Scienza, informazione e fake news al tempo del coronavirus.
L’altra pandemia
L’altra pandemia
Scienza, informazione e fake news al tempo del coronavirus
Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità di esprimere ed attuare la sua volontà.
Primo Levi
Una delle virtù della democrazia – ineliminabile – consiste nel fatto che ciascuno deve essere esposto alla maggior quantità possibile di opinioni diverse.
Stefano Rodotà
La propaganda è in democrazia quello che il manganello è in uno stato totalitario.
Noam Chomsky
L’ignoranza afferma o nega rotondamente, la scienza dubita.
Voltaire
Parte 1
La guerra dei numeri
L’epidemiologia del COVID-19
Il COVID-19 è una malattia “mortale”?
Letalità, mortalità ed eccesso di mortalità.
La letalità del COVID-19 nel mondo
Il 3 marzo 2020, il direttore dell’OMS (Tedros Ghebreyesus) affermava, durante una conferenza stampa, che il SARS-CoV-2 avesse una letalità1 del 3,4%. Questo valore è stato sistematicamente smentito dalla letteratura scientifica e dalle evidenze epidemiologiche. Ecco alcuni, autorevoli, esempi:
- ► Uno studio di marzo 2020, pubblicato su The Lancet – una delle riviste mediche più importanti al mondo – e condotto da ricercatori afferenti al prestigioso Imperiai College di Londra, stimava la letalità media (ogni età) del COVID-19 in Cina allo 0,6%.1
Eugenio Donnici: Il “bisogno di pazienti” e quel labile confine tra sanità pubblica e privata
Il “bisogno di pazienti” e quel labile confine tra sanità pubblica e privata
di Eugenio Donnici
Ogni qualvolta ci troviamo ad affrontare un grave problema di salute, entriamo nei meandri di un percorso labirintico, là dove diventa difficile trovare una via d’uscita.
Medicus curat natura sanat, recita l’aforisma, per dire che le conoscenze e le tecnologie di cui dispone la medicina attuale, non di rado, non sono sufficienti a riportare il paziente sulla via della guarigione.
Sia come sia, il tema della salute, anche e soprattutto per le tensioni generate dalla crisi pandemica, ritorna continuamente al centro del dibattito pubblico, con il rischio di diventare l’oggetto di una contesa inestricabile tra varie fazioni in lotta, sullo sfondo di un pervasivo processo di privatizzazione del SSN, nato nel 1978 dalla soppressione delle “Casse Mutue” e ispirato ai principi di universalità, equità e uguaglianza.
Tali principi, con l’ascesa delle forze liberiste e il conseguente cambio del paradigma economico-sociale, nel corso degli anni Ottanta seguirono un percorso accidentato e travagliato, al punto che finirono per sgretolarsi, quando vennero emanati i primi provvedimenti sulle privatizzazioni delle strutture sanitarie pubbliche.
In realtà, i diritti sociali, tra cui quello alla salute, garantiti e riconosciuti dalla nostra Costituzione, avevano già iniziato a scricchiolare a metà degli anni Settanta. In quel periodo, infatti, si era aperta la breccia attraverso cui si diffondeva l’idea che le prestazioni private a pagamento erano superiori a quelle gratuite. Forse, coloro che hanno una certa età dovrebbero ricordare le prese in giro degli oculisti o dei dentisti delle mutue e l’esaltazione dei pregi di quelli privati.
Alessandro Testa: Les jeux sont faits
Les jeux sont faits
Habemus presidentem!
di Alessandro Testa
I giochi sono fatti: il parlamento in seduta comune, rimpolpato dai “grandi elettori” espressi dalle regioni d’Italia, dopo mille schermaglie, moine, finte e controfinte, ha finalmente – seppur con estrema fatica – partorito il topolino del reincarico a Sergio Mattarella. Magno gaudio, tripudio universale per la scampata crisi, per la riconferma di una personalità di “alto profilo”, di un galantuomo “super partes”, a questa carica così importante per la tenuta delle istituzioni. Ma sarà proprio così?
Noi, dobbiamo dirlo con grande sincerità, non lo crediamo. Crediamo invece che queste elezioni abbiano spietatamente riconfermato alcuni elementi chiave di un trend politico ormai in atto da parecchio tempo, un trend politico che sempre più marca la perdita di sovranità della nazione italiana e del suo popolo, un trend politico che si presta a svariate e interessanti considerazioni.
Quali sono dunque le considerazioni che si possono cogliere osservando in filigrana questa convulsa settimana di votazioni e il suo sicuramente non inaspettato risultato finale?
Non certo, permetteteci di sottolinearlo, la facile e ridanciana “critica di costume” su cui molti media mainstream si sono buttati con voluttà: i tradimenti e le ripicche – quasi si trattasse di una telenovela di serie B e non di uno snodo istituzionale importantissimo per gli assetti presenti e futuri della repubblica – e ovviamente le trite ed ormai stantie polemiche sulla presunta “misoginia” della classe politica italiana che non pare in grado di eleggere una donna a posizioni di una qualche responsabilità – come se elevare al soglio quirinalizio una donna espressione del più bieco e sordido affarismo liberista fosse chissà quale conquista di civiltà e progresso sociale.
Fabrizio Casari: Ucraina, l’ultima frontiera USA
Ucraina, l’ultima frontiera USA
di Fabrizio Casari
La costruzione ad hoc della crisi ucraina prosegue incessante. Indifferenti al lavoro di mediazione della Francia, presidente di turno della UE, ed ai colloqui in corso tra i Paesi coinvolti sin dal 2014 nel reset dell’area, gli USA alzano la tensione oltre i livelli di guardia. Un atteggiamento provocatorio denunciato persino dal Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha invitato l’Occidente a smetterla di alzare la tensione sulla pelle dell’Ucraina.
Gli Stati Uniti temono che dai colloqui del Gruppo di contatto emerga uno stop all’escalation e anche la verità dei fatti, ovvero che la Russia non ha mai pensato di invadere l’Ucraina e che la stessa Kiev ne sia perfettamente conscia, come ha tentato di dire sin dall’inizio. L’intera narrazione di questa crisi, del resto, viaggia su un rovesciamento completo della realtà: si racconta una inesistente invasione dell’Ucraina, mentre è vero il contrario: Mosca mobilita il suo esercito in chiave difensiva di fronte all’ammassamento di militari, rampe missilistiche, navi, aerei da combattimento e droni della NATO alle porte di casa, fino a tutto il Mar Nero.
Leo Essen: Come rendere attraente un’attività intrinsecamente noiosa?
Come rendere attraente un’attività intrinsecamente noiosa?
di Leo Essen
Nei Corsi Avanzati delle più prestigiose Business School questa domanda impegna i migliori cervelli.
Ayelet Fishbach, ricercatrice alla Prestigiosa Booth School of Business dell’University of Chicago, esperta di Psicologia sociale, Motivazione del processo decisionale, Management e Comportamento dei consumatori, in un recente studio ha censito tre modi o strategie per rendere un’attività noiosa o faticosa più intrinsecamente motivante (chicagobooth.edu).
Innanzitutto, scrive, c’è la strategia “make-it-fun” – rendi divertente l’attività. Bisogna associare all’attività incentivi immediati – mini-obiettivi. Quando la persona raggiunge l’obiettivo, il regolatore (che di solito è una macchina) eroga un token o un cookie (un biscottino). In questo modo, scrive Fishbach, l’attenzione della persona viene deviata dall’attività vera e propria verso la gratificazione (il biscottino). Il fine diventa la gratificazione, mentre l’attività vera e propria diventa il mezzo per realizzarla.
Francesco Piccioni: La sovranità è dei mercati, mettetevelo in testa
La sovranità è dei mercati, mettetevelo in testa
di Francesco Piccioni
Dedicato a quei compagni che continuano a ragionare di politica secondo gli input provenienti dai talk show o dagli editoriali di regime.
Ossia agli “intossicati” di pettegolezzi, dichiarazioni, battute, retroscena (un genere giornalistico tutto italiota), “indiscrezioni” rilasciate da portaborse o segretari di partito. E che perciò, sommersi da informazione-spazzatura priva di un qualsiasi disegno razionale si ritrovano a castellare a loro volta “intorno ai nomi” invece che intorno agli interessi sociali in campo.
Dimentichi, insomma, della prima lezione dei nostri maestri: “Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza.”
Condannati a non capirci nulla o addirittura a fare il tifo per questo o quel “nome” buttato lì nel calderone. Indimenticabili alcuni “marxisti per caso” che hanno tifato per il capo dei servizi segreti (quelli italiani! Quelli di Piazza Fontana e della stazione di Bologna!) “in quanto donna”. Come se per piazzare una bomba fosse indispensabile una specificità di genere…
Pierluigi Pellini: Romanticismo reazionario. La verità di Houellebecq
Romanticismo reazionario. La verità di Houellebecq
di Pierluigi Pellini
Questa recensione è uscita, con qualche taglio, su «Alias», domenica 23 gennaio. Nei prossimi giorni, per moltiplicare i punti di vista e alimentare la discussione sull’ultimo libro di Houellebecq, pubblicheremo anche la recensione di Annientare scritta per noi da Gilda Policastro
Titolo incendiario, sostanza pompier. Se voleva stupire, con il suo ultimo romanzo (Annientare, nella traduzione, scorrevole ma non sempre precisa, di Milena Zemira Ciccimarra, per La Nave di Teseo: pp. 752, euro 23), Michel Houellebecq c’è riuscito: pochissimo sesso, quasi nessuna provocazione politica; molto amore coniugale, molti buoni sentimenti. Soprattutto, pochissime idee: è un romanzo-romanzo, perfino ‘di genere’; non un romanzo a tesi, come i suoi libri più interessanti. Che manchino i consueti rigurgiti razzisti e islamofobi, o che il primo «pompino», peraltro interrotto, arrivi dopo più di quattrocento pagine, potrebbe essere una buona notizia. In realtà, svestiti i panni che più gli sono consoni, quelli dell’erotomane profeta reazionario, Houellebecq annienta il suo fascino ambivalente, rivelandosi scrittore mediocre e noioso.
Pierluigi Fagan: Focherello
Focherello
di Pierluigi Fagan
È indetta per oggi una manifestazione nazionale degli studenti liceali. Presto per dire se sarà o meno un vero e proprio “movimento” a cui i giornali hanno dato già dato nome: la Lupa. I temi non mancano.
La scintilla è stato il ragazzo morto durante uno stage aziendale previsto dalle politiche di alternanza studio-lavoro inaugurato nel 2015 e proprio l’assetto studio-lavoro è finito sotto accusa come se destinazione strategica di fondo dell’istruzione fosse formare alla società di mercato e non alla società nel suo ben più ampio complesso. Viepiù oggi visto che la società che già di sua natura è un sistema complesso, si trova e sempre più si troverà a doversi adattare ad un inedito mondo complesso.
Ciò produce, tra l’altro, una precoce divisione classista tra licei professionali della periferia o dei piccoli centri ed i programmi più di cultura generale per i giovani dei quartieri del centro delle città medio-grandi.
Giovambattista Vaccaro: L’eredità di Rosa Luxemburg
L’eredità di Rosa Luxemburg
di Giovambattista Vaccaro (Università della Calabria)
1. Introduzione
Il pensiero di Rosa Luxemburg non ha mai riscosso un particolare interesse nel nostro paese, probabilmente perché, come ha rilevato il suo maggiore studioso e diffusore italiano, Lelio Basso, su di esso hanno pesato due diversi approcci: quello socialdemocratico, che fa della rivoluzionaria polacca il grande avversario di Lenin e il grande difensore della democrazia, e quello comunista, per il quale – specularmente – la Luxemburg aveva sempre torto e Lenin sempre ragione1. Così, nonostante si sia visto in lei uno dei migliori esegeti e volgarizzatori del marxismo2 e l’esponente di un marxismo creativo e ricco di contributi originali3, il giudizio che ha prevalso è stato quello per cui il suo pensiero rimane caratterizzato da un economicismo4 in cui l’analisi slitta dal piano economico a quello geografico, producendo così «acrobazie in materia economica»5 e argomentazioni economiche deboli. Un pensiero che non contribuisce a una teoria politica della rivoluzione, inoltre, perché manca in esso l’attenzione per l’aspetto politico-istituzionale della rivoluzione e la distinzione tra avanguardia e masse6. Questo giudizio non è sostanzialmente cambiato negli anni del ripensamento del marxismo e della strategia del movimento comunista successivi alla catastrofe del ’56, anche se sulla base di argomentazioni diverse, come ad esempio quella, tipica dell’operaismo italiano, che chiama in causa il tramonto della figura dell’operaio professionalizzato e il parallelo sorgere dell’operaio-massa; una novità che avrebbe reso del tutto inattuale e astratta l’ipotesi politica dei consigli operai formulata dalla Luxemburg e ripresa da tutto il Linkscommunismus tedesco degli anni Venti, incapace di scorgere nella ristrutturazione del ciclo capitalistico che modificava l’assetto della forza- lavoro la risposta del capitale all’insubordinazione operaia7.
Fabrizio Bondi: Fedeli al sogno
Fedeli al sogno
di Fabrizio Bondi
Che c’entra il sogno con la filosofia, verrebbe da chiedersi, imbattendosi in libreria nel volumetto di Umberto Curi intitolato Fedeli al sogno. La sostanza onirica da Omero a Derrida (Bollati Boringhieri, 2021)?
La filosofia moderna non si apre forse con l’età dei Lumi, con l’Aufklarung kantiana, che hanno spazzato via la prigionia delle menti e dei corpi, le superstizioni e l’oppressione, insomma tutti quei mostri del passato che, per il Goya dei Caprichos, sarebbero generati dal sueño della Razòn? (in spagnolo, come nel latino somnium, la parola significa sia ‘sonno’ che ‘sogno’). Gufi occhiuti, pipistrelli, demoni grotteschi verrebbero viceversa fatti fuori da un solo raggio di quella formidabile luce che tutti fa risvegliare…
Del resto anche nel più celebre dei miti di Platone lo ‘scopo del gioco’ è uscire dalla Caverna, emanciparsi da quella sorta di eterna avvolgente proiezione cinematografico-onirica nella quale i cavernicoli sono immersi. Tale risveglio è, per Platone, l’inizio del pensiero. Eppure, potrebbero già obiettare i lettori più o meno freschi di ricordi liceali (e magari i liceali stessi) non è proprio Platone quello che non riuscì a fare a meno dei mithoi, a dispetto della sua potentissima dialettica socratica, della sua ‘arma letale’ rivolta contro le credenze dei più?
I miti, dal canto loro, sembrano spesso seguire la logica del sogno, cioè ambientarsi in una realtà in cui tale logica è legge, in cui possiamo vedere un corpo umano diventare albero o animale, parlare cogli dèi ma anche essere da loro perseguitati, per ragioni al contempo cogenti e indecifrabili: un mondo insomma in cui i livelli della realtà, l’umano il divino il naturale, sono stranamente rimescolati.
Daniel Rees e Phurichai Rungcharoenkitkul: Le strozzature: cause e implicazioni macroeconomiche
Le strozzature: cause e implicazioni macroeconomiche1
di Daniel Rees2 e Phurichai Rungcharoenkitkul3
Le strozzature nella fornitura di merci, merci intermedie e trasporto merci hanno dato luogo a prezzi volatili e ritardi nelle consegne.
• Le strozzature sono iniziate come interruzioni dell’offerta legate alla pandemia a causa della forte domanda derivante dalla ripresa economica globale. Ma sono state aggravate dai tentativi dei partecipanti alla catena di approvvigionamento di costruire buffer in reti di produzione già snelle – i cosiddetti effetti bullwhip.
• Le strozzature sono state particolarmente gravi nelle industrie a monte, ovvero quelle che forniscono input utilizzati in molti altri prodotti. Questi vincoli hanno portato a gravi ricadute internazionali attraverso le catene di valore globali.
• L’effetto inflazionistico diretto delle strozzature sarà probabilmente ridimensionato dopo l’adeguamento dei prezzi relativi. Tuttavia, se le strozzature dovessero persistere abbastanza a lungo da innescare un innalzamento della crescita salariale e delle aspettative di inflazione, potrebbero emergere pressioni inflazionistiche sostenute.
Introduzione
Mentre la ripresa globale prende piede, la domanda di materie prime chiave, input intermedi e servizi logistici ha superato l’offerta disponibile, portando ad un aumento e una volatilità dei prezzi e ritardi nelle consegne.
Tomaso Montanari: Il bis di Mattarella e il commissariamento della democrazia
Il bis di Mattarella e il commissariamento della democrazia
di Tomaso Montanari
La cosa peggiore del triste reality in cui gli italiani hanno visto consumarsi in diretta la loro democrazia parlamentare è l’inconfondibile sapore di falso.
La rielezione di Sergio Mattarella non è stata affatto un colpo di scena inaspettato, l’estremo atto di responsabilità di un anziano leader riluttante, una scelta dei parlamentari contro l’incapacità (questa, sì, autentica) dei loro capi: è stato l’esito obbligato, e largamente previsto, di un processo iniziato con l’eliminazione del secondo governo Conte, e con l’affidamento forzoso dell’Italia a Mario Draghi.
Era tutto ovvio fin dall’inizio. Io stesso (che non sono un addetto ai lavori né ho doti divinatorie) l’avevo scritto, su questo sito, il 3 marzo 2021: «Quella larghissima formula fino a ieri impensabile potrebbe essere la base per la rielezione dello stesso Mattarella al Quirinale: in un cortocircuito che avrebbe implicazioni inedite. Ancor più se questo secondo mandato, di cui si inizia a sentir parlare, avesse termine precoce: magari proprio per permettere l’ascesa di un successore (lo stesso Mario Draghi) che sarebbe così in qualche modo un erede designato, in una torsione dal sapore monarchico» (https://volerelaluna.it/controcanto/2021/03/03/e-possibile-criticare-mattarella/).
Anna Lombroso: Alternanza scuola-manganello
Alternanza scuola-manganello
di Anna Lombroso
Proprio mentre si celebravano i riti di passaggio da quel che restava della democrazia a una monarchia, senza il peso del parlamento ormai dissolto e condannato a materializzarsi in occasioni speciali sempre più rarefatte, a Torino, Milano, Napoli la meglio gioventù, continuamente citata forse per rendere più gustoso il tradimento, veniva menata dalle forze dell’ordine nel silenzio delle autorità, della ministra competente, dei sindacati, della politica altrove impegnata.
E pure dei genitori, pare, ormai preda di mille paure, la più potente delle quali pare consista nel paventare le conseguenze di una uscita dalla legalità, con tutte le loro varianti, sanitarie, occupazionali, di carriera e dell’ostracismo da parte della maggioranza responsabile e dotata di senso civico.
Si capisce che è forte la preoccupazione che i figli siano esclusi dal consorzio civile e da una vita di relazioni, in verità sempre più relegata al contesto virtuale, tanto da aver fatto superare quella per i danni non ipotetici derivanti dalla vaccinazione nel breve e nel lungo periodo. E altrettanto pressante quanto quella di discolparsi delle accuse che pesano sul capo degli adulti, da anni incriminati di aver vissuto sopra i loro mezzi e di non aver garantito alle generazioni a venire beni e privilegi dei quali avrebbero goduto.
Miguel Martinez: Lessico del terrore
Lessico del terrore
di Miguel Martinez
Cesare Sacchetti è un giornalista che ha scritto in passato per il Fatto Quotidiano e per Libero, ha un sito web, la Cruna dell’Ago, e un canale Telegram, dove ogni giorno scrive articoli di denuncia.
Non frequento i suoi media, perché, al di là della sua impostazione ideologica, percepisco una sensibilità lontanissima dalla mia: sembra perennemente arrabbiato, e tende a denunciare nemici individuali invece delle grandi tendenze sottostanti. E francamente ho il sospetto che non sorrida mai.
Ma son fatti suoi.
In questo periodo, nei media grandi e piccoli c’è tutto un sussurrio di pettegolezzi sui politici, provenienti da “fonti ben informate”.
Nel suo piccolo ci si è messo anche Cesare Sacchetti, con un post su Telegram, pubblicato il 24 gennaio alle 12:55, che inizia con le parole:
“Le voci che danno le condizioni di salute di Draghi in netto aggravamento sembrano confermate. Fonti vicine agli ambienti istituzionali riferiscono che la patologia di Draghi è piuttosto seria.”
Sabato Danzilli: La riflessione di Lukács su arte, dialettica e ideologia
La riflessione di Lukács su arte, dialettica e ideologia
di Sabato Danzilli
György Lukács, Arte e società, a cura di E. Alessandroni, Pgreco, Milano, 2020, pp. 468, Isbn 8868022923
In un’intervista autobiografica pubblicata postuma negli anni Ottanta, Lukács definisce il proprio come un Gelebtes Denken [Pensiero vissuto, Editori Riuniti, Roma 1983]. Che ogni pensiero sia in un certo senso “vissuto”, e in quanto tale mai soltanto individuale, non poteva certamente sfuggire all’autore dell’Ontologia dell’essere sociale. Il senso di quest’espressione sta nel carattere militante del pensiero lukacsiano, che ha attraversato le vicende storiche del movimento comunista nel Novecento. È pensiero militante quello di Lukács anche, e forse a maggior ragione, quando non si occupa direttamente di problemi politici, come nel caso dei testi raccolti in questa antologia, Arte e società, uscita per la prima volta nel 1967 e ora resa di nuovo disponibile grazie a Pgreco, arricchita da un lungo saggio introduttivo di Emiliano Alessandroni.
Lukács scriveva nella prefazione che la chiarificazione delle «questioni fondamentali del marxismo», compiuta nel periodo 1918-1930, lo aveva portato insieme a Michail Lifšits, al «riconoscimento dell’esistenza di un’estetica marxista autonoma e unitaria», un’idea che aveva allora bisogno di una notevole opera di precisazione perché si scontrava con il giudizio opposto espresso da due pesi massimi del marxismo primonovecentesco come Plechanov e Mehring (vol. I, p. 11).
Partito Comunista del Benin: Sui colpi di stato militari in Africa occidentale francofona
Sui colpi di stato militari in Africa occidentale francofona
Comunicato del Partito Comunista del Benin
“I lavoratori e i popoli devono continuare le loro lotte di emancipazione autonoma”
Diciotto agosto 2020 e 24 maggio 2021, colpi di Stato in Mali; 5 settembre 2021, colpo di Stato in Guinea; 24 gennaio 2022, colpo di Stato in Burkina Faso. Da 18 mesi, la regione dell’Africa occidentale vive al ritmo dei colpi di Stato militari nei paesi francofoni. Questa serie inaugurata dal Mali, in seguito a movimenti popolari di protesta che chiedevano le dimissioni del presidente Ibrahim Boubacar Keïta, fa dire a molte persone: dove e contro chi sarà il prossimo round? C’è quindi una sorta di vento di putschismo, una richiesta da parte di strati di lavoratori e di popolo di un intervento militare per rovesciare poteri corrotti, autocratici e senza patria. Di fronte a questa situazione, il Partito comunista del Benin (Pcb) porta all’attenzione dei lavoratori, dei giovani e del popolo, attraverso la presente Dichiarazione, i seguenti elementi di valutazione e riflessione.
1- I colpi di Stato militari che hanno avuto luogo hanno rovesciato poteri corrotti, liberticidi e persino autocratici, principalmente al servizio del patto coloniale. Tutti questi presidenti, in Mali, Guinea e Burkina Faso, hanno truccato le elezioni per essere rieletti. La gestione è opaca e copre la corruzione e l’impunità del clan di dignitari che funziona come una mafia di Stato. Ovunque, reprimono le proteste e le lotte dei lavoratori, dei giovani e del popolo nel sangue. La necessità del loro rovesciamento è indispensabile per il progresso del popolo.
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