccini. Sui siti “di movimento” francesi è normale trovare letture molto vicine a quelle che su Giap portiamo avanti dalla primavera del 2020. Alcuni link li abbiamo proposti un paio di settimane fa, svariati altri ne segnaleremo.

Non si tratta di “fulmini a ciel sereno”: oltralpe, anche nei momenti più cupi del 2020, non si è capitolato al pensiero unico virocentrico. Perché?

Forse perché, come ha fatto notare anche un “decano” della critica radicale, l’ex-membro dell’Internazionale Situazionista Raoul Vaneigem, in Francia ampi settori di movimento abitano la rottura provocata dall’eruzione dei Gilets Jaunes (2018-2019). Se vogliamo usare un altro insieme di concetti: sono fedeli all’Evento che è stato quell’eruzione. Nemmeno la pandemia è riuscita a scalzare quest’impostazione.

In Italia, purtroppo, “a sinistra” e nei giri “di movimento” – gli stessi in cui, seppure criticamente, ci siamo sempre riconosciuti – fin dal principio sono state egemoni letture ben diverse da queste, anzi, proprio opposte. Il virus è stato considerato – come imponeva la narrazione mainstream – l’unico problema di cui ci si dovesse occupare, «punto». Ciò ha prodotto un deficit di critica ai provvedimenti governativi e alla gestione securitaria e diversiva dell’emergenza.

No, «deficit di critica» è un understatement. In molti casi si è trattato di sostegno esplicito al governo, di adesione a misure tanto repressive quanto epidemiologicamente insensate. Misure che indicavano all’opinione pubblica capri espiatori. Misure improntate alla demonizzazione dell’aria aperta – dove il contagio rasenta l’impossibilità, e c’erano già tutti gli elementi per capirlo l’anno scorso – mentre al chiuso si continuava a pendolare e lavorare.

Quando criticammo duramente il famigerato appello «contro gli agguati» in difesa del governo Conte bis, ci venne risposto che potevamo permetterci di scrivere certe cose perché ci credevamo «anagraficamente salvi da minacce mortali» e non avevamo visto «amici andarsene invisibili in un reparto di terapia intensiva». Il clima era quello, e non fu certo la risposta più sguaiata.

Il sostegno acritico ai diversivi, infatti, si tradusse nella propensione a insultare, calunniare, accerchiare e linciare sui social chi criticava la gestione pandemica, esprimendo posizioni simili alle – o almeno compatibili con – le nostre. Dagli al «negazionista», cioè all’assassino in pectore. Siete come Salvini e Meloni*! Insultate i morti di Bergamo! «Volete riaprire tutto come Confindustria»**! Ecc. ecc.

Per dirla col suddetto Vaneigem, «invece di denunciare i fautori della morbosità generalizzata, una fazione d’intellettuali, di retro bolscevichi, di pretesi libertari hanno adottato la neolingua orwelliana, diventata il modo di comunicazione tradizionale delle istanze di governo». A lungo chi commentava qui per la prima volta esordiva confessando un senso di smarrimento e straniamento nei confronti «dei compagni, che non riconosco più».

Certo, ci sono state lodevoli eccezioni: di lotte contro alcuni provvedimenti e alcuni aspetti della gestione pandemica si è riusciti ad avviarne, come quella contro la Dad e per il ritorno alla scuola in presenza, che su questo blog abbiamo seguito da molto vicino. Saremo sempre grati alla rete di Priorità alla scuola e ai Cobas Scuola. E ci sono state mobilitazioni importanti tra i lavoratori di cultura e spettacolo. Ma a lungo ci siamo contati sulle dita di due mani, e forse mancava pure qualche dito. Poi gli annunci sull’introduzione del green pass*** hanno smosso qualcosa e si sono moltiplicate le prese di posizione, giorno dopo giorno più esplicite.

Ovviamente non siamo d’accordo con tutte le argomentazioni che stiamo leggendo, tantomeno con tutte le pose d’accento. Ad esempio, risulterà chiaro a chi ci conosce che non siamo in sintonia con quanto scrive – in un testo per altri versi importante e pregevole – il compagno Nico Maccentelli sulla Cina, su come si è gestita la pandemia a Cuba ecc. Non siamo d’accordo nemmeno con alcune enunciazioni del documento delle Antifasciste contro il pass****. Ma il punto non è questo.

Il punto è che, come diciamo sempre, bisogna saperci fare col sintomo. Quelli che descriviamo sono sintomi non più di un male, ma di una graduale guarigione.

Ecco cosa ci sentiamo di dire a chi con noi ha animato questo blog nell’ultimo anno e mezzo abbondante: siamo sempre minoranza, eccome se lo siamo… Ma non siamo soli come nel 2020, e non è più così facile calunniarci.

 

Wu Ming

 


Note
* In barba al logoro «nulla sarà più come prima», in tempo di pandemia Salvini e Meloni svolgono la → consueta funzione sistemica dei fascisti: rappresentare una finta opposizione, in modo da 1) intercettare il malcontento reale e incanalarlo dove non può nuocere al sistema; 2) dare modo a chi difende il sistema di diffamare il malcontento non intercettabile dai fascisti, associandolo comunque a questi ultimi. Gran parte della “sinistra” ha preso parte a questo giochino, e con zelo.
** «Riaprire tutto» implicava che si fosse chiuso tutto. Il paragone che seguiva implicava che ciò fosse dispiaciuto a Confindustria. Ma non era successa né l’una né l’altra cosa. La verità era che avevano chiuso in casa noi – la popolazione in genere – proprio per non chiudere le aziende di Confindustria, che di questa “misdirection” era ben lieta, altro che spiacersi. Il cosiddetto «lockdown» all’italiana – chiudere il lungomare lasciando aperta la fabbrica, demonizzare l’aria aperta e lasciare gremiti i treni dei pendolari, dare alla presunta “movida” le colpe che invece erano e sono della classe dirigente, inseguire gli “untori” nei boschi coi droni ecc. – è stato il trionfo dello stesso padronato che si era opposto al blocco della produzione ad Alzano e Nembro. Durante il suddetto «lockdown» si poteva uscire di casa solo per essere sfruttati – e nel tempo libero nemmeno una passeggiata al parco, sennò «uccidevi gli anziani» – e per restituire ai capitalisti tramite la spesa al supermercato una parte del proprio salario. #Iorestoacasa è stata la narrazione che ha deresponsabilizzato e agevolato i padroni. Coprifuoco e obbligo di mascherina all’aperto sono stati i due sequel di quella narrazione.
*** Nel mondo in cui il vero della devastazione ecologica e climatica diviene un momento del falso del tran tran capitalistico, ogni schifezza va definita «green», anche provvedimenti come il pass sanitario, che con l’ecologia non ha alcun legame diretto.
**** Ci è stato chiesto, per maggiore chiarezza, di esplicitare su quali punti siamo in disaccordo, ovvero cosa avremmo scritto e cosa no. → Lo abbiamo spiegato qui. A dispetto dei nostri caveat, sui social network svariate persone, chiaramente senza aver letto il post, hanno tout court attribuito l’infografica a noialtri. Simili commenti superficiali ci fanno “mettere il cappello” su quella che invece è un’iniziativa di una parte di movimento antagonista bolognese, nella quale non abbiamo avuto alcun ruolo. Ci teniamo a chiarirlo, per rispetto di quelle compagne e di quei compagni. [Nota del 19/09/2021]

Wu Ming: Kit di pronto soccorso antifascista contro il nuovo lasciapassare. Un segnale importante che vale la pena amplificare (sinistrainrete.info)

 

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