Paragonando l’invasione russa dell’Ucraina all’assalto dell’11 settembre a New York, Enrico Letta ha confermato ieri in Parlamento che le parole gridate con rabbia non denotano per forza giudizio equilibrato sulle motivazioni e la genealogia dei conflitti nel mondo.
Barbara Spinelli: Una guerra nata dalle troppe bugie
Una guerra nata dalle troppe bugie
di Barbara Spinelli
Paragonando l’invasione russa dell’Ucraina all’assalto dell’11 settembre a New York, Enrico Letta ha confermato ieri in Parlamento che le parole gridate con rabbia non denotano per forza giudizio equilibrato sulle motivazioni e la genealogia dei conflitti nel mondo.
Perfino l’11 settembre aveva una sua genealogia, sia pure confusa, ma lo stesso non si può certo dire dell’aggressione russa e dell’assedio di Kiev. Qui le motivazioni dell’aggressore, anche se smisurate, sono non solo ben ricostruibili ma da tempo potevano esser previste e anche sventate. Le ha comunque previste Pechino, che ieri sembra aver caldeggiato una trattativa Putin-Zelensky, ben sapendo che l’esito sarà la neutralità ucraina chiesta per decenni da Mosca. Il disastro poteva forse essere evitato, se Stati Uniti e Unione europea non avessero dato costantemente prova di cecità, sordità, e di una immensa incapacità di autocritica e di memoria.
È dall’11 febbraio 2007 che oltre i confini sempre più agguerriti dell’Est Europa l’incendio era annunciato. Quel giorno Putin intervenne alla conferenza sulla sicurezza di Monaco e invitò gli occidentali a costruire un ordine mondiale più equo, sostituendo quello vigente ai tempi dell’Urss, del Patto di Varsavia e della Guerra fredda.
Fabio Massimo Parenti: Occidente in frantumi. E’ ora di guardarsi allo specchio
Occidente in frantumi. E’ ora di guardarsi allo specchio
di Fabio Massimo Parenti
Premessa – Per rimanere ai fatti degli ultimi decenni, partiamo da alcune constatazioni inconfutabili per contestualizzare in modo semplice la crisi Ucraina nei suoi rapporti con la Russia, o meglio nel bel mezzo della contesa geostrategica russo-statunitense, che suo malgrado coinvolge anche la Cina. Primo: la NATO è dominata dagli Usa e dai loro interessi strategici. Origine storica, peso finanziario-militare e controllo dei ruoli esecutivi chiave ne sono una conferma. Secondo: dall’implosione sovietica al 2020, la NATO si è allargata verso est inglobando altri 14 paesi tra Europa dell’est e Balcani occidentali. Terzo: la NATO ha preteso di divenire “globale”, come definito chiaramente nei nuovi concetti strategici dell’organizzazione (1991, 1999, 2010). Non deve sorprendere, pertanto, che contestualmente alla sua espansione, essa si sia impegnata in numerose guerre di invasione, dalla ex-Jugoslavia al Medioriente passando per il Nord Africa. Non più un’organizzazione multilaterale regionale e di difesa, dunque, ma globale e di offesa. Così facendo, agli occhi di molti paesi – tanto i nuovi emergenti in Eurasia (Russia, Iran e Cina soprattutto), quanto le vittime dirette delle sue aggressioni – la NATO è diventata sinonimo di “North Atlantic Threat”, ovvero “minaccia nord-atlantica, anziché “organizzazione del trattato nord-atlantico”. Quarto: il fallito stato ucraino, che gli Usa avrebbero voluto nella NATO come la Georgia, pur non essendo ufficialmente nella NATO, ha sviluppato negli ultimi venti anni vari meccanismi di dialogo e cooperazione con essa, come ad esempio la Partnership for Peace (1994). Insomma, la NATO è in Ucraina da molto tempo. Quinto: stiamo assistendo allo sgretolamento dell’Occidente e della fine dell’imperialismo occidentale. C’è un filo rosso che unisce queste prime constatazioni ed aiuta a comprendere come siamo arrivati a questo punto.
Fabrizio Casari: Ucraina: e le ragioni di Mosca?
Ucraina: e le ragioni di Mosca?
di Fabrizio Casari
La proposta di negoziato avrà un suo primo atto nelle prossime ore in Bielorussia. Zelensky negozierà con l’auricolare dal quale la Casa Bianca gli dirà persino come respirare. Mosca attende che vi siano le condizioni per la tregua richiesta da Zelensky, che chiede tutto e il contrario di tutto a distanza di due tweet. Una buona notizia comunque, ma lo step che conta è il prossimo con Biden. La fine della guerra non comporta necessariamente la fine delle ostilità, ma chiedere una tregua senza proporre contemporaneamente una riunione dove aprire il confronto è azione ipocrita e velleitaria. Se si vuole fermare l’azione militare ne serve una politica. Il resto è avanspettacolo.
Servirebbe un quadro veritiero della situazione a Kiev e non immagini dei bombardamenti in Siria o nella ex Jugoslavia spacciati per bombe russe in Ucraina. Tra i paradossi cialtroneschi spicca la manifestazione di israeliani nei territori occupati della Palestina che protestano contro l’occupazione russa dell’Ucraina!! Tra le migliaia di fake news brilla la storiella inventata degli eroi dell’isola dei serpenti che sarebbero morti insultando i russi: niente di più falso, gli 82 militari si sono arresi senza sparare un colpo e la Russia ha già diffuso il relativo video. Ma è rimarchevole anche la scena del padre che saluta il figlio che scappa dalle bombe: non erano di Kiev, era una famiglia del Donbass e scappava verso la Russia. E così diverse altre immondizie spacciate dai giornali, radio e tv affiliati alla NATO. Tutto già visto. La propaganda di Zelensky si copre di ridicolo. Sul ponte di comando delle fake news c’è il M-I6 inglese, come già fece per la Siria.
Le ovvie proteste occidentali circa l’inviolabilità di uno stato sovrano da parte di chi negli ultimi anni ha invaso quattro paesi ed ha causato circa 2 milioni di morti non sono serie. Ascoltare l’indignazione occidentale per l’invasione dell’Ucraina da chi ha occupato e distrutto Libia, Siria, Irak e Afghanistan appare ridicolo.
Ferdinando Pastore: Non sono manifestazioni per la pace
Non sono manifestazioni per la pace
di Ferdinando Pastore
Con la decisione di armare l’Ucraina, l’Occidente ha gettato la maschera. L’intento è destabilizzare la zona per lungo tempo al fine di separare definitivamente la Russia dall’Europa. Quindi chi manifesta da oggi per la pace senza individuare nella NATO il principale obiettivo delle proteste è un guerrafondaio.
La guerra la si sta cercando, la si sta provocando. Non è una novità storica. La globalizzazione liberale e dei mercati ha sempre portato alle guerre. Mondiali. Quando la mentalità comune è meramente commerciale, quando l’etica o scritture differenti della realtà si piegano alle volontà d’espansione dei mercati, la guerra diventa un’opzione naturale.
Nello specifico la Russia aveva tutto il diritto di andare a proteggere le popolazioni russe all’interno dell’Ucraina, martorizzate da otto anni di persecuzioni belliche nel territorio. Allo stesso modo ha tutto il diritto di pretendere che le zone al suo confine non siano occupate militarmente dalla NATO.
Sbaglia quando forza la situazione su Kiev. In quel modo mette a rischio la tendenza al multipolarismo – che vuol dire relazioni pacifiche tra sovranità indipendenti – perché prefigura una divisione in blocchi di potenza.
Giuseppe Germinario: L’ombrello della NATO e la responsabilità diretta dei governi nazionali europei
L’ombrello della NATO e la responsabilità diretta dei governi nazionali europei
di Giuseppe Germinario
Come avete visto, abbiamo pubblicato il video, munito di traduzione in italiano, dell’intervento di Vladimir Putin del 21 febbraio scorso, seguito da numerosi interventi di commento e ricostruzione del contesto, per altro ancora in corso. Qui sotto, invece, pubblichiamo il testo integrale di un secondo intervento, diffuso il 24 febbraio e pubblicato meritoriamente da https://www.nicolaporro.it/cari-russi-e-questione-di-vita-o-di-morte-ecco-la-discorso-di-guerra-di-putin/?fbclid=IwAR2oNO8jfIJDCVCGnqpu1Lnfpcq7PHLAyzurl7Xno8Fmp16WVwt-QCAgFCM .
Da qui lo spunto per alcune ulteriori considerazioni che pongono con le spalle al muro nella quasi totalità il ceto politico e la classe dirigente europei, in particolar modo quello italiano, per meglio dire italico.
La NATO, come dovrebbe essere noto, si professa come una alleanza militare difensiva, prevede il ricorso all’unanimità nell’avviare azioni militari, vincola l’adesione di nuovi membri all’assenso di tutti gli stati e all’inesistenza di situazioni conflittuali all’interno di quel paese e con altri paesi, dispone di una clausola di mutuo soccorso (art. 5) in caso di aggressione ad uno degli stati membri. I redattori di questo blog, al netto comunque degli eventuali vantaggi e svantaggi derivati dall’adesione, sanno e sostengono che non è così. Tant’è che pochi sanno che la NATO è nata, scusate il gioco di parole, anni prima del Patto di Varsavia. A maggior ragione non lo è dal momento della caduta della ragione di esistere della NATO: la implosione dell’Unione Sovietica e lo scioglimento del Patto di Varsavia nel 1991.
Andrea Zhok: Perché tutto questo?
Perché tutto questo?
di Andrea Zhok
L’Europa, si dice talvolta, è un “nano politico”. Ma questa espressione – oltre ad essere offensiva per le persone di bassa statura – non descrive bene la situazione. L’Europa è piuttosto una parte del pianeta abituata da tempo a raccontare bugie ideologiche (e questo, almeno in politica estera, lo fanno tutti), ma poi anche a credere alle proprie bugie.
Questo fatto di solito rimane celato sotto la superficie, ma emerge in occasioni come la presente, di grave crisi internazionale, in cui il dilettantismo della classe politica europea si palesa in imbarazzanti e controproducenti balletti, gesti diplomatici al tempo stesso gravi e inutili, tentativi di agire in maniera astuta, ma senza essersi preparati in alcun modo.
La Russia si prepara da anni all’eventualità di un decoupling dall’Europa. Dopo un ventennale tentativo di incrementare i legami con i maggiori paesi europei, proprio a partire dall’inizio della crisi ucraina nel 2013, la percezione che ogni tentativo in questa direzione sarebbe potuto risultare vano è cresciuta sul fronte interno.
Redazione Parigi: Anne Morelli sulla propaganda di guerra in Ucraina
Anne Morelli sulla propaganda di guerra in Ucraina
di Redazione Parigi
Anne Morelli, storica e docente all’Université Libre de Bruxelles (ULB), specializzata in critica storica applicata ai media, ha pubblicato l’opera di riferimento “Principi elementari della propaganda di guerra” (Ediesse, 2005).
In questa intervista, pubblicata sul sito di Investig’Action, analizza la propaganda di guerra applicata al conflitto ucraino. Scaricare la responsabilità sull’altra parte, come abbiamo visto nei media negli ultimi giorni, è uno dei dieci principi del suo libro. La demonizzazione dell’avversario, la cui parola è costantemente screditata, non aiuta a capire il conflitto, sostiene Anne Morelli.
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I nostri media danno tutta la responsabilità a Putin. Perché non guardano le conseguenze delle azioni precedenti da parte dell’Occidente, cioè quelle degli Stati Uniti, dell’Europa e della leadership ucraina?
Siamo in una situazione in cui non c’è spazio per le divergenze. Sono stupita di vedere manifesti nella ULB con “Salvare l’Ucraina”, “Putin è un assassino” e altri messaggi del genere. È la prima volta che vedo studenti posizionarsi così in un conflitto militare.
Salvatore A. Bravo: Il coltello alla gola
Il coltello alla gola
di Salvatore A. Bravo
Il potere in Ucraina è nelle mani di un comico Zelens’kyj che a seguito del successo di Sluha Narodu, nel marzo 2018 ha fondato un partito dal nome omonimo che lo porterà nel 2019 a ricoprire l’incarico di Presidente. L’occidentalizzazione delle élites è globale. Il presidente è passato da impersonare il ruolo del Presidente alla realtà. La società dello spettacolo regna ovunque ed indebolisce la lotta di classe ed i lavoratori. L’elezione di un comico ricorda il peggio dell’Occidente, in cui la politica è spettacolo per ammantare la realtà del dominio. Gli “attori” sono tali in scena e nella realtà, sono il volto popolare e umano del dominio. Devono addomesticare le menti dei popoli con l’aureola del mito mediatico, devono accarezzare le coscienza per manipolarle allo scopo di strappare il “sì” alle privatizzazioni e all’economicismo scientista con cui smantellare ogni fondamento comunitario. Bisognerebbe ascoltare le interviste del Presidente ucraino, nessuna visione progettuale, dichiarazioni di buone intenzioni vuote e mediaticamente studiate.
R. T.: Il nemico in casa loro? Cosa si sta giocando (realmente) in Ucraina?
Il nemico in casa loro? Cosa si sta giocando (realmente) in Ucraina?
di R. T.
La questione è seria. Cosa si sta giocando in Ucraina? Uno scontro tra superpotenze per la spartizione del mondo? Un tentativo di normalizzare un insorgenza proletaria internazionale?
Sul primo punto occorrerebbe dare un occhiata a dove e come si concentrano gli asset finanziari del capitale mondiale. Il ruolo dell’imperialismo occidentale a guida Usa nella gigantesca ristrutturazione del capitale internazionale, di cui il disciplinamento sociale lanciato con la crisi pandemica è solo un aspetto. E questo disciplinamento non è solo rivolto al fronte interno ma a qualunque stato o paese che a livello internazionale ostacoli, rallenti, chieda venia per respirare alla macchina del capitale concentrato.
Basterebbe questo per rendersi conto del contenuto dello scontro che in maniera pervicace l’alleanza occidentale (con tutte le sue contraddizioni interne), attualmente riesumata sotto le insegne NATO, sta conducendo per stringere alle corde le velleità della Russia di ritagliarsi un proprio spazio di esistenza all’interno del mercato capitalistico internazionale (di merci, ma soprattutto di capitali nella loro concentrazione finanziaria). Da questo punto di vista la Russia è un bambino in balia di giganti.
Piccole Note: La guerra ucraina
La guerra ucraina
di Piccole Note
“La decisione di Stati Uniti e Francia di sospendere i colloqui con la Russia questa settimana è sciocca e sbagliata. In passato, questo sarebbe stato considerato equivalente a una dichiarazione di guerra”. Inizia così un articolo di Anatol Lieven pubblicato ieri su Responsible Statecraft.
Se lo riprendiamo è perché non è un caso che l’intervento militare russo in Ucraina sia iniziato proprio nel giorno in cui era previsto l’incontro tra Lavrov e Blinken, che quest’ultimo ha annullato dopo che la Russia ha riconosciuto l’indipendenza delle regioni del Donbass e l’invio di forze russe in queste.
L’intervento russo
Mosca ha percepito quell’annullamento esattamente come una dichiarazione di guerra, anche perché, in parallelo, il premier Zelensky aveva dichiarato la legge marziale, con tutto l’Occidente pronto ad appoggiare tale ingaggio.
Redazione Roma: La guerra in Ucraina vista dal lato dei popoli
La guerra in Ucraina vista dal lato dei popoli
di Redazione Roma
L’Unione Sindacale di Base ha sostenuto sin dall’inizio le Repubbliche Popolari del Donbass, autoproclamatesi indipendenti a seguito di un referendum popolare e dopo il golpe occidentale del 2014 che defenestrò con la violenza l’allora Presidente Yanukovich. A dirigere i golpisti, in piazza Maidan, furono le milizie naziste di Pravy Sector, le stesse che il due maggio di quell’anno assaltarono la casa dei sindacati di Odessa, uccidendo decine di militanti sindacali, strangolando compagne incinta con i fili del telefono, bruciando vivi e gettando dalle finestre dei piani alti molti giovani attivisti.
L’Unione Europea e gli USA affiancarono con tutti i loro potenti mezzi il golpe. L’allora capogruppo del PD al parlamento europeo Gianni Pittella arringava le folle di piazza Maidan a Kiev, protetto dai miliziani nazisti.
La NATO intanto addestrava le milizie naziste nelle basi installate nei vari paesi orientali, in combutta con i grandi proprietari ucraini che le trasformarono in veri e propri eserciti personali. Oggi queste bande sono state inserite direttamente nell’esercito ucraino, a martoriare le popolazioni del Donbass con costanti attacchi e bombardamenti. Oltre 14mila le vittime civili.
Anarchici a Spoleto: Noi non ci arruoliamo
Noi non ci arruoliamo
di Anarchici a Spoleto
Alla fine la guerra è arrivata. Dopo due anni di preparazione alla guerra, di canti, bandiere, disciplinamento, quel «siamo in guerra» annunciato a partire dalla primavera del 2020 è infine realtà. Le tragiche notizie che vengono dall’Ucraina sono la miccia che si andava cercando per la militarizzazione definitiva della nostra società.
Le guerre sono sempre un bagno di sangue per gli sfruttati e un ricco affare per i padroni. Non ci interessano le contrapposte ragioni della propaganda dei belligeranti. Gli sfruttati in Russia come in Ucraina, in Italia come negli Stati Uniti sono i nostri fratelli, il loro sangue è il nostro sangue. I governi, i generali, gli industriali, i finanzieri sono i nostri nemici, i nostri carnefici, i nostri affamatori.
L’arrogante e insaziabile espansione trentennale della NATO e la crisi interna della Russia sono state la miscela per la situazione esplosiva nella quale ci troviamo gettati. Da una parte, una lunga serie di precedenti imperialistici come i bombardamenti in Serbia, le guerre in Afghanistan e in Iraq, il sostegno a bande criminali come quelle che governano l’Ucraina, dove i sindacalisti vengono bruciati vivi.
Fabrizio Marchi: Quando il padrone chiama i cani accorrono (e scondinzolano)
Quando il padrone chiama i cani accorrono (e scondinzolano)
di Fabrizio Marchi
Quando il padrone chiama, i cani si affrettano ad accorrere e fanno a gara a chi scodinzola di più, e l’intera classe politica italiana, per lo meno dalla cosiddetta “seconda repubblica” ad oggi, è maestra in quest’arte.
Tutti i leader di tutte le forze politiche, nessuna esclusa, di governo e di “opposizione” (esiste un’opposizione reale in questo paese?…), al primo squillo di tromba si sono messi sull’attenti.
Il padrone ha chiamato a raccolta il mondo occidentale; la Santa Alleanza deve ritrovare la sua coesione contro il comune nemico. Il “mostro”, in questo caso (ma è ricorrente…) è la Russia, oggi di Putin, ieri quella sovietica, prima ancora la Cina di Mao (prima che stringesse l’accordo con gli USA in funzione antisovietica) e, incredibilmente, lo è ancora anche la piccolissima, economicamente e militarmente innocua Cuba.
Ma la Russia è un’altra faccenda, ben più complessa e impegnativa.
La propaganda di regime (ormai non c’è altro modo per definirla) a reti unificate non ha mai smesso di fare il suo lavoro. Putin è il tiranno per definizione, “brutto, sporco e cattivo”, che ha proditoriamente e vigliaccamente aggredito l’Ucraina, faro della democrazia e della libertà del mondo.
Ambrose Evans Pritchard: In Ucraina Putin si avvicina alla vittoria e controlla la catena di approvvigionamento della tecnologia occidentale. Di chi è il bluff?
In Ucraina Putin si avvicina alla vittoria e controlla la catena di approvvigionamento della tecnologia occidentale. Di chi è il bluff?
di Ambrose Evans Pritchard
Ambrose Evans Pritchard pubblica sul Telegraph due articoli in stretta successione che offrono una visione approfondita e chiarificatrice sulla vicenda Ucraina e il contesto economico in cui si muovono le parti in causa.
Nel primo articolo, intitolato In Ucraina Putin è vicino alla vittoria, pubblicato il 15 febbraio, Pritchard mostra come la Russia in realtà non abbia motivo di temere le sanzioni occidentali. Nel secondo, pubblicato il 22 febbraio e intitolato Putin controlla la catena di approvvigionamento della tecnologia occidentale, quindi di chi è il bluff?, focalizza l’attenzione su un aspetto meno noto: la capacità della Russia di ostacolare gli approvvigionamenti di materie prime indispensabili alle industrie del mondo occidentale.
Partiamo dal primo, In Ucraina Putin è vicino alla vittoria.
Per cominciare Pritchard descrive l’economia russa come un sistema ordinato, dotata di un ingente ammontare di riserve valutarie, un debito estero tra i più bassi al mondo, un sistema bancario solido e una valuta dal cambio flessibile che consente all’economia di adattarsi bene alle vicende degli scambi internazionali, oltre ad una finanza pubblica in avanzo che non dipende dagli investitori stranieri per la copertura della spesa pubblica.
In contrasto con i sistemi economici dell’occidente, che si reggono sull’ helicopter money delle banche centrali e sui grandi debiti pubblici, come afferma Christpher Granville, di TS Lombard, questo si può definire ‘il paradosso del mandato di Vladimir Putin, che dirige uno dei regimi politici più ortodossi del pianeta, con un team macroeconomico, presso la banca centrale e il tesoro, decisamente esemplare‘.
Domenico Moro: La crisi in Ucraina e la tendenza alla guerra degli Stati Uniti e della NATO
La crisi in Ucraina e la tendenza alla guerra degli Stati Uniti e della NATO
di Domenico Moro
La crisi che si sta svolgendo in Ucraina non è un fatto isolato, ma va inquadrata nel contesto mondiale. Non si tratta, in effetti, che di un aspetto della tendenza alla guerra che caratterizza questa fase storica. Per questa ragione è necessario fare chiarezza su alcuni punti, anche perché bisogna chiarire gli interessi in gioco e le responsabilità dei singoli Stati.
- Il problema di fondo è il modo di produzione capitalistico. Questo è caratterizzato dalla ricerca del più alto profitto possibile. Per questa ragione ogni frazione nazionale del capitale mondiale è caratterizzata da una tendenza continua all’espansione, cercando di estendere i mercati di sbocco delle merci e dei capitali in eccedenza e di controllare le aree di provenienza delle materie prime. Questo induce una competizione tra Stati che si fanno portatori degli interessi specifici del loro capitale. Uno degli strumenti di questa competizione è quello militare.
- Una caratteristica decisiva del modo di produzione capitalistico è la crescita ineguale dei principali Stati ed economie capitalistiche.
Piccole Note: Ucraina: tra guerra e prime ipotesi di negoziato
Ucraina: tra guerra e prime ipotesi di negoziato
di Piccole Note
Primi spiragli nella guerra ucraina, mentre sono ancora in corso i combattimenti. Il presidente ucraino Volodimir Zelensky si è detto pronto a trattare con i russi sulla neutralità del Paese e Putin si è detto disposto a inviare una delegazione di alto profilo a Minsk per negoziare con la controparte.
La guerra potrebbe finire presto, quindi, anche perché, nel frattempo, il ministero della Difesa russo ha dichiarato che le truppe russe non entreranno a Kiev (decisione, ovviamente, revocabile).
L’Ucraina e la Russia
In fondo, tutta la vicenda ucraina ruota attorno al nodo della neutralità, i russi non hanno interesse a prendere il Paese, come ha spiegato l’academico russo Sergey Karaganov, che ha declinato la nuova dottrina di Putin: “È giunto il momento di smetterla di ripetere l’affermazione falsa e così sorprendentemente polacca di Zbigniew Brzezinski secondo cui la Russia non può essere una grande potenza senza l’Ucraina.
Andrew Korybko: «Il presidente Putin non ha scatenato la terza guerra mondiale, l’ha scongiurata»
«Il presidente Putin non ha scatenato la terza guerra mondiale, l’ha scongiurata»
di Andrew Korybko*
L’ultima narrazione di warfare dei media mainstream occidentali guidati dagli Stati Uniti contro la Russia è che il presidente Putin ha appena scatenato la terza guerra mondiale, ma la realtà dice che l’ha appena evitata. Il discorso del leader russo al suo popolo giovedì mattina presto lo ha reso abbondantemente chiaro e dovrebbe essere letto per intero da coloro che vogliono veramente sapere la verità su quanto è appena accaduto. Come l’autore ha spiegato nelle sue ultime analisi su come “La campagna ‘Shock & Awe’ della Russia in Ucraina mira a risolvere la crisi missilistica europea” etativo “L’operazione speciale della Russia in Ucraina ripristinerà la stabilità strategica globale”, così come il pezzo “Tracciare la sequenza geostrategica del tentativo di contenimento della Russia da parte degli Stati Uniti”, la grande potenza eurasiatica sta semplicemente conducendo una guerra preventiva prima che la prevista terza guerra mondiale degli USA possa iniziare.
In breve, gli Stati Uniti e i loro alleati anti-russi della NATO stavano segretamente stabilendo strutture militari in Ucraina per lanciare la loro guerra imminente contro la vicina potenza nucleare.
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