Premetto che non conosco Nico Maccentelli, dunque la discussione verte solo su quello che scrive nel documento che qui commento. Lo faccio nel solito stile: senza lasciare nulla fra le righe perché la fase – come ho scritto più volte – è complessa e le questioni sono spinose e perciò difficili da affrontare.
Michele Castaldo: Note di commento al documento Collettivismo … forzato? di Nico Maccentelli
Note di commento al documento Collettivismo … forzato? di Nico Maccentelli
di Michele Castaldo
Premetto che non conosco Nico Maccentelli, dunque la discussione verte solo su quello che scrive nel documento che qui commento. Lo faccio nel solito stile: senza lasciare nulla fra le righe perché la fase – come ho scritto più volte – è complessa e le questioni sono spinose e perciò difficili da affrontare.
Nico Maccentelli difende in modo indistinto « chi va in piazza » dalle critiche « degli euroglobalisti e “antagonisti” » circa il carattere individualistico delle proteste contro il green pass e l’obbligatorietà del vaccino. Non appartenendo a nessuna delle due categorie ideologiche, politiche e culturali menzionate, mi sono posto il problema nei seguenti termini: qual è la causa che muove le persone che sono scese in piazza e in quale prospettiva si muove un simile movimento? Dunque niente di ideologico preventivo, innanzitutto perché si è trattato, e si continuerà a trattare, di movimenti compositi, e, per chi ha un minimo di conoscenza delle dinamiche sociali della storia, quello che è composito è destinato a scomporsi e frantumarsi, dunque non a stabilizzarsi. Pertanto l’avvertenza nei confronti di Nico Maccentelli e di tante altre brave persone che si vogliono cimentare su questo terreno, è bene tenerla presente.
Chiarito che si è trattato, e si tratterà ancora, di movimenti compositi, cerchiamo di chiarire contro cosa sono scesi in piazza, il che è presto detto, cioè contro la vaccinazione obbligatoria, ma in modo particolare contro il green pass. Siamo però già a una equiparazione di due rivendicazioni differenti, una di sostanza, la vaccinazione, l’altra di forma, il modo di applicare la vaccinazione, ovvero l’obbligatorietà addirittura con l’introduzione del green pass.
Avis de tempetes: Rinnovamento industriale
Rinnovamento industriale
di Avis de tempetes
In questi giorni qualche timido fiocco sta imbiancando le pianure, le foreste e le colline di Belgrado est. Il termometro stenta a salire sopra lo zero nella capitale serba. In questo secondo fine settimana di gennaio sono previste nuove giornate di azione contro il progetto di apertura della più grande miniera di litio d’Europa (58.000 tonnellate all’anno), lanciato dal gruppo anglo-australiano Rio Tinto. Da diversi mesi migliaia di persone partecipano a manifestazioni, ma soprattutto a blocchi stradali in tutto il paese. La devastazione ambientale programmata da questo progetto minerario nella valle di Jadar è l’innesco di una «rivolta ecologica» che a poco a poco sta minacciando la stabilità del regime autocratico. E se le massicce proteste non hanno dato luogo ad ostilità più accese in un Paese particolarmente devastato dall’inquinamento industriale, il governo serbo comincia tuttavia a ritenere più prudente sospendere temporaneamente l’arrivo del colosso minerario Rio Tinto.
All’indomani di queste giornate d’azione, e mentre un pugno di attivisti lanciavano uova contro l’ufficio informazioni di Rio Tinto a Loznica, un illustre industriale francese è intervenuto a Parigi durante una piccola cerimonia organizzata nei palazzi del Ministero dell’Economia. Quel 10 gennaio, Philippe Varin ha solennemente consegnato alle autorità il suo rapporto sulla sicurezza della fornitura all’industria di materie prime minerali. Varin vanta un nutrito palmares: ha cominciato la sua carriera di industriale nei gruppi siderurgici, per diventare in seguito direttore del gruppo PSA Peugeot Citroën di cui ha guidato la ristrutturazione industriale, e poi passare al gruppo nucleare Orano (ex-Areva), di cui ha diretto la ristrutturazione in qualità di presidente del consiglio di amministrazione; sua la responsabilità della chiusura del cantiere del reattore nucleare EPR in Finlandia.
Paolo Virno: Filosofia e politica
Filosofia e politica
Marco Mazzeo intervista Paolo Virno
Dal tuo primo libro, Convenzione e materialismo, che risale al 1986 (riedito poi da DeriveApprodi nella nuova edizione del 2011), e anche dai tuoi primi scritti più politici negli anni Settanta, fino a quest’ultimi libri, Dell’impotenza (Bollati Boringhieri 2021) e ora Negli anni del nostro scontento (pubblicato in questi giorni da DeriveApprodi) è stata percorsa una lunga strada. Potresti ricordarne le tappe principali? (cosa che equivale a raccontare la storia della tua vita in un modo o nell’altro).
Ho cominciato a occuparmi sistematicamente di filosofia in seguito a una sconfitta politica. Parlo della sconfitta dei movimenti rivoluzionari che gremirono la sfera pubblica in Occidente tra la morte di John Kennedy e quella di John Lennon, dunque dall’inizio degli anni Sessanta alla fine del decennio successivo. Quei movimenti, che provarono orrore per il socialismo reale e si augurarono fin dal principio lo scioglimento del Pcus, avevano utilizzato Marx al di fuori e contro la tradizione marxista, mettendolo in contatto diretto con le lotte di fabbrica e la vita quotidiana delle società pienamente sviluppate. Un Marx letto insieme a Nietzsche e a Heidegger, posto a confronto con Weber e Keynes. Tuttavia, nel momento della sconfitta, quando l’intero panorama sociale fu sconvolto dall’iniziativa capitalistica, ci sembrò naturale saggiare i limiti, e mettere a nudo le omissioni, di questo nostro Marx. Ecco, per me il vagabondaggio filosofico è iniziato chiedendomi: quale teoria della conoscenza, quale etica, quale filosofia del linguaggio si possono desumere da Marx, senza che però egli le abbia mai sviluppate?
Il mio primo libro, Convenzione e materialismo, scritto tra il 1980 e il 1985, affronta con evidente povertà di mezzi questioni filosofiche niente affatto stagionali: il rapporto tra intelletto astratto e sensi, la genesi del singolare dall’impersonale, il radicamento dell’istanza etica nel funzionamento del linguaggio.
comidad: La reductio ad mendicum grazie ai soldi della BCE
La reductio ad mendicum grazie ai soldi della BCE
di comidad
Nel novembre del 2020 i media ci ammonirono di non credere alle fake news diffuse da Guido Bertolaso sui 2000 euro in più che fruttava a ogni ospedale la degenza di un malato di Covid. Si trattava effettivamente di una bufala, dato che, in base a ciò che dice la Gazzetta Ufficiale, l’incremento tariffario stanziato dal governo è di 3713 euro se il ricovero del paziente Covid avviene esclusivamente in area medica, mentre è addirittura di 9697 euro se il paziente risultato positivo al tampone transita in terapia intensiva. Non c’è quindi da sorprendersi se diventano pazienti Covid anche i ricoverati per un’unghia incarnita. Chi parla di teorie del complotto evidentemente non sa che il denaro modifica la percezione della realtà e ti fa vedere le cose come vuole lui, lasciandoti in premio una tranquilla coscienza.
La droga Covid riduce tutti a mendicanti in attesa dei “ristori” del governo. I soldi promessi non sono neppure tanti ma l’emergenza ha “educato” migliaia di piccole imprese prostrate dalle chiusure forzate, dagli ostacoli frapposti da Green Pass e dagli aumenti delle bollette a subire tutto stendendo la mano in attesa della mancia salvifica.
Il Paragone: Gismondo, attacco durissimo a Speranza: “Scelte sbagliate, metà dei contagi è colpa sua”
Gismondo, attacco durissimo a Speranza: “Scelte sbagliate, metà dei contagi è colpa sua”
di Il Paragone
Un attacco durissimo, quello lanciato da Maria Rita Gismondo, direttore del laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e bioemergenze dell’Ospedale Sacco di Milano, contro il ministro della Salute Roberto Speranza. Accusato, senza troppi giri di parole, di aver commesso “errori evitabili” nella gestione della pandemia e addirittura indicato come “responsabile di almeno la metà dei contagi”.
In una lunga intervista rilasciata a Panorama e riportata dal Secolo d’Italia, Gismondo ha messo nel mirino “l’enfasi catastrofista che ha creato un danno psicologico, sociale ed economico assolutamente paragonabile a quello della pandemia”. La dottoressa ha riconosciuto come “abbiamo sbagliato tutti nell’emergenza”, sottolineando però come alcuni errori in particolare “restino inaccettabili”. Per esempio, “sono stata sempre contraria al Green pass. Piuttosto, il governo doveva avere il coraggio di imporre l’obbligo”.
Nico Maccentelli: La guerra alle porte
La guerra alle porte
di Nico Maccentelli
Mentre nei vari paesi europei ferve un’opposizione popolare alle varie restrizioni mediante pass, e mentre in Italia le sinistre si spaccano proprio su questa questione, arrivano venti di guerra dal fronte orientale, in Ucraina.
Le frizioni tra Usa e Russia stanno precipitando e la NATO sta inviando truppe nell’area, consiglieri USA, britannici e canadesi lungo il confine con le Repubbliche autonome di Donetsk e Lugansk, armi all’esercito ucraino, rafforzando la presenza militare occidentale anche nei paesi baltici.
In specifico lo stato dell’arte è che gli USA puntano forzare la mano e inviano altri 8500 militari in Est Europa, mentre Francia e Germania frenano e si fanno mediatori di trattative tra Russia e Ucraina. Il governo ucraino da parte sua dice che la presenza di 100 militari russi al confine non è una novità e anche l’UE per boce di Borrell giudica eccessivo il ritiro di diplomatici di USA, UK e Australia da Kiev e di non drammatizzare la situazione.
coniarerivolta: L’alternanza scuola-lavoro e le mille facce dello sfruttamento
L’alternanza scuola-lavoro e le mille facce dello sfruttamento
di coniarerivolta
21 gennaio 2022: uno studente di 18 anni è morto sul lavoro, in una fabbrica. Quello che può sembrare l’incipit di un enigma, di un indovinello, è in realtà la cruda realtà. Una realtà spietata e ingiusta, fatta di molteplici antagonisti e tante vittime protagoniste, lavoratori presenti e futuri, immolati sull’altare del profitto.
Lorenzo stava lavorando in fabbrica nell’ambito della famosa “Alternanza Scuola-Lavoro”. Lavorare non dovrebbe essere il termine da usare, perché Lorenzo era uno studente e in fabbrica avrebbe dovuto – in teoria – migliorare la sua formazione, non lavorare, ma è il termine adatto a questa vicenda. Alla sua e a quella di tanti altri studenti che si trovano dove non dovrebbero.
Introdotta dal Governo Renzi nel 2015 nell’ambito della riforma denominata “Buona Scuola”, l’Alternanza Scuola-Lavoro viene spacciata come un mezzo per favorire l’approccio dei giovani al mercato del lavoro, migliorarne l’occupabilità, aumentarne le competenze, ridurne il rischio di disoccupazione. Le menzogne e l’approccio classista trasudano da tutti i pori e ci conducono a riflessioni che coinvolgono la scuola, il mercato del lavoro e il funzionamento di un’economia capitalistica in toto.
Guido Salerno Aletta: Compiti a Casa, per Bruxelles e Francoforte
Compiti a Casa, per Bruxelles e Francoforte
Dopo trent’anni di Maastricht, venti di Euro e dieci di Fiscal Compact
di Guido Salerno Aletta
E’ ora di cambiare strada: quello che l’Italia doveva e poteva fare l’ha fatto.
E’ l’Europa che traccheggia, senza una vera strategia.
Non veniteci a fare ancora la predica sul rapporto debito/PIL dell’Italia, schizzato a livelli terrificanti per colpa della pandemia e degli aiuti concessi alle famiglie ed alle imprese. E’ cresciuto come in tutti gli altri Paesi del mondo, di una ventina di punti percentuali. Partivamo dal 140% e siamo nuovamente in orbita.
Chi oggi minaccia nuovi sfracelli, il ritorno dello spread a massacrarci ha in testa un solo processo: tenere l’Italia con un costo del lavoro misero, con le imprese a farsi competizione tagliando i salari, i costi operativi e gli investimenti, schiacciandola in basso nella catena del valore.
Bisogna intendersi bene: l’Italia è uscita dal gorgo della insostenibilità dei conti con l’estero, nonostante la disciplina dell’euro che da vent’anni non consente svalutazioni, avendo ridotto le importazioni all’osso ed il costo del lavoro.
Fabio Nobile: Mattarella bis:la soluzione comoda
Mattarella bis:la soluzione comoda
di Fabio Nobile
L’esito dell’elezione del Presidente della Repubblica ad un occhio attento poteva risultare già prevedibile all’indomani della famosa conferenza stampa senza veli in cui Draghi ha chiaramente messo sul tavolo la sua di candidatura. Un’ambizione che, peraltro, era più di un’ipotesi non appena “super Mario” aveva fatto il suo ingresso a Palazzo Chigi. La sua investitura quale garante, o commissario, dell’establishment euro atlantico aveva ed ha nei due ruoli apicali della Repubblica il punto di approdo, almeno nelle intenzioni, non di breve periodo. Una scelta che nasce non solo dalla evidente debolezza del sistema politico italiano ma dal combinato disposto di questo assunto con il terremoto globale in cui è immerso anche il nostro Paese.
Non c’è dubbio, però, che la sua eventuale elezione a Presidente, con il PD quale maggiore sponsor parlamentare, non avrebbe garantito automaticamente un governo con la stessa maggioranza, con la conseguente possibilità dello scioglimento anticipato delle Camere.
Massimo Mugnai: Logiche Relazioni
Logiche Relazioni
Lucia Olivieri e Osvaldo Ottaviani dialogano con Massimo Mugnai
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In un contributo di qualche anno fa1 hai parlato di Leibniz come di un “logico del Novecento”. È soltanto un modo paradossale di dire che la riscoperta della logica lei- bniziana data dai lavori di Louis Couturat ai primi del Novecento o c’è qualcosa di più, nel senso che nei suoi scritti di logica Leibniz ha effettivamente anticipato temi e soluzioni della logica moderna (da Boole a Gödel)?
“Logico del Novecento” è una caratterizzazione che intende cogliere entrambi gli aspetti che avete menzionato. È un dato di fatto che soltanto col libro di Couturat (La logique de Leibniz, 1901) e con la pubblicazione degli Opuscules et fragments inédits (1903), sempre a cura di Couturat, è sorto l’interesse per la logica di Leibniz.
Ashley K. Fernandes: Perché così tanti medici diventarono nazisti?
Perché così tanti medici diventarono nazisti?
Nella risposta, e nelle sue conseguenze, un bioeticista può trovare delle lezioni di morale per i medici di oggi
di Ashley K. Fernandes*
Un articolo segnalatomi tempo fa (mi scuso, ma non ricordo più da chi) e che può essere molto utile da leggere oggi nel Giorno della Memoria, per tenere a mente quello che è stato l’importante ruolo dei medici e degli scienziati nelle atrocità naziste. Quando la scienza perde il suo legame con l’etica e la filosofia morale, non ha più una bussola che la guida e può facilmente invertire quello che sarebbe il suo scopo originario, a favore della persona umana
Questo saggio è scritto dal punto di vista di un medico, un docente della materia e un bioeticista che trova nel deplorevole coinvolgimento dei medici nella Shoah un’opportunità per evidenziare delle lezioni morali sempre valide per la professione medica. Medicina e diritto sono intimamente legati tra loro e, a partire dalla professionalizzazione della medicina negli Stati Uniti e in Europa nella seconda metà dell’Ottocento, lo sono ancora di più. Una disciplina che collega entrambi è la filosofia morale; poiché tanto la legge quanto la medicina implicano la ragione e la volontà orientate al bene della persona. Quindi, la storia dell’Olocausto è una tragedia che si è svolta a causa della corruzione della filosofia morale prima, della medicina e del diritto in secondo luogo.
Perché questo è importante? Il motivo è che c’è chi si oppone all’applicazione ai giorni nostri delle lezioni apprese dagli orrori della medicina nazista. Alcuni dicono che la “medicina nazista” non fosse vera medicina o scienza: non possiamo nemmeno chiamare “medicina” ciò che facevano i nazisti, poiché la medicina contiene in sé un presupposto di rigore e benevolenza. Questa è un’obiezione che sento da scienziati medici, che indicano le garanzie rappresentate dal Codice di Norimberga (1947), dalla Dichiarazione di Helsinki (1964) e dal Rapporto Belmont (1978) come prova della natura radicalmente diversa della scienza odierna. Ma questo argomento è circolare.
Carlo Musilli: La Caporetto del Kingmaker
La Caporetto del Kingmaker
di Carlo Musilli
Chi abbia vinto non è chiaro, ma sullo sconfitto non ci sono dubbi. Matteo Salvini ha gestito la partita del Quirinale come peggio non avrebbe potuto e ora si ritrova senza coalizione, in un partito che gli chiede di cambiare rotta. Nei panni (o nella felpa) del “Kingmaker”, il leader leghista si è prodotto in una serie di bluff senza senso. Innanzitutto, ha assicurato che “per la prima volta in 30 anni” il centrodestra avrebbe avuto “i numeri” per eleggere il Presidente della Repubblica. Poi ha promesso “candidature di altissimo profilo”. Infine, ha garantito che Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia avrebbero votato in modo compatto “dall’inizio alla fine”.
Dopo gli annunci, però, è entrata in gioco la realtà. E questo non è mai un bene per Salvini, che – oltre a macinare propaganda incitando all’odio contro i disperati – non sa fare proprio nulla. Lo ha dimostrato anche stavolta con un bel filotto di disastri.
Prima la rosa dei tre nomi (Moratti, Pera e Nordio), bruciati alla velocità della luce e mai sottoposti alla prova del voto.
Leonardo Mazzei: Buffonata di stato
Buffonata di stato
di Leonardo Mazzei
Al peggio non c’è limite. Questo lo sappiamo da tempo. Idem per le giravolte dei politicanti d’accatto che popolano i palazzi romani. Tuttavia, la rielezione di Sergio Mattarella fu Bernardo supera ogni immaginazione. Costui, sempre ritratto con l’aureola del santo dal giornalismo più servile della Via Lattea, ha ripetuto per un anno intero la sua contrarietà al doppio mandato. E lo ha fatto (per una volta, giustamente) in nome di quella Costituzione che con il voto di ieri è stata nuovamente stuprata. Forse la coerenza non sarà la prima delle virtù, ma se almeno un minimo di decenza vi fosse Mattarella non sarebbe tornato lì dove risiede da sette anni.
Il suo bis ci parla di un sistema marcio, che non ha esitato ad ibernarsi pur di conservarsi. E’ lo stesso sistema che vorrebbe farci vivere in uno stato d’emergenza senza fine, in una società senza diritti, in una nazione popolata da zombi spaventati e governata da personaggi oscuri che nessuno ha eletto.
Mattarella deve stare al Quirinale, perché Draghi deve continuare ad operare da Palazzo Chigi. Questa è la vera ratio del voto della vergogna di un parlamento alla frutta.
Franco Bifo Berardi: Un concerto di cigni starnazzanti (e neri)
Un concerto di cigni starnazzanti (e neri)
di Franco Bifo Berardi
Crisi russo-ucraina, declino USA, depressione, eventi impensabili: a che serve l’ottimismo quando la prospettiva è il caos?
Stento a crederci. Forse c’è qualcosa che non funziona più bene nella mia testa: quel che accade non riesco a spiegarmelo.
In Italia non se ne parla neanche, siamo impegnati a eleggere l’uomo della Goldmann Sachs oppure un altro chissenefrega. Ma quello che sta accadendo alla frontiera orientale del continente è la situazione più prossima alla guerra atomica che io abbia visto in vita mia. Avevo undici anni ai tempi della crisi dei missili per Cuba, e ricordo che non si parlava d’altro. Oggi nessuno parla più con nessuno, zitti e Mosca. A proposito, ricapitoliamo i fatti.
Quando Biden parlò alla nazione in agosto, quando disse “war in Afghanistan is over” mentre i suoi collaboratori afghani si accalcavano all’aeroporto, rincorrevano gli aerei in partenza, si attaccavano alle ali e cadevano giù da mille metri di altezza, pensai: quest’uomo è finito, ma il problema è che gli Stati Uniti d’America saranno ora costretti a fare i conti con se stessi.
Dopo due catastrofiche guerre concluse in modo ignominioso, con l’Iraq trasformato in terreno di guerra perenne, consegnato in parte all’arcinemico iraniano, e l’Afghanistan restituito ai talebani, pensavo che il ceto dirigente americano avrebbe preso per lo meno una pausa di riflessione.
Per qualche ragione che fatico a capire, Biden ha invece pensato che, perdute due guerre regionali contro nemici militarmente primitivi, il solo modo per ristabilire l’onore dell’America e per recuperare l’appoggio del suo popolo che si prepara a nuove elezioni, era lanciare una guerra contro un regime granitico nel suo nazionalismo, e dotato di un arsenale atomico che può annientare il genere umano.
Redazione de l’AntiDiplomatico: Servizi Segreti e Quirinale. Il no alla Belloni e il “precedente” Mattarella (poco conosciuto)
Servizi Segreti e Quirinale. Il no alla Belloni e il “precedente” Mattarella (poco conosciuto)
di Redazione de l’AntiDiplomatico
Sergio Mattarella è stato rieletto alla presidenza della Repubblica. Lo spettacolo triste e decadente di quel poco che resta dei partiti italiani si è finalmente concluso. C’è chi dice, forse a ragione, come l’arrivo di Draghi al Quirinale sia stato ritardato di un anno e mezzo; e chi che Mattarella, al contrario di Napolitano, concluderà effettivamente il secondo settennato.
Conta poco. Che dalla caduta del governo Conte II su iniziativa di Renzi (e Gianni Letta) ci sia un patto di ferro tra l’attuale presidente del Consiglio e il rieletto Presidente della Repubblica è noto. Le sorti del paese per i prossimi sette anni sono già segnati.
A proposito di Renzi. Anche in questa elezione (rielezione) del Presidente della Repubblica si conferma – al pari chiaramente di quel Pd che solo 2 mesi fa presentava a firma Parrini-Zanda una ddl per la non rieleggibilità formale del Capo dello Stato – il peggio che la politica italiana oggi sa offrire. E la media come potete capire è già molto bassa di partenza.
Francesco Piccioni: L’avatar è ancora Mattarella
L’avatar è ancora Mattarella
di Francesco Piccioni
Il nipote del principe di Salina sarebbe rimasto molto deluso. La sua massima – «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» – è stata rovesciata come un guanto: non si è fatta neanche la finta di cambiare nulla, e Mattarella rimane al suo posto.
Ma non tutto è rimasto come prima…
Il caos senza senso che per 15 giorni ha avvolto i tentativi di eleggere un nuovo presidente della Repubblica rivelano un ordine sottostante, comprensibile anche senza farsi aiutare da Giorgio Parisi, massima autorità mondiale in quel ramo.
Procediamo perciò con ordine.
Il custode degli assetti di potere
Nemmeno per un attimo la scelta del Presidente è mai stata una questione di nomi o “di genere”. Il ruolo che viene svolto sul Colle non ha da decenni più nulla a che vedere con quello “notarile” affidatogli dalla Costituzione. E del resto la stessa Carta è stata stravolta in più pilastri – dall’autonomia regionale all’obbligo di pareggio di bilancio – al punto da mostrare contraddizioni interne irrisolvibili in punta di diritto.
Marco Pondrelli: Il Presidente che verrà. Editoriale
Il Presidente che verrà. Editoriale
di Marco Pondrelli
Oggi pubblichiamo il primo editoriale del sito marx21, è una rubrica che abbiamo pensato per offrire il nostro punto di vista sugli avvenimenti della settimana. Spesso pubblichiamo articoli che sono un ‘contributo alla discussione’ o che in ogni caso rappresentano un tentativo di analisi su di un determinato avvenimento e che non sempre rappresentano il punto di vista della redazione. L’editoriale vuole essere qualcosa di diverso, vuole rappresentare la posizione politica del sito marx21. Dovendo affrontare gli ultimi accadimenti la nostra attenzione è caduta sull’elezione del Presidente della Repubblica.
Dopo l’inelegante (per usare un eufemismo) auto candidatura di Draghi si potrebbe dire che è lui ad uscire sconfitto, ma l’appuntamento con il Quirinale è probabilmente solo rinviato. Ad uscire sconfitta dall’elezione di Mattarella è la politica, non è complottismo dire che la decisione è stata presa dal grande capitale e dai poteri forti che chiedono continuità e stabilità. Mattarella vuole dire proseguire con il governo Draghi e quindi con la politica ‘europeista’ ed ‘atlantista’.
Potere al Popolo!: Contro Draghi, contro Mattarella!
Contro Draghi, contro Mattarella!
di Potere al Popolo!
Alla fine il nome scelto è quello di Mattarella.
Dopo una settimana in cui è stata messa in scena tutta l’inconsistenza dell’espressione poltica della classe dirigente di questo Paese, la vendetta dei partiti contro Draghi è una lancia smussata.
Incapaci di proporre un nome in grado di mettere in discussione la catena di comando che negli ultimi 12 mesi ha tenuto le redini del paese, con un Parlamento ridotto a ratificare scelte assunte altrove, falcidiate dalle proprie contraddizioni interne e nelle rispettive coalizioni, le maggiori forze politiche riescono nel disperato tentativo di riprendersi il centro della scena solo ricompattandosi attorno all’usato garantito.
Dopo Re Giorgio, la formula del doppio mandato presidenziale diventa prassi consolidata e questa elezione si conferma un passo ulteriore della torsione costituzionale di fronte alla quale da mesi portiamo avanti una campagna poltica nazionale, che non finirà certamente con questa nuova puntata della messa in scena istituzionale.
Marco Palladino: Questo paese è una città in fiamme
Questo paese è una città in fiamme
di Marco Palladino
Siamo andati oltre la nausea. Oltre ogni immondizia immaginabile. Questa politica e queste istituzioni, offenderebbero una discarica. Gente che fa solenni promesse, poi smentite senza vergogna. Come succede ormai da tempo, vincono gli usurpatori e gli occupanti stranieri. Grazie a dei veri e propri maggiordomi, che non sanno neanche offrire uno spettacolo accettabile.
Il timone è saldamente in mano ai “mercati” che dal giorno del Britannia, ci tengono in scacco. Questo all’apice. Nei piani sottostanti, quelli dei luogotenenti, una guerra tra bande da fare invidia alla Chicago del 1929.
Come dimostra la vicenda Belloni, responsabile dei servizi, lanciata vincente ieri sera e impallinata immediatamente in primis da Renzi. Illuminante lo scontro acceso tra quest’ultimo e il re della maratone televisive, che ha sfiorato l’offesa personale. Una mattanza che ha operato persino all’interno delle singole formazioni politiche: Conte contro Di Maio, Salvini contro Giorgetti. Per il bene dell’Italia, statene certi.
Marco Di Mauro: Quirinale: è Mattarella bis
Quirinale: è Mattarella bis
di Marco Di Mauro
Alla fine Don Sergio, dopo sette fumate nere, si è dovuto immolare ad altri sette anni al servizio del Bilderberg
Altri sette, lunghissimi anni… è stata l’elezione della massima carica dello stato più grottesca della storia italiana. Don Sergio, che tutto voleva tranne che passare altri sette anni a eseguire gli ordini del Bilderberg, alla fine è stato costretto a concedere il bis. Draghi, dobbiamo dirlo, ci ha provato, aveva dato il suo diktat: o me al Colle e un mio uomo a palazzo Chigi, o cade il governo. Ma stavolta, per un rigurgito di libertà o forse perché far colonizzare ai “tecnici” tutte le massime istituzioni italiane sarebbe stato davvero troppo, il parlamento non c’è stato. Herr Mario dovrà accontentarsi della botte piena, ma la moglie ben lucida, a ricordargli che al drago si obbedisce fin quando le vecchie caste hanno la garanzia di pappatoria: e anche Don Sergio si è dovuto decidere, dopo ben sette fumate nere.
Aldo Maria Valli: Romanzo Quirinale / E Goldman Sachs disse: “Draghi al Colle adesso no. Deve completare il lavoro al governo. Ci vuole un Mattarella bis”
Romanzo Quirinale / E Goldman Sachs disse: “Draghi al Colle adesso no. Deve completare il lavoro al governo. Ci vuole un Mattarella bis”
di Aldo Maria Valli
Qualche giorno fa, nel tentativo di capire qualcosa in quel guazzabuglio che sta diventando la scelta del nuovo presidente della Repubblica, abbiamo consigliato di dare un’occhiata a che cosa si dice al di là dell’oceano, negli Usa, perché, che ci piaccia o no, l’Amico americano ha sempre una certa influenza (eufemismo) sulle cose italiane.
E la soluzione prospettata dall’Amico americano è piuttosto chiara: l’ideale sarebbe avere mister Mario Draghi sia a palazzo Chigi sia al Quirinale, perché solo Super Mario può garantire la stabilità politica e la credibilità necessarie all’Italia per rassicurare gli investitori e portare a termine il lavoro di attuazione del Recovery Plan.
Tuttavia, siccome clonare Draghi non si può, ecco l’idea: lasciare mister Mattarella al Quirinale ancora per un paio d’anni, per traghettare poi mister Draghi sul Colle più alto una volta stabilizzata la situazione politica.
Augusto Illuminati: Cometa in arrivo, non basta guardare in alto
Cometa in arrivo, non basta guardare in alto
di Augusto Illuminati
Dopo un mese di convulsioni e una sequela di fallimenti fragorosi della strategia salviniana, sotto la pressione determinante dell’imminente e più appassionante Festival di Sanremo, i Grandi Elettori hanno alfine deciso … di lasciare tutto come prima, Mattarella riluttante ma poi non troppo al Quirinale, Draghi logorato e scontento a Palazzo Chigi.
Tutto come prima, allora?
Non esattamente.
Innanzitutto, il ceto politico italiano ha dato una pessima prova di sé – di stupidità pazzesca, non di ferocia criminale. Il che è quasi peggio. Per fortuna che nel Paese c’è di meglio, abbiano visto operai e studenti in lotta per la propria vita e i propri diritti. Il futuro e la realtà ci sono ancora.
Poi abbiano assistito al crollo del centro-destra come formazione omogenea, come corrispondenza di un’operazione politica ai sondaggi che tuttora lo danno vincente. Al momento non c’è un Trump e Berlusconi è l’ombra di se stesso, per il combinato disposto del logoramento umano e sanitario e della fine del suo tempo.
Giuseppe Masala: Sergio II: il parere del popolo minuto annullato dalle elite dominanti
Sergio II: il parere del popolo minuto annullato dalle elite dominanti
di Giuseppe Masala
Inutile girarci attorno, il grande vincitore dell’elezione presidenziale è il PD e il suo Segretario Letta Jr.
Hanno affondato tutti, perchè il Quirinale non si cede, anche se non hanno i voti.
Il perdente assoluto è Matteo Salvini, questo è chiaro.
Sia chiaro, il PD non è un partito politico, ovvero una comunità di donne e uomini accomunati da un idea. Il PD è semplicemente il nuncius dell’élite dominante: Confindustria, Associazione Bancaria, alte burocrazie dello stato, Unione Europea, Nato…cito in ordine sparso non per importanza.
Semplicemente queste élites hanno detto che il parere del popolo minuto non conta un cazzo sul Quirinale che controlla magistratura, forze armate, servizi segreti e da le carte per fare il governo (si lo so, la costituzione formale non dice questo, ma nella seconda repubblica quella sostanziale sì).
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