“Bluff o guerra? Il dilemma di un occidente in crisi”

Il martellamento incessante della propaganda sui venti di guerra che soffiano dall’Ucraina e prefigurano scenari apocalittici non può nascondere i dati che ci provengono dalla situazione sul campo e dalla valutazione dei rapporti di forza, i quali ci impongono un’interpretazione attenta per non andare fuori strada nei giudizi e nelle previsioni. In sostanza la domanda è questa: che cosa sta succedendo e soprattutto che cosa può succedere veramente? Ci sarà la guerra?

Per rispondere a queste domande bisogna saper leggere con attenzione, aldilà delle apparenze e delle forzature propagandistiche, i dati di fatto che hanno portato alla situazione odierna. Le questioni in ballo sono due, una di strategia militare degli Stati Uniti e dei loro alleati e l’altra che riguarda più specificamente il destino dell’Ucraina.

Da tempo, da quando cioè hanno deciso di abbandonare, o perlomeno limitare, la politica di intervento militare parcellizzato, ritenuto logorante e politicamente improduttivo, in Afghanistan come nel Medio Oriente, gli USA hanno deciso di puntare in alto e organizzarsi militarmente per fronteggiare direttamente la Russia di Putin e la Cina di Xi, cioè stabilire una solida linea di confine tra l’area controllata dall’imperialismo occidentale a guida americana e i paesi che ne minacciano la solidità in termini economici, politici e militari. Ma gli USA e i loro alleati non vogliono, per intenderci, una nuova Yalta, bensì consolidare le posizioni per poi capire come arrivare alla disgregazione del blocco avversario e riuscire a colpirlo. E’ una strategia a doppio binario: rivoluzioni colorate e deterrente militare per porre fine a uno stato di incertezza e di crisi.

Uno dei punti fondamentali di questa strategia è però soprattutto di carattere militare e consiste nel consolidare l’accerchiamento della Russia e della Cina per tentare, ove e quando possibile, anche l’opzione militare. In questo senso va interpretato l’accordo sui sottomarini tra americani e australiani nel Pacifico, che dovrebbe controllare con missili atomici la Cina, e soprattutto il completamento dell’accerchiamento militare della Russia dal Baltico al Mar Nero, passando per la Polonia e l’Ucraina. Da questo punto di vista diventa essenziale il destino dell’Ucraina. Per stringere la morsa occorre difatti che l’Ucraina diventi a tutti gli effetti un membro della NATO e dell’UE, sia cioè una punta avanzata dello schieramento atlantico.

E’ a questo punto però che la Russia ha puntato i piedi e valutato che le scelte della NATO a guida americana non potevano essere tollerate oltre, anzi la questione è stata intelligentemente e coraggiosamente ribaltata da Putin, che ha messo sul piatto della discussione la richiesta di un accordo globale sulla sicurezza che garantisca il proprio paese. Posto così, il problema ha aperto una crisi di grandi dimensioni perchè tra le richieste russe sulla sicurezza c’è anche la richiesta che l’Ucraina, assieme alla Georgia e alla Moldova, non entrino nella NATO.

L’affronto russo è dunque enorme, e a rafforzarlo non sono solo le dichiarazioni e le chiacchiere, ma uno schieramento militare ai confini con l’Ucraina (e adesso anche in Bielorussia) che fa capire che se la scelta sarà l’Ucraina nella NATO, Putin ne anticiperà le mosse, come per la Crimea e il Donbass. Sarà quindi la guerra prima che la NATO rivendichi il diritto all’intervento.

Da questa guerra l’Ucraina uscirà disintegrata, questo è certo. Ma che faranno la NATO e l’Europa dentro questo scenario? Certo, non potranno accusare il colpo, come per la Crimea e dovranno in qualche modo intervenire, ma l’ipotesi è un intervento diretto contro la Russia o per interposta persona? E’ probabile la seconda opzione, ma anche questa ha un costo elevatissimo. Per questo i dubbi sono tanti e soprattutto i governi europei, pur mantenendo un apparente fermezza atlantica, cercano la soluzione diplomatica e sperano di far così retrocedere l’avversario. Perchè una cosa è certa, se si apre un fronte di guerra nel cuore dell’Europa non sarà come la Jugoslavia, bisognerà fare i conti con Putin, non con Milosevic.

Comunque gli sconvolgimenti saranno grandi per tutti gli europei che, su ordine degli americani, stanno trascinando il continente in una rischiosissima avventura.

L’esito di questa vicenda non è scontato, ma bisogna mettere in conto che se gli americani, e assieme a loro l’UE, perderanno la faccia e passerà l’idea che l’Europa non è solo NATO, ma bisogna venire a patti con una Russia che non intende più arretrare, si dimostrerà che l’imperialismo non è in grado di rovesciare i rapporti di forza.

Comunque, se questi sono gli scenari, sta a noi comunisti spiegare al popolo italiano e a tutti i popoli europei controllati da governi imperialisti che non per paura, ma per scelta, siamo contro la guerra. E vogliamo un’Europa che collabori con tutti i paesi, senza discriminazioni.

Aginform
9 febbraio 2022

 

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