“Loro tirano le fila, noi qualche conclusione”. Videointervista a Fulvio Grimaldi di Byoblu, audiointervista di Becciolini Network.
TRA INFILTRATI E REPRESSIONI GOVERNATIVE SIAMO IN PIENA ‘STRATEGIA DELLA TENSIONE’ – Fulvio Grimaldi
?MARTEDÌ 12/10/2021 – IL PUNT? DI VISTA DI FULVIO GRIMALDI?
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Quello che non ho
Quello che non ho è un governo onesto/ quello che non ho è una stampa sincera/ quello che non ho è una piazza libera…. Ecco, parafrasando il ragionamento di Fabrizio De Andrè possiamo andare avanti fino a sera a raccontarci ciò che non abbiamo. Anzi, ciò che ci hanno tolto e intendono ancora levarci, fino all’ultimo dei giorni nostri (che si augurano prossimo) e della libertà.
Quello che non ho è anche un qualsiasi dei nostri raffinati analisti che veda come, nel nostro piccolo, se qualcuno assalta Capitol Hill, dove cova il Congresso Americano, subito noi gli siamo secondi con l’assalto a Corso Italia 25. E’ il palazzo dove riposa la CGIL, Maurizio Landini intreccia ghirlande di fiori da appendere a Palazzo Chigi e 3 (tre) poliziotti svogliati si sgranchiscono le game nella tramontana. Tutto questo nel giorno in cui per tutta Roma ronzava, come uno stormo di mosche su una carcassa, la voce che qualcuno avrebbe dovuto sfasciare qualcosa. Alla fine, per i duri di comprendonio, lo si annuncia anche dal palco. Lamorgese sa, ma non ode.
Stregoni e apprendisti
Capitol Hill, con i suoi energumeni cornuti, equivale alla scalinata della CGIL con sopra i suoi energumeni tatuati. Li accomuna il torace ignudo, suprema virilità del classico No Vax, e l’inconsapevolezza di chi manda. L’invasione e la devastazione del Campidoglio americano da parte di presunti suprematisti bianchi trumpiani, con poliziotti che arretrano “prego s’accomodi”, fa da sfondo all’analoga bravata in Corso Italia. Qui tre agenti tipo “ma guarda che sta a succede”, osservavano curiosi presunti manifestanti anti-carta verde e con saluto romano salire le scale a torso nudo, inalberando mazze.
Gli italiani sono tra i migliori copia e incolla degli americani al loro meglio. Quel governo, padrino di ogni nequizia da tre secoli, maschera una vittoria elettorale manifestamente rubata, assoldando finti teppisti repubblicani per incolpare al rivale recalcitrante lo sfregio della massima istituzione. Così rendendolo inoffensivo con le sue recriminazioni giuridiche. Qui il regime, neppure eletto, fa rispondere i suoi fascio-collaudati Servizi con finti teppisti “No Vax”, mandati a sfregiare l’altare dei lavoratori. Di quei 23 milioni che il 15 ottobre vengono mandati a un destino non dissimile da quelle donne che ci regalarono il Primo Maggio.
Servizi “deviati” come una freccia nel centro del bersaglio
Ai tempi in cui non ero ancora alla quarta età e di cui conservo la memoria, quella negata ai giovani da dirottatori ben consapevoli, si andava giù più duri. Si facevano saltare banche, piazze affollate, treni, stazioni e se ne dava la colpa ai No Vax d’allora. Che nulla sapevano di vaccini nocivi, ma molto di padroni e gendarmi schiacciasassi e di Stato stragista. Allora al Viminale c’era Restivo, sotto Rumor e Andreotti. Oggi c’è Lamorgese, sotto Draghi. Allora c’erano i Servizi, “deviati” quanto un falegname che si fa una sedia, e i loro operativi neri: Santovito e Delle Chiaie, Maletti e Giannettini, Labruna e Cavallini, Grassini e Fioravanti. Più tardi si cambiò mazzo di carte ed avemmo le false BR dei Moretti, Morucci, Faranda, Balzarani.
Con la fine di un Moro sgradito ai soliti Servizi “deviati” e ai rispettivi danti causa, è la fine di un’Italia che dispiaceva agli statunitensi. Intanto, parallelamente, Mario Draghi si fa le ossa bancarie al MIT del Massachusetts sotto la guida di un San Paolo del capitalismo, Franco Modigliani e del suo vero maestro, Stanley Fischer, futuro governatore della Bank of Israel.
Allora c’erano operai, studenti, intellettuali, genti resuscitate delle periferie, donne. ambientalisti, perfino soldati, a mettere in crisi un sistema da padrone delle ferriere e da NATO. Oggi, a rinnovare la crisi dell’élite e dei suoi guardiaspalle, ci sono le avanguardie di un popolo seviziato, murato fuori, chiuso dentro gabbie fisiche e mentali, colpito in ogni centimetro quadrato della propria pelle con la vita ridotta a noce secca, negato alla parola.
Tutto questo è successo perchè loro, loro sì, hanno buona memoria e ancora sentono freddo quando pensano ai dieci anni allora sottratti al loro vampiraggio. E ancora ricordano come vanno affrontati certi problemi e con chi. Quando non bastava la manovalanza teppista che offriva il pretesto democratico mettendosi la camicia nera e le conseguenti stragi,. ecco il sostegno, ancora più robusto di Cosa Nostra. E conseguenti stragi.
Draghi abbraccia Landini. Sulle scale della CGIL il nostro futuro
Alla luce della storia di Mario Draghi, quella che gli ha meritato l’incarico dalla Cupola, prima mondiale (Goldman Sachs), poi europeo, infine romano, difficilmente ci fermeremo allo sconquasso “fascista” della CGIL con relativa riabilitazione del più tenero e remissivo sindacato mai visto, perfino peggio di Lama. E con parallelo discredito riservato alla manifestazione, ieri, dei sindacati di base, con un milione di scioperanti e dimostranti in tante città. I quali condividevano con i manifestanti di Piazza del Popolo, quelli veri, giusti sebbene ingenui rispetto a chi convocava, la lucida consapevolezza di cosa intendesse questo Green Pass (ahimè, non di quanto intendessero di identico virus e vaccino). Un’identità digitale a uso di controllo totale, verde come il veleno del cobra, nero come la feccia iperfascista che lo ha concepito in concorso con l’Europa, dove tutti i dati finiscono nel panopticum dell’oligarchia autocratica. Da noi c’è un parlamento che lascia fare, è voltato verso il muro, dato che la finestra non c’è. A Strasburgo c’è un parlamento più vivace, sa fare benissimo le standing ovation.
Non ci sono solo le turbe sparse di coloro che risalgono l’abisso in cui sono stati scaraventati dal dicembre 2020 in poi. C’è la classe lavoratrice scampata a Corso Italia 25 grazie a USB, Cobas, Cub che, per una volta, sono stati capaci di farsi sentire dal paese con voci unite. Unite contro il cappio verde e l’olocasuto del lavoro che ne discende. E gli facciamo grazia di aver capito poco della componente farmaceutica. Quello che fatalmente manca ai nostri portali e ai nostri gruppi di resistenza, per quanto validi, è l’unità che s’è vista in questo sciopero. Un’ìunità che ci auguriamo in crescita, grazie alle inenarrabili cazzate che fanno quelli là, nel loro delirio di onnipotenza e grazie anche ai fatti insopprimibili che, come spifferi, passano per le crepe e ci svelano una strategia che ci vuole morti, in un modo o nell’altro.
Qua abbiamo dei totalitaristi che ci spingono verso un paesaggio al confronto del quale nazismo e fascismo erano orti botanici, seppure con tanta gramigna. Hanno bisogno di tirare fuori da vecchie rimesse i cartonati da Gran Guignol degli anni ’70, che gli servano per proclamarsi antifascisti e stuprare con l’accusa di fascismo tutto quello che intralcia la loro danza macabra. Stanno per farla finita con il diritto di parlare, manifestare, marciare, nelle nostre città, insieme e davanti alla nostra gente.
Violano impunemente costituzione, legge, etica, onestà. Dopo aver allestito, a giorni dal voto, quei miserabili scandaletti anti-Lega e FdI di Fidenza, ora, in vista del ballottaggio di domenica, allestiscono l’assalto parafascista alla più grande Camera del Lavoro del paese (e tutti siamo indotti a ricordare il 1922), scardinano la più elementare legge per la correttezza elettorale: il silenzio del giorno prima. La pausa della riflessione, dettata dalla legge e dal buonsenso, verrà violentata da una manifestazione antifascista di regime. E, vedrete, faranno pure il corteo. Ovviamente “antifascista”. Garantito da Draghi.
Quello che non ho / è un partigiano vero….
Fulvio Grimaldi
12 ottobre 2021