[Sinistrainrete] San Giorgio e il Draghi (Addavenì San Giorgio)

Nel 1969, un po’ a sorpresa, la chiesa cattolica decise di declassare San Giorgio; ora, nella liturgia, la memoria a lui dedicata è solo facoltativa, non più obbligatoria.

Gianni Giovannelli: San Giorgio e il Draghi (Addavenì San Giorgio)

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San Giorgio e il Draghi (Addavenì San Giorgio)

di Gianni Giovannelli

San Giorgio e il drago Raffaello Sanzio analisi WashingtonEcco la fiera con la coda aguzza
Che passa i monti, e rompe i muri e l’armi:
Ecco colei che tutto il mondo appuzza!
Sì cominciò lo mio duca a parlarmi;
E accennolle che venisse a proda,
Vicino al fin dei passeggiati marmi.
E quella sozza immagine di froda
Sen venne, e arrivò la testa e il busto;
Ma in su la riva non trasse la coda.
La faccia sua era d’uomo,
Tanto benigna avea di fuor la pelle;
E d’un serpente tutto l’altro fusto.
(Dante, Inferno, canto XVII)

Prologo

Nel 1969, un po’ a sorpresa, la chiesa cattolica decise di declassare San Giorgio; ora, nella liturgia, la memoria a lui dedicata è solo facoltativa, non più obbligatoria. La ragione del provvedimento trova la sua radice nell’assenza di fonti storiche certe che lo riguardino e possano essere di supporto al culto dei fedeli. Esiste infatti unicamente una Passio Sancti Georgii che riporta dati biografici e descrive episodi significativi della sua vita; ma già nel 496 il Decretum Gelasianum aveva bollato l’opera come apocrifa. Per quanto ne sappiamo nacque in Cappadocia e morì giovane, nel 303, in Anatolia; oggi sarebbe un suddito del perfido Erdogan, tiranno poco incline a trattar bene tipi come lui. Ma anche sotto Diocleziano non gli andò meglio, e ci rimise la testa. Nonostante la degradazione pontificia, il culto di San Giorgio gode ancora di ottima salute presso tutte le chiese cristiane, d’oriente e d’occidente; l’indipendentismo popolare catalano, durante le proteste, invoca a gran voce Jordi chiedendo la sua protezione contro la monarchia spagnola. In Inghilterra e in Portogallo, a Genova Ferrara e Reggio Calabria, in centinaia di località dei cinque continenti, il 23 aprile si festeggia questo battagliero tropeoforo (il vittorioso), patrono di chi si batte contro i soprusi.

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Toby Green: Covid, il fallimento della sinistra

gruppogocciagoccia

Covid, il fallimento della sinistra

di Toby Green* e Thomas Fazi

blog10Durante le varie fasi della pandemia globale, le preferenze delle persone in termini di strategie epidemiologiche si sono sovrapposte strettamente al loro orientamento politico. Da quando Donald Trump e Jair Bolsonaro hanno preso posizione contro i lockdown, nel marzo 2020, buona parte delle persone di sinistra, “radicale” o moderata che sia, si sono prodigate per aderire pubblicamente al lockdown quale strategia per la mitigazione della pandemia – e ultimamente alla logica dei lasciapassare vaccinali.

Ora, mentre i paesi di tutta Europa sperimentano restrizioni sempre più severe per i non vaccinati, i commentatori di sinistra – di solito così accesi nella difesa delle minoranze discriminate – si contraddistinguono per il loro silenzio. Come scrittori che si sono sempre posizionati a sinistra, siamo disturbati da questa svolta degli eventi. Non c’è davvero nessuna critica progressista da fare sulla messa in quarantena di individui sani, quando le ultime ricerche suggeriscono che c’è una differenza irrisoria in termini di trasmissione tra vaccinati e non vaccinati? A ben vedere, però, la risposta della sinistra al Covid appare come parte di una più profonda crisi della politica e del pensiero di sinistra – una crisi che va avanti da almeno trent’anni. Quindi è importante identificare il processo attraverso il quale questa crisi ha preso forma. Nella prima fase della pandemia – la fase dei lockdown – sono stati coloro che propendevano verso la destra culturale ed economica ad essere più propensi a sottolineare i danni sociali, economici e psicologici derivanti dalle chiusure. Nel frattempo, l’iniziale scetticismo di Trump nei confronti del lockdown ha reso questa posizione insostenibile per la maggior parte di coloro che propendono verso la sinistra culturale ed economica.

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Silvia D’Autilia: La pretesa obbedienza morale a un sistema immorale

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La pretesa obbedienza morale a un sistema immorale

di Silvia D’Autilia

summersunIl 15 dicembre 2021, secondo quanto previsto dal D.L. n.172 dd. 26-11-2021, entrerà in vigore l’obbligo vaccinale per le categorie professionali del comparto scuola e forze dell’ordine, pena la sospensione dello stipendio. Ebbene, che il contenimento della pandemia avrebbe traghettato verso dimensioni nuove della vita, della politica e della socialità non avevamo dubbi; certo, mai avremmo immaginato mediante il dispiegamento di una simile ipocrisia.

 

Ipocrisia dei media

Hanno scritto e riscritto: “è boom di prenotazioni”, “successo enorme della campagna vaccinale”, “le somministrazioni procedono spedite”, “file di pentiti all’hub”, omettendo però il dato più importante: le barbare modalità con cui, per una fascia di popolazione, hanno raggiunto questi traguardi, ovvero minacciando letteralmente una fetta di lavoratori di revocare d’emblée i personali meccanismi di sopravvivenza minima. L’entusiasmo giornalistico avrebbe potuto essere appena appena lecito e tollerabile se riferito a una crescita delle somministrazioni a posteriori di un disteso clima culturale e mediatico di confronto, discussione e chiarimento dei dubbi di indecisi, riluttanti, renitenti, pardon “no-vax”: categoria sociale à la page per raccogliere soggetti animati da multiformi istinti irrazionali, antiscientifici, terrapiattisti, anarchici, estremisti e analfabeti. (In meno di 60 anni, è completamente sfumato tutto lo sforzo storico e filosofico profuso da Michel Foucault per dimostrare la facilità con cui il potere stigmatizza ed emargina parti della società di cui di volta in volta e di epoca in epoca non sa letteralmente che farsene, ma pazienza!).

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comidad: La porta girevole del disordine finanziario

comidad

La porta girevole del disordine finanziario

di comidad

I nessi tra fisco e libertà civili sono familiari alla storiografia, dato che le maggiori rivoluzioni, da quella inglese, a quella americana a quella francese, sono state originate da questioni fiscali. Oggi ci è anche più chiaro che, se certe libertà ci venivano concesse, non era per la nostra bella faccia, ma perché ogni limitazione alla libertà di movimento causava un calo della produzione e dei consumi, e quindi del gettito fiscale per lo Stato. L’arrivo del Quantitative Easing (la produzione illimitata di moneta da parte delle banche centrali a fini di acquisto di titoli pubblici e privati) ha comportato una minore dipendenza dello Stato dalle entrate fiscali, e perciò ha reso possibile la stretta su libertà che sembravano ovvie e acquisite. Prima del Quantitative Easing sarebbero state impensabili limitazioni alla libertà di circolazione come il lockdown ed il Green Pass. C’è quindi qualcosa di peggio persino del fisco, ed è appunto il QE, tramite il quale le oligarchie che occupano quell’astrazione giuridica detta “Stato” possono spiazzare tutte le resistenze sociali.

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Flavio Pintarelli: Fenomenologia dell’operaio digitale ai tempi dello smartworking

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Fenomenologia dell’operaio digitale ai tempi dello smartworking

di Flavio Pintarelli

La pandemia ha avuto tra i suoi effetti quello di accelerare un ampio numero di fenomeni che, in modo più o meno sotterraneo, si stavano strutturando nella nostra società. Il lavoro da remoto è uno di questi, di certo tra quelli quantitativamente più rilevanti. All’inizio di marzo dello scorso anno, quando Giuseppe Conte annunciò il lockdown nazionale, furono diversi milioni i lavoratori che dovettero ridisegnare in modo radicale le loro routine intorno alle nuove misure previste dall’emergenza. All’improvviso, una modalità di lavoro che fino a quel momento era stata soprattutto un’opzione limitata a persone con problemi di salute, tecnici informatici, manager di medio-alto livello e liberi professionisti diventava esperienza quotidiana per una fetta molto ampia di lavoratrici e lavoratori, soprattutto nel settore del terziario avanzato ma, seppure limitatamente ad alcune funzioni, anche in altri comparti (si pensi per esempio al lavoro amministrativo e di segreteria in tutti i settori della manifattura).

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Paolo Di Remigio e Fausto Di Biase: Sapere, ugualitarismo, differenza

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Sapere, ugualitarismo, differenza

Una risposta al prof. Cappelli

di Paolo Di Remigio e Fausto Di Biase

L’articolo del prof. Cappelli[1] critica con veemenza la decisione del ministro Bianchi di eliminare anche quest’anno il tema di maturità che «è stato per decenni la prova principale nella scuola italiana». A noi la sua critica sembra giusta ma, nonostante i suoi accenti accorati, impari rispetto allo stato di cose. Di fatto vale per il tema ciò che si può dire dell’esame di maturità e della stessa scuola italiana: non esiste più da un quarto di secolo. Nel trasformare la scuola in un istituto assistenziale e l’esame in una cerimonia di promozione universale, la riforma Berlinguer sostituì il tema, cioè il breve titolo che invitava il candidato ad esporre le sue conoscenze, con una larga fornitura di pattume giornalistico, che il candidato si limitava a parafrasare fingendo di scrivere saggi brevi, articoli di giornale. La formula era coerente con la concezione tuttora vigente per cui la nuova scuola considera zavorra le conoscenze e si guarda bene dal farle apprendere, mirando piuttosto alle pure competenze, al saper fare.

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coltrane59: Varianti, vaccini e Green Pass per sempre. Se il virus non ci lascia più

codicerosso

Varianti, vaccini e Green Pass per sempre. Se il virus non ci lascia più

di coltrane59

Nel dicembre 2020 abbiamo scritto un articolo sulla città che verrà e su quella che vorremmo dopo questo virus, ponendo la domanda: “Ma finito questo momento drammatico cosa rimarrà delle nostre città? Cosa capiremo da questa grande lezione storica? Che tipo di memoria collettiva potrà nascere da queste rovine umane e culturali?”

Dopo un anno ancora di pandemia, terza ondata e quarta ondata, terze dosi dei vaccini , deliri no vax, varianti a ripetizione, super green pass e manifestazioni varie potremmo dire che il COVID sembra non lasciarci più e che quelle città che dovevano arrivare sembrano ancora molto lontane.

Inoltre la scienza, il sapere, la politica e l’etica non ci danno una mano come dovrebbero. Perché?

 

Virus e scienza

In questa miriade di informazioni, dati, polemiche e virologi da spettacolo difficile capirci qualcosa, difficile definire un limite tra quello che possiamo scrivere e quello che dobbiamo fare, difficile distinguere ciarlatani, politici inguardabili e agenti prezzolati dalle case farmaceutiche. Nemmeno la scienza sembra aiutarci.

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Ugo Bardi: Il Covid-19 si trasmette via aerosol: Quali le conseguenze per controllare la diffusione dell’epidemia?

gruppogocciagoccia

Il Covid-19 si trasmette via aerosol: Quali le conseguenze per controllare la diffusione dell’epidemia?

di Ugo Bardi*

Roberto Burioni si è accorto recentemente che il virus del Covid “si trasmette principalmente per aerosol” (1), arrivando parecchio in ritardo a dire una cosa che era nota da decenni. Purtroppo, la scienza, e non solo quella medica, è diventata così vasta e complessa che sembra un paziente con l’Alzheimer: si dimentica cose ben note. Se cercate su “Google Scholar,” troverete circa 145.000 articoli scientifici pubblicati negli ultimi decenni che menzionano la trasmissione via aerosol dei virus. Di questi, 22.000 sono stati pubblicati negli ultimi due anni. Con tutte le cautele del caso, possiamo dire che è ben noto che la via principale di trasmissione dei virus respiratori è per diffusione in aria in forma di aerosol (2).

A proposito del Covid, potete leggervi un review di Heneghan e altri (3) come pure le dichiarazioni della OMS del Luglio del 2020 (4). Sembra chiaro che non è un’eccezione alla regola generale della trasmissione via aerosol dei virus respiratori. Questo ha delle conseguenze pratiche importanti. Per capire quali, per prima cosa dobbiamo spiegare che cos’è esattamente un aerosol.

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Noi non abbiamo patria: Riot, operaio nero e operaio bianco, classe e razzismo

noinonabbiamopatria

Riot, operaio nero e operaio bianco, classe e razzismo

di Noi non abbiamo patria

iamaman 1Nel mese di settembre Calusca City Lights (Archivio Primo Moroni) e radiocane.info hanno realizzato un progetto editoriale presentando una raccolta di testi inediti provenienti dagli Stati Uniti come testimonianze e riflessioni sul movimento di sollevazione che si è dato nel nome di George Floyd del 2020.

La raccolta ha come titolo Riots! George Floyd Rebellion 2020. Fatti, testimonianze e riflessioni edito da Edizioni Colibrì.

Il lavoro è davvero prezioso, perché troppo poco si è riflettuto e troppo spesso male circa gli avvenimenti che dall’omicidio di George Floyd il 25 maggio 2020 hanno infiammato gli Stati Uniti d’America in più di 100 città (nelle maggiori grandi città, nelle aree peri urbane suburbs e fino alle più piccole contee rurali ed exurbs) ed hanno visto il dispiegamento della Guardia Nazionale in più di 30 città, l’uso militare della polizia federale e del DHS, ed una mobilitazione attiva di ampi settori sociali che si sono contro mobilitati a difesa della supremazia bianca, della polizia e delle proprietà private minacciate. I fatti testimoniati e riflettuti proposti da questo lavoro editoriale di raccolta gettano uno squarcio sul “movimento reale che abolisce lo stato di cose presente” che si prospetta per il futuro, che, per quanto ritiene questo blog, esso mette alla prova la teoria rivoluzionaria del passato ereditata dalle varie interpretazioni del “Marx-pensiero” in special modo su razzismo, schiavitù ed il rapporto tra proletariato di colore e bianco.

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Giovanni Iozzoli: La notte della Repubblica

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La notte della Repubblica

di Giovanni Iozzoli

notte 889955A che punto della notte siamo? Nell’oscurità più nera e fredda, che precede l’alba livida? O solo nel mezzo di un buio fitto, denso, che pare eterno: il buio come nuovo presente, nuova forma delle cose.

Sono quasi due anni che questo paese vive dentro uno stato d’emergenza formalmente dichiarato e le forze di governo stanno dibattendo sull’eventualità di una ulteriore proroga – dibattito che si intreccia con quello sulla elezione del nuovo presidente della repubblica. Lo stato d’emergenza è il liquido amniotico dentro cui qualsiasi governo ama sguazzare; in quella beatifica condizione il consenso parlamentare si addensa compatto intorno agli esecutivi; si possono finalmente bypassare leggi, procedure e persino principi costituzionali, mediante semplici strumenti amministrativi. Tutto può essere deciso, tutto può essere ratificato senza lungaggini, seccature e inutili finzioni di dibattito. Chi aveva mai sentito parlare dei DPCM, prima di Conte? Eppure mediante questo tipo di atti si sono proclamati mesi di coprifuoco, come in tempo di guerra. Per non parlare di appalti e affidamenti di servizi – che in epoca di PNRR rappresentano l’unica e ultima ragion d’essere degli ectoplasmi affaristici che i tg ancora definiscono “partiti”. Lo stato d’emergenza poi – ça va sans dire – è l’ideale modello di gestione di ogni conflitto sociale o opposizione reale: manganelli mediatici e manganelli reali diventano dispositivi legittimi, coerenti e funzionali, contro cui pochissimi osano protestare.

Sabato 11 dicembre – alla vigilia dell’anniversario di piazza Fontana – Milano ha celebrato il suo primo week end senza manifestazioni in centro; bottegai e cultori accaniti dello shopping, il giorno dopo hanno esultato a mezzo stampa: per 20 settimane di fila avevano dovuto subire l’invasione di torme indocili, spesso giovanili e periferiche, poco coordinate ma creative e parecchio tenaci.

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George Monbiot: Fermiamo il capitalismo che sta uccidendo il pianeta

antropocene

Fermiamo il capitalismo che sta uccidendo il pianeta

di George Monbiot – The Guardian

bicchiereC’è un mito sugli esseri umani che resiste a ogni evidenza, cioè che mettiamo sempre la nostra sopravvivenza al primo posto. Questo è vero ma per altre specie, che quando si trovano di fronte a una minaccia imminente, come l’inverno, investono grandi risorse per evitarla o sopportarla: migrando o andando in letargo, per esempio. Per gli esseri umani la questione è diversa.

Di fronte a una minaccia imminente o cronica, come il collasso climatico o ambientale, sembra che facciamo di tutto per compromettere la nostra sopravvivenza. Ci convinciamo che non è così grave, o addirittura che non sta succedendo niente. Raddoppiamo la distruzione, sostituendo le nostre auto ordinarie con dei suv, lanciandoci verso l’oblio con un lungo viaggio in volo, bruciando tutto quanto, in un ultimo accesso di frenesia. In fondo alla nostra testa c’è una vocina che ci sussurra: “Se la situazione fosse davvero così grave, qualcuno ci fermerebbe”.

Quando ci occupiamo di questi problemi, lo facciamo in modi meschini, simbolici, comicamente inadeguati alla gravità della nostra situazione. È impossibile ravvisare, nella nostra reazione a ciò che sappiamo, il primato del nostro istinto di sopravvivenza.

 

Reazione a catena

Sappiamo che le nostre vite dipendono totalmente da sistemi naturali complessi: l’atmosfera, le correnti oceaniche, il suolo, le reti biologiche del pianeta. Le persone che studiano i sistemi complessi hanno scoperto che questi si comportano in modi coerenti.

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Pasquale Cicalese: La (vera) lotta di classe prossima ventura

pianocontromercato

La (vera) lotta di classe prossima ventura

di Pasquale Cicalese

Copione già visto: rapinatori contro ladri. Sai quanti dossier ci sono in giro tra le forze dell’ordine?

Basta tirarne fuori qualcuno e il gioco è fatto, polli da spennare c’è ne sono a iosa, in questo paese definito dall’Ocse tra i più corrotti al mondo. Che ci possiamo fare? Questo offrono la borghesia italiana e il blocco dominante. Ma per il resto non vedo grandi differenze tra “er Batman” e l’offerta di 45 milioni fatta da Mediobanca a Ligresti per vendere Fonsai al (fu) mondo della cooperazione. E allora, cosa sta succedendo? Negli ultimi vent’anni, parte della classe dirigente se ne è accorta con notevole ritardo.., il blocco dominante ha fatto emerite cavolate, non più sostenibili nella tempesta della crisi di sovrapproduzione che attanaglia parte del mondo e soprattutto il nostro paese. Una di queste è la riforma del Titolo V della Costituzione, preceduta dal decreto legislativo n° 112/98 (cosiddetto Bassanini bis).

E che è successo? Un autentico delirio: la politica energetica, infrastrutturale, industriale e le sovvenzioni alle imprese sono state tutte regionalizzate, una parcellizzazione delle risorse che ha provocato un autentico cortocircuito.

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Anna Pulizzi: L’Italia di Caporetto

ilsimplicissimus

L’Italia di Caporetto

di Anna Pulizzi

Torna l’Italia di Cadorna. O forse non se n’è mai andata, a giudicare dall’atteggiamento delle sue classi dirigenti di fronte a quella che ci si arrabatta ogni giorno per far passare come un’emergenza epocale. Piace molto all’attuale narrazione tratteggiare l’odissea covid con i caratteri di una guerra, il cui fronte non è riproducibile su una carta geografica e le cui trincee sono ovunque, cosa che chiama i governi a scelte strategiche riguardanti in questo caso la profilassi. Abbiamo notato come da due anni a questa parte il governo reciti un duplice copione in cui mentre interpreta la parte dello scalmanato pusher di sieri soprannominati vaccini, induce la popolazione ad auto-colpevolizzarsi in maniera illogica e immotivata. Anche la finalità è doppia, perché da un lato l’esecutivo vuole mostrarsi ligio alle aspettative di profitto del gran mondo finanziario che ha trovato una nuova gallina dalle uova d’oro nell’industria farmaceutica, mentre dall’altro intende assicurarsi che l’inefficacia delle misure adottate sia imputabile solo al popolo, così come gli inutili e sanguinosi assalti in stile Cadorna servivano per coprire l’incompetenza dei comandi accusando la truppa di codardia di fronte al nemico.

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Michelangelo Severgnini: Libia. Ma quali elezioni, il fronte sud dell’UE pronto alla guerra

lantidiplomatico

Libia. Ma quali elezioni, il fronte sud dell’UE pronto alla guerra

di Michelangelo Severgnini*

Mettiamo le cose in chiaro una volta per tutte: in Libia la partita non è politica, è militare.

Chi pensava che le elezioni del 24 dicembre prossimo avrebbero stabilito chi dovesse guidare il Paese nei prossimi anni è solo un illuso.

Noi lo ripetiamo dal marzo scorso, da quando cioè l’attuale premier Abdul Hamid Dabaiba si era insediato con la promessa di traghettare il Paese fino alle elezioni.

Niente di più falso, niente di più improbabile.

Alla Turchia, che ormai occupa la Tripolitania dal gennaio 2020 controllando militarmente porti e la base di al-Waityah, serviva un burattino come Dabaiba che preservasse gli “accordi” di cooperazione che garantivano la presenza militare turca.

Parlare di elezioni serviva solo a prendere altro tempo e soddisfare qualche anima pia sempre pronta a credere alle favole.

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Sara Gandini: Serena Tinari, In difesa della ragione

gruppogocciagoccia

Serena Tinari, in difesa della ragione

di Sara Gandini

La grande giornalista d’inchiesta Serena Tinari ha ricevuto l’importante premio premio “In difesa della Ragione” che il CICAP* assegna a chi si è distinto per il proprio impegno nella diffusione del pensiero critico e scientifico. Freelancer dal 2015, si è distinta per il rifiuto del sensazionalismo, aspetto che si è rivelato cruciale durante la pandemia.

Ecco la mail con chi mi dà questa bella notizia e mi dice di essere felice di comparire sul nostro blog gocciaagoccia.net.

“Cara Sara, a settembre il CICAP mi ha assegnato il suo annuale premio “In difesa della ragione”. Ho spedito loro un acceptance speech filmato qui in Svizzera, perché per motivi familiari non riuscivo a scendere a Padova per ritirare il premio. Ci hanno messo un po’, ma da alcuni giorni è su Internet. Ho pensato che magari ti può interessare. Nell’introduzione ho dedicato il premio a mio marito e “agli esperti e alle esperte – quelle vere” – e proprio a te pensavo. ”Sul giornalismo e la scienza in modalità pandemica”: Un diluvio quotidiano di numeri e grafici. Virologi elevati a star televisive. E centinaia di migliaia di articoli scientifici pubblicati a ritmi vertiginosi.

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Rostrum: Asinesco, troppo asinesco

circolointernazionalista

Asinesco, troppo asinesco

di Rostrum

Quando leggiamo le massime aforistiche del sazio, ma arrabbiatissimo, piccolo-borghese Friedrich Nietzsche a proposito della “morale degli schiavi” e quella “dei signori”, quando leggiamo delle sue avvelenate equiparazioni tra il cristianesimo e il socialismo, ci viene in mente che innegabilmente, fino alla fine del III secolo dopo Cristo, il cristianesimo rappresentò una potente sovversione delle concezioni pagane circa la naturalità, giustezza ed eternità delle disparità tra gli uomini. Esso sorse da sètte egualitaristiche nell’ambito del giudaismo e si diffuse tra gli oppressi dall’ineguaglianza strutturale della società pagana. Per la prima volta un sistema di pensiero (benché in forma religiosa) rifiutava di considerare una certa parte dell’umanità (gli schiavi ad esempio) come “strumento parlante” e riconosceva la comune natura di tutti gli uomini. È vero che questo riconoscimento spesso (ma non sempre) si limitava a proclamare l’uguaglianza delle sole anime, come figlie del dio e nel regno dei cieli, ma era indubbiamente un passo in avanti, soprattutto perché le prime sètte cristiane si aspettavano l’avvento del Regno a breve, e proprio sulla terra.

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