L’Italia pronta per la guerra in Ucraina? (rassegna stampa di Jure Eler)

Mario Draghi: “L’attacco è ingiustificabile, siamo vicini al popolo e alle istituzioni ucraine. Siamo al lavoro con gli alleati europei e della NATO per rispondere immediatamente, con unità e determinazione”.

Al termine dell’incontro della Nato a Bruxelles, il ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini ha spiegato: «Dall’incontro esce un messaggio molto chiaro di determinazione e coesione dell’alleanza. Abbiamo discusso dell’implementazione di misure nell’Europa orientale e sud orientale e della disponibilità di alcuni paesi ad ospitare tali misure. L’Italia come sempre, in pieno spirito di solidarietà, continuerà a fare la sua parte ed è pronta a rafforzare, a seguito delle decisioni che saranno assunte in ambito Nato, il proprio contributo alla postura di deterrenza nel fianco est e sud-est, chiaramente previa autorizzazione parlamentare». Dove l’opposizione non esiste o quasi.
Detto in termini comprensibili: siamo in guerra contro la Russia sotto comando NATO.
Conseguenza immediata? L’Italia ha almeno 200 obiettivi strategici nel mirino di Mosca, solo per limitarci agli obiettivi militari principali, tra cui una decina di porti, da Trieste a Napoli, da Genova a Taranto.
Conseguenze a breve: stato d’emergenza prorogato per stato di guerra, e relativi provvedimenti e conseguenze sul piano politico, sociale, economico, democratico.


Putin Distrugge l’Aviazione di Kiev per Difendere il Donbass

“NATO FERMATEVI!”

400 militari italiani sono già in campo nell’operazione Enhanced Forward Presence in Lettonia e 1000 sono pronti a schierarsi. «Mille fra alpini e bersaglieri, camionette Lince, autoblindo Puma, 8 Eurofighter ed F35; più la portaerei Cavour» ha twittato l’ex parlamentare Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista.

Marco Rizzo, PCI:

Tutti gli altri, i ‘pacifisti’, CGIL, ANPI, PRC, Pap, Manifesto e sardine varie, eccoli come sempre nascosti dietro NATO e nè-nè, si tratti di Jugoslavia (e nel ’99 il PdCI di Rizzo stava al Governo con D’Alema), di Iraq, poi di Libia, di Siria, di Afghanistan, ultimo del Kazahistan, e ora del Donbass, della Transnistria, della Crimea, della Bielorussia e di Kaliningrad: tutti obiettivi NATO. Per loro, ora i cattivi stanno a Mosca e a Minsk, sono Putin e Lukašenko, che non si sottomettono e resistono. Nel 1999 lo era Milošević. Nel 2011 Geddafi. Nel 2014 Assad. I primi due sono stati fatti fuori dalla NATO, il terzo s’è salvato con l’aiuto russo. La ‘sinistra’ compatibile preferiva forse, o le è indifferente, o addirittura propugnava per il Donbass una resa russa alla NATO modello Rambullet e una tale soluzione finale balcanica pure per Transnistria, Crimea, Caucaso, Bielorussia, Kaliningrad e poi magari pure dell’intera Russia?

Esemplare, oggi come 23 anni fa, Rifondazione comunista, gli stessi ‘compagni’ che nel 2011 assaltavano l’ambasciata libica a Roma con le bandiere controrivoluzionarie di Re Idris, appoggiando di fatto l’attacco internazionale alla Libia e la sua distruzione. Oggi si battono contro “la rinascita del nazionalismo russo”:
Rifondazione Comunista condanna l’inaccettabile intervento militare russo e invita alla mobilitazione per la cessazione immediata del conflitto in Ucraina e la ricerca di una soluzione di pace. Rifiutiamo la logica bellicista e imperialista che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa. Non ci arruoliamo e non mettiamo l’elmetto della NATO in testa. Condanniamo l’invasione russa dell’Ucraina e l’espansionismo della NATO che ha deliberatamente prodotto un’escalation irresponsabile alimentando il nazionalismo ucraino e l’attacco contro le repubbliche del Donbass. […]”. “Bisogna rifiutare di indossare l’elmetto della NATO che è corresponsabile della crisi in corso (….). Era evidente che aprire le porte della NATO all’Ucraina avrebbe scatenato il nazionalismo in Russia”.
Mentre invece ha scatenato la guerra civile di Kiev contro le popolazioni russe del Donbass.
Prima con il colpo di stato Nazi-NATO di EuroMaidan, poi con la persecuzione delle popolazioni russe di Ukraina che ha costretto alla resistenza le province di Luhansk e Donetsk.
La responsabilità ultima del fallimento diplomatico e della precipitazione bellica sarebbe quindi di chi bombardato si difende e chiede aiuto, e lo ottiene (sia pure anche per proprio interesse strategico, vitale), mica di chi minaccia e attacca da decenni lungo tutti i confini russi provocando per proprio disegno costanti minacce contro una Russia che fino ad oggi non ha mai invaso nessuno. Finora. Perchè quando si è costretti al muro, indietreggiare ancora si rivela difficile.

 


Macròn ignorato, Merkel schivata, un saluto al compagno di strada e alla moglie, e dietrofront. Le facce di Merkel e Macròn dicono tutto.

Ciao Trump, quei due non li saluto. Ciao Putin, piacere, come va?

Il filmato da gustarsi al rallentatore (dal minuto 1 e 50”):

 

A cura di Jure Eler

 

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