Venti di destra in Italia e in Europa. Come uscire dalla trappola

Forse non ce ne siamo accorti, ma qualcosa di sostanziale sta cambiando nella cultura dei popoli europei, Italia compresa. Fino a qualche tempo fa sembrava che la crescita delle forze di destra fosse sì consistente, ma sempre dentro un equilibrio politico generale che relegava queste forze a un ruolo di opposizione rispetto ai partiti europeisti che dominavano la scena. E’ ancora così o ci sono segnali nuovi?

Da ciò che sta accadendo al confine bielorusso-polacco emerge che la questione degli immigrati è solo la punta di un iceberg di una tendenza maggioritaria di destra che coinvolge i paesi dell’est europeo e i baltici che insieme all’Ucraina rappresentano un ‘cordone sanitario’ attorno alla Russia, armato dagli Stati Uniti e con una presenza organizzata di forze nazionaliste e neonaziste.

Finora le considerazioni su questa nuova realtà sono state relegate ai problemi delle libertà civili (aborto, autonomia della magistratura, omofobia, libertà di stampa), senza cogliere l’elemento militare e il significato vero di ciò che sta accadendo e cioè del fatto che dentro l’Europa dei ‘diritti’ è nato uno schieramento di paesi governati da una destra che non sarà possibile ridurre all’obbedienza di Bruxelles, ma avrà il suo peso e la sua autonomia.

Se colleghiamo questi fatti con la situazione che esiste nell’occidente dell’Europa, Francia e Italia in particolare, viene fuori che il vento di destra sta stringendo a tenaglia il continente e che Salvini e Meloni non sono solo un fenomeno italiano ma fanno parte di una più vasta ondata reazionaria.

I recenti avvenimenti che hanno visto protagonisti i diversi contestatori, sommariamente etichettati “no-vax”, del modo in cui viene condotta la campagna anti virus hanno messo in evidenza, aldilà della specificità della protesta, l’esistenza di un tessuto sociale permeato da pulsioni che facilmente portano a confondere gli obiettivi e danno ampio spazio a una destra neofascista che sembra avere possibilità di risultare egemone.

Questo significa che ogni alternativa che parta da sinistra deve affrontare un duplice nemico, la destra e i liberisti, e che le due alternative sono ambedue sul tappeto. Per combattere in queste condizioni bisogna capire come sia possibile inserirsi nelle contraddizioni dell’avversario e come rafforzare il fronte antifascista e progressista. Per affrontare la situazione siamo però ancora con l’arco e la freccia. Il polo che dovrebbe rappresentare il punto di forza del nostro schieramento è ben lontano dal configurarsi. Siamo ancora rimasti a momenti di azione politica e sociale sostanzialmente virtuali. Manca in realtà una forza organizzata a livello politico e sociale che rappresenti una barriera alle nuove tendenze che si vanno affermando.

Per realizzare questo obiettivo bisogna ritornare sulle vecchie questioni e sciogliere i nodi che si sono accumulati. In primo luogo liberarsi dall’anarco-movimentismo e superare il dilettantismo e il frazionamento dell’azione, creando strutture serie e credibili rispetto a coloro che vogliamo coinvolgere nelle lotte per cambiare la situazione. In secondo luogo, evitare l’autoreferenzialità che contraddistingue gruppi politici i quali invece di vedere la luna, cioè l’obiettivo, indicano il dito.

Per ultimo, dentro il magma che pure bolle a sinistra e nei settori sociali che subiscono la politica liberista, bisogna riuscire a trovare il modello organizzativo e programmatico su cui definire una prospettiva strategica. Su questo insisteremo e scusate se è poco.

Aginform
27 novembre 2021

 

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