“Un nuovo ‘whatever it takes’ per salvare la pace in Europa è possibile. Sancire la fine dell’espansionismo NATO e UE a est. Ma vedo troppi elmetti in testa e cervelli già spenti, tra putiniani senza ritegno e atlantisti senza memoria”
Emiliano Brancaccio: Guerra in Ucraina
Guerra in Ucraina
Daniele Nalbone intervista Emiliano Brancaccio
“Un nuovo ‘whatever it takes’ per salvare la pace in Europa è possibile. Sancire la fine dell’espansionismo NATO e UE a est. Ma vedo troppi elmetti in testa e cervelli già spenti, tra putiniani senza ritegno e atlantisti senza memoria”
Micromega è tra le primissime testate ad aver fornito una cronaca diretta dell’attacco delle truppe russe all’Ucraina, con Valerio Nicolosi nostro inviato a Kiev. Ma oltre alla cronaca serve l’analisi. Per questo intervistiamo Emiliano Brancaccio, economista e oggi intellettuale di riferimento del pensiero critico in Italia, che di guerra – economica e non solo – ha ampiamente trattato nel suo ultimo libro: “Democrazia sotto assedio”. Brancaccio propone una linea alternativa di gestione della crisi internazionale.
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Professor Brancaccio, le forze politiche italiane sono schierate contro la Russia. Non mancano però i filo-russi che elogiano l’attacco di Putin come segno di spregiudicata realpolitik. Lei cosa pensa?
La Russia si è macchiata di un’infamia di cui noi occidentali siamo stati cattivi maestri per anni, dalla Jugoslavia all’Iraq: ossia, aggredire altri paesi per distruggere e controllare. Putin è anche ricorso alle tipiche ipocrisie che abbiamo usato noi nel recente passato per giustificare le peggiori nefandezze, quando ha definito l’assalto all’Ucraina una mera “operazione di polizia”. Elogiare l’invasore russo che imita il peggio del militarismo occidentale sarebbe dunque un atto inverecondo. Per le stesse ragioni, però, non si può dar credito a quei politici nostrani che in queste ore non riescono a far meglio che proporci linee d’azione più ispirate a Rambo che alla diplomazia. In un momento così cupo, il ceto politico italiano dovrebbe piuttosto interrogarsi sulle proprie responsabilità storiche.
Assemblea Militante: Crisi ucraina: nessuna solidarietà nazionale ma lotta al nostro imperialismo!
Crisi ucraina: nessuna solidarietà nazionale ma lotta al nostro imperialismo!
di Assemblea Militante
L’attuale precipitazione militare in Ucraina è il risultato di una decennale politica di accerchiamento ed isolamento della Russia, perseguita con determinazione da parte degli Usa e dei loro alleati europei.
Una politica fatta di progressiva estensione del proprio dispositivo militare NATO fin sotto i confini della Russia, con dispiegamento di micidiali armamenti e continue esercitazioni militari allo scopo di minacciare quel Paese e di ridimensionarne le aspirazioni a ritagliarsi un proprio spazio all’interno del mercato capitalistico internazionale.
Un colpo decisivo a tali aspirazioni fu dato dal vero e proprio colpo di stato in Ucraina nel 2014 a seguito di una classica rivoluzione colorata, come tante orchestrate nel mondo, sostenuta e fomentata dalle potenze occidentali e con evidenti connotazioni nazi-fasciste, che spostò definitivamente questo paese nell’orbita di influenza statunitense ed europea.
Osvaldo Coggiola: Ucraina: guerra “locale” e crisi mondiale
Ucraina: guerra “locale” e crisi mondiale
di Osvaldo Coggiola*
Quella in corso è una guerra per riconfigurare la politica internazionale di un mondo capitalista in crisi e decadenza.
La guerra in Ucraina è l’espressione del trasferimento della crisi mondiale dal terreno economico e politico a quello bellico, e avrà ripercussioni nel mondo intero, anche militari, a cui nessun paese potrà sottrarsi, e da cui nessuna forza politica potrà lavarsene le mani, dichiarandosi neutrale o difendendo una posizione “equidistante”. Sebbene la Russia appaia come l’“aggressore”, il clima politico della guerra è stato accuratamente preparato dai principali media occidentali, premendo sui rispettivi governi, al punto in cui un ricercatore australiano ha concluso, alla vigilia del 24 febbraio, che “il progetto per un’invasione sembra essere già stato scritto, e non precisamente dalla penna del leader russo. I pezzi sono tutti al loro posto: l’ipotesi dell’invasione, la promessa attuazione delle sanzioni e limiti nell’ottenimento di finanziamenti, oltre a una decisa condanna”.
Poco o niente è stato detto da parte dei principali media occidentali sul fatto di come si è espansa l’alleanza sotto la sigla della NATO, dopo lo scioglimento e dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, espansione avvenuta ogni volta in modo più minaccioso per la Federazione Russa, quale principale stato succeduto all’ex federazione di nazioni che costituivano l’URSS.
Gli stessi Usa che puntano all’estensione della NATO fino agli stessi confini della Russia, mirando, dietro pressioni e ricatti militari, alla penetrazione dei propri capitali in tutto il territorio ex sovietico, hanno annunciato poco prima una forte ripresa della propria crescita economica simultaneamente al maggior bilancio militare della propria storia, due fatti che sono intimamente connessi.
Norberto Fragiacomo: L’Ucraina e i Russi (per non parlare dei Rus’)
L’Ucraina e i Russi (per non parlare dei Rus’)
di Norberto Fragiacomo
Dello storico discorso pronunciato lunedì 21 febbraio dal Presidente Putin (storico perché infarcito di riferimenti alla Storia, ma anche perché il leader russo è, piaccia o non piaccia, uno dei rari statisti in una contemporaneità popolata da gnomi politici) mi hanno colpito in particolare le critiche mosse al “predecessore” Lenin, cui viene addebitata la colpa di aver creato dal nulla un’entità statale – l’Ucraina – prima mai esistita. Molti giornalisti nostrani hanno definito “surreali” toni e contenuti dell’arringa: a mio avviso perché l’occidente ha ormai rimosso il passato (persino quello prossimo), vive in un presente bidimensionale e non riesce neppure a concepire scelte e azioni di governanti che non trovino la loro esclusiva giustificazione in un gretto interesse immediato. Avvezzi a scrivere pagine di cronaca, i nostri opinionisti (e gli stessi governanti) blaterano di mission e vision, ma hanno smarrito qualsiasi attitudine ad elaborare una visione a medio-lungo termine, che può fondarsi solamente sull’analisi di ciò che è stato. Il dialogo a distanza con Vladimir Lenin, morto quasi cent’anni fa, risulta perciò incomprensibile, anche se può far sorridere il fatto che le stesse accuse mosse “da destra” dall’omonimo Putin riecheggino quelle all’epoca avanzate al grande rivoluzionario da settori del partito bolscevico (quasi) di liberalismo borghese per aver sostenuto il diritto all’autodeterminazione dei popoli soggetti all’influenza russa. Gli attacchi “da sinistra” di allora erano in realtà espressione di un certo sciovinismo grande russo che coerentemente Lenin avversava, reputando necessario alla costruzione del Socialismo l’instaurarsi di un clima di concordia e volontaria collaborazione fra genti diverse che non può nascere né da un’omologazione decisa a tavolino (auspicata oggidì da settori della sinistra c.d. radicale) né – a maggior ragione – dal predominio imposto da un proletariato nazionale sugli altri.
Redazione Roma: Roma. Gli studenti irrompono a Santi Apostoli: “fuori dalla Nato subito!”
Roma. Gli studenti irrompono a Santi Apostoli: “fuori dalla Nato subito!”
di Redazione Roma
Dalla serie di piazze chiamate nella giornata odierna (sabato 26) per prendere posizione sul riemergere del lungo conflitto che attraversa il territorio ucraino, non potevano mancare gli studenti e le studentesse delle scuole di Roma.
Il “Movimento la Lupa” ha raccolto l’appuntamento lanciata dalla sigla “Roma No war” e si è raccolto in modo unitario alle ore 10:30 alla metro Colosseo, in pieno centro, per poi muoversi in corteo verso piazza Santi Apostoli, seguiti anche anche dalla Rete ecosistemica romana.
Vicino la Commissione europea si svolgeva infatti in contemporanea un presidio dalla composizione “complicata”, con presente da una parte tutto il mondo della concertazione sindacale e dell’associazionismo diffuso vicino, a vario titolo e con varie declinazioni, all’area di governo rappresentata dal centrosinistra, accompagnato dall’altra da una serie di formazioni legate al volontariato e al movimento per la pace.
Ancora una volta, il movimento studentesco, nato proprio a Roma e qui costituitosi come movimento nazionale, ha saputo portare in piazza la parola d’ordine decisiva per ogni ipotesi di costruzione di una pace duratura sul suolo europeo: la fuoriuscita immediata dalla Nato.
Guglielmo Forges Davanzati: Le cause della disoccupazione giovanile in Italia
Le cause della disoccupazione giovanile in Italia
di Guglielmo Forges Davanzati
L’aumento della disoccupazione giovanile, secondo la visione dominante, è da imputarsi al mancato incontro fra la domanda di lavoro espressa dalle imprese e l’offerta di lavoro proveniente dai lavoratori. Questi ultimi – si sostiene – ricevono da scuola e Università una formazione generalista, eccessivamente calibrata sull’acquisizione di conoscenze e poco attenta alla trasmissione di competenze. Le competenze – il saper fare – sono (o sarebbero) quelle di cui le imprese, in un’ottica di breve periodo, hanno bisogno. La linea di politica economica che ne discende fa riferimento alla necessità di riformare i sistemi formativi per renderli funzionali alla produzione di forza-lavoro ‘occupabile’.
Il fatto che alcune imprese, in alcuni particolari segmenti del mercato del lavoro, trovino (o denuncino) difficoltà nel reperire manodopera con il livello e la qualità della formazione richiesta non implica che l’intera disoccupazione giovanile in Italia (superiore al 60% in alcune regioni del Sud) dipenda dal mismatch fra competenze offerte e competenze richieste.
Federico Tozzi: Chi (non) ha paura del Metaverso?
Chi (non) ha paura del Metaverso?
di Federico Tozzi
Nell’anno domini 2022, mentre esce in Italia Matrix Resurrection, l’ultimo capitolo della saga iniziata ventidue anni fa presentando al pubblico globale la possibilità di un mondo governato dall’intelligenza artificiale dove gli uomini “vivono” in un universo virtuale creato ad hoc per occultare la loro reale condizione di larve sfigate dominate dai robot, il Metaverso è alle porte.
Ma siamo pronti a entrarci? O meglio: davvero vogliamo entrarci?
Il mercato ha già risposto. La pandemia deve essere valsa da prova generale e a dare il segnale di via è stato Mark Zuckerberg, attuale padrone di quasi tutte le piattaforme globali di comunicazione, che ha cambiato il nome della sua azienda in Meta segnando per tutti la strada. Microsoft pure non scherza e punta a farsi spazio negli universi paralleli a colpi di miliardi, non da ultimo con l’acquisto della compagnia di produzione di videogiochi – fondata da Bill Gates – Activision Blizzard (che di miliardi di dollari ne è costata 68,7, per essere esatti).
La corsa all’oro è dunque già partita e molti brand si stanno accaparrando spazi nelle piattaforme online che ospiteranno i nostri avatar e, se le monete utilizzate per gli acquisti di “terreni” sono virtuali, anzi criptiche, l’investimento è molto reale.
comidad: I servizi segreti sono le vere centrali degli affari
I servizi segreti sono le vere centrali degli affari
di comidad
Sulla Gazzetta Ufficiale del 5 febbraio scorso si trova un curioso decreto governativo che vieta agli agenti segreti di andare a lavorare in aziende straniere nei tre anni successivi alla cessazione del servizio. Tre anni di castigo d’attesa per gli agenti che volessero impiegarsi in aziende all’estero non sono tanti, ma la vera perla del Decreto è che di fatto legalizza indirettamente la porta girevole tra i servizi segreti e le aziende private italiane, come già avviene nella ex Finmeccanica, ora Leonardo. Ciò che i media hanno raccontato come una “stretta” di Draghi è in effetti un via libera agli affari, una legalizzazione a posteriori di innumerevoli conflitti di interessi.
La porta girevole è ben più che un fenomeno di malcostume, è l’indizio, anzi la prova, che rivela quanto sia fittizia la distinzione, e addirittura la dicotomia, tra Stato e Mercato, tra pubblico e privato, tra politica e lobbying, e persino tra legalità e illegalità. Questi astratti orpelli giuridici sono solo una narrativa che serve a dissimulare l’esistenza di un’oligarchia che è trasversale al sistema istituzionale, al sistema delle imprese e della finanza ed al crimine organizzato. I servizi segreti sono diventati la principale struttura di riferimento ed il luogo di sintesi delle oligarchie della politica e degli affari.
Umberto Vincenti: Amato, i referendum, la Costituzione
Amato, i referendum, la Costituzione
di Umberto Vincenti
Porrò alcune domande e darò una risposta: la mia. È molto importante che, giunti a questo punto, ci si cominci veramente ad interrogare intorno al nostro sistema politico-costituzionale, che dà forma (e anche sostanza) al potere pubblico qui, da noi, in Italia. Le domande sarebbero tante; mi limiterò a proporne qualcuna in connessione con la vicenda, recentissima, dei referendum.
Domandiamoci innanzi tutto se sia stato corretto che Giuliano Amato abbia indetto una conferenza stampa per comunicare – al popolo, penso – le ragioni delle decisioni assunte dalla Corte. La (mia) risposta è no. Al di là delle super-affettazioni giuridiche e da giuristi, anche la Corte Costituzionale agisce secondo il modulo della giurisdizione: essa esprime un giudizio su una certa pretesa e così la sua attività (in merito all’ammissibilità di un referendum abrogativo) è percepita dai cittadini. Ora, quel modulo esige che il giudicante (o il presidente di un collegio giudicante) non si presenti pubblicamente ad illustrare – con tono didascalico e persuasivo, anche un poco irritante – il perché di una decisione. D’altra parte, non vi è alcuna lacuna da colmare in quanto è previsto che l’ordinanza decisoria enunci i motivi della decisione.
Paolo Di Marco: Le grandezze economiche, le loro mutevoli definizioni e il gatto di Schrödinger che diventa marxiano
Le grandezze economiche, le loro mutevoli definizioni e il gatto di Schrödinger che diventa marxiano
di Paolo Di Marco
1- Garbage in, garbage out
È un modo di dire informatico: se a un calcolatore dai in pasto spazzatura quello che otterrai sarà sempre spazzatura.
In economia questo significa che le nostre condizioni di partenza devono essere ineccepibili: le definizioni solide, non contradditorie, prive di presupposti nascosti, sufficienti a determinare tutti gli elementi successivi; le condizioni iniziali sensate e corrispondenti ad elementi empirici verificabili.
Iniziamo dai presupposti nascosti, e per chiarire cosa sono facciamo un esempio:
a) una storiella macabra: padre e figlio vanno in macchina, l’auto esce di strada; il padre muore, il figlio viene trasportato in ospedale. Portato in sala operatoria il chirurgo arriva, impallidisce e dice: non posso operarlo, è mio figlio. Come mai?
b) un problema geometrico: con 6 stecchini (o fiammiferi, o legnetti della stessa lunghezza) costruire 4 triangoli equilateri. Provate.
Questo e simili problemi sono stati posti a molte persone di tutti i livelli di cultura e intelligenza, e in tutti i casi hanno provocato notevoli turbamenti: qualcuno trovava la soluzione quasi immediatamente, per intuizione; qualcun altro si arrabbattava, cercava di cambiare i dati della questione per adattarli alla soluzione che aveva pensato; altri ancora dopo un poco ricorrevano alla forza bruta della logica:
Guido Cappelli: Oltre “la pandemia”. Congetture sul prossimo futuro
Oltre “la pandemia”. Congetture sul prossimo futuro
di Guido Cappelli*
Stanno per compiersi due anni da quando l’Oms dichiarò l’emergenza pandemica. E da qualche giorno girano, insistenti, voci di fine (quasi) imminente di pass e restrizioni varie. “È finita, abbiamo vinto, il piano è fallito!”, si ascolta sui social e nelle chat – e non si tratta solo di bufale messe in giro probabilmente ad arte (che pure ce ne sono e si vedono), ma di sinceri canti di vittoria, levati da un popolo del dissenso che incomincia a mostrare comprensibili segni di stanchezza e di confusione.
Per la verità, l’enigmatico ministro della Salute (enigmatico perché non si comprende razionalmente per quali meriti e titoli sia riuscito ad attraversare due governi e tutta la crisi senza praticamente un graffio), in un’intervista al quotidiano ufficioso del regime, La Repubblica, ha già espresso chiaramente la volontà governativa di prolungare le misure distopiche di limitazione delle libertà fondamentali anche al di là della fine eventuale dello stato di emergenza. Ma anche lui lascia intravvedere un sia pur fumoso e lontano “liberi tutti”.
Non è così. Non c’è e non ci sarà nessun “liberi tutti”. Mai, se da questa gente dipenderà. E non perché gli oligarchi mondialisti alla Gates ripetono un giorno sì e l’altro pure che ci saranno nuove pandemie, nuove catastrofi che giustificheranno nuovi stati d’eccezione. E nemmeno per l’ideologia di queste oligarchie feudali, palesemente intrisa di neo-gnosticismo antiumano ed eugenetismo dalla terrificante genealogia.
Ma perché l’ammorbidimento delle restrizioni – in Italia e fuori – è funzionale al prosieguo dell’instaurazione di quella nuova “razionalità politica” (per dirla con Fusaro) che dovrebbe risultare dal grande reset in corso.
Carlo Clericetti: Come rendere utile l’orribile Mes
Come rendere utile l’orribile Mes
di Carlo Clericetti
Il “Fondo salva-Stati” resta un “prodotto senza acquirenti”. Nessuno vuole mettersi alla mercé di un istituto di diritto privato e con sede in un paradiso fiscale che per “tutelare l’interesse dei creditori” può imporre misure rovinose. Ma con un’Agenzia del debito, la politica europea potrebbe essere decisamente migliore
Un’azienda che si accorgesse che un suo prodotto non lo vuole nessuno, nonostante vari tentativi di promozione, deciderebbe di eliminarlo. Non così i politici e tecnocrati europei, che ben si possono paragonare a un management aziendale, vista la loro fede nelle virtù taumaturgiche del mercato.
Il “prodotto” è il Mes, il cosiddetto “Fondo salva-Stati”, che ogni tanto viene periodicamente riproposto nel tentativo di giustificare la sua esistenza e anche di trovare un impiego per il suo capitale di 80 miliardi versati dagli Stati che giacciono inutilizzati.
L’organismo è stato istituito in seguito alla crisi del 2008, e in questi anni ha cambiato nomi (ESF, ESFS) e regolamenti. L’ultima riforma, che lo rende se possibile ancora peggiore, è stata approvata dall’Eurogruppo nel novembre 2020 (e poi anche dal Parlamento italiano, in dicembre), ma manca ancora la ratifica definitiva del nostro governo: se i problemi solo burocratici di cui ha parlato il ministro Daniele Franco fossero invece un espediente per prendere altro tempo, sarebbe un ottimo segnale.
Il Mes deriva da un trattato intergovernativo, è un istituto di diritto privato lussemburghese ed è guidato da un “Consiglio dei governatori” di cui fanno parte i ministri delle Finanze dei Paesi membri. Il suo direttore generale, il tedesco Klaus Regling, ha ampi poteri. Il suo statuto prevede che debba fare gli interessi dei creditori, che abbia l’ultima parola sulla solvibilità di chi vi ricorre e che in base a questo giudizio possa imporre condizionalità che possono arrivare fino alla ristrutturazione del debito. Chi ne fa parte è esente da ogni responsabilità civile e penale.
Fabrizio Masucci: I conformistRi (off topic)
I conformistRi (off topic)
di Fabrizio Masucci
Pubblico alcune note che in questo momento, del tutto motivatamente, risulteranno di scarsissimo o nessun interesse. In queste ore, la gravità dello scenario internazionale impone d’un tratto di collocare nella giusta prospettiva i fatti della nostra piccola Italia. A tale doveroso esercizio siamo chiamati tutti, da chi dissente a chi governa. Chissà che, da una nuova drammatica crisi che nessuno avrebbe voluto, non derivi almeno un salutare ridimensionamento delle questioni tutte nostrane, cui possano seguire più miti consigli da parte di chi decide. Nel mentre, nel nostro Paese c’è ancora chi soffre per misure, ora più cha mai, prive di giustificazione. E la sofferenza è sofferenza, e come tale va sempre rispettata. Soprattutto in un momento in cui quella sofferenza non importa quasi a nessuno: il post è per quelli cui importerà finché durerà.
Vedo, da qualche giorno, una nuova specie di figure mancine lanciare accorati appelli dalle colonne dei giornali, far tiratine d’orecchie sui social media alla linea del governo o del caro democratico partito, condividere al bar le proprie critiche giuste e progressive con altri individui della stessa risma (ché tra persone perbene e intelligenti, si sa, ci si riconosce al primo sguardo). Qualcuno comincia a palesarsi anche in quei covi di sortilegi chiamati salotti televisivi.
Stefano Re: L’Emergenza Infinita
L’Emergenza Infinita
di Stefano Re
Terrorismo, crisi economiche, crisi sanitarie, e, oggi, possibile conflitto mondiale. Cos’hanno in comune queste emergenze? Lo schema è identico: vengono tutte sbandierate ed esasperate dai media, che diffondono ansia e paura nelle popolazioni teledipendenti. Vengono tutte presentate come emergenze che inevitabilmente cambiano la percezione della realtà e della identità e necessitano di cambiamenti socio-culturali per farvi fronte. Le “misure di gestione” portano sempre alla cancellazione di diritti e garanzie degli individui e maggiori livello di arbitrio delle autorità, sempre meno controllate democraticamente e sempre più selezionate tramite processi anch’essi totalmente arbitrari.
Cosa rimane
Non appena le “misure di gestione dell’emergenza” sono state implementate e messe in vigore, non appena diventano legge o perlomeno affermata consuetudine, i media smettono di fare pubblicità all’emergenza che, di fatto, scompare.
Fabrizio Verde: Droni Global Hawk da Sigonella. L’Italia in prima linea nella guerra al Donbass
Droni Global Hawk da Sigonella. L’Italia in prima linea nella guerra al Donbass
di Fabrizio Verde
L’Italia è coinvolta in maniera operativa nelle tensioni tra Ucraina, Russia e NATO nel Donbass. Partono infatti dalla base statunitense di Sigonella, in Sicilia, i droni Global Hawk diretti in Ucraina per compiere opera di ricognizione, leggere sotto la voce spionaggio, riguardo la situazione in Donbass e al confine tra Ucraina e Russia.
Chi pensa che l’Italia sia partecipe alla situazione solo per quanto riguarda le sanzioni occidentali alla Russia si sbaglia. “Siamo coinvolti anche da un punto di vista operativo – afferma all’Adnkronos il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze – perché i Global Hawk che volano sull’Ucraina partono da Sigonella, l’Italia è una base militare americana in larga parte. Il rischio c’è, è presente e reale”.
A tal proposito basti ricordare che nella base di Aviano ci sono testate nucleari statuntesi e che ha dato la sua disponibilità a inviare anche uomini in Ucraina, per bocca del ministro della Difesa Guerini.
Giorgio Bianchi: La cricca dei finti moralisti
La cricca dei finti moralisti
di Giorgio Bianchi
Sentire ieri sera il sionista-atlantista David Parenzo fare candidamente la morale alla Russia (anche se lui si riferisce al solo Putin, come se una nazione di 145 milioni di abitanti possa essere espressione della volontà di uomo solo) sul “definire i confini con la violenza”, ci dà l’esatta misura dell’ipocrisia e della malafede dei personaggi che stanno dominando in questa fase il dibattito pubblico.
La morale a senso unico di chi punta il dito contro la Russia e nel contempo fa finta di ignorare i crimini della Nato (che ha cambiato i confini della ex Jugoslavia a suon di bombe e raso al suolo stati sovrani sulla base di menzogne costruite ad arte) e dello stato di Israele (che ha trasformato la Palestina in un lager a cielo aperto), è sicuramente ripugnante ma in fin dei conti non stupisce, visto che tali personaggi sono lì per fare esattamente questo lavoro.
Tuttavia ciò che lascia sinceramente basiti, è il fatto che gente che per anni ha combattuto questo pattume umano considerandolo, a ragione, parte integrante dell’apparato propagandistico atlantista, per un periodo si sia trovata al suo fianco contro di noi, senza farsi venire il minimo sospetto che la risposta alla pandemia fosse nell’alveo del medesimo disegno egemonico.
Redazione ROARS: La scuola (di Draghi) è tutta un quiz: test INVALSI per entrare all’Università
La scuola (di Draghi) è tutta un quiz: test INVALSI per entrare all’Università
di Redazione ROARS
Quale occasione migliore dello stato d’emergenza, dell’avvio delle riforme previste dal PNRR, della presidenza del Consiglio di Mario Draghi e della completa l’assenza di dibattito pubblico e parlamentare, per dare la stretta definitiva sui test INVALSI? Il Sole 24 ore ci informa che è in esame “a Palazzo Chigi”, sul tavolo dei consiglieri di Mario Draghi, un “dossier” che prevedrebbe la realizzazione di un disegno già ben chiaro nel 2008: utilizzare i test INVALSI, resi obbligatori, come strumento di ammissione all’Università.
I test INVALSI, con la riforma della buona Scuola (D.Lgs 62/17) sono diventati certificazioni individuali delle competenze degli studenti. Come era facile prevedere, il passo successivo sarebbe stato l’impiego di tali certificazioni da parte degli atenei. Prima in modo “graduale”, magari, come sembrano volerci rassicurare gli autori del sole 24 ore.
Daniele Checchi, che insieme a Giorgio Vittadini e Andrea Ichino, già nel 2008 ne prevedeva questo impiego, nel documento indirizzato all’allora ministra Gelmini [si veda qui e qui], in cui si delineava la struttura del nostro sistema di valutazione scolastico, oggi scrive che usare i test INVALSI per selezionare gli accessi universitari è “una buona notizia”.
Bruno Montanari: Una società al… “verde”
Una società al… “verde”
di Bruno Montanari
Il verde è anche una metafora. Significa innanzitutto libertà: correre in un prato verde è vivere la libertà. Uno dei colori della nostra bandiera è il verde; libertà, appunto. Ma significa anche altro: “restare al verde”, per esempio, significa non avere un soldo in tasca; e chissà perché? Forse perché senza un soldo in tasca non resta che correre in un prato… . Verde, anzi green (questa infernale anglomania!), è ora il colore che segna la speranza che la natura torni ad essere più mansueta con noi, se riusciamo a trattarla con maggiore rispetto: l’industria e l’economia “verde”
Il verde segna ormai anche la nostra vita quotidiana in tutti i suoi tratti particolari. E’ il colore attribuito alla certificazione vaccinale, che dovrebbe renderci liberi come il prato di cui sopra. Ma è così? Credo che in questo nostro contesto il verde diventi un colore ambiguo, che celi qualche tratto di disonestà simbolica.
Infatti.
In questi giorni, come è noto, è entrato in vigore l’obbligo di “certificato verde rafforzato” per accedere ai luoghi di lavoro, sia pubblici che privati. Tale obbligo fa seguito a quello già in vigore riguardante l’accesso a centri e luoghi commerciali in genere, ristoranti, bar e via discorrendo.
Pierluigi Fagan: La partita strategica americana
La partita strategica americana
di Pierluigi Fagan
Il primo giorno del conflitto russo-ucraino scrissi che l’obiettivo americano era l’estromissione della Russia dallo SWIFT e sono bastati quattro giorni per raggiungerlo, pare. Ho scritto anche che Putin avrebbe messo i fatti sotto le parole perché le relazioni politiche con l’Occidente non consentivano più si sperare di modificare lo stato delle cose con altri mezzi. Ho anche evidenziato che la frase del russo pronunciata al primo giorno di attacco: “… risposta della Russia sarà immediata e vi porterà a conseguenze che non avete mai sperimentato nella vostra storia”, andava perciò presa nella sua letteralità, il che le dava un sapore molto inquietante.
Sul piano geopolitico, tutto ciò porta ad intravedere una nuova condizione del tavolo di gioco. Gli USA hanno ottenuto presto il loro obiettivo, separare per lungo tempo in maniera profonda ed irreversibile, l’Europa dalla Russia. La Russia è nei fatti, oggi, l’untouchable del sistema internazionale e vale per lei come per chiunque altro manterrà con lei rapporti organici. Come molti hanno notato, l’altro giorno, alcuni paesi europei sono passati dall’esclusione dell’opzione SWIFT per cause di forza maggiore al veloce riallineamento sulla possibilità di applicare il bando.
Pasquale Cicalese: Guerra: c’è del metodo nella follia delle cancellerie occidentali
Guerra: c’è del metodo nella follia delle cancellerie occidentali
di Pasquale Cicalese
Ieri domenica, vedevo un pò di siti, media italiani, ma li scartavo, tutti che invitavano alla guerra. Poi sono andato su facebook. E ho visto due post. Uno, di Gudo Salerno Aletta, allarmato dalla follia delle cancellerie occidentali, l’altro, dell’analista Pierluigi Fagan, che mi ha fatto riflettere molto. Guarda caso alle 5:30 di stamane mi arriva un messaggio vocale di un direttore di una multinazionale asiatica, business advisor, Spatto, che, sulla base di un articolo di visualcapitalist.com, dice le stesse cose. Ho trascritto di tutta fretta, prima di iniziare a lavorare, il file audio, potrebbero esserci degli errori per la qual cosa mi scuso. Lo lascio parlare:
“Ciao, ti mando un messaggio, cerco di fare un intervento un po’ analitico; leggo su molti giornali stranieri e italiani soprattutto voci che danno per scontato un passaggio e cioè l’unione della Russia alla Cina ma non danno per scontato l’altro passaggio, l’unione dell’Europa agli Stati Uniti. Allora è su quest’altro passaggio che io vorrei soffermarmi, magari se tu non la pensi come me può intervenire, possiamo fare un dibattito.
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