[Sinistrainrete] Sebastiano Taccola: Il Capitale, per molti e non per pochi

Roberto Fineschi riesce a tenere insieme complessità e divulgazione della teoria di Marx, disegnandola come una «cassetta degli attrezzi» per analizzare il modo di produzione capitalistico.

 

 

Sebastiano Taccola: Il Capitale, per molti e non per pochi

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Il Capitale, per molti e non per pochi

di Sebastiano Taccola

Roberto Fineschi riesce a tenere insieme complessità e divulgazione della teoria di Marx, disegnandola come una «cassetta degli attrezzi» per analizzare il modo di produzione capitalistico

marx jacobin italia 1 1536x560Negli scorsi anni, anche grazie alle celebrazioni del bicentenario della nascita, in Italia (e nel mondo) si è assistito a un intensificarsi delle pubblicazioni su Karl Marx. Testi nuovi e di carattere diverso – divulgativo e scientifico, ammesso che sia possibile fare una distinzione netta tra questi due piani – hanno riportato Marx e il marxismo sugli scaffali delle novità delle nostre librerie e biblioteche. Una simile vitalità ha probabilmente un valore duplice: da un lato, ha rappresentato un’espressione dell’esigenza di un «ritorno a Marx» fortemente avvertita con la crisi economica del 2007-2008; dall’altro lato ha tentato di dare nuovi spunti critici in grado di entrare in sinergia con i fermenti del presente e dare loro nuova forza.

Se all’estero sono stati soprattutto studiosi come David Harvey o Michael Heinrich a tentare di riportare all’attenzione del grande pubblico la teoria dell’autore del Capitale, in Italia, invece, c’è stata più timidezza (con alcune eccezioni, come ad esempio il Karl Marx di Marcello Musto e la Storia del marxismo curata da Stefano Petrucciani). Del resto, gli addetti ai lavori conoscono bene la difficoltà di sciogliere e rendere comprensibili i nodi e i passaggi più complessi della teoria marxiana del Capitale, pur essendo altrettanto consapevoli della necessità di compiere questo lavoro. Non si tratta tanto di divulgare Il capitale di Marx, ma di operare nelle maglie della società e della cultura contemporanee per radunare un nuovo pubblico per quest’opera: un’opera di scienza, le cui categorie possono aiutarci a spiegare la riproduzione e l’ampliamento delle più diverse forme di sfruttamento oggi in atto. Le sfruttate e gli sfruttati non mancano. Si tratta di tentare di tessere i fili nella direzione giusta.

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Alessandro Visalli: Poche note sulla questione delle classi

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Poche note sulla questione delle classi

di Alessandro Visalli

Tema della “composizione di classe”: dopo gli interventi, nei numeri scorsi di “Cumpanis”, di Alessandro Testa e Carlo Formenti, pubblichiamo questo articolo di Alessandro Visalli, architetto, docente all’ Università degli Studi “La Sapienza” di Roma

laclasseoperaia. Locandina.1In questo breve intervento sarà prodotta qualche divagazione a partire dai numerosi stimoli che derivano dai lavori di Alessandro Testa, “La lotta di classe oggi: tra teoria del valore ed organizzazione del lavoro”, e Carlo Formenti, “Composizione socioeconomica e composizione sociopolitica, questioni di metodo”.

Il mio omonimo Alessandro Testa parte dal concetto di “lotta di classe” (formula composta che, come proveremo ad argomentare, è utile pensare come inerente non già al suo apparente oggetto, ‘classe’, quanto al sostantivo ‘lotta’), e lo collega a modalità ‘tipiche’ del capitalismo e ‘specifiche’ del modo in cui questo crea il ‘valore’. Ovvero, in altri termini, a come questo organizza il lavoro a partire da specifici rapporti sociali.

Per entrare subito nel tema si può prendere un esempio. Come sottolineato anche da Carlo Formenti nel secondo capoverso la giusta istanza di analisi rigorosa dei mutati termini di formazione del lavoro e della classe consente, nella sua formulazione, al lettore meno attento di scivolare sul rischio sempre presente di oggettivare la ‘classe’. Accade perché viene auspicata una ‘analisi scientifica’ di essa. Sovrapponendo con ciò la confusa incertezza su cosa si intenda esattamente con ‘scienza’ a quella su cosa sia la ‘classe’ e quale materialmente sia. Intendiamoci, Testa fa bene a dirlo. Una ricerca sistematica, razionale, ben fatta, della sociologia e socioantropologia delle relazioni e rapporti sociali e dell’organizzazione del lavoro è utile e necessaria. Ma il lemma della (o delle) “lotte di classe”, o della/e lotta/e della/e classe/i è guidato dal sostantivo ‘lotta’ (e dal verbo “lottare”) e non dall’oggetto ‘classe/i”. Esiste quindi un limite insuperabile alla sua oggettivazione come conoscenza data.

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Francesco Maria Pezzulli: L’università indigesta 2

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L’università indigesta 2

Nota sui professori

di Francesco Maria Pezzulli

0e99dc 90f0e1d94ac345c58058c4495ec2b14bmv2Il tema delle «industrie riproduttive» costituisce uno dei nuclei centrali delle elaborazioni contenute in Transuenze, sono diversi, infatti, i contributi che abbiamo proposto, tra cui un articolo di Francesco Pezzulli sulla condizione studentesca nell’Università trasformata dalle riforme (https://www.machina-deriveapprodi.com/post/l-universit%C3%A0-indigesta-note-da-un-inchiesta). Nell’articolo odierno riprendiamo le riflessioni dello stesso autore che, in questo caso, si concentra sull’esercizio dell’attività di docenza e sul ruolo dei professori, sempre di più indirizzati dalle disposizioni normative e dai criteri di valutazione industriale introdotti con le riforme.

* * * *

In una intervista del 2016, un Professore dell’Università di Bologna racconta che la scelta di dare alle stampe il suo ultimo libro sulla nuova università, l’ottimo Universitaly. La cultura in scatola, è dovuta a «un senso di tradimento dell’idea di cultura e alla sensazione molto concreta di perdere il significato stesso del mio lavoro». Più avanti, dei colleghi dice di essere colpito soprattutto dal fatto:

che tanta rassegnazione, indifferenza, conformismo, opportunismo, pigrizia o vigliaccheria si manifestino proprio in persone che dovrebbero dedicare la loro vita alla ricerca, al sapere critico, alla decostruzione dei luoghi comuni, guidati da facoltà ingovernabili come la curiosità, l’ironia, l’autonomia del pensiero e del giudizio. Lo dico a ragion veduta, senza chiamarmi fuori, con l’esperienza di chi ha vissuto in prima persona queste «passioni tristi», come le chiamerebbe Spinoza, e che ha cercato quotidianamente di scacciarle dal suo animo con battaglie incerte e sfiancanti[1].

L’osservatorio è privilegiato, la Direzione di un Dipartimento universitario alle prese con l’applicazione delle normative introdotte dalle ultime Riforme. Una posizione fondamentale assunta nel momento in cui tutto stava cambiando: il raddoppio dei Titoli, la moltiplicazione dei Corsi di Laurea e degli Insegnamenti, l’organizzazione in «moduli» di questi ultimi, la definizione degli indirizzi, l’applicazione di criteri standard di valutazione e monitoraggio, eccetera.

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comidad: La bolla finanziaria della BCE ha gonfiato la bolla emergenziale

comidad

La bolla finanziaria della BCE ha gonfiato la bolla emergenziale

di comidad

Cos’avranno provato i no-vax quando l’anestesista Mario Riccio ha minacciato di non curarli? Probabilmente lo stesso dispiacere che proveresti se il dottor Hannibal Lecter non ti invitasse a pranzo con lui. Circola un aneddoto sull’infanzia di Mario Riccio: “Mamma, mamma, voglio ammazzarli tutti!”. “Allora studia Medicina, figlio mio”.

Al di là dell’aneddotica, più o meno apocrifa, certe dichiarazioni non fanno altro che alimentare la sfiducia in un sistema sanitario già screditato. La sensazione è che criteri terapeutici selettivi siano già in uso, non solo tra vaccinati e non vaccinati, ma anche tra ricchi e poveri, come dimostra la storia dei monoclonali riservati ai VIP. Il sentimento comune va ormai ben oltre le consuete recriminazioni sui tagli alla Sanità, in quanto c’è la percezione che i protocolli terapeutici non siano stabiliti dalla “Scienza” ma dal governo, dietro la foglia di fico di comitati tecnico-scientifici nominati dallo stesso governo. Infatti già si constata una diffusa tendenza a sottrarsi all’ospedalizzazione, e non per inseguire “terapie alternative e naturali”, bensì per curarsi da soli con quegli antibiotici e quel cortisone che sino a due anni fa i medici di base somministravano a fiumi. La corsa a procurarsi l’azitromicina, un farmaco screditato dall’AIFA come cura del Covid, rappresenta un indizio del fatto che gran parte della pubblica opinione crede più ai protocolli terapeutici di qualche anno fa che a quelli attuali.

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Ilaria Bifarini: Tutti gli elementi per una tempesta perfetta

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Tutti gli elementi per una tempesta perfetta

Marta Moriconi intervista Ilaria Bifarini

La mia intervista a Marta Moriconi per Lo SpecialeGiornale del 17 gennaio

Il blackout energetico è stato ipotizzato molto fino a novembre, ora non se ne sta parlando più di tanto. Esiste davvero questa eventualità?

Dopo un allentamento di tensione durante il periodo estivo, in cui i coronavirus hanno scarsa circolazione, di nuovo tutta l’informazione è tornata a focalizzarsi sulla pandemia, sul bollettino del Covid, sulle continue restrizioni, l’estensione dell’utilizzo del Green Pass e il paventato obbligo vaccinale. Ormai avere una visione misurata e reale di ciò che accade nel mondo e nelle nostre vite è pressoché impossibile. Il rischio di blackout, al contrario, è più attuale che mai, tanto che in questi giorni a lanciare l’allarme è stato lo stesso Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. A settembre a paventare il pericolo era stata la famosa banca d’affari Goldman Sachs che, in fatto di previsioni, si mostra molto attendibile.

 

Che possibilità ci sono che coinvolga solo noi? O pensa che riguarderebbe tutta l’Europa?

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Fulvio Perini: Tutele del lavoro: la Spagna volta pagina

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Tutele del lavoro: la Spagna volta pagina

di Fulvio Perini

Il 31 gennaio 2021 sono state pubblicate nella Gazzetta ufficiale spagnola le nuove norme che regoleranno i rapporti di lavoro, la contrattazione collettiva e le politiche attive del lavoro e di integrazione ai redditi in caso di riduzione dei tempi di lavoro. Vengono così cancellate le peggiori norme introdotte dal Governo Rajoy alcuni anni or sono. Succede in Spagna dove c’è un governo del socialista Pedro Sánchez con ministro del lavoro Jolanda Díaz di Izquierda Unida. In Italia, invece, tra i primi atti del Governo del neoliberale Mario Draghi e del ministro del lavoro neoliberale Andrea Orlando si sono cancellate le norme sul blocco dei licenziamenti e modificate in peggio le norme del cosiddetto “decreto dignità” liberalizzando, con limiti ridicoli, gli abusi del contratto a termine. L’altra differenza importante è stata l’unità e la determinazione dei due più importanti sindacati dei lavoratori, le Comisiones Obreras (CCOO) e la Unión General de Trabajadores (UGT).

Le nuove norme – frutto di un accordo tra i sindacati dei lavoratori e le associazioni degli imprenditori, perseguito dal Governo spagnolo avviando un tavolo di confronto (mesa del diálogo social) – entreranno in vigore tra tre mesi per il contratto a termine e tra sei mesi per il contrato de obra, il nostro contratto di prestazione occasionale.

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Sandor Kopacsi: Su “Democrazia sotto assedio” di Brancaccio

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Su “Democrazia sotto assedio” di Brancaccio

di Sandor Kopacsi

Mi hanno consigliato, e io come sempre obbedisco ai consigli di lettura, di leggermi l’ultima fatica del prof. Brancaccio “Democrazia sotto assedio”. L’ho trovato interessante ma difficile da interpretare. Per certi versi è un meta-libro, nel senso che rinvia spesso senza dire nulla di particolarmente nuovo (anzi è proprio esplicitamente un rimando ad altri lavori dell’autore), ma allora, viene da dire: qual è il senso dell’opera? Mantenere sempre caldo il ferro battendolo in continuazione con nuove pubblicazioni?

Ad ogni modo, veniamo subito alle cose che ho trovato migliori. Innanzitutto, Brancaccio non casca nella trappola campista tipica della sinistra italiana oggi, in cui o sei un fan della BCE o sei un sovranista che vuole affondare i barconi dei migranti. È spiegato molto bene come questa dicotomia sia del tutto falsa e sia solo un modo con cui la sinistra italiana si fa dominare da questo o quel pezzo della classe dominante.

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Todd Hayen: Com’è possibile che persone in apparenza normali arrivino a desiderare la morte della gente?

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Com’è possibile che persone in apparenza normali arrivino a desiderare la morte della gente?

di Todd Hayen – psicoterapista

Intervento segnalato da Andrea Zhok su Facebook

Qualche settimana fa, tre amici su Facebook mi avevano fatto sapere che desideravano la mia morte.

Uno di loro, in realtà, non lo conoscevo. Aveva dato di matto quando avevo suggerito, con calma, che esistevano valide opzioni di trattamento per la Covid. Aveva risposto: “Esci dalla mia vita! Spero che tu prenda la Covid e muoia!”

Gli altri due amici erano persone che avevo conosciuto al college, 45 anni fa, uno era il mio compagno di stanza del primo anno e l’altro mi aveva fatto conoscere la mia prima moglie. Il primo mi aveva suggerito di dimostrare la teoria di Darwin e di morire per il virus, l’altro, praticamente, aveva solo detto che, da egoista non vaccinato che nega la scienza, mi meritavo quello che stava arrivando.

I volenterosi carnefici della Covid.

So che Facebook non è certo il luogo ideale dove fare discorsi ragionevoli. Come psicologo, tuttavia, lo trovo un campione interessante di un certo tipo estremo di pensiero e di comportamento.

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Franco Romanò: Piero Sraffa, la sfinge marxiana

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Piero Sraffa, la sfinge marxiana

di Franco Romanò

Piero Sraffa Sergio Tumi Ñángara MarxPerché tornare a occuparsi di un uomo enigmatico e di un economista per lungo tempo dimenticato? Tanto più che la teoria economica appare ostica ai più. Cercherò di dirne le ragioni, evitando il più possibile argomenti troppo specifici.

Nel mondo rovesciato in cui ci capita di vivere, sono sempre più numerosi gli articoli e i saggi critici sull’andamento dell’economia e sulla teoria economica medesima, scritti da uomini di potere. Uno in particolare mi ha colpito perché al centro del suo discorso compare una metafora poco usuale in un uomo e mi piace pensare che senza il femminismo di mezzo, non gli sarebbe venuta in mente. Tanto più che Giandomenico Scarpelli, un dirigente della Banca d’Italia che si occupa di collocazione dei titoli di stato, è ritornato a occuparsi di teoria economica per aiutare la figlia a sostenere gli esami universitari. Al centro del suo discorso c’è una mirabolante cucina: il forno è acceso e va a mille, i fuochi pure, le pentole sono già pronte e così tutti gli accorgimenti tecnici più sofisticati; solo che non c’è più nulla da cucinare e infatti nel titolo del suo saggio l’economia odierna diventa una Ricetta senza ingredienti. Ecco, una prima risposta al quesito che ho proposto posto all’inizio potrebbe essere questa: perché l’economia di Sraffa, parte dagli ingredienti per arrivare alla cucina.

In economia esiste prima di tutto una sostanza fisica: il grano, per esempio, oppure la tela, le stoffe e tutto ciò che serve per riprodurre la vita di ogni giorno, che richiede cura e attenzione, oggi come migliaia di anni fa. Tale sostanza fisica si estende poi alle costruzioni, alle case e a quello che nel gergo economico si definisce infrastruttura: le strade, i ponti, le ferrovie, i beni che permettono di vivere.

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Carlo Formenti: Cuba al bivio

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Cuba al bivio

di Carlo Formenti

A proposito del libro Cuba 11J. Protestas, respuestas, desafíos, curato da Julio Carranza Valdés, Manuel Monereo Pérez e Francisco Lopez Segrera ed editato dalla ELAG (Escuela de Estudios Latinoamericanos y Globales) e dalla rivista argentina Pagina 12

IMMAGINE SECONDO PEZZO SEZIONE SCUOLA QUADRI. Cuba FormentiCuba 11J. Protestas, respuestas, desafíos, curato da Julio Carranza Valdés, Manuel Monereo Pérez e Francisco Lopez Segrera ed editato dalla ELAG (Escuela de Estudios Latinoamericanos y Globales) e dalla rivista argentina Pagina 12 è un libro (uscito nel dicembre scorso) che prende spunto dalle manifestazioni di protesta che si sono svolte in alcuni quartieri dell’Avana e in altre città cubane l’estate scorsa, per analizzare le difficoltà che il Paese socialista caraibico si trova a fronteggiare a causa della crisi pandemica e del concomitante inasprimento del bloqueo imposto dall’amministrazione degli Stati Uniti (voluto da Donald Trump e confermato dal neopresidente democratico Joe Biden). Il libro si articola in 16 capitoletti firmati da altrettanti autori (economisti, sociologi, politologi ed esponenti di altre discipline) ed è dedicato ad uno di essi, il sociologo e storico della Rivoluzione cubana Juan Valdés Paz, venuto a mancare lo scorso ottobre. In appendice il testo di un discorso tenuto dal Presidente Miguel Diaz Canel il 18 luglio 2021 e alcune interviste a intellettuali ed artisti, nonché a giovani studenti che hanno partecipato alle proteste.

I punti di vista espressi dagli autori nei sedici testi raccolti nel volume sono articolati e differenziati, per cui è praticamente impossibile riassumere il contenuto del libro. Ho quindi deciso di non stendere un banale elenco delle varie posizioni, bensì di concentrare l’attenzione sui sei contributi che mi sono parsi più stimolanti, raggruppando i temi che vi sono trattati in tre aree: (1) ricostruzione degli adempimenti del regime nei primi trent’anni di vita e delle cause che, a partire dagli anni Novanta, rischiano di metterli a rischio; e valutazione di quali riforme economiche (2) e politiche (3) potrebbero consentire di superare la crisi.

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Nico Maccentelli: Collettivismo… forzato?

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Collettivismo… forzato?

di Nico Maccentelli

271930578 10159588992607863 6185366117339393023 nUna delle critiche più ricorrenti che gran parte della sinistra, dagli euroglobalisti a certi “antagonisti”, rivolge a chi va in piazza contro il green pass e l’obbligo vaccinale è quello di essere individualista, individui che pensano solo a se stessi, a cui non frega nulla della pandemia e che quindi non hanno alcuna responsabilità per la salute pubblica, senza una visione collettiva della società. Articolando questa critica su un piano più teorico, i “no vax” sarebbero degli autentici esegeti del liberalismo borghese. Ma è davvero così?

Il movimento no green pass nel suo complesso, dunque, per chi sbandiera modelli di collettivismo da realismo socialista sarebbe dunque espressione di tante ambizioni e rivendicazioni individualistiche. Di fatto i nostri “collettivisti responsabili” tirerebbero fuori niente po’ po’ di meno che John Stuart Mills (1806-1873) il filosofo ed economista britannico che con la sua visione utilitaristica sarebbe il padre del liberalismo moderno, ossia la libertà e l’autonomia dell’individuo in opposizione allo Stato e al suo potere di controllo sociale e sulle individualità.

In pratica rivendicare una libertà (non la libertà totale, questo è il primo enunciato truffaldino dei nostri) come quella di dissentire, di avere dubbi e quindi di non accettare il ricatto statale di questo tipo di vaccinazione, sarebbe una rivendicazione di tipo liberale borghese. Si potrebbe già replicare col fatto che la questione in realtà è sul terreno dell’efficacia immunizzante o meno di questi vaccini e che è evidente che se da un vaccino dipendesse la vita di tutti il discorso cambierebbe. Quindi, altra replica elementare sarebbe sul carattere teleologico di tale scienza, questa sì non certo neutrale e del tutto liberal borghese, tutt’altro che finalizzata al bene comune, ma ai lauti profitti di multinazionali come la Pfizer: la multinazionale farmaceutica con il record di risarcimenti miliardari per farmaci nocivi (affidereste mai vostro figlio undicenne a un pedofilo?).

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Dante Barontini: Sul Quirinale l’ultima “resistenza reazionaria” prima della resa

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Sul Quirinale l’ultima “resistenza reazionaria” prima della resa

di Dante Barontini

Seguiamo con molto moderato interesse il caos intorno all’ormai prossima elezione del nuovo presidente della Repubblica. Pur sapendo, e avendo scritto più volte, che la partita verte intorno a un solo problema: questo paese è di fatto governato da “istituzioni sovranazionali”, sia politiche (Nato, Unione Europea) che finanziarie (“i mercati” e grandi gruppi multinazionali).

Queste “istituzioni” pretendono che al vertice del potere politico nazionale ci sia un “garante” dei patti sottoscritti (i trattati europei, fondamentalmente; la “fedeltà alla Nato” non è infatti in discussione per nessuna delle fazioni che si stanno accapigliando).

C’è infatti da assicurare che il “percorso” delineato dal Recovery Fund da qui al 2026 – e pienamente accolto nel Pnrr del governo in carica – venga seguito senza deviazioni rilevanti o comunque tali da mettere in pericolo gli equilibri continentali.

Per quanto politicamente smandrappata, infatti, l’Italia resta la terza economia UE e un suo “sbarellamento” avrebbe conseguenze molto pericolose per tutta la costruzione continentale, proprio nella fase in cui questa cerca di darsi un assetto assai più “operativo” su tutti i piani (dal protagonismo geostrategico alla costruzione di un “esercito europeo”, dall’intervento neocoloniale in Africa alla “competizione” sui mercati internazionali).

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Fabrizio Verde: Sputnik e vaccini mRNA (fallimentari): crollano tutti i castelli di carta

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Sputnik e vaccini mRNA (fallimentari): crollano tutti i castelli di carta

di Fabrizio Verde

I vaccini mRNA utilizzati in Italia e in tutto l’occidente hanno mostrato di «funzionicchiare» poco nel limitare i contagi, mentre la variante cosiddetta Omicron riesce a ‘bucarli’. Questo ci mostra la realtà con persone contagiate anche dopo 3 dosi di vaccino. Notizie di tale tenore arrivano anche dal paese topo di laboratorio della Pfizer, Israele, dove il ministro della Difesa Gantz, già vice Primo Ministro del governo Netanyahu, è stato contagiato addirittura dopo la quarta dose.

Si conferma il flop vaccinale in relazione alla protezione dal contagio. Anche la quarta dose viene bucata dal virus. Con il lancio della campagna vaccinale della quarta dose in Israele si è registrato il 19 gennaio un nuovo record di contagi giornalieri: 71.593 nuove infezioni e 526 pazienti che versano in gravi condizioni.

Uno studio condotto dallo Sheba Hospital di Tel Aviv dimostra che l’inoculazione della quarta dose di vaccino a mRNA garantisce solamente una difesa alquanto limitata contro la variante Omicron.

Su 274 sanitari vaccinati – 154 con Pfizer e 120 con Moderna – dopo aver ricevuto 3 dosi di vaccino Pfizer, lo studio clinico ha mostrato aumento degli anticorpi solo leggermente superiore alla terza dose che non ha impedito la diffusione della variante Omicron.

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Marco Bertorello: La mano visibile

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La mano visibile

di Marco Bertorello

Sia in termini sanitari che strettamente economici, lo stato è tornato a essere centrale. Ma soltanto per soccorrere il mercato, rendendo sopportabili i suoi limiti intrinseci

La virulenza della crisi economica, conseguenza di quella pandemica, ha messo in evidenza, semmai la crisi finanziaria del 2008-2012 non fosse stata sufficiente, la mancata autosufficienza dei meccanismi di mercato. I blocchi produttivi prima e quelli sociali dopo hanno lasciato all’asciutto interi settori di popolazione a livello globale. Al contempo i vari sistemi sanitari si sono rivelati inadeguati a fronteggiare una pandemia che da tempo veniva temuta dagli studiosi maggiormente accorti. I vari casi di Sars, Ebola, influenza suina nel loro rimanere circoscritti ad alcune aree di mondo non occidentale avevano illuso che anche questa volta fossimo di fronte a un problema dalle dimensioni circoscritte. Questa crisi, invece, ha prodotto un segno negativo nella crescita economica a livello mondiale, cosa che non era accaduta neppure nel 2009 (quando i principali paesi asiatici avevano compensato i dati di quelli occidentali).

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Vincenzo Comito: Gli scambi commerciali e le tensioni est-ovest

sbilanciamoci

Gli scambi commerciali e le tensioni est-ovest

di Vincenzo Comito

Gli scambi commerciali nel 2021 segnano il passo per difficoltà legate al Covid e problemi logistici ma la bilancia commerciale del mondo pende sempre in favore della Cina. Peserà ancora di più ora che è in vigore il trattato Rcerp

Introduzione

Gli scambi commerciali internazionali sono andati incontro negli ultimi tempi a diverse importanti difficoltà, dallo scoppio del Covid, ad alcuni rilevanti problemi logistici, in parte, ma solo in parte, da attribuire ancora al Covid. Bisogna fare poi riferimento alle tensioni politiche in atto tra alcuni paesi, in particolare tra Cina e Stati Uniti da una parte, tra la stessa Cina e l’India dall’altra; alla fine, le cifre mostrano risultati piuttosto riflessivi per il 2021 e di certo lontani come dinamica da quelli che si potevano registrare solo qualche anno fa.

Può essere di un certo interesse, in tale quadro, cercare di fare il punto su alcuni aspetti recenti della questione per quanto riguarda la Cina, in relazione da una parte ai risultati appena pubblicati e relativi al 2021 per tale paese, dall’altra in particolare alla situazione di due grandi accordi commerciali che lo riguardano, il primo quello concluso a suo tempo con l’amministrazione Trump, il secondo, quello relativo all’Asia – il Rcerp – che è partito operativamente in questi giorni.

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Guido Salerno Aletta: Se l’Inflazione diventasse Super Green

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Se l’Inflazione diventasse Super Green

Cambierebbero i modelli di crescita e di competizione

di Guido Salerno Aletta

Non esiste uno strumento più convincente del prezzo di una merce: quando è basso, siamo tutti ovviamente più disposti a comprarla. Tutto dipende, in fondo, dalla disponibilità di denaro che abbiamo e dalle alternative di impiego, per consumi o per risparmio: questioni di cui gli economisti discutono da secoli.

C’è un punto di convergenza, oggi, tra le istanze di coloro che sostengono la necessità di ridurre il “consumo” di ambiente perché la natura, il Pianeta Terra, non riesce a rinnovare le risorse che vengono progressivamente prelevate dall’Uomo per produzione e consumi.

L’aria, l’acqua, i minerali sono risorse finite. Un terreno coltivato senza sosta si isterilisce, ha bisogno di sempre più concime, ma ad un certo punto diviene completamente inerte, rimane solo sabbia e pietra.

Il paradigma della sostenibilità ambientale comporta dunque un limite alla crescita, allo sfruttamento illimitato delle risorse naturali. C’è naturalmente il tema demografico: più la popolazione aumenta, più aumenta il consumo delle risorse naturali.

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