Alba Tecla Bosco: “Lo sguardo della maestra Anna e la salute che non ci permettono più di coltivare”

Anna percorre in bicicletta i cinque chilometri di tragitto verso la sua scuola nel bosco. Ogni giorno.

Non è la bambina di una fiaba. Non è la scolaretta di qualche villaggio povero. E’ una maestra. Insegna in una grande città italiana. E pedala per abitudine pluridecennale.

La novità di questi tempi è che, dal suo sellino, Anna ha cominciato a guardare con altri occhi gli autobus che le passano accanto. Si è detta: “Se un giorno, per via della pioggia o del freddo, non avessi voglia di usare la bici, ebbene lì non potrei salire”.

Non siamo all’epoca di Rosa Parks e del resto Anna è bianca e italiana. Ma dal 10 gennaio 2022 (in virtù del decreto n.229 del 30 dicembre 2021), su bus, metrò, treni, corriere – insomma tutti i veicoli del trasporto pubblico che ritenevamo un diritto essenziale -, si sale solo con il “certificato verde rafforzato”. Occorre al viaggiatore la vaccinazione “aggiornata” (alla terza dose se la seconda è avvenuta prima degli ultimi 4 mesi) oppure una dichiarazione di guarigione.

Guarigione? In realtà, un tampone positivo, anche da asintomatici, poi negativizzato. Ma se non lo hai, se per qualche ragione non ti sei “ammalato”, e comunque non sei vaccinato, non sali, nemmeno con la mascherina FFP2 che è diventata obbligatoria in quegli spazi dal 25 dicembre (decreto n.221 del 24/12/21).

Ma già prima, dal 6 dicembre, per avvalersi dei trasporti pubblici anche locali era necessario il greenpass di base: il tampone negativo che valeva 48 ore.

Ehi, un attimo.

Ma Anna, come entra a scuola, senza supergreenpass? Beh è una scuola speciale. C’è un patto tra insegnanti e genitori molto forte e tutti concordano che il benessere psicofisico dei minori e la salute, garantita da semplici norme igieniche e da uno stile di vita sano (molto tempo viene trascorso all’aria aperta, gli spazi scolastici sono ampi e accoglienti, il cibo è costituito da un piatto principale a base di cereali biologici o biodinamici, accompagnati da verdure crude o cotte, a volte latticini, a volte legumi, la merenda è costituita da frutta fresca, secca o semi oleosi) sono prioritari rispetto all’applicazione di norme che contrastano con tutto ciò che si studia rispetto alle fasi di sviluppo dei bambini. Bambini non stanno seduti al banco ad ascoltare una lezione dai tempi di Edmondo De Amicis, immaginiamo con che sofferenza possono indossare una mascherina per alcune ore!. Inoltre, questi lunghi mesi di pandemia “trascorsa sul campo” hanno permesso di osservare che raramente i bambini sviluppano la malattia (recentemente, con la variante Omicron e l’abuso dei tamponi, molti risultano essere positivi al Sars-coV2).

Ma pedalando, guardando e pensando, Anna ha riflettuto su un cambiamento di paradigma: “Prima, essere sani, mantenersi in salute con un certo stile di vita, era un valore riconosciuto. Adesso non più, sembra quasi che mantenersi in salute sia un boomerang che ci si ritorce contro.

Un tempo mi raccontavano che c’era la malattia, c’erano i batteri, i virus, i microbi però c’ero anch’io. Io ho vissuto una vita convinta che non ero in balia di virus e batteri, ma che con essi convivevo. Incontravo un qualcosa che veniva da fuori e da questo incontro si creava un certo equilibrio. Il mio compito era quello di “curare il terreno” (già bello sano in partenza) mangiando bene, muovendomi, facendo pensieri positivi; così avrei potuto sostenere la mia salute e sarei stata in grado di affrontare le malattie.

Ora mi accorgo di “aver capito male”; sono in balia di qualcosa che dall’esterno potrebbe annientarmi. È pazzesco questo: il bambino può morire di morbillo o di varicella; noi possiamo morire di qualunque virus e questo pensiero dovrebbe direzionare/condizionarci la vita?!?

C’era un tempo in cui si suggeriva alle madri di tenere assieme i bambini che avevano una malattia esantematica in modo che tutti potessero ammalarsi prima della pubertà quando, ad esempio, rosolia e orecchioni avrebbero avuto delle conseguenze nefaste.

Chissà se era follia o una sorta di saggezza popolare – dettata forse dalla povertà -, in grado di valutare rischi e benefici?

A questo pensa Anna mentre pedala osservando gli autobus: “C’era un tempo in cui gli statunitensi, ignoranti e razzisti, impedivano ai “negri” di sedere accanto ai bianchi sui mezzi pubblici… ops, ma la storia si ripete”.

Sono solo cambiati i personaggi.

Alba Tecla Bosco

Alba Tecla Bosco: Lo sguardo della maestra Anna e la salute che non ci permettono più di coltivare (sinistrainrete.info)

 

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